Pasqua e Pasquetta in Romagna: usi, costumi, tradizioni ed eventi 2025

La Pasqua in Romagna è un momento speciale, che unisce la spiritualità delle celebrazioni religiose alla convivialità delle tavole imbandite. Qui, le tradizioni si tramandano da generazioni e ogni famiglia ha i propri riti e piatti tipici per festeggiare questa ricorrenza. Dal Venerdì Santo con le suggestive processioni, alla Domenica di Pasqua con il pranzo in famiglia, fino alla Pasquetta all’insegna di gite fuori porta e scampagnate, ogni angolo della Romagna offre qualcosa di unico da vivere.


Tradizioni Pasquali in Romagna

Le tradizioni in Romagna sono per lo più legate alla tavola, cibo e vino da noi la fanno sempre da padroni, alle scampagnate e alle uova, simbolo della Pasqua.

Vediamone alcune:

  • La Benedizione delle Uova: Le uova sono il simbolo della Pasqua per eccellenza. In molte località romagnole, il Sabato Santo le famiglie portano in chiesa un cestino di uova per farle benedire. Questo gesto antico simboleggia il rinnovamento della vita e viene seguito dalla classica tradizione di mangiarle sode il giorno di Pasqua in famiglia.
  • La Sagra e Palio dell’Uovo di Tredozio: A Tredozio, sull’Appennino forlivese, si tiene una delle manifestazioni più curiose della Pasqua romagnola: la Sagra e Palio dell’Uovo. Questo evento prevede una serie di giochi legati all’uovo, mostre, spettacoli, fino ad arrivare alle gare di sfogline e alla famosa gara dei mangiatori di uova sode Una tradizione unica che attira visitatori da tutta la regione!
  • La Pagnotta Pasquale e il Bracciatello: Specialità della zona di Sarsina e Cesena, la Pagnotta Pasquale è un pane dolce lievitato, simile a un panettone rustico. Ogni famiglia ha la sua ricetta segreta, ma l’impasto di base include farina, zucchero, uova, burro e lievito naturale. Una fetta di pagnotta con un bicchiere di Sangiovese è il modo perfetto per iniziare la festa! Un altro dolce tipico della Pasqua in Romagna è il Bracciatello, una ciambella profumata all’anice, preparata per contenere l’uovo soda da mangiare in famiglia a colazione.

Cosa mangiare a Pasqua in Romagna?

I piatti della tradizione! La Pasqua in Romagna è un tripudio di sapori autentici e ricette tramandate da secoli.

La tradizione prevede una colazione con uovo sodo benedetto (uno a testa), con bracciatello o pagnotta pasquale e salame contadino. Il salame, fatto in casa nel periodo di dicembre, veniva mangiato per la prima volta a Pasqua, dopo il periodo di stagionatura si aspettava la mattina di Pasqua per assaggiarne il sapore.

A pranzo i piatti tradizionali variano da zona a zona. Diciamo però che i primi la fanno da padroni.

Dopo un antipasto a base di piadina, formaggi e affettati, solitamente segue un primo tipico come le lasagne con sfoglia verde, tagliatelle, strozzapreti o tortelli alle ortiche.

Di secondo si varia dal classico agnello al forno con patate al coniglio alla cacciatora. verdure di stagione come carciofi asparagi o erbe di campo.

Per finire Ciambella romagnola inzuppata nell’albana dolce o la classica colomba

Pasquetta in Romagna: idee per una gita fuori porta

Dopo il pranzo pasquale, la Pasquetta è dedicata alle gite e ai picnic. Ecco alcuni posti perfetti per trascorrere una giornata all’aria aperta in Romagna:

  • Cascata dell’Acquacheta: Un’escursione alla scoperta della spettacolare cascata citata da Dante nella Divina Commedia. Perfetta per chi ama la natura e il trekking!
  • San Leo e la sua Rocca: Uno dei borghi più affascinanti d’Italia, con una fortezza imponente che offre un panorama mozzafiato sulla Valmarecchia. Perfetto per un picnic con vista!
  • Bertinoro, il balcone della Romagna: Tra vigneti e colline, Bertinoro è famoso per la sua ospitalità e il vino Sangiovese. Qui si può passeggiare nel centro storico e gustare un pranzo in una trattoria tipica.
  • Lidi Ravennati e Delta del Po: Il giorno di Pasquetta è tradizione fare un picnic in pineta lungo la costa adriatica. I lidi ravennati offrono spiagge tranquille e aree attrezzate per una giornata all’insegna del relax, mentre il Parco del Delta del Po regala scenari unici tra fenicotteri e valli d’acqua.
  • Brisighella e il Sentiero dell’Asino: Uno dei borghi più belli d’Italia, con un percorso panoramico tra la Rocca, la Torre dell’Orologio e il Santuario del Monticino. Perfetto per una giornata tra storia e natura.

Eventi in Romagna per il ponte di Pasqua 2025

Quest’anno, grazie al susseguirsi di ponti prendendo pochi giorni di ferie si riesce a staccare dal lavoro ben 16 giorni un’opportunità in più per venire a trovarci in Romagna che in questo periodo è ricca di eventi. Qui a seguire te ne segnalo alcuni, ma maggiori informazioni puoi trovarle sul sito Visit Romagna.

  • Processione del Cristo morto a Portico di Romagna venerdi 18 aprile;
  • Fiera dell’agnello a santa sofia il 21 aprile;
  • Rocca noir visita della rocca di Verucchio a lume di candela venerdi 18 aprile;
  • Pasqua diffusa a Bellaria Igea Marina dal 19 al 21 aprile;
  • Pedalata dei fenicotteri a sant’Alberto di Ravenna dal 18 al 21 aprile.

Conclusione

La Pasqua in Romagna è un’esperienza che va oltre la semplice festività: è un tuffo nelle tradizioni, nei sapori e nei paesaggi di una terra autentica e accogliente. Se vuoi scoprire ancora di più su questa meravigliosa regione, continua a seguire il nostro blog!

Hai già deciso dove trascorrere la tua Pasqua in Romagna? Scrivilo nei commenti! E se cerchi un posto tranquillo dove soggiornare il Pozzo degli Aforismi è quello che fa per te.

Castrocaro Terme e Terra del Sole: un viaggio tra storia, benessere e bellezza medievale

Se cerchi una destinazione che unisca benessere, storia e panorami mozzafiato, Castrocaro Terme e Terra del Sole sono la scelta perfetta. In questo territorio, situato tra Forlì e le prime colline dell’Appennino, i due borghi ricchi di fascino, dove le terme e l’architettura rinascimentale, si fondono con un passato medievale di grande importanza.

Oggi ti porto alla scoperta di ogni angolo di questa meravigliosa destinazione, di questo territorio unico!

Un po’ di storia

La zona di Castrocaro e Terra del Sole è abitata fin dall’epoca romana, grazie alla sua posizione strategica lungo la valle del Montone. Nel Medioevo, Castrocaro divenne un importante baluardo della Repubblica Fiorentina, mentre Terra del Sole nacque nel 1564 per volere di Cosimo I de’ Medici come città fortificata perfetta, destinata a difendere i confini del Granducato di Toscana.

Ancora oggi, questi due borghi raccontano una storia affascinante attraverso le loro architetture e tradizioni.

Castrocaro: il fascino di un borgo medievale

Castrocaro Terme custodisce un borgo medievale affascinante, ricco di storia, arte e tradizioni.

Passeggiando per le sue vie acciottolate, si possono ammirare piazze, chiese e palazzi storici che raccontano secoli di vicende:

Chiesa SS Nicolò e Francesco Di Mongolo1984 – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org
  • Piazza Garibaldi e il Palazzo Piancastelli la piazza principale di Castrocaro è dominata dal Palazzo Piancastelli, questo splendido edificio è un esempio perfetto di architettura signorile dell’epoca. Nella piazza si svolgono eventi e manifestazioni che animano il centro del borgo;
  • la Chiesa dei SS. Nicolò e Francesco chiesa risalente al XIII secolo, custodisce importanti opere d’arte e una bellissima facciata rinascimentale. All’interno si possono ammirare pregevoli dipinti e affreschi;
  • il Palazzo dei Commissari un tempo sede del potere fiorentino, si affaccia su un suggestivo panorama medievale;
  • la Torre Campanaria invece, è un elemento caratteristico del borgo e offre una vista imperdibile sulla vallata;
  • il Battistero situato accanto alla chiesa, il Battistero è un edificio di grande valore storico e artistico, legato alle tradizioni religiose della comunità.
  • la Fortezza di Castrocaro è uno dei simboli del borgo, è una delle fortezze meglio conservate della Romagna. Costruita tra il X e il XIII secolo, offre un viaggio nel passato con le sue torri, le mura possenti e le stanze interne ancora intatte. Da qui, il panorama sulla valle è mozzafiato. Costruita tra il X e il XII secolo, la Fortezza di Castrocaro è un’imponente struttura difensiva che domina la valle. Curiosità: La Fortezza fu uno dei baluardi difensivi della Repubblica Fiorentina e venne menzionata perfino da Dante Alighieri.

Castrocaro Terme: Un’oasi di benessere

Grand Hotel terme Di Sailko – Opera propria, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org

Le acque termali di Castrocaro sono famose fin dall’epoca romana per le loro proprietà terapeutiche.

Nel corso del Novecento, le terme hanno vissuto il loro massimo splendore, diventando un luogo di villeggiatura per l’alta società.

Oggi, le terme continuano a essere un punto di riferimento per chi cerca cure naturali e percorsi benessere.

Il complesso termale offre piscine, trattamenti di bellezza e un moderno centro medico specializzato nella riabilitazione. Offre inoltre percorsi di benessere e trattamenti basati su acque sulfuree e fanghi naturali, perfetti per rilassarsi e rigenerarsi

Il Parco delle Terme

Un’area verde incantevole circonda le strutture termali, offrendo sentieri, piante secolari le celebri fonti di acque salsobromoiodiche, note per le loro proprietà terapeutiche e un’atmosfera di quiete assoluta.

Un’oasi verde perfetta per passeggiate e relax prima o dopo un trattamento termale.

Terra del Sole: la città ideale dei Medici

Bastione di Terra del Sole Di Sailko – Opera propria, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org

Terra del Sole è una cittadella fortificata voluta nel 1564, da Cosimo I De’ Medici, Granduca di Toscana, e rappresenta un capolavoro di urbanistica militare perfettamente conservata.

Con le sue mura possenti, le sue porte monumentali e suoi palazzi storici, Terra del Sole è una città fortezza che racconta una storia di potere, difesa e ingegno architettonico, un raro esempio di “città ideale” rinascimentale.

Terra del Sole, ai tempi, era un avamposto difensivo e amministrativo, concepito secondo i canoni urbanistici rinascimentali, con una pianta razionale e una netta divisione degli spazi tra funzioni civili, militari e religiose.

Le porte della città

Porta Fiorentina accoglie i visitatori con la sua imponenza. Era l’accesso principale per chi proveniva da Firenze e rappresentava un simbolo del potere mediceo sulla regione.

Porta Romana sul lato opposto, si affaccia verso Forlì, un’altra testimonianza del ruolo strategico della città-fortezza come punto di collegamento tra la Toscana e lo Stato Pontificio.

Entrambe le porte conservano ancora oggi stemmi e decorazioni dell’epoca, che raccontano il prestigio e l’importanza politica di Terra del Sole.

Palazzi storici

Il Palazzo Pretorio era il centro del potere amministrativo e giudiziario della città. Qui risiedevano i governatori fiorentini e si tenevano processi e riunioni. Oggi l’edificio ospita mostre ed eventi culturali, mantenendo vivo il legame con la storia del borgo.

Palazzo del Capitano di Artiglieria ospitava il comandante militare della cittadella e la guarnigione che difendeva Terra del Sole. La sua architettura solida e austera riflette la funzione difensiva dell’edificio.

La Pieve di Santa Reparata: il cuore religioso di Terra del Sole è una chiesa imponente a navata unica che unisce elementi rinascimentali e barocchi.

Monte Poggiolo: un’antica roccaforte nei dintorni

A pochi chilometri da Terra del Sole si trova Monte Poggiolo, un’altura strategica dove sorgeva un’antica fortezza, un vero e proprio avamposto militare.

La Rocca, in mattoni, a forma di quadrilatero irregolare ha quattro torrioni cilindrici agli angoli del fortilizio.

Questo luogo ha una storia antichissima: scavi archeologici hanno portato alla luce reperti preistorici risalenti al Paleolitico, rendendolo uno dei siti più antichi d’Europa.

Conclusione: Un viaggio tra storia, arte e relax

Castrocaro Terme e Terra del Sole sono due perle della Romagna che meritano di essere scoperte. Che tu voglia rilassarti alle terme, esplorare borghi medievali o ammirare architetture rinascimentali, qui troverai un’esperienza unica e autentica.

Sei mai stato a Castrocaro e Terra del Sole? Condividi la tua esperienza nei commenti!

Se vuoi scoprire altri angoli nascosti della Romagna, continua a seguire il blog e vieni a trovarci a Il Pozzo degli Aforismi dista soli 7 km da Castrocaro, è il luogo perfetto per il tuo soggiorno in Romagna!

L’Abbazia di San Mercuriale: Un Viaggio nel Cuore di Forlì

Il simbolo per eccellenza di Forlì è senza dubbio l’Abbazia di San Mercuriale, un luogo che racconta secoli di storia, arte e leggenda. Con il suo maestoso campanile che domina la città, questo straordinario complesso medievale è una tappa imperdibile per chi visita Forlì.

Scopriamo insieme la storia, l’arte e le leggende che circondano questo gioiello medievale, immergendoci in un viaggio dalle sue origini fino ai giorni nostri.

Un tuffo nel passato: le origini dell’Abbazia

Immagina di trovarti in un’epoca lontana, agl’inizi del cristianesimo, quando Forlì era ancora un piccolo centro abitato, in crescita, sotto l’Impero Romano. L’Abbazia di San Mercuriale sorgeva allora al di fuori delle mura cittadine, separata dal resto della città dal placido scorrere del canale di Ravaldino, l’attuale Piazza Saffi era un grande orto.

Questo luogo di culto era un punto di riferimento per la comunità cristiana locale guidata da San Mercuriale.

La storia dell’Abbazia è avvolta nel mistero, e ancora oggi gli studiosi si interrogano sulle sue origini. Alcuni ritengono che la prima cattedrale di Forlì sorgesse proprio qui, prima di essere trasferita nell’attuale Duomo di Forlì. Altri, invece, sostengono che l’Abbazia fosse un semplice centro plebano fuori città.

Fotografia di inizio Novecento che mostra come appariva l'abbazia (prima dei lavori di restauro del 1921) dopo secoli di continui rimaneggiamenti - wikipedia commons
Fotografia di inizio Novecento che mostra come appariva l’abbazia (prima dei lavori di restauro del 1921) dopo secoli di continui rimaneggiamenti – wikipedia commons

Una cosa è certa: questo luogo ha un fascino antico e suggestivo, che ci riporta alle radici della nostra civiltà.

Un’evoluzione continua: l’Abbazia dal Medioevo ai giorni nostri

Nel corso dei secoli, l’Abbazia ha subito numerosi interventi di restauro e trasformazioni, che ne hanno modificato e ampliato l’aspetto e la funzione.

  • Nel Medioevo, dopo un devastante incendio nel 1173, l’Abbazia fu ricostruita in stile romanico e divenne un importante centro monastico benedettino, oltre che un punto di riferimento per i pellegrini che percorrevano la via Romea. I monaci benedettini residenti non solo si dedicavano alla preghiera, ma erano impegnati nella trascrizione di manoscritti e nell’amministrazione della città, contribuendo allo sviluppo della comunità locale;
  • nel Rinascimento, grazie al mecenatismo delle famiglie nobili locali, l’Abbazia si arricchì di cappelle e opere d’arte, ma nonostante i numerosi interventi ha sempre mantenuto il suo fascino austero e solenne;
  • durante l’occupazione napoleonica, i monaci furono espulsi e l’abbazia subì danni e spoliazione di beni;
  • tra il XIX e il XX secolo, pur rimanendo parrocchia, perse il suo ruolo di centro monastico. Durante la Seconda Guerra Mondiale, i bombardamenti alleati causarono gravi danni all’edificio. Nel 1958 papa Giovanni XXIII la elevò alla dignità di basilica minore;
  • Oggi L’abbazia di San Mercuriale è un importante simbolo di Forlì e un luogo di culto attivo.

Un gioiello architettonico: l’esterno della chiesa

Di Sailko Opera propria, CC BY-SA 4.0 commons.wikimedia.org

L’esterno della chiesa colpisce per la sua semplicità e solidità. La facciata in mattoni a vista, tipica dell’architettura romanica, è scandita da archetti ciechi e lesene che ne accentuano la verticalità.

Al centro si apre un elegante portale in marmo bianco, impreziosito da bassorilievi raffiguranti scene bibliche e motivi simbolici. Sopra il portale si trova un rosone che illumina l’interno della chiesa con una luce soffusa e mistica.

Lasciatemelo dire: San Mercuriale è un vero e proprio spettacolo per gli occhi!

Il Campanile: la torre che domina Forlì

Il Campanile di San Mercuriale domina il panorama della città ed è visibile da chilometri di distanza.

Costruito nel 1180, questo capolavoro dell’architettura romanica lombarda alto circa 75 metri, è uno dei più alti d’Italia tra quelli in stile romanico.

Di Sailko – Opera propria, CC BY-SA 4.0, commons.wikimedia.org

La struttura del campanile, con la sua solida muratura in mattoni, con bifore e trifore che si alternano lungo i piani superiori, conferisce alla torre una leggerezza visiva che contrasta con la sua massiccia imponenza.

La sua costruzione ha richiesto grande maestria ingegneristica, con soluzioni architettoniche atte a garantirne la stabilità nonostante l’altezza. E’ un perfetto esempio dell’architettura medievale pensata per durare nei secoli.

Questo capolavoro dell’architettura romanica, con la sua forma slanciata e la sua guglia in mattoni, è stato preso a modello per la ricostruzione del campanile di San Marco a Venezia.

Per chi ama le sfide, è possibile salire i suoi numerosi gradini e godere di una vista spettacolare su Forlì e sulle dolci colline romagnole. Dalla sua sommità, nelle giornate più limpide, è persino possibile scorgere il Mar Adriatico all’orizzonte.

Il chiostro e il convento: un’oasi di pace

Varcando l’ingresso laterale, si accede al chiostro: uno degli angoli più suggestivi dell’abbazia.

Qui, il tempo sembra fermarsi: le colonne in cotto finemente decorate sorreggono arcate armoniose che delimitano uno spazio verde, perfetto per una pausa meditativa.

Un tempo, il chiostro era il cuore della vita monastica, un luogo di preghiera ,studio e lavoro per i frati benedettini.

Al centro del chiostro si trova un antico pozzo, utilizzato per raccogliere l’acqua piovana, a testimonianza dell’autosufficienza della comunità.

Oggi il chiostro è un luogo aperto ai visitatori, ideale per una pausa contemplativa o per immergersi nella storia dell’abbazia.

L’interno della chiesa: un tesoro d’arte

Entrando nell’abbazia, si viene subito avvolti da un’atmosfera solenne e antica. La navata centrale, con le sue colonne in mattoni e le luci soffuse che filtrano dalle vetrate, trasporta il visitatore direttamente nel cuore del Medioevo.

Le tre navate, sorrette da possenti colonne, conducono lo sguardo verso l’altare maggiore, dove si trova il sarcofago di San Mercuriale, una straordinaria opera in marmo del XIII secolo, decorata con scene della vita del santo.

Di Sailko – Opera propria, CC BY-SA 4.0, – commons.wikimedia.org

Passeggiando tra le navate dell’Abbazia, possiamo ammirare le testimonianze delle diverse epoche, dalle colonne romaniche del portale alle lunette affrescate del chiostro, dalle pale d’altare rinascimentali ai monumenti funebri di illustri personaggi.

L’interno dell’Abbazia è un vero e proprio scrigno d’arte, dove possiamo ammirare opere di grandi maestri del passato:

  • La navata destra ospita il monumento funebre di Barbara Manfredi, un capolavoro rinascimentale in marmo, realizzato per la giovane moglie di Pino III Ordelaffi, signore di Forlì. La delicatezza dei dettagli lo rende una delle opere più raffinate del periodo. La cappella del Palmezzano, con affreschi e pale d’altare di questo celebre pittore forlivese.
  • La navata centrale, invece, è un trionfo di affreschi, con le 23 lunette che raccontano la vita di San Giovanni Gualberto.
  • Infine, la navata sinistra ci conduce alla cappella del Santissimo Sacramento e alla cappella Ferri, dove possiamo ammirare altre opere d’arte di grande valore.

Ogni angolo dell’Abbazia racconta una storia, e ci invita a riflettere sul nostro passato.
Tra le opere d’arte custodite all’interno spiccano:

  • numerose opere del XIV secolo, attribuiti alla scuola riminese, che narrano episodi biblici con colori vivaci e dettagli raffinati;
  • il crocifisso ligneo medievale, un’opera di grande intensità espressiva che richiama la devozione popolare dell’epoca;
  • l’affresco della Madonna con Bambino, attribuito alla scuola di Giotto, questa splendida raffigurazione è una delle più importanti testimonianze dell’arte sacra a Forlì;
  • l’Arca di San Mercuriale: un’opera gotica che custodisce le reliquie del santo patrono della città.

Perché l’Abbazia è dedicata a San Mercuriale?

L’Abbazia prende il nome da San Mercuriale, primo vescovo di Forlì e figura centrale nella diffusione del cristianesimo in città. Secondo la tradizione, Mercuriale visse tra il IV e il V secolo e si distinse per la sua opera di evangelizzazione e protezione della comunità cristiana locale.

Una delle leggende più affascinanti narra che il Santo abbia sconfitto un drago che minacciava Forlì, simbolo del paganesimo e delle eresie dell’epoca.

Dopo la sua morte, le sue spoglie furono venerate dai fedeli e sepolte proprio nell’area dove oggi sorge l’Abbazia. Nei secoli successivi, la chiesa divenne un importante luogo di pellegrinaggio e il nome di San Mercuriale rimase legato indissolubilmente alla città.

Ancora oggi, la sua figura è venerata come protettore di Forlì e la sua storia si intreccia con le radici più profonde della città.

Leggende e curiosità

Forlì è una città ricca di leggende, e San Mercuriale non fa eccezione.

Oltre a quella appena citata del Santo che sconfigge il drago, una delle curiosità più suggestive narra dell’esistenza di cripte segrete e passaggi sotterranei che collegavano l’abbazia alla Rocca di Ravaldino, residenza della celebre Caterina Sforza.

Sebbene non vi siano prove concrete, questa ipotesi affascina storici e appassionati di misteri.

Un episodio storico di grande impatto è quello legato alla Seconda Guerra Mondiale.

Nel novembre del 1944, le truppe tedesche in ritirata, minarono il campanile, che rappresentava un punto di riferimento strategico per l’artiglieria nemica, per raderlo al suolo.

In questa situazione drammatica, intervenne Don Pippo (Monsignor Giuseppe Prati), figura carismatica e determinata, che si adoperò per scongiurare la distruzione del campanile. Grazie alla sua mediazione con gli ufficiali tedeschi, riuscì a convincerli a risparmiare l’edificio.

Grazie all’opera di Don Pippo, il campanile di San Mercuriale rimase in piedi. La cittadinanza, riconoscente di questo gesto, ha sempre apprezzato il suo eroismo, tanto da dedicargli la piazza attigua alla chiesa.

Un luogo da vivere

Oggi, l’Abbazia di San Mercuriale è un luogo vivo e pulsante, che continua a svolgere un ruolo importante nella vita della città. Oltre ad essere un luogo di culto, l’Abbazia ospita eventi culturali e mostre d’arte, che ne fanno un punto di riferimento per la comunità locale e per i visitatori.

Dopo la visita, a questo luogo magico, simbolo della città, concediti una passeggiata in Piazza Saffi e magari una sosta in uno dei caffè storici per assaporare l’atmosfera unica di questa città.

Spero che questo mio scritto ti sia piaciuto e ti abbia fatto venire voglia di visitare l’Abbazia di San Mercuriale. Ti aspetto a Forlì, per scoprire insieme le meraviglie di questa città.

Se vuoi scoprire di più su Forlì e sulla Romagna, continua a seguire il nostro blog e a condividere i nostri post.

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Cappelletti: un simbolo della cucina romagnola

Se c’è un piatto che racconta la Romagna autentica, quello è senza dubbio il cappelletto. Protagonista dei pranzi domenicali e delle festività, il cappelletto in brodo è una tradizione che resiste al tempo. Il suo nome deriva dalla forma che ricorda un piccolo cappello, ma attenzione a non confonderlo con il tortellino bolognese, con cui ha molte differenze.

In questo mio scritto ti farò scoprire la storia di questa specialità, le sue peculiarità rispetto al tortellino e, naturalmente, ti lascio la ricetta autentica per prepararlo a casa.

Storia e origini dei cappelletti romagnoli

I cappelletti hanno una lunga storia che affonda le radici nel Medioevo.

La prima testimonianza scritta risale al XV secolo, ma è nel XIX secolo, con il celebre gastronomo Pellegrino Artusi, che il piatto trova la sua consacrazione. Artusi, nel suo libro La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene, descrive una ricetta dei cappelletti romagnoli, evidenziandone il ripieno a base di formaggi e petto di cappone.

Nella tradizione popolare, il cappelletto era, ed è tutt’oggi considerato un piatto di festa, servito soprattutto nei pranzi di Natale e nelle ricorrenze di famiglia, ma oggi è un’icona della cucina romagnola in tutte le stagioni.

Cappelletti vs. Tortellini: le differenze fondamentali

Una delle domande più frequenti riguarda la differenza tra cappelletti romagnoli e tortellini bolognesi. Ecco i principali aspetti distintivi:

  • Ripieno:
    • I cappelletti romagnoli hanno un ripieno a base di formaggi (ricotta, formaggio morbido e parmigiano), noce moscata e talvolta petto di cappone.
    • I tortellini bolognesi contengono carne maiale (lombetto, prosciutto crudo e mortadella).
  • Sfoglia:
    • La pasta dei cappelletti è leggermente più spessa, per esaltare il ripieno.
    • Quella dei tortellini è più sottile e raffinata.

Modo di servirli: Sia i cappelletti che i tortellini sono tradizionalmente serviti in brodo di cappone o manzo..

La ricetta autentica dei cappelletti romagnoli

Come per la Piadina Romagnola, ogni Azdora ha la sua ricetta di famiglia, rigorosamente segreta; c’è chi mette la noce moscata e chi una grattatina di scorza di limone, chi usa il raviggiolo e chi lo squacquerone o lo stracchino e chi segue la ricetta di “Pellegrino Artusi” e chi sostituisce il petto di cappone con mortadella tritata.

Poi ci sono le “discussioni” sulle dimensioni chi li fa piccolissimi e chi un pò più grandicelli.

Se vuoi preparare i veri cappelletti di Romagna, ecco la ricetta tradizionale più diffusa.

Ingredienti per la pasta (per 4 persone):

  • 400 g di farina 00
  • 4 uova
  • Un pizzico di sale

Ingredienti per il Compenso (ripieno):

  • 200 g di formaggio morbido (raviggiolo/squacquerone/stracchino);
  • 200 g di ricotta;
  • 150 g di parmigiano grattugiato;
  • un pizzico di noce moscata;
  • un pizzico di sale;
  • un pizzico di pepe;
  • una grattatina di scorza di limone (opzionale).

Ingredienti per il brodo:

  • Per un buon brodo ci vuole un assortimento di carne (muscolo, punta di petto, biancostato, polpa di spalla, nervetti, osso, lingua e cappone)
  • cipolla,
  • sedano,
  • carota e odori a scelta (ad esempio grani di pepe e chiodi di garofano)
  • sale grosso q.b.

Preparazione:

  1. Per prima cosa preparare il brodo seguendo la ricetta della tradizione;
  2. Preparare il ripieno: mescolare ricotta, raviggiolo, parmigiano, uovo, noce moscata, sale e pepe fino a ottenere un composto omogeneo.
  3. Preparare la sfoglia: disporre la farina a fontana, rompere le uova al centro e impastare fino a ottenere un composto liscio ed elastico.
  4. Stendere la sfoglia sottile e ritagliare quadratini di circa 4/6 cm per lato.
  5. Farcire i quadratini con un cucchiaino di ripieno, piegarli a triangolo e chiuderli unendo le due estremità per formare il classico “cappelletto”.
  6. Cuocere i cappelletti in brodo per circa 5 minuti e servire caldi.

Come gustarli al meglio ?

I cappelletti si gustano tradizionalmente in brodo di carne , cappone o di manzo, ma oggi esistono anche versioni più moderne con condimenti diversi e freschi da essere gustati anche nei periodo estivi. Sono ottimi serviti anche con panna e parmigiano, panna e prosciutto, ragù o pasticciati (panna e ragù).

Per un’esperienza autentica, accompagnali con un buon bicchiere di Sangiovese di Romagna o con un bianco come l’Albana Secco.

Dove gustare i veri cappelletti in Romagna

Per assaporare i cappelletti romagnoli nella loro forma più autentica, il consiglio è di provarli nelle trattorie e agriturismi della Romagna, dove la tradizione si tramanda da generazioni. Ogni zona ha le sue varianti e segreti di famiglia, ma il risultato è sempre lo stesso: un piatto ricco di storia e sapore.

Se vuoi vivere un’esperienza completa, molte di queste realtà offrono la possibilità di assistere alla preparazione dei cappelletti, dalle sapienti mani di una “vera sfoglina romagnola“, che con maestria crea la pasta fresca e chiude ogni cappelletto a mano.

Un’occasione perfetta per immergersi nella cultura gastronomica locale!

E se vuoi goderti il meglio della Romagna, soggiorna a Il Pozzo degli Aforismi di Forlì, è l’ideale per scoprire la Romagna e il suo territorio.Vicino a tutto, lontano dalla confusione” qui potrai rilassarti in un ambiente caldo e familiare, proprio come se fossi a casa.

Conclusione

I cappelletti di Romagna sono un piatto che racchiude storia, tradizione e autentico sapore romagnolo. Se non li hai mai provati, è il momento giusto per farlo! Puoi prepararli in casa seguendo la ricetta o venire a gustarli nelle migliori trattorie della nostra terra. Buon appetito!

NB le sapienti mani che vedi nell’immagine multipla sono della Chef Barbara Lucchi del ristorante “La vecia cantena d’la pre’ ” a Predappio Alta.

Bertinoro tra storia, vino e panorami mozzafiato

Se sei alla ricerca di un borgo affascinante, dove la storia incontra il buon vino e la tradizione dell’ospitalità romagnola, Bertinoro è la meta perfetta. Arroccato su una collina a pochi chilometri da Forlì e da Cesena, questo piccolo gioiello medievale offre panorami spettacolari e un’atmosfera autentica, che ti farà sentire subito a casa. Conosciuto come il “Balcone della Romagna”, Bertinoro è il luogo ideale per una gita fuori porta, un pranzo tipico con vista sulle colline o una degustazione di vini locali.

Oggi ti guiderò alla scoperta della sua storia, delle sue attrazioni principali e delle esperienze da non perdere.

Un tuffo nella storia di Bertinoro

Bertinoro ha una storia affascinante che affonda le radici nell’antichità, ma è nel Medioevo che diventa un centro strategico e ricco di fascino.

  • Dalle Origini al Medioevo: nel Medioevo, Bertinoro si sviluppò attorno alla sua imponente Rocca, costruita per proteggere il territorio dalle invasioni barbariche. Nel XIII secolo fu un importante centro guelfo, prima sotto il dominio della famiglia Mainardi e poi sotto il controllo della Chiesa nel 1302;
  • dal Rinascimento all’Ottocento: nel XV secolo, il borgo fu conquistato da Cesare Borgia, ma tornò presto sotto lo Stato Pontificio. Nei secoli successivi, Bertinoro divenne un centro religioso e culturale vivace, frequentato da studiosi e intellettuali. Con l’Unità d’Italia (1861), perse il suo ruolo strategico, ma continuò a distinguersi per la sua agricoltura e, soprattutto, per la produzione di vini pregiati come Albana e Sangiovese;
  • dalla Guerra ai giorni nostri: nel XX secolo, Bertinoro ha saputo valorizzare la sua storia e le sue tradizioni, trasformandosi in una meta turistica amata per il suo fascino autentico. Oggi, tra le antiche stradine e i panorami mozzafiato, Bertinoro è il luogo ideale per chi cerca storia, buon vino e un’accoglienza calorosa, proprio come vuole la tradizione romagnola.

Cosa vedere a Bertinoro: un borgo tra storia e panorami

Passeggiare per il centro storico di Bertinoro è come fare un salto indietro nel tempo. Le sue strade lastricate, le case in pietra e gli edifici storici raccontano secoli di storia e cultura.

Il cuore di Bertinoro conserva ancora oggi la sua struttura medievale. Due delle antiche porte d’accesso, Porta San Romano e Porta Malatesta, testimoniano il passato fortificato del borgo. Questi varchi, un tempo parte delle mura difensive, introducono il visitatore in un’atmosfera d’altri tempi, tra vicoli stretti e scorci panoramici.

Piazza della Libertà e il Palazzo Comunale

Piazza della Libertà: è il cuore pulsante di Bertinoro, chiamata non a caso il “Balcone della Romagna”, da qui puoi ammirare un panorama spettacolare che si estende dalle colline romagnole fino alla costa adriatica. È il luogo perfetto per sedersi a un tavolino, gustare un buon bicchiere di vino e lasciarsi incantare dalla bellezza del paesaggio.

E’ uno dei luoghi più suggestivi del borgo.

Sulla piazza affaccia il Palazzo Comunale, edificio di origine medievale che oggi ospita l’amministrazione locale e conserva elementi architettonici di pregio.

La Torre Civica e la Rocca

Un altro simbolo di Bertinoro è la Torre Civica, che con il suo orologio scandisce il tempo della vita del borgo. Poco distante si erge la Rocca di Bertinoro, un’imponente fortezza medievale che domina il paese dall’alto della collina. Costruita tra il XII e il XIII secolo, la Rocca ha ospitato personaggi illustri come Francesco Baracca, Dante Alighieri e il Barbarossa. Oggi la Rocca ospita il Centro Universitario di Bertinoro e il Museo Interreligioso, un interessante spazio dedicato al dialogo tra Cristianesimo, Ebraismo e Islam. Dalla Rocca si gode di una vista mozzafiato.

La Cattedrale di Bertinoro e il Palazzo Ordelaffi

La Cattedrale di Santa Caterina d’Alessandria, situata poco distante dalla Rocca, è un altro luogo di interesse. Costruita nel 1500, conserva ancora oggi opere d’arte e affreschi di pregio. Accanto alla cattedrale si trova il Palazzo Ordelaffi, un tempo residenza della nobile famiglia che governò Bertinoro nel Rinascimento.

La Colonna dell’Ospitalità: il cuore dell’accoglienza romagnola

La tradizione più bella di Bertinoro è quella legata alla Colonna dell’Ospitalità, un monumento medievale che rappresenta il valore sacro dell’accoglienza.

Costruita nel 1200, questa colonna è formata da dodici anelli, ciascuno appartenente a una famiglia nobile del paese. I forestieri che arrivavano a Bertinoro potevano legare il loro cavallo a uno di questi anelli e venivano ospitati per la notte dalla famiglia corrispondente.

Ancora oggi, ogni primo weekend di settembre si celebra la Festa dell’Ospitalità, un evento che riporta in vita questa tradizione e trasforma Bertinoro in un luogo di incontro e condivisione. una festa che racconta ancora oggi lo spirito di accoglienza romagnolo.

Significato e origine del nome: Bertinoro

La leggenda narra che Galla Placidia, figlia dell’imperatore Teodosio, durante un viaggio sostò in un paesino chiamato Monte Uccellaccio. qui per ristorarla i suoi abitanti le diedero da bere un vino bianco, l’Albana, servito in un’umile coppa di terracotta e, stupita dalla sua bontà, esclamò: “Non di così rozzo calice sei degno, o vino, ma di berti in oro!” Da qui nacque il nome Bertinoro, simbolo della tradizione vinicola del borgo.

I dintorni di Bertinoro: Polenta e Fratta Terme

Il comune di Bertinoro comprende anche località suggestive come Polenta e Fratta Terme, mete perfette per una gita nei dintorni.

  • Polenta, il borgo di Dante: è un piccolo borgo conosciuto per la sua Pieve di San Donato, una chiesa romanica citata persino da Dante Alighieri nella Divina Commedia. Questo luogo conserva un fascino mistico e una storia antichissima, ed è una meta perfetta per chi ama l’arte e la spiritualità.
  • Fratta Terme, benessere e relax: A pochi chilometri da Bertinoro si trova Fratta Terme, rinomata per le sue sorgenti termali. Qui è possibile concedersi una giornata di relax passeggiando nel parco termale, (13 ettari di estensione)al cui interno si trova il pozzo romano e sono distribuite diverse fontanelle di acque termali. Per i più giovani, il parco ospita un parco avventura. attualmente gli stabilimenti termali sono chiusi.

Le sagre e le tradizioni di Bertinoro

Bertinoro è un borgo che vive di tradizioni, e le sue sagre ne sono la testimonianza più autentica. Tra gli eventi più importanti troviamo:

  • Festa dell’Ospitalità (primo weekend di settembre): celebra l’antica tradizione dell’accoglienza con rievocazioni storiche e momenti conviviali.
  • Sagra della Albana e del Sangiovese (primavera): un evento dedicato ai vini simbolo della Romagna, con degustazioni e visite alle cantine.

Personaggi illustri di Bertinoro

Bertinoro ha dato i natali o è stato legato a diverse figure di rilievo nella storia e nella cultura italiana. Tra i personaggi più celebri ricordiamo:

  • Aldo Spallicci (1886-1973): medico, poeta e politico, Spallicci è stato un grande promotore della cultura romagnola. Ha scritto numerose poesie in dialetto e si è battuto per la valorizzazione delle tradizioni locali.
  • Arnaldo Pambianco (1935-2022): ciclista professionista, Pambianco ha vinto il Giro d’Italia nel 1961. La sua impresa rimane una delle più grandi pagine dello sport romagnolo, rendendolo un’icona dello sport italiano.
  • Francesca da Polenta, meglio conosciuta come Francesca da Rimini: protagonista di una delle storie d’amore più celebri della letteratura italiana, raccontata da Dante nella Divina Commedia. Sebbene sia più legata a Rimini, la sua famiglia, i Da Polenta, ebbero un forte legame con Bertinoro, dove risiedettero a lungo.

Questi personaggi, con le loro vite e imprese, hanno lasciato un segno nella storia di Bertinoro e contribuito a rendere ancora più affascinante questo borgo ricco di cultura e tradizione.

Conclusione: perché visitare Bertinoro?

Bertinoro è un piccolo gioiello della Romagna, perfetto per una giornata all’insegna della storia, della natura e del buon cibo. Se ami i borghi medievali, i panorami mozzafiato e i vini di qualità, non puoi perderti una visita a questo splendido paese. A Bertinoro puoi:

  • Passeggiare tra le stradine medievali, scoprendo scorci pittoreschi e angoli suggestivi;
  • visitare le cantine per una degustazione di vini locali, non te ne pentirai;
  • ammirare il tramonto da Piazza della Libertà, uno dei punti panoramici più belli della Romagna;
  • esplorare il Museo Interreligioso, un luogo unico che racconta il dialogo tra le religioni;
  • cenare in una delle tante osterie o ristorantini tipici.

Dove soggiornare per visitare Bertinoro?

Allora, sei pronto a scoprire il Balcone della Romagna?

Se vuoi esplorare Bertinoro e i suoi dintorni con calma, ti consiglio di scegliere Forlì come base per il tuo soggiorno. A soli 15 km di distanza, potrai goderti la tranquillità della città e raggiungere il borgo in pochi minuti di auto.

Dove dormire? Se cerchi un’accoglienza autentica e un’atmosfera unica, il posto giusto è Il Pozzo degli Aforismi, una locazione turistica accogliente e curata, perfetta per immergersi nell’anima della Romagna.

Situato nel cuore di Forlì, Il Pozzo degli Aforismi è l’ideale per chi vuole scoprire Bertinoro e i suoi dintorni, i Musei San Domenico, la Piazza Saffi e tutto il territorio romagnolo, spostandosi comodamente.

Dopo una giornata tra storia, vino e panorami mozzafiato, potrai rilassarti in un ambiente caldo e familiare, proprio come se fossi a casa. Il pozzo degli aforismi vicino a tutto lontano dalla confusione!

Prenota il tuo soggiorno e vivi la Romagna come un vero local!

NB l’immagine di copertina è stata presa da wikipedia e l’autore è Baccolini.

Museo San Domenico di Forlì: un viaggio tra arte, storia e cultura

Hai mai visitato un museo che sembra raccontarti la sua storia attraverso le sue mura? Il Museo San Domenico di Forlì è proprio così: un luogo dove il fascino del passato si intreccia con l’arte, creando un’esperienza unica.

Ospitato in un antico convento domenicano, oggi è uno dei poli museali più prestigiosi d’Italia, con una ricca collezione permanente e mostre temporanee di livello internazionale. Scopriamo insieme la sua storia e le meraviglie che custodisce.

Dalla spiritualità all’arte: la storia del complesso di San Domenico

Il Museo San Domenico sorge all’interno di un convento fondato dai frati domenicani nel XIII secolo. Questo luogo, nel corso dei secoli, è stato testimone di trasformazioni radicali, passando da centro religioso a simbolo culturale della città.

Dal convento medievale alla grande ristrutturazione rinascimentale

Secondo le fonti storiche, i frati domenicani si stabilirono a Forlì già agli inizi del 1200. Il cuore del loro complesso monastico era la Chiesa di San Giacomo Apostolo, ancora oggi visitabile.

Nel corso del XVI secolo, il convento subì un’importante trasformazione grazie a donazioni e al lascito testamentario di Pino III Ordelaffi (1480). Il progetto di ristrutturazione, affidato all’architetto Agostino da Mantova e realizzato da Francesco da Calvisana, introdusse:

  • Due ampi chiostri con un elegante loggiato rinascimentale
  • Un dormitorio con 40 celle
  • Una biblioteca imponente, completata nel 1544, con tre navate e 19 banchi per lato
  • Un’aula di teologia per la formazione dei domenicani

L’abbandono e la rinascita come polo culturale

Durante l’epoca napoleonica, il convento venne confiscato e trasformato in caserma militare. Successivamente, nel 1866-67, divenne proprietà dello Stato, ma il lungo periodo di abbandono portò al degrado dell’edificio.

Nel 1978, parte della copertura e della facciata sud crollarono, rendendo urgente un intervento di recupero.

Nel 2000 iniziò un grande progetto di restauro che restituì nuova vita al complesso, trasformandolo in un moderno polo museale. La prima grande mostra, inaugurata nel 2006, fu dedicata a Marco Palmezzano, il maestro del Rinascimento romagnolo.

Cosa vedere al Museo San Domenico?

Visitare il Museo San Domenico significa immergersi in un viaggio tra arte, architettura e storia. Le sue sale ospitano opere straordinarie, mentre gli spazi espositivi accolgono mostre di livello internazionale.

La Pinacoteca Civica

La collezione permanente offre un percorso artistico che attraversa secoli di storia. Tra le opere più significative troviamo capolavori di:

  • Melozzo da Forlì – Il maestro della prospettiva rinascimentale;
  • Beato Angelico – Con dipinti di straordinaria intensità spirituale;
  • Guido Cagnacci – Celebre per la sensualità delle sue figure barocche.

La Chiesa di San Giacomo Apostolo

L’ex chiesa conventuale è oggi uno spazio espositivo unico, utilizzato per le grandi mostre temporanee. L’atmosfera suggestiva delle sue navate rende ogni esposizione ancora più emozionante.

Chiesa di San Giacomo

Il Refettorio e i suoi affreschi

Durante i restauri del 1996, sono emersi affreschi del XVI secolo, attribuiti a Girolamo Ugolini. Tra le opere più affascinanti troviamo:

  • Una grande Crocifissione al centro;
  • Episodi della vita di San Domenico sulle pareti;
  • Il miracolo dei pani di San Domenico sulla parete sud.

Le grandi mostre temporanee: appuntamenti da non perdere

I Musei San Domenico sono famosi per le loro mostre di respiro internazionale, che attraggono visitatori da tutta Italia e oltre. Tra le esposizioni più celebri del passato ricordiamo:

  • Piero della Francesca. Indagine su un mito
  • Wildt. L’anima e le forme tra Michelangelo e Klimt
  • Ulisse. L’arte e il mito

Oltre alle mostre d’arte Il San Domenico di Forlì ha ospitato anche mostre fotografiche di caratura internazionale :

  • Steve McCurry
  • Sebastiao Salgado
  • Elliott Erwitt,
  • Ferdinando Scianna 
  • Eve Arnold

Mostra in corso (2025): Il ritratto dell’artista

Dal 22 febbraio al 29 giugno 2025, il museo ospita “Il ritratto dell’artista. Nello specchio di Narciso”, una straordinaria esposizione che racconta la storia dell’autoritratto attraverso oltre 300 opere, dall’antichità al Novecento.

  • Come si è evoluta l’immagine di sé nell’arte?
  • Qual è il legame tra l’autoritratto e il moderno concetto di selfie?

Questa mostra è un’occasione imperdibile per scoprire come gli artisti si sono rappresentati nei secoli!

Informazioni utili per la visita

  • Indirizzo: Piazza Guido da Montefeltro, Forlì
  • Orari:
    • Lunedì – Venerdì: 9:30 – 19:00
    • Sabato, Domenica e Festivi: 9:30 – 20:00
    • (biglietteria chiude un’ora prima)
  • Biglietti:
    • Intero: 14€
    • Ridotto: 12€
    • Bambini sopra i 6 anni: 5€
    • Acquistabili anche online

Per maggiori dettagli, visita il sito ufficiale Museo San Domenico Forlì.

Perché visitare il Museo San Domenico?

Se ami l’arte o vuoi scoprire la storia di Forlì attraverso i suoi tesori, il Museo San Domenico è una tappa imperdibile!

Ecco perché vale la pena visitarlo:

  • È uno dei più importanti poli museali d’Italia
  • Ospita mostre di livello internazionale
  • Il complesso architettonico stesso è un capolavoro storico
  • È il luogo perfetto per un viaggio nell’arte e nella storia

Dopo una giornata tra capolavori e cultura, concediti un momento di relax e ospitalità: Il Pozzo degli Aforismi è il rifugio perfetto per un soggiorno a Forlì all’insegna della tranquillità e del comfort.

Forlì ti aspetta: vieni a vivere l’arte ai Musei San Domenico!

La Romagna non è solo mare: 10 motivi per venire a scoprirla

Quando si pensa alla Romagna, la prima immagine che viene in mente è quella delle spiagge dorate della Riviera Adriatica. Ma questa terra ha molto di più da offrire, la Romagna è una terra ricca di storia, cultura ed eccellenze gastronomiche. Chi decide di avventurarsi oltre la costa scoprirà un patrimonio inestimabile fatto di borghi medievali, città d’arte, colline dolci e tradizioni uniche che meritano di essere scoperti in ogni stagione. Qui a seguire ti guiderò alla scoperta delle meraviglie dell’entroterra romagnola, un viaggio tra natura, cultura e sapori autentici.

Ecco 10 motivi per scoprire la Romagna lontano dal mare!

  1. borghi medievali: un viaggio nel tempo;
  2. città d’arte scrigno di cultura;
  3. itinerari naturalistici tra colline e parchi;
  4. la Romagna enogastronomica: un viaggio nei sapori;
  5. le terme e il relax;
  6. eventi e tradizioni tutto l’anno;
  7. strade del vino e sapori unici;
  8. il fascino del mistero e delle leggende;
  9. sport e avventura;
  10. Ospitalità calorosa e autentica.

Borghi medievali: un viaggio nel tempo

La Romagna è costellata di borghi affascinanti, ognuno con la sua storia da raccontare.

San Leo è un borgo incantevole arroccato su un’imponente rupe nella Valmarecchia. Il suo castello, che fu prigione del celebre alchimista Cagliostro, offre una vista spettacolare sulla vallata.

Passeggiando tra le sue strade acciottolate, si possono visitare il Duomo romanico e la Pieve, due gioielli dell’architettura medievale.

Brisighella, tra torri e calanchi, immerso tra le colline dell’Appennino, è uno dei borghi più belli d’Italia.

Qui si può camminare lungo la suggestiva “Via degli Asini”, una strada coperta, un tempo utilizzata dai trasportatori di gesso e si possono visitare la Rocca Manfrediana e il Santuario del Monticino.

Il borgo è ricco di ristoranti enoteche e osterie dove gustare dei sapori tipici della Romagna.

Infine, non si può partire senza aver assaggiato l’olio extravergine locale, famoso in tutta Italia per la sua delicatezza.

Dozza, il borgo dipinto è un museo a cielo aperto: le sue case sono decorate da murales realizzati da artisti internazionali.

Ogni due anni, la Biennale del Muro Dipinto aggiunge nuove opere e rinfresca quelle più datate, rendendo ogni angolo di questo borgo un’esplosione di colori.

Da non perdere la Rocca Sforzesca e una visita all’Enoteca Regionale dell’Emilia-Romagna, situata all’interno del castello.

Portico di Romagna, tra storia e natura, è un affascinante borgo medievale incastonato tra le colline dell’Appennino tosco-romagnolo. Le sue stradine in pietra, i ponti suggestivi e le case in sasso raccontano una storia antica.

Il Ponte della Maestà, che attraversa il fiume Montone, offre un panorama pittoresco perfetto per gli amanti della fotografia. Il borgo è anche noto per la sua ospitalità e per le eccellenze gastronomiche, tra cui il tartufo e la cucina tradizionale romagnola.

Le città d’arte: scrigni di storia e cultura

Forlì, Ravenna, Rimini, Cesena e Faenza sono città ricche di storia e cultura:

Ravenna è un tesoro d’arte bizantina, con otto monumenti riconosciuti dall’UNESCO. La Basilica di San Vitale, il Mausoleo di Galla Placidia e la Basilica di Sant’Apollinare in Classe sono solo alcune delle meraviglie che raccontano la grandezza dell’antico impero bizantino. Un’esperienza unica è ammirare i mosaici dorati che illuminano gli interni delle chiese.

Forlì è una città sorprendente, con un centro storico ricco di testimonianze medievali, rinascimentali, razionaliste. Piazza Saffi, con l’Abbazia di San Mercuriale, è il cuore della città. Il Museo San Domenico ogni anno ospita mostre di rilievo internazionale ed è una tappa imperdibile per gli amanti dell’arte.

Cesena vanta uno dei tesori più preziosi d’Europa: la Biblioteca Malatestiana, la prima biblioteca pubblica d’Europa ancora perfettamente conservata. Passeggiando per il centro storico si può visitare la Rocca Malatestiana e godere della vivace atmosfera della Piazza del Popolo.

L’entroterra riminese offre luoghi incantevoli come Santarcangelo di Romagna, con i suoi vicoli suggestivi, le grotte tufacee e le botteghe artigiane. Montebello, il cui castello è famoso per la leggenda del fantasma di Azzurrina.

Faenza è una città d’arte nota in tutto il mondo per la ceramica: il MIC (Museo Internazionale delle Ceramiche) ospita collezioni uniche e celebra la tradizione artigianale della città.

Itinerari naturalistici tra colline e parchi

Per gli amanti della natura, la Romagna offre paesaggi sorprendenti.

  • Le Foreste Casentinesi, un paradiso verde con le sue faggete secolari nel cuore dell’Appennino, il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi è un luogo perfetto per chi ama la natura e il trekking. Qui si possono incontrare cervi, lupi e aquile, esplorare sentieri immersi nel verde e visitare la Diga di Ridracoli, la cascate dell’Acquacheta il Mulino Mengozzi e tanto altro;
  • le saline di Cervia, un ecosistema unico un’area protetta dove è possibile osservare fenicotteri rosa e altre specie rare. Un’esperienza suggestiva è la visita al tramonto, quando la luce riflette sulle vasche d’acqua salata creando paesaggi mozzafiato;
  • Il Parco della Vena del Gesso un’area geologica unica in Europa
    Questa riserva naturale ospita le grotte più spettacolari dell’Emilia-Romagna, tra cui la Grotta del Re Tiberio. Le formazioni rocciose offrono panorami unici e sono perfette per escursioni e arrampicate;
  • il Parco del Delta del Po, con le sue valli è un paradiso per gli amanti del birdwatching.

La Romagna enogastronomica: un viaggio nei sapori

Se c’è una cosa che la Romagna sa fare bene è il cibo!

Grazie ai tanti prodotti tipici (il formaggio di fossa, il raviggiolo, lo squacquerone, verdure come lo scalogno, la rucola, lo strigolo, il cardo di Romagna, ma anche carne di razza bovina romagnola, carne di castrato, la mora romagnola) e alle sapienti mani delle azdore che trasformano questi ingredienti in maestosi piatti, delizia per il palato, che ti faranno innamorare di questa meravigliosa terra.

La Romagna non è solo cibo, è anche vino, oltre al Sangiovese, al Trebbiano o all’Albana DOCG vini conosciuti un po’ ovunque, qui puoi gustare un calice di Burson, di Pagadebit, di Centesimino e di Cagnina, vini meno famosi, meno commerciali ma buonissimi.

Le terme e il relax

La Romagna è anche una terra di benessere e relax, una terra di terme .

Località come Castrocaro Terme, Bagno di Romagna e Riolo Terme, con le loro acque salso bromo iodiche e carbonate offrono centri termali rinomati, perfetti per trattamenti rigeneranti a base di acque termali e fanghi curativi in scenari suggestivi, perfetti per una pausa di relax.

Eventi e tradizioni tutto l’anno

La Romagna non si ferma mai!

Dalle rievocazioni storiche alle sagre dedicate ai prodotti tipici, fino agli eventi culturali ogni occasione è buona per far festa, suonare ballare e mangiare in compagnia ed ogni stagione ha qualcosa di speciale da offrire.

Fra i tantissimi eventi presenti in Romagna ti segnalo:

  • Sagra della Piadina (Bellaria-Igea Marina) – Aprile – Festa dedicata alla regina della cucina romagnola: la piadina!
  • Nove Colli (Cesenatico) – Maggio – La storica gara ciclistica che attira migliaia di partecipanti da tutto il mondo.
  • La Notte di San Giovanni (Cesena) – 23 giugno -Mercatini, erbe aromatiche, musica e tradizioni popolari.
  • Palio del Niballo (Faenza ) – giugno – rievocazione storica in costume delle giostre di origine medievale e si disputa fra cinque rioni della città
  • Festa dell’Ospitalità (Bertinoro) – Settembre – Celebrazione della tradizione romagnola dell’accoglienza con eventi culturali e gastronomici.
  • La Sagra del Tartufo di Sant’Agata Feltria: – Ottobre – Fiera dedicata al pregiato tartufo bianco con mercatini ed eventi enogastronomici.
  • Fiera di San Martino o Sagra dei Becchi (Santarcangelo di Romagna) – Novembre – con le corna appese sotto l’Arco di Piazza Ganganelli, simbolo dell’infedeltà coniugale.

Strade del vino e sapori unici

Le colline romagnole sono punteggiate di cantine e agriturismi dove degustare vini locali e prodotti tipici. Qui potrai percorrere sia in auto che in bicicletta la Strada dei Vini e dei Sapori:

  1. La Strada della Romagna segue il vino Sangiovese attraverso un itinerario tra storia, arte e cultura. I vini rossi principali sono il Romagna Sangiovese DOC, la Cagnina DOC, il Bursôn (Uva Longanesi), il Centesimino e l’Uva del Tundè. Tra i bianchi spiccano il Romagna Albana DOCG, il Trebbiano DOC, il Pagadebit DOC e la DOC Colli di Faenza.
  2. La Strada dei Vini dei Colli di Forlì e Cesena attraversa colline e borghi legati alla tradizione gastronomica romagnola. Qui si trovano vini come il Sangiovese, l’Albana, il Trebbiano, la Cagnina e il Pagadebit, perfetti da abbinare ai piatti tipici della zona, come la piadina, i passatelli e i cappelletti in brodo.
  3. La Strada dei Vini dei Colli di Rimini si snoda tra la Valmarecchia e la valle del fiume Conca, tra borghi medievali e influenze malatestiane. Tra i rossi spiccano il Sangiovese, il Cabernet Sauvignon, il Verucchiese e il Marzabino, mentre tra i bianchi troviamo il Trebbiano Romagnolo, il Biancame e la Rebola.
  4. Strada dell’olio
  5. strada del formaggio di fossa di Sogliano.

Il fascino del mistero e delle leggende

La Romagna è terra di storie affascinanti. Dal Castello di Montebello con il fantasma di Azzurrina, ai racconti legati a Dante Alighieri a Ravenna, fino alle leggende di San Mercuriale a Forlì. Nei boschi dell’Appennino si narrano storie di briganti e creature leggendarie.La Romagna è terra di storie affascinanti. Un viaggio tra storia e mistero che non delude mai.La Romagna è terra di misteri e Un viaggio tra storia e mistero che non delude mai.

Sport e avventura

Per chi ama sport ed adrenalina, la Romagna grazie ai suoi paesaggi collinari e alla varietà di percorsi offre tantissime attività all’aria aperta fra cui :

  • trekking sugli Appennini;
  • escursioni in MTB nei vari parchi naturali fra cui Parco della Vena del Gesso e parco delle foreste casentinesi;
  • parapendio sopra Cusercoli;
  • passeggiate a cavallo sempre nei parchi;
  • percorsi per cicloturisti sulle strade che hanno visto grandi campioni come la salita al Cippo di Carpegna, amata da Pantani;
  • pesca sportiva.

Ospitalità calorosa e autentica

Infine, il vero valore aggiunto della Romagna sono i romagnoli!

Gente accogliente, genuina, sempre pronta a condividere un sorriso e un bicchiere di vino, soprattutto il bicchiere del vino.

Qui l’ospitalità è di casa e ti sentirai sempre il benvenuto!

La Romagna è molto più di una destinazione balneare: è un territorio da scoprire in ogni stagione, tra borghi incantati, città d’arte, paesaggi mozzafiato e una tradizione enogastronomica senza pari. Se state programmando una visita, lasciatevi conquistare dal suo fascino autentico e dai tesori che questa terra ha da offrire

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Lòm a Mêrz: il fuoco che illumina la Romagna contadina

Nel cuore della Romagna, dove le tradizioni contadine sono ancora vive, esiste un’usanza che ogni anno, tra la fine di febbraio e i primi giorni di marzo, accende il legame con il passato: Lòm a Mêrz. Questo antico rito agricolo, il cui nome in dialetto significa “Lume a marzo”, si ripete ancora oggi nelle campagne, celebrando la fine dell’inverno e l’inizio di una nuova stagione di speranza e abbondanza.

Ma qual è l’origine di questa tradizione? Come si festeggiava un tempo e come viene celebrata oggi?Con queste mie righe ti guiderò alla scoperta di un pezzo autentico di Romagna, tra storia, folklore e sapori contadini.

Origini e significato di Lòm a Mêrz

Le radici di Lòm a Mêrz affondano in un passato lontano, quando la vita dei contadini era scandita dai ritmi della natura e la terra rappresentava la principale fonte di sostentamento.

Alla fine dell’inverno, con l’arrivo di marzo, si avvicinava il momento della semina, e i contadini sentivano il bisogno di propiziare un raccolto abbondante.

Per farlo, accendevano grandi falò nei campi, simbolo di purificazione e di buon auspicio. Il fuoco, infatti, aveva un duplice scopo: da un lato allontanava gli spiriti maligni e le negatività dell’anno passato, dall’altro riscaldava la terra e segnava il ritorno della luce dopo i lunghi mesi invernali.

Questa pratica ha sicuramente origini pagane, legate ai riti agrari precristiani, ma nel tempo si è intrecciata con la cultura cristiana, diventando un momento di comunità e condivisione.

Attorno ai fuochi si riunivano intere famiglie e vicinati, per mangiare, bere e cantare, rafforzando i legami tra le persone.

Come si festeggiava un tempo

Se potessimo fare un salto indietro nel tempo e immergerci in una serata di Lòm a Mêrz di cento o duecento anni fa, ci troveremmo in una scena affascinante.

I contadini raccoglievano rami secchi, sterpaglie e vecchie fascine per creare grandi cataste di legna nei campi. Al tramonto, con un semplice gesto, il fuoco veniva acceso, e le fiamme illuminavano la notte.

Le famiglie si riunivano attorno al falò, raccontandosi storie, intonando canti popolari e condividendo il cibo preparato per l’occasione.

Uno degli elementi tipici di questa festa era la cucina contadina: si mangiavano piadina calda, formaggi, salumi e, naturalmente, si beveva vino, il robusto Sangiovese della zona. Alcune famiglie preparavano polenta, da gustare con il ragù o con il formaggio di fossa.

Il momento più atteso della serata era la danza attorno al fuoco: uomini e donne ballavano per celebrare la vita e la fertilità della terra.

Il fuoco, elemento centrale del Lòm a Mêrz, ha sempre avuto un forte valore simbolico in molte culture contadine. In Romagna, rappresentava la luce che scaccia le tenebre dell’inverno, purificando la terra e preparandola per le nuove semine. Saltare sopra le fiamme era considerato un gesto di buon auspicio e protezione per l’anno in corso, il fuoco rappresentava la rinascita ed il rinnovamento.

Lòm a Mêrz e fogheraccia guarda il video di Torre dell’Orologio-La bella Romagna.

Lòm a Mêrz oggi: tra tradizione e riscoperta

Oggi Lòm a Mêrz non è più una necessità agricola, un rito propiziatorio, ma rappresenta un momento di forte coesione sociale nelle comunità rurali della Romagna. Queste serate oltre a celebrare l’arrivo della primavera, cono anche l’occasione per condividere storie, leggende e tradizioni orali che vengono tramandate di generazione in generazione. Questo momento di aggregazione è fondamentale per rafforzare i legami comunitari e per mantenere viva l’identità culturale della Romagna. E’ un evento culturale che celebra la tradizione romagnola.

Dal 2000, grazie all’impegno dell’Associazione Il Lume a Marzo, questa tradizione è stata riportata in vita con una serie di eventi diffusi in tutta la Romagna.

Ogni anno, tra fine febbraio e inizio marzo, borghi e campagne si animano con rievocazioni storiche, spettacoli folkloristici e degustazioni di prodotti tipici. Ecco alcune delle località dove si festeggia Lòm a Mêrz oggi:

  • Santarcangelo di Romagna – Uno dei luoghi più suggestivi dove vivere questa tradizione, con eventi nel centro storico e nelle campagne circostanti;
  • Ravenna e dintorni – Alcuni agriturismi e associazioni organizzano serate a tema con falò, canti e racconti di storie contadine;
  • Cesena e Forlì – Qui la tradizione si fonde con la cultura gastronomica locale, con eventi dedicati ai sapori tipici della Romagna;
  • Faenza e il territorio imolese – Dove la celebrazione si intreccia con la storia medievale della città.

Durante queste serate, oltre ai falò, è possibile assistere a spettacoli di musica popolare, laboratori per bambini e racconti di antiche leggende romagnole.

Molti agriturismi e aziende agricole organizzano cene a tema, proponendo piatti della tradizione, Cerca qui la festa che fa per te

I sapori di Lòm a Mêrz: cosa mangiare

Uno degli aspetti più affascinanti di questa festa è senza dubbio il cibo.

Se vuoi vivere appieno l’esperienza di Lòm a Mêrz, e magari ricrearla a casa tua, ecco alcuni piatti tipici da gustare:

  • Piadina romagnola, da farcire con squacquerone, prosciutto crudo o salsiccia alla brace e cipolla;
  • Polenta con ragù o formaggio di fossa, un classico della cucina contadina;
  • Ciambella romagnola, il dolce perfetto per accompagnare un bicchiere di vino dolce;
  • Saba e mistocchine, la saba è uno sciroppo d’uva che si usa per dolcificare, mentre le mistocchine sono piccole focaccine a base di farina di castagne tipiche delle zona bolognese;
  • Vino Sangiovese, non può di certo mancare un buon bicchiere di vino rosso, simbolo della Romagna.

Se partecipi a una serata di Lòm a Mêrz, troverai sicuramente questi piatti sulle tavolate, accompagnati da canti e racconti che ti faranno sentire parte della tradizione.

Perché partecipare a Lòm a Mêrz?

Se ami la Romagna e le sue tradizioni, Lòm a Mêrz è un’esperienza che non puoi perdere. È un’occasione per:

  • Scoprire la cultura contadina e le sue antiche usanze;
  • Godersi una serata attorno al fuoco, con musica e convivialità;
  • Assaporare il meglio della cucina romagnola, in un’atmosfera autentica;
  • Visitare borghi e campagne, immergendoti in una Romagna più intima e genuina.

Ogni anno, sempre più persone si avvicinano a questa festa, riscoprendo il valore della comunità e della condivisione. Se vuoi vivere un momento autentico e speciale, segnati le date e cerca un evento vicino a te: il fuoco di Lòm a Mêrz ti aspetta per illuminare il cammino verso la primavera.

E per rendere la tua esperienza in Romagna ancora più speciale, prenota il tuo soggiorno a “Il Pozzo degli Aforismi”! Ti aspettiamo per farti sentire a casa, con il calore e l’ospitalità tipici della Romagna.