Dolci tentazioni di Romagna: ciambelle, sfrappole e un cucchiaio di mascarpone

In Romagna, il dolce non è solo la fine di un pasto: è un rituale affettuoso, una coccola che sa di casa, di nonne premurose e di feste patronali. Ogni zona ha la sua specialità, spesso preparata secondo ricette tramandate a voce, scritte a mano su foglietti burrosi di memoria. In questo viaggio tra i dolci più tipici della Romagna, ti porto a conoscere quelli che non possono mancare sulla tavola delle feste (e non solo), con un occhio alle curiosità, agli ingredienti e alle origini.

La ciambella romagnola: semplice, rustica e sempre amata

Iniziamo dal simbolo per eccellenza: la ciambella romagnola, che – curiosamente – non ha il buco!

La Brazadela o Zambela ( in dialetto )è un dolce povero ma ricchissimo di significato.

Preparata con farina, uova, burro, zucchero e un goccio di latte, si impasta a mano e si cuoce direttamente sulla teglia.

La forma? Oblunga, rustica, irregolare.

Il profumo? Inconfondibile.

Tradizionalmente si serve a fette con un bicchiere di Albana passita o con la mitica crema di mascarpone alla romagnola, di cui ti parlerò tra poco.

Si mangia tutto l’anno, ma è il dolce per eccellenza di Pasqua e delle gite fuori porta.

La crema di mascarpone alla romagnola: il cucchiaio della felicità

crema di mascarpone
crema di mascarpone del ristorante La Vecia Cantena d’la Pre’ – Ca’ de Sanzves di Predappio Alta

In Romagna, la crema di mascarpone ha una marcia in più.

La tradizione prevede niente savoiardi, niente caffè: solo uova fresche montate con zucchero, mascarpone e una spolverata di cacao o scaglie di cioccolato.

La crema di mascarpone è la compagna inseparabile della ciambella e dei biscotti secchi.

Il segreto per gustarla al meglio? Guai a farla senza montare bene i tuorli con lo zucchero e gli albumi a neve ben ferma: il segreto è tutto qui.

Zuppa inglese: il dolce delle feste importanti

Di Lungoleno – Opera propriaFotografia autoprodotta, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=82001127

Nonostante il nome esotico, la zuppa inglese è uno dei dolci più radicati in Romagna.

Strati di pan di Spagna inzuppato nell’alchermes, alternati a crema pasticcera gialla e al cioccolato.

Ogni famiglia ha il suo segreto: c’è chi aggiunge anche la crema al mascarpone, chi il liquore Strega, chi la rifinisce con scaglie di cioccolato.

È il dolce delle cerimonie, dei battesimi, dei pranzi della domenica. Va preparato con anticipo, e più riposa, più diventa buono.

Sfrappole e castagnole: il carnevale in una croccantezza

A Carnevale, le sfrappole (chiamate anche chiacchiere) fanno capolino su ogni banco di pasticceria e in ogni casa romagnola. Fritte e spolverate di zucchero a velo, sono l’essenza della leggerezza festosa.

Le castagnole, invece, sono palline morbide, anch’esse fritte, bagnate nell’alchermes e spolverate di zucchero.

Due dolci da mangiare rigorosamente con le mani… e da finire prima che qualcuno te le soffi!

Bustrèng: il dolce delle case contadine

Uno dei più antichi e “poetici” dolci romagnoli è il bustrèng.

È un dolce povero, fatto con quello che c’era: pane raffermo, latte, uova, mele, uvetta, fichi secchi, a volte un filo di saba (mosto cotto).

Ogni casa lo faceva diverso.

Era il modo per non buttare nulla e dare dolcezza anche ai giorni feriali.

Oggi lo si riscopre come dolce della tradizione, in particolare nelle zone tra Cesena e Meldola.

Sabadoni: profumo di autunno

I sabadoni sono ravioli dolci, ripieni di mostarda d’uva, castagne o fichi secchi, cotti al forno o lessati nel vino.

Tipici della stagione fredda, un tempo si preparavano in occasione della pigiatura, usando il mosto fresco.

Sono profumati, antichi, avvolgenti.

Si mangiano anche a Natale, accompagnati da un bicchiere di Cagnina o di Albana dolce meglio se passita.

Nelle altre stagioni i Sabadoni diventano ” Le Raviole di Romagna” stessa ricetta ma ripiene di confettura.

Panpepato di Modigliana: un tesoro dolce della Romagna

A Modigliana, nel cuore dell’Appennino romagnolo, si custodisce una delizia unica: il mandorlato al cioccolato, comunemente chiamato “pampepato” dai locali.

Sebbene il nome richiami il panpepato tradizionale, questa specialità si distingue nettamente per ingredienti e preparazione.

Realizzato con un impasto di cacao (e non cioccolato), farina, zucchero di canna, mandorle intere, scorze di arancia e cedro canditi, e un mix segreto di circa 15 spezie, il dolce viene avvolto in ostia e cotto in stampi circolari.

Il risultato è un dolce morbido, privo di grassi animali, adatto anche a un’alimentazione vegana.

La sua particolare composizione lo rende ideale per essere gustato tutto l’anno, non solo durante le festività natalizie.

Riconosciuto come Prodotto Agroalimentare Tradizionale (P.A.T.) dell’Emilia-Romagna, il mandorlato al cioccolato di Modigliana rappresenta un perfetto connubio tra storia (le sue origini sembrano essere rinascimentali), tradizione e gusto.

Latte brulè e zuccotto: dolci al cucchiaio d’altri tempi

Il latte brulè è il crème caramel della Romagna, semplice e rassicurante. Uova, latte, zucchero e caramello: niente di più. Ma il segreto sta nella cottura lenta a bagnomaria, che ne esalta la delicatezza.

Lo zuccotto romagnolo, meno noto ma molto amato nelle famiglie, è un dolce semicongelato con crema, cioccolato e pan di Spagna. Un tempo si serviva solo nelle grandi occasioni.

Dolci poco conosciuti della Romagna… ma tutti da scoprire!

Accanto ai grandi classici come la ciambella o il mascarpone, la zuppa inglese, la Romagna custodisce dolci meno noti ma ricchissimi di storia e sapore. Alcuni si preparano solo in occasioni particolari, altri sono legati a piccole comunità o ricorrenze stagionali. Ecco una selezione da veri intenditori!

  • Le cantarelle sono delle focaccine semplici e rustiche, tipiche della zona di Rimini. Preparato con una pastella di farina, acqua e un pizzico di sale, questo dolce viene cotto su una piastra calda fino a ottenere una consistenza morbida e leggermente croccante. Tradizionalmente, le cantarelle vengono servite calde, spolverate con zucchero o accompagnate da marmellata, rappresentando uno spuntino goloso e genuino della tradizione romagnola.
  • Il miacetto è un dolce natalizio tipico di Cattolica, preparato con frutta secca, zucchero, cruschello (o farina) e miele, senza l’uso di lievito. La sua consistenza densa e il sapore ricco lo rendono un dolce tradizionale molto apprezzato durante le festività, spesso preparato in casa e condiviso con amici e parenti.
  • Lo zabaione è una crema dolce a base di tuorli d’uovo, zucchero e vino liquoroso, come il Marsala. In Romagna, viene spesso servito caldo, magari accompagnato da biscotti secchi o savoiardi, rappresentando un dessert semplice ma ricco di sapore, ideale per concludere un pasto in dolcezza.
  • Le pesche dolci sono dolcetti composti da due semisfere di pasta frolla, farcite con crema pasticcera e bagnate nell’alchermes, un liquore dal colore rosso intenso. Dopo essere state assemblate, le pesche vengono passate nello zucchero semolato, assumendo l’aspetto e il colore di una vera pesca. Questi dolci sono spesso preparati per le festività o le occasioni speciali, rappresentando una delizia tanto per gli occhi quanto per il palato.
  • Gli scroccadenti sono biscotti secchi e croccanti, preparati con farina, zucchero, uova e mandorle intere. Il loro nome deriva dalla consistenza dura che “scricchiola” sotto i denti. Tradizionalmente, vengono gustati inzuppati nell’albana dolce, rappresentando un classico della pasticceria secca romagnola.
  • Il castagnaccio è un dolce autunnale preparato con farina di castagne, acqua, olio d’oliva, pinoli e uvetta. La sua consistenza è compatta e il sapore è rustico, con note dolci e leggermente amare. In Romagna, viene spesso arricchito con rosmarino, conferendo un aroma unico che richiama i profumi del bosco.
  • l migliaccio è un dolce tradizionale romagnolo. La ricetta storica prevedeva l’uso di sangue suino, zucchero, pinoli, uvetta e aromi, creando una torta densa e scura. Oggi, per motivi igienici è difficile trovarlo in commercio, ma il migliaccio resta un simbolo della cucina povera e creativa della Romagna.
  • La piada dei morti è un dolce tipico del mese di novembre, preparato in occasione della commemorazione dei defunti. Si tratta di una focaccia dolce arricchita con frutta secca, come noci e uvetta, e aromatizzata con semi di anice. La sua preparazione varia da famiglia a famiglia, ma rappresenta un modo tradizionale per onorare i propri cari attraverso la condivisione di un dolce semplice e genuino.

Il Pozzo degli Aforismi: dolcezza e accoglienza a Forlì

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Dopo un assaggio di queste delizie romagnole, se vuoi immergerti ancora di più nelle atmosfere della nostra terra, ti aspetto a “Il Pozzo degli Aforismi”, la mia locazione turistica a Forlì.
È il punto di partenza perfetto per esplorare la Romagna… e magari assaggiare qualcuno di questi dolci in una sagra o in un forno tipico.

E tu? Hai un dolce della tua infanzia che ancora oggi ti fa tornare il sorriso? Scrivimelo nei commenti!

Notte Rosa 2025: il Capodanno dell’estate in Romagna

Se non hai mai vissuto la Notte Rosa in Romagna, il 2025 è l’anno perfetto per farlo. L’appuntamento più atteso dell’estate romagnola torna venerdì 20 e sabato 21 giugno, trasformando tutta la costa e l’entroterra in un’esplosione di luci, musica ed eventi. Un weekend lungo che inaugura ufficialmente l’estate, celebrato da Rimini a Ravenna, passando per Cesenatico, Riccione, Comacchio e persino le colline dell’entroterra. Non a caso viene chiamata il “Capodanno dell’estate“: la Notte Rosa non è solo una festa, ma un modo di vivere, un rituale collettivo che unisce persone di ogni età sotto il segno dell’accoglienza, del divertimento e della bellezza.

Una tradizione che si rinnova dal 2006

Nata nel 2006 da un’idea dell’APT Servizi dell’Emilia-Romagna, la Notte Rosa ha saputo trasformarsi in un simbolo dell’identità romagnola.

Il rosa, colore della festa per eccellenza, tinge ogni angolo: dalle luci degli stabilimenti balneari alle fontane, dai monumenti storici ai cocktail, tutto si colora di rosa.

I fuochi d’artificio che illuminano contemporaneamente tutta la Riviera sono uno spettacolo emozionante, che ogni anno attira centinaia di migliaia di persone.

Ma la Notte Rosa non è solo mare e musica: è anche cultura, arte, teatro, sport e intrattenimento per famiglie.

Un evento inclusivo, pensato per tutti.

Programma e aspettative per l’edizione 2025

L’edizione 2025 cade in un fine settimana strategico: nel weekend del solstizio d’estate, le scuole sono chiuse, le giornate sono lunghe e calde.

Qui trovi il programma ufficiale, si prevede, come sempre, un ricchissimo calendario di eventi. Concerti gratuiti con artisti di fama nazionale e internazionale, spettacoli circensi, dj set sulla spiaggia, mostre, installazioni luminose, reading letterari, eventi sportivi all’alba e molto altro.

La musica sarà il filo conduttore, ma ogni luogo offrirà qualcosa di unico.

Dove vivere la Notte Rosa

By Gambu82 – Own work, CC BY-SA 4.0, httpscommons.wikimedia.orgwindex.phpcurid=72908891

Se ti stai chiedendo dove andare per vivere al meglio la Notte Rosa, la risposta è: ovunque.

Ogni località della Riviera propone un calendario personalizzato, ma alcune location sono diventate iconiche:

  • il concerto sulla spiaggia di Rimini,
  • la Notte Rosa dei Bambini a Bellaria-Igea Marina,
  • il Pink Street Food Festival di Riccione,
  • le installazioni artistiche a Cesenatico,
  • gli eventi culturali notturni a Ravenna.

Numerosi sono gli eventi più adatti ai più piccoli, come le feste in spiaggia dedicate a loro, i laboratori creativi e gli spettacoli di burattini.

E poi ci sono le sorprese, perché ogni anno la Notte Rosa riesce a stupire con novità originali.

Perché scegliere Forlì come base

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Se vuoi evitare la confusione della costa ma non vuoi rinunciare alla festa, c’è una soluzione perfetta: soggiornare a Forlì. La città, pur non essendo sul mare, è ben collegata con tutte le località della Riviera e offre un’ottima alternativa per chi cerca un alloggio tranquillo ma strategico.

Forlì è al centro della Romagna, a trenta minuti di auto da Cervia, Cesenatico e Rimini, ma anche vicinissima ai borghi collinari come Bertinoro, Castrocaro e Brisighella. Una base ideale per vivere la Notte Rosa e andare alla scoperta dell’entroterra di giorno.

Se cerchi un posto dove soggiornare nel weekend rosa la nostra locazione turistica Il Pozzo degli Aforismi rappresenta la scelta perfetta per chi desidera coniugare comfort, atmosfera e posizione strategica. Gli ambienti curati e la vicinanza alle principali attrazioni culturali e gastronomiche della zona la rendono un punto di partenza ideale per ogni escursione.

E poi, anche Forlì quest’ anno si tinge di rosa.

Notte Rosa 2025 a Forlì: musica, emozioni e un’alba da ricordare

Anche Forlì partecipa con entusiasmo alla grande festa della Notte Rosa, regalando ai visitatori due serate ricche di musica e atmosfera.

Venerdì 20 giugno, dalle 19:30 alle 21:00, ti consiglio di iniziare la serata con un aperitivo accompagnato da musica dal vivo alla Corte Masini, grazie all’ensemble dell’Istituto Musicale “Angelo Masini”, oppure al Chiostro dei Musei San Domenico, dove si esibisce la band The Wave.

Dalle 21:30 la festa si accende in Piazza Saffi con un travolgente dj set firmato Kubik & Cire Vocalist, e a seguire lo show degli iconici Eiffel 65, per una serata in perfetto stile anni Duemila. Ma non è tutto: dopo il live, si continua a ballare con il dj set di Marvin & Andrea Prezioso.

Per chi ama la magia delle prime luci del giorno, sabato 21 giugno alle 6:00 del mattino, ti aspetta un suggestivo concerto all’alba alla Rocca di Ravaldino, con Andrea Missiroli al pianoforte e una colazione speciale a cura di Chicchiamo – Bar Truck. Un momento intimo e poetico per chiudere in bellezza la Notte Rosa forlivese.

Consigli utili per vivere al meglio la Notte rosa a Forlì

  • Arriva presto in Piazza Saffi: l’area sarà chiusa al traffico dalle 18:00, e l’accesso sarà possibile solo attraverso 5 varchi di ingresso controllati, attivi dalle 18:45. Ti consiglio di arrivare con un po’ di anticipo per goderti l’atmosfera e trovare una buona posizione.
  • Attenzione a cosa porti: sono vietati bottiglie e contenitori in vetro, lattine, spray urticanti e qualsiasi oggetto potenzialmente pericoloso. Meglio portare solo l’essenziale.
  • Parcheggi consigliati: se arrivi in auto, puoi lasciare il veicolo nei parcheggi di Piazza del Carmine, Parcheggio Montegrappa, oppure nell’area Ex Mangelli (vicino alla stazione), da cui puoi proseguire a piedi o con i mezzi.
  • Mezzi pubblici e navette: durante la serata saranno attivi servizi potenziati di trasporto urbano. Controlla il sito Start Romagna per linee e orari aggiornati.
  • Per le famiglie: l’evento musicale serale è adatto anche ai più giovani, ma se preferisci qualcosa di più tranquillo e suggestivo, il concerto all’alba alla Rocca di Ravaldino è l’occasione perfetta. Porta con te una coperta o una stuoia per sederti sull’erba.

Alla scoperta dell’entroterra

Soggiornare a Forlì durante la Notte Rosa ti da la possibilità di esplorare anche l’entroterra, spesso escluso dai percorsi turistici più classici.

Il giorno dopo l’evento, puoi approfittare per visitare Bertinoro, con le sue cantine e il balcone panoramico sulla Romagna, oppure Castrocaro Terme con le sue acque termali e la Fortezza medievale. Puoi organizzare una degustazione in una delle tante aziende agricole o una passeggiata nei boschi delle colline forlivesi. La Notte Rosa può essere anche il punto di partenza per un weekend più lungo, alla scoperta di una Romagna autentica, fatta di sapori, incontri e paesaggi.

Romagna da vivere, Forlì da scoprire

La Notte Rosa è un evento che racconta lo spirito della Romagna: accoglienza, voglia di vivere, bellezza, cultura e libertà. Lasciati sorprendere dalla magia del rosa, dalla luce dei fuochi d’artificio, dai suoni dell’estate e dalle emozioni di una terra che sa come accoglierti.

E tu, hai già vissuto una Notte Rosa? Raccontalo nei commenti qui sotto.

Forlì Liberty: Viaggio nell’eleganza del primo Novecento

Forlì è una città che nasconde tesori inaspettati, tra cui un patrimonio Liberty affascinante e spesso poco conosciuto. Lo stile floreale e sinuoso dell’Art Nouveau ha lasciato un’impronta indelebile in diversi edifici della città, dai caffè storici alle residenze private.

Oggi ti porterò a scoprire i capolavori del Liberty forlivese, raccontandoti la storia e le curiosità legate a questi edifici, simbolo di un’epoca di grande fermento artistico e culturale.

Il liberty a Forlì: una breve storia

Il Liberty si sviluppò in Italia tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento, ispirandosi alle linee morbide della natura e introducendo decorazioni elaborate in ferro battuto, vetro colorato e affreschi raffinati. Questo stile, noto in Italia anche come Stile Floreale con edifici eleganti e decorazioni sinuose che ancora oggi catturano lo sguardo dei passanti.

Durante il periodo della Belle Époque, Forlì abbracciò il Liberty con entusiasmo e questo stile si diffuse grazie all’opera di architetti e artisti locali, che resero la città un piccolo gioiello del modernismo italiano.

I Palazzi Liberty di Forlì

Sei pronto? Ti accompagnerò in un itinerario alla scoperta di alcuni gioielli Liberty di Forlì, tra edifici storici, ex caffè, ville e affreschi nascosti. Ti consiglio di lasciare l’auto nel parcheggio Piazza Monte grappa e di proseguire a piedi.

Ex Caffè Ristorante “Alla Vittoria”

Iniziamo il nostro tour da un edificio simbolo del Liberty forlivese in Viale Vittorio Veneto 115, l’ex Albergo, caffè ristorante “Alla Vittoria”, progettato dall’architetto Leonida Emilio Rosetti nel 1900.

Questo edificio, situato vicino alla stazione ferroviaria, era una delle prime strutture ricettive della città e si distingueva per i suoi dettagli decorativi raffinati: ghirlande floreali, finestre ad occhiali, eleganti ringhiere in ferro battuto e rilievi con volti femminili. Purtroppo, con lo spostamento della ferrovia, l’albergo perse la sua importanza.

Sebbene abbia cambiato destinazione d’uso più volte, il suo fascino Liberty è ancora oggi visibile.

Prendiamo Corso Mazzini, uno dei corsi principali della città, e prima di giungere in Piazza Saffi, svoltiamo a destra in via Pedriali

Palazzo Numai Foschi: un tocco Liberty in un palazzo rinascimentale

Nonostante le sue origini risalenti al XIV-XV secolo, Palazzo Numai Foschi (in Via G. Pedriali, 12) conserva un esempio di decorazione Liberty nel suo interno. Nel 1925, l’artista Francesco Olivucci decorò uno studiolo con una finta ringhiera in corda e ferro su sfondo blu, arricchita da motivi vegetali stilizzati. Un’interessante fusione di stili che aggiunge un tocco raffinato alla struttura storica del palazzo.

Torniamo su Corso Mazzini e proseguiamo verso Piazza Saffi. Percorriamo tutto il portico del Palazzo Comunale e in fondo giriamo a destra in Corso Garibaldi

Cartolibreria Raffoni: il Liberty nei dettagli urbani

Anche le insegne dei negozi di Forlì raccontano l’epoca Liberty. Un esempio iconico è l’insegna della Cartolibreria Raffoni, realizzata nel 1927 da Rosetti in Corso Garibaldi 10. Un piccolo ma significativo dettaglio che testimonia quanto lo stile Liberty fosse diffuso e apprezzato in città.

Proseguiamo su corso Garibaldi, oltrepassiamo Piazza Duomo, la Chiesa di San Francesco e giriamo a sinistra in via Albicini.

Palazzo Romagnoli: un’eleganza senza tempo

Uno degli edifici simbolo del Liberty a Forlì è Palazzo Romagnoli, situato in Via Albicini 12. Questo palazzo storico non è solo una meraviglia architettonica, ma ospita anche affreschi e decorazioni Liberty che esaltano l’eleganza delle sue sale.

Torniamo in Piazza Saffi e di qui proseguiamo su Corso della Repubblica, dopo la Chiesa di Santa Lucia svoltiamo a sinistra.

Villino Sardi: un laboratorio Liberty

Tra gli edifici più suggestivi spicca il Villino Sardi, situato in via Cairoli, 20 e costruito tra il 1928 e il 1929 su progetto di Rosetti.

Oltre a essere una dimora elegante, il villino ospitava un laboratorio artigianale specializzato nella produzione di decorazioni.

Le sue facciate sono incorniciate da alte lesene e arricchite da affreschi realizzati da Domenico Camporesi, che danno all’edificio un fascino unico.

Si conclude qui la nostra passeggiata fra alcuni degli edifici liberty di Forlì.

Passeggiando per il centro storico, e nei quartieri limitrofi, potrai ammirare altri edifici impreziositi da elementi floreali, ferri battuti e decorazioni in ceramica, testimoni di un’epoca in cui l’arte si fondeva armoniosamente con la vita quotidiana.

Se sei interessato ecco un itinerario nella Romagna liberty .

Conclusione: il Liberty nascosto di Forlì

Passeggiare per le strade di Forlì significa scoprire angoli inaspettati e dettagli raffinati che raccontano un’epoca di eleganza e innovazione. Il Liberty ha lasciato un’impronta affascinante nella città, e anche se oggi questi edifici non sempre ricevono l’attenzione che meritano, rappresentano un patrimonio culturale e artistico di grande valore.

E dopo tanto camminare cosa c’è di meglio di rilassarsi nel giardino de Il Pozzo degli Aforismi? Contattaci per prenotare il tuo soggiorno.

Alla scoperta dei palazzi storici e della statua di Piazza Saffi

Se c’è un luogo che rappresenta l’essenza di Forlì, quello è senza dubbio Piazza Aurelio Saffi. Ampia, solenne e circondata da alcuni degli edifici più importanti della città, questa piazza non è solo un punto di riferimento per i forlivesi, ma anche un vero e proprio scrigno di storia e architettura. E al centro di tutto, a dominare lo spazio con fierezza, si erge la statua di Aurelio Saffi, figura chiave del Risorgimento italiano.

Ma quali sono i palazzi che fanno da cornice a questa magnifica piazza? E quale storia si cela dietro la statua di Saffi? Scopriamolo insieme in questo viaggio tra passato e presente.

Piazza Saffi: il cuore di Forlì attraverso i secoli

Come abbiamo visto, Piazza Aurelio Saffi ha sempre rappresentato il centro nevralgico della vita politica, economica e sociale di Forlì. Sin dal Medioevo, questa area ha ospitato il mercato cittadino e le principali istituzioni di governo.

Il suo aspetto attuale è il risultato di secoli di trasformazioni, durante i quali si sono avvicendati palazzi medievali, rinascimentali e costruzioni più moderne.

Questa piazza è stata testimone di eventi storici fondamentali: rivolte popolari, celebrazioni e persino momenti drammatici durante la Seconda Guerra Mondiale.

Ancora oggi, attraversandola, si respira un’atmosfera unica, un mix di antico e contemporaneo che rende ogni visita speciale.

I palazzi della piazza


La maestosità di Piazza Saffi non sarebbe la stessa senza i suoi imponenti palazzi, testimoni silenziosi della storia di Forlì. Vediamoli uno per uno.

Palazzo Comunale e Torre Civica

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Il Palazzo Comunale di Forlì ha origini medievali e rappresenta da secoli il centro del potere cittadino. Le prime testimonianze di una sede amministrativa risalgono al XIII secolo, quando la città si dotò di un edificio destinato al governo locale.

Nel tempo, la struttura ha subito numerosi ampliamenti e rimaneggiamenti, fino a diventare un complesso articolato che unisce elementi medievali, rinascimentali e neoclassici. L’attuale conformazione è il risultato dell’accorpamento di diversi edifici.

Oggi il Palazzo Comunale continua a essere sede dell’amministrazione cittadina e conserva al suo interno ambienti di grande valore storico e artistico. Tra questi, spiccano sale affrescate e decorazioni risalenti a epoche diverse.


Uno degli elementi architettonici più affascinanti del Palazzo Comunale è il loggiato, situato al piano terra lungo la facciata di Piazza Saffi. Costruito nel periodo rinascimentale, il portico presenta eleganti arcate sorrette da colonne di pietra, creando un passaggio coperto che conferisce leggerezza all’insieme dell’edificio.

Nel corso della storia, il loggiato ha avuto un ruolo fondamentale nella vita cittadina: un tempo era il luogo dove si amministrava la giustizia e si svolgevano assemblee pubbliche, oggi è un punto di ritrovo che conserva intatta la sua eleganza storica.

torre civica vista da corso Diaz

Uno degli elementi più caratteristici del complesso era la Torre Civica, situata accanto al palazzo. Questa torre, alta e imponente, aveva una funzione simbolica e pratica: con le sue campane scandiva il tempo e richiamava la cittadinanza in occasione di eventi importanti, come assemblee pubbliche o situazioni di emergenza.

Nel corso dei secoli, la torre divenne un riferimento visivo per la città, fino alla sua tragica distruzione. Durante la Seconda Guerra Mondiale i numerosi bombardamenti colpirono duramente il centro di Forlì, ma il 9 novembre 1944, i tedeschi in ritirata minarono la torre civica e la fecero crollare. La torre civica cadde sul Teatro Comunale e lo distrusse.

La torre civica fu ricostruita a metà degli anni ’70, mentre la perdita del teatro segnò profondamente il panorama urbano e la memoria storica della città. Oggi, del suo perimetro rimane solo una traccia visibile, integrata nel contesto della pavimentazione in piazzetta della misura.

Palazzo del Podestà

Il Palazzo del Podestà di Forlì, posto nella parte occidentale della piazza in angolo con Corso Diaz, è uno degli edifici storici più significativi della città.

E’ un edificio in stile gotico costruito nel 1460.

La facciata è interamente in cotto compresi i capitelli e le colonne.

Nel restauro dei primi anni venti del secolo scorso, subì un piccolo rimaneggiamento. Furono aperte le monofore del primo piano e sistemate le bifore del secondo, e furono aggiunti i marcapiano e il terrazzino.

Una delle caratteristiche più riconoscibili del palazzo è il loggiato al piano terra che presenta tre arcate di ampiezza diversa l’una dalle altre.

questo palazzo fu dichiarato monumento nazionale nel 1905.

Palazzo Albertini

Il Palazzo Albertini è uno degli edifici storici più affascinanti situato sul rialto piazza accanto a quello del Podestà.

Costruito tra il XV e il XVI secolo, rappresenta un raro esempio di architettura tardogotica e rinascimentale a Forlì, distinguendosi dagli altri palazzi della piazza per il suo stile elegante e raffinato.

L’edificio prende il nome da una delle famiglie più influenti della città, gli Albertini di professione farmacisti, che ne commissionò la costruzione.

La facciata del palazzo è caratterizzata da una serie di bifore in sasso d’Istria, ed il piano nobile è impreziosito ed alleggerito da una loggia

Il portico con arcate a tutto sesto profilato in cotto è un elemento distintivo dell’architettura forlivese.

Nel XX secolo, è stato sottoposto a restauri che ne hanno preservato l’aspetto originario, valorizzando i dettagli decorativi in cotto e gli elementi architettonici rinascimentali.

Nel corso dei secoli, il palazzo ha cambiato più volte destinazione d’uso. Dopo essere stato la residenza degli Albertini, ha ospitato diverse istituzioni e attività, durante il periodo fascista divenne sede nazionale del partito fascista, poi per volere di Luciano Lama divenne sede della Camera del Lavoro ed oggi è sede espositiva di mostre temporanee


Palazzo Talenti Framonti Mangelli

E’ uno degli edifici storici più imponenti di Piazza Saffi, situato accanto a palazzo Albertini è l’ultimo di questo lato della piazza.

L’edificio prende il nome dalle famiglie a cui è appartenuto; Talenti poi Framonti ed infine ai Mangelli, importanti dinastie forlivesi legate al commercio e alla finanza.

La sua costruzione risale al XV secolo con la famiglia Talenti, progettato con un’architettura solida ed elegante, caratterizzata da una facciata imponente e decorata, con grandi finestre e dettagli ornamentali tipici dello stile dell’epoca. Agli inizi dell’Ottocento gli Orsi Mangelli risistemarono la facciata in stile cinquecentesco e all’interno fecero eseguire alcuni affreschi al pittore Felice Giani. Negli anni trenta il Palazzo Talenti Framonti inglobò anche lo stabile in angolo della piazza conferendogli l’aspetto attuale.

Al piano terra vi è un chiostro di vetro e acciaio.

Nel Novecento, il Palazzo Talenti-Framonti divenne un importante punto di riferimento per la città, in quanto sede del Credito Romagnolo. Oggi l’edificio continua a essere una parte integrante del centro storico, testimone delle trasformazioni urbanistiche e sociali della città, ospita una libreria e diversi locali (bar, ristorante e pizzeria).

La sua presenza imponente e armoniosa arricchisce il profilo architettonico di Piazza Saffi, offrendo ai visitatori un’ulteriore testimonianza del passato e del dinamismo di questa città.

Palazzo Serughi

Il Palazzo Serughi è uno degli edifici storici di Piazza Saffi, situato in angolo con Corso della repubblica. Risalente al millecinquecento, il palazzo prende il nome dalla famiglia Serughi, una delle più importanti di Forlì dell’epoca, che ne fece la propria residenza.

L’edificio ristrutturato diverse volte a partire dal 1800, oggi si distingue per la sua facciata sobria ed elegante, con elementi architettonici tipici del periodo barocco e neoclassico. Le finestre sono incorniciate da decorazioni in pietra, mentre il portale d’ingresso, imponente e raffinato, conserva il carattere aristocratico della dimora.

Nel corso dei secoli, Palazzo Serughi ha avuto diverse destinazioni d’uso, passando da residenza nobiliare a sede di attività economiche e istituzionali, oggi è sede della camera di commercio.

Palazzo delle Poste

Il Palazzo delle Poste di Forlì è un imponente edificio situato fra corso Mazzini e piazzetta Don Pippo.

Realizzato negli anni ’30 del Novecento durante il periodo fascista. La sua costruzione rientra nel più ampio progetto di rinnovamento urbanistico che interessò Forlì in quegli anni, volto a dare alla città un aspetto più monumentale razionale e moderno.

L’edificio è un chiaro esempio di architettura razionalista, con linee essenziali, volumi geometrici ben definiti e una facciata caratterizzata da ampie finestre rettangolari e rivestimenti in travertino.

Al suo interno, ampi spazi e decorazioni tipiche del periodo ne testimoniano l’importanza storica.

La statua di Aurelio Saffi

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Al centro della piazza, su un alto piedistallo, si erge la statua di Aurelio Saffi, una figura chiave del Risorgimento italiano. Nato a Forlì nel 1819, Saffi fu un fervente repubblicano e collaboratore di Giuseppe Mazzini. Partecipò attivamente alla Repubblica Romana del 1849 e dedicò la sua vita alla lotta per l’unità d’Italia.

La statua, realizzata dallo scultore romano Carlo Fontana, fu inaugurata nel 1921 in occasione del centenario della nascita di Saffi. La sua posa decisa, simboleggia la determinazione e il coraggio con cui combatté per i suoi ideali.

La statua non è sempre stata al centro della piazza: durante il periodo fascista, venne spostata per far spazio alle celebrazioni del regime. Solo nel dopoguerra fu riposizionata nel suo luogo originario, restituendole il ruolo di protagonista della piazza.

Perché visitare Piazza Saffi?

Piazza Aurelio Saffi è molto più di un semplice spazio urbano: è un luogo che racconta la storia di Forlì attraverso i suoi edifici, i suoi monumenti e le sue vicende. Visitandola, potrete ammirare capolavori architettonici, scoprire la storia del Risorgimento italiano e immergervi in un’atmosfera unica.

Che siate appassionati di storia, amanti dell’arte o semplici viaggiatori curiosi, Piazza Saffi saprà regalarvi un’esperienza indimenticabile.

Non ti resta che venire a Forlì e lasciarti affascinare da questo straordinario angolo di Romagna e dopo una giornata alla scoperta di Forlì, rilassati in un ambiente accogliente e ricco di fascino! Prenota ora al Pozzo degli Aforismi e rendi il tuo viaggio ancora più speciale.

Forlì vi aspetta!

Castrocaro Terme e Terra del Sole: un viaggio tra storia, benessere e bellezza medievale

Se cerchi una destinazione che unisca benessere, storia e panorami mozzafiato, Castrocaro Terme e Terra del Sole sono la scelta perfetta. In questo territorio, situato tra Forlì e le prime colline dell’Appennino, i due borghi ricchi di fascino, dove le terme e l’architettura rinascimentale, si fondono con un passato medievale di grande importanza.

Oggi ti porto alla scoperta di ogni angolo di questa meravigliosa destinazione, di questo territorio unico!

Un po’ di storia

La zona di Castrocaro e Terra del Sole è abitata fin dall’epoca romana, grazie alla sua posizione strategica lungo la valle del Montone. Nel Medioevo, Castrocaro divenne un importante baluardo della Repubblica Fiorentina, mentre Terra del Sole nacque nel 1564 per volere di Cosimo I de’ Medici come città fortificata perfetta, destinata a difendere i confini del Granducato di Toscana.

Ancora oggi, questi due borghi raccontano una storia affascinante attraverso le loro architetture e tradizioni.

Castrocaro: il fascino di un borgo medievale

Castrocaro Terme custodisce un borgo medievale affascinante, ricco di storia, arte e tradizioni.

Passeggiando per le sue vie acciottolate, si possono ammirare piazze, chiese e palazzi storici che raccontano secoli di vicende:

Chiesa SS Nicolò e Francesco Di Mongolo1984 – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org
  • Piazza Garibaldi e il Palazzo Piancastelli la piazza principale di Castrocaro è dominata dal Palazzo Piancastelli, questo splendido edificio è un esempio perfetto di architettura signorile dell’epoca. Nella piazza si svolgono eventi e manifestazioni che animano il centro del borgo;
  • la Chiesa dei SS. Nicolò e Francesco chiesa risalente al XIII secolo, custodisce importanti opere d’arte e una bellissima facciata rinascimentale. All’interno si possono ammirare pregevoli dipinti e affreschi;
  • il Palazzo dei Commissari un tempo sede del potere fiorentino, si affaccia su un suggestivo panorama medievale;
  • la Torre Campanaria invece, è un elemento caratteristico del borgo e offre una vista imperdibile sulla vallata;
  • il Battistero situato accanto alla chiesa, il Battistero è un edificio di grande valore storico e artistico, legato alle tradizioni religiose della comunità.
  • la Fortezza di Castrocaro è uno dei simboli del borgo, è una delle fortezze meglio conservate della Romagna. Costruita tra il X e il XIII secolo, offre un viaggio nel passato con le sue torri, le mura possenti e le stanze interne ancora intatte. Da qui, il panorama sulla valle è mozzafiato. Costruita tra il X e il XII secolo, la Fortezza di Castrocaro è un’imponente struttura difensiva che domina la valle. Curiosità: La Fortezza fu uno dei baluardi difensivi della Repubblica Fiorentina e venne menzionata perfino da Dante Alighieri.

Castrocaro Terme: Un’oasi di benessere

Grand Hotel terme Di Sailko – Opera propria, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org

Le acque termali di Castrocaro sono famose fin dall’epoca romana per le loro proprietà terapeutiche.

Nel corso del Novecento, le terme hanno vissuto il loro massimo splendore, diventando un luogo di villeggiatura per l’alta società.

Oggi, le terme continuano a essere un punto di riferimento per chi cerca cure naturali e percorsi benessere.

Il complesso termale offre piscine, trattamenti di bellezza e un moderno centro medico specializzato nella riabilitazione. Offre inoltre percorsi di benessere e trattamenti basati su acque sulfuree e fanghi naturali, perfetti per rilassarsi e rigenerarsi

Il Parco delle Terme

Un’area verde incantevole circonda le strutture termali, offrendo sentieri, piante secolari le celebri fonti di acque salsobromoiodiche, note per le loro proprietà terapeutiche e un’atmosfera di quiete assoluta.

Un’oasi verde perfetta per passeggiate e relax prima o dopo un trattamento termale.

Terra del Sole: la città ideale dei Medici

Bastione di Terra del Sole Di Sailko – Opera propria, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org

Terra del Sole è una cittadella fortificata voluta nel 1564, da Cosimo I De’ Medici, Granduca di Toscana, e rappresenta un capolavoro di urbanistica militare perfettamente conservata.

Con le sue mura possenti, le sue porte monumentali e suoi palazzi storici, Terra del Sole è una città fortezza che racconta una storia di potere, difesa e ingegno architettonico, un raro esempio di “città ideale” rinascimentale.

Terra del Sole, ai tempi, era un avamposto difensivo e amministrativo, concepito secondo i canoni urbanistici rinascimentali, con una pianta razionale e una netta divisione degli spazi tra funzioni civili, militari e religiose.

Le porte della città

Porta Fiorentina accoglie i visitatori con la sua imponenza. Era l’accesso principale per chi proveniva da Firenze e rappresentava un simbolo del potere mediceo sulla regione.

Porta Romana sul lato opposto, si affaccia verso Forlì, un’altra testimonianza del ruolo strategico della città-fortezza come punto di collegamento tra la Toscana e lo Stato Pontificio.

Entrambe le porte conservano ancora oggi stemmi e decorazioni dell’epoca, che raccontano il prestigio e l’importanza politica di Terra del Sole.

Palazzi storici

Il Palazzo Pretorio era il centro del potere amministrativo e giudiziario della città. Qui risiedevano i governatori fiorentini e si tenevano processi e riunioni. Oggi l’edificio ospita mostre ed eventi culturali, mantenendo vivo il legame con la storia del borgo.

Palazzo del Capitano di Artiglieria ospitava il comandante militare della cittadella e la guarnigione che difendeva Terra del Sole. La sua architettura solida e austera riflette la funzione difensiva dell’edificio.

La Pieve di Santa Reparata: il cuore religioso di Terra del Sole è una chiesa imponente a navata unica che unisce elementi rinascimentali e barocchi.

Monte Poggiolo: un’antica roccaforte nei dintorni

A pochi chilometri da Terra del Sole si trova Monte Poggiolo, un’altura strategica dove sorgeva un’antica fortezza, un vero e proprio avamposto militare.

La Rocca, in mattoni, a forma di quadrilatero irregolare ha quattro torrioni cilindrici agli angoli del fortilizio.

Questo luogo ha una storia antichissima: scavi archeologici hanno portato alla luce reperti preistorici risalenti al Paleolitico, rendendolo uno dei siti più antichi d’Europa.

Conclusione: Un viaggio tra storia, arte e relax

Castrocaro Terme e Terra del Sole sono due perle della Romagna che meritano di essere scoperte. Che tu voglia rilassarti alle terme, esplorare borghi medievali o ammirare architetture rinascimentali, qui troverai un’esperienza unica e autentica.

Sei mai stato a Castrocaro e Terra del Sole? Condividi la tua esperienza nei commenti!

Se vuoi scoprire altri angoli nascosti della Romagna, continua a seguire il blog e vieni a trovarci a Il Pozzo degli Aforismi dista soli 7 km da Castrocaro, è il luogo perfetto per il tuo soggiorno in Romagna!

L’Abbazia di San Mercuriale: Un Viaggio nel Cuore di Forlì

Il simbolo per eccellenza di Forlì è senza dubbio l’Abbazia di San Mercuriale, un luogo che racconta secoli di storia, arte e leggenda. Con il suo maestoso campanile che domina la città, questo straordinario complesso medievale è una tappa imperdibile per chi visita Forlì.

Scopriamo insieme la storia, l’arte e le leggende che circondano questo gioiello medievale, immergendoci in un viaggio dalle sue origini fino ai giorni nostri.

Un tuffo nel passato: le origini dell’Abbazia

Immagina di trovarti in un’epoca lontana, agl’inizi del cristianesimo, quando Forlì era ancora un piccolo centro abitato, in crescita, sotto l’Impero Romano. L’Abbazia di San Mercuriale sorgeva allora al di fuori delle mura cittadine, separata dal resto della città dal placido scorrere del canale di Ravaldino, l’attuale Piazza Saffi era un grande orto.

Questo luogo di culto era un punto di riferimento per la comunità cristiana locale guidata da San Mercuriale.

La storia dell’Abbazia è avvolta nel mistero, e ancora oggi gli studiosi si interrogano sulle sue origini. Alcuni ritengono che la prima cattedrale di Forlì sorgesse proprio qui, prima di essere trasferita nell’attuale Duomo di Forlì. Altri, invece, sostengono che l’Abbazia fosse un semplice centro plebano fuori città.

Fotografia di inizio Novecento che mostra come appariva l'abbazia (prima dei lavori di restauro del 1921) dopo secoli di continui rimaneggiamenti - wikipedia commons
Fotografia di inizio Novecento che mostra come appariva l’abbazia (prima dei lavori di restauro del 1921) dopo secoli di continui rimaneggiamenti – wikipedia commons

Una cosa è certa: questo luogo ha un fascino antico e suggestivo, che ci riporta alle radici della nostra civiltà.

Un’evoluzione continua: l’Abbazia dal Medioevo ai giorni nostri

Nel corso dei secoli, l’Abbazia ha subito numerosi interventi di restauro e trasformazioni, che ne hanno modificato e ampliato l’aspetto e la funzione.

  • Nel Medioevo, dopo un devastante incendio nel 1173, l’Abbazia fu ricostruita in stile romanico e divenne un importante centro monastico benedettino, oltre che un punto di riferimento per i pellegrini che percorrevano la via Romea. I monaci benedettini residenti non solo si dedicavano alla preghiera, ma erano impegnati nella trascrizione di manoscritti e nell’amministrazione della città, contribuendo allo sviluppo della comunità locale;
  • nel Rinascimento, grazie al mecenatismo delle famiglie nobili locali, l’Abbazia si arricchì di cappelle e opere d’arte, ma nonostante i numerosi interventi ha sempre mantenuto il suo fascino austero e solenne;
  • durante l’occupazione napoleonica, i monaci furono espulsi e l’abbazia subì danni e spoliazione di beni;
  • tra il XIX e il XX secolo, pur rimanendo parrocchia, perse il suo ruolo di centro monastico. Durante la Seconda Guerra Mondiale, i bombardamenti alleati causarono gravi danni all’edificio. Nel 1958 papa Giovanni XXIII la elevò alla dignità di basilica minore;
  • Oggi L’abbazia di San Mercuriale è un importante simbolo di Forlì e un luogo di culto attivo.

Un gioiello architettonico: l’esterno della chiesa

Di Sailko Opera propria, CC BY-SA 4.0 commons.wikimedia.org

L’esterno della chiesa colpisce per la sua semplicità e solidità. La facciata in mattoni a vista, tipica dell’architettura romanica, è scandita da archetti ciechi e lesene che ne accentuano la verticalità.

Al centro si apre un elegante portale in marmo bianco, impreziosito da bassorilievi raffiguranti scene bibliche e motivi simbolici. Sopra il portale si trova un rosone che illumina l’interno della chiesa con una luce soffusa e mistica.

Lasciatemelo dire: San Mercuriale è un vero e proprio spettacolo per gli occhi!

Il Campanile: la torre che domina Forlì

Il Campanile di San Mercuriale domina il panorama della città ed è visibile da chilometri di distanza.

Costruito nel 1180, questo capolavoro dell’architettura romanica lombarda alto circa 75 metri, è uno dei più alti d’Italia tra quelli in stile romanico.

Di Sailko – Opera propria, CC BY-SA 4.0, commons.wikimedia.org

La struttura del campanile, con la sua solida muratura in mattoni, con bifore e trifore che si alternano lungo i piani superiori, conferisce alla torre una leggerezza visiva che contrasta con la sua massiccia imponenza.

La sua costruzione ha richiesto grande maestria ingegneristica, con soluzioni architettoniche atte a garantirne la stabilità nonostante l’altezza. E’ un perfetto esempio dell’architettura medievale pensata per durare nei secoli.

Questo capolavoro dell’architettura romanica, con la sua forma slanciata e la sua guglia in mattoni, è stato preso a modello per la ricostruzione del campanile di San Marco a Venezia.

Per chi ama le sfide, è possibile salire i suoi numerosi gradini e godere di una vista spettacolare su Forlì e sulle dolci colline romagnole. Dalla sua sommità, nelle giornate più limpide, è persino possibile scorgere il Mar Adriatico all’orizzonte.

Il chiostro e il convento: un’oasi di pace

Varcando l’ingresso laterale, si accede al chiostro: uno degli angoli più suggestivi dell’abbazia.

Qui, il tempo sembra fermarsi: le colonne in cotto finemente decorate sorreggono arcate armoniose che delimitano uno spazio verde, perfetto per una pausa meditativa.

Un tempo, il chiostro era il cuore della vita monastica, un luogo di preghiera ,studio e lavoro per i frati benedettini.

Al centro del chiostro si trova un antico pozzo, utilizzato per raccogliere l’acqua piovana, a testimonianza dell’autosufficienza della comunità.

Oggi il chiostro è un luogo aperto ai visitatori, ideale per una pausa contemplativa o per immergersi nella storia dell’abbazia.

L’interno della chiesa: un tesoro d’arte

Entrando nell’abbazia, si viene subito avvolti da un’atmosfera solenne e antica. La navata centrale, con le sue colonne in mattoni e le luci soffuse che filtrano dalle vetrate, trasporta il visitatore direttamente nel cuore del Medioevo.

Le tre navate, sorrette da possenti colonne, conducono lo sguardo verso l’altare maggiore, dove si trova il sarcofago di San Mercuriale, una straordinaria opera in marmo del XIII secolo, decorata con scene della vita del santo.

Di Sailko – Opera propria, CC BY-SA 4.0, – commons.wikimedia.org

Passeggiando tra le navate dell’Abbazia, possiamo ammirare le testimonianze delle diverse epoche, dalle colonne romaniche del portale alle lunette affrescate del chiostro, dalle pale d’altare rinascimentali ai monumenti funebri di illustri personaggi.

L’interno dell’Abbazia è un vero e proprio scrigno d’arte, dove possiamo ammirare opere di grandi maestri del passato:

  • La navata destra ospita il monumento funebre di Barbara Manfredi, un capolavoro rinascimentale in marmo, realizzato per la giovane moglie di Pino III Ordelaffi, signore di Forlì. La delicatezza dei dettagli lo rende una delle opere più raffinate del periodo. La cappella del Palmezzano, con affreschi e pale d’altare di questo celebre pittore forlivese.
  • La navata centrale, invece, è un trionfo di affreschi, con le 23 lunette che raccontano la vita di San Giovanni Gualberto.
  • Infine, la navata sinistra ci conduce alla cappella del Santissimo Sacramento e alla cappella Ferri, dove possiamo ammirare altre opere d’arte di grande valore.

Ogni angolo dell’Abbazia racconta una storia, e ci invita a riflettere sul nostro passato.
Tra le opere d’arte custodite all’interno spiccano:

  • numerose opere del XIV secolo, attribuiti alla scuola riminese, che narrano episodi biblici con colori vivaci e dettagli raffinati;
  • il crocifisso ligneo medievale, un’opera di grande intensità espressiva che richiama la devozione popolare dell’epoca;
  • l’affresco della Madonna con Bambino, attribuito alla scuola di Giotto, questa splendida raffigurazione è una delle più importanti testimonianze dell’arte sacra a Forlì;
  • l’Arca di San Mercuriale: un’opera gotica che custodisce le reliquie del santo patrono della città.

Perché l’Abbazia è dedicata a San Mercuriale?

L’Abbazia prende il nome da San Mercuriale, primo vescovo di Forlì e figura centrale nella diffusione del cristianesimo in città. Secondo la tradizione, Mercuriale visse tra il IV e il V secolo e si distinse per la sua opera di evangelizzazione e protezione della comunità cristiana locale.

Una delle leggende più affascinanti narra che il Santo abbia sconfitto un drago che minacciava Forlì, simbolo del paganesimo e delle eresie dell’epoca.

Dopo la sua morte, le sue spoglie furono venerate dai fedeli e sepolte proprio nell’area dove oggi sorge l’Abbazia. Nei secoli successivi, la chiesa divenne un importante luogo di pellegrinaggio e il nome di San Mercuriale rimase legato indissolubilmente alla città.

Ancora oggi, la sua figura è venerata come protettore di Forlì e la sua storia si intreccia con le radici più profonde della città.

Leggende e curiosità

Forlì è una città ricca di leggende, e San Mercuriale non fa eccezione.

Oltre a quella appena citata del Santo che sconfigge il drago, una delle curiosità più suggestive narra dell’esistenza di cripte segrete e passaggi sotterranei che collegavano l’abbazia alla Rocca di Ravaldino, residenza della celebre Caterina Sforza.

Sebbene non vi siano prove concrete, questa ipotesi affascina storici e appassionati di misteri.

Un episodio storico di grande impatto è quello legato alla Seconda Guerra Mondiale.

Nel novembre del 1944, le truppe tedesche in ritirata, minarono il campanile, che rappresentava un punto di riferimento strategico per l’artiglieria nemica, per raderlo al suolo.

In questa situazione drammatica, intervenne Don Pippo (Monsignor Giuseppe Prati), figura carismatica e determinata, che si adoperò per scongiurare la distruzione del campanile. Grazie alla sua mediazione con gli ufficiali tedeschi, riuscì a convincerli a risparmiare l’edificio.

Grazie all’opera di Don Pippo, il campanile di San Mercuriale rimase in piedi. La cittadinanza, riconoscente di questo gesto, ha sempre apprezzato il suo eroismo, tanto da dedicargli la piazza attigua alla chiesa.

Un luogo da vivere

Oggi, l’Abbazia di San Mercuriale è un luogo vivo e pulsante, che continua a svolgere un ruolo importante nella vita della città. Oltre ad essere un luogo di culto, l’Abbazia ospita eventi culturali e mostre d’arte, che ne fanno un punto di riferimento per la comunità locale e per i visitatori.

Dopo la visita, a questo luogo magico, simbolo della città, concediti una passeggiata in Piazza Saffi e magari una sosta in uno dei caffè storici per assaporare l’atmosfera unica di questa città.

Spero che questo mio scritto ti sia piaciuto e ti abbia fatto venire voglia di visitare l’Abbazia di San Mercuriale. Ti aspetto a Forlì, per scoprire insieme le meraviglie di questa città.

Se vuoi scoprire di più su Forlì e sulla Romagna, continua a seguire il nostro blog e a condividere i nostri post.

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Cappelletti: un simbolo della cucina romagnola

Se c’è un piatto che racconta la Romagna autentica, quello è senza dubbio il cappelletto. Protagonista dei pranzi domenicali e delle festività, il cappelletto in brodo è una tradizione che resiste al tempo. Il suo nome deriva dalla forma che ricorda un piccolo cappello, ma attenzione a non confonderlo con il tortellino bolognese, con cui ha molte differenze.

In questo mio scritto ti farò scoprire la storia di questa specialità, le sue peculiarità rispetto al tortellino e, naturalmente, ti lascio la ricetta autentica per prepararlo a casa.

Storia e origini dei cappelletti romagnoli

I cappelletti hanno una lunga storia che affonda le radici nel Medioevo.

La prima testimonianza scritta risale al XV secolo, ma è nel XIX secolo, con il celebre gastronomo Pellegrino Artusi, che il piatto trova la sua consacrazione. Artusi, nel suo libro La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene, descrive una ricetta dei cappelletti romagnoli, evidenziandone il ripieno a base di formaggi e petto di cappone.

Nella tradizione popolare, il cappelletto era, ed è tutt’oggi considerato un piatto di festa, servito soprattutto nei pranzi di Natale e nelle ricorrenze di famiglia, ma oggi è un’icona della cucina romagnola in tutte le stagioni.

Cappelletti vs. Tortellini: le differenze fondamentali

Una delle domande più frequenti riguarda la differenza tra cappelletti romagnoli e tortellini bolognesi. Ecco i principali aspetti distintivi:

  • Ripieno:
    • I cappelletti romagnoli hanno un ripieno a base di formaggi (ricotta, formaggio morbido e parmigiano), noce moscata e talvolta petto di cappone.
    • I tortellini bolognesi contengono carne maiale (lombetto, prosciutto crudo e mortadella).
  • Sfoglia:
    • La pasta dei cappelletti è leggermente più spessa, per esaltare il ripieno.
    • Quella dei tortellini è più sottile e raffinata.

Modo di servirli: Sia i cappelletti che i tortellini sono tradizionalmente serviti in brodo di cappone o manzo..

La ricetta autentica dei cappelletti romagnoli

Come per la Piadina Romagnola, ogni Azdora ha la sua ricetta di famiglia, rigorosamente segreta; c’è chi mette la noce moscata e chi una grattatina di scorza di limone, chi usa il raviggiolo e chi lo squacquerone o lo stracchino e chi segue la ricetta di “Pellegrino Artusi” e chi sostituisce il petto di cappone con mortadella tritata.

Poi ci sono le “discussioni” sulle dimensioni chi li fa piccolissimi e chi un pò più grandicelli.

Se vuoi preparare i veri cappelletti di Romagna, ecco la ricetta tradizionale più diffusa.

Ingredienti per la pasta (per 4 persone):

  • 400 g di farina 00
  • 4 uova
  • Un pizzico di sale

Ingredienti per il Compenso (ripieno):

  • 200 g di formaggio morbido (raviggiolo/squacquerone/stracchino);
  • 200 g di ricotta;
  • 150 g di parmigiano grattugiato;
  • un pizzico di noce moscata;
  • un pizzico di sale;
  • un pizzico di pepe;
  • una grattatina di scorza di limone (opzionale).

Ingredienti per il brodo:

  • Per un buon brodo ci vuole un assortimento di carne (muscolo, punta di petto, biancostato, polpa di spalla, nervetti, osso, lingua e cappone)
  • cipolla,
  • sedano,
  • carota e odori a scelta (ad esempio grani di pepe e chiodi di garofano)
  • sale grosso q.b.

Preparazione:

  1. Per prima cosa preparare il brodo seguendo la ricetta della tradizione;
  2. Preparare il ripieno: mescolare ricotta, raviggiolo, parmigiano, uovo, noce moscata, sale e pepe fino a ottenere un composto omogeneo.
  3. Preparare la sfoglia: disporre la farina a fontana, rompere le uova al centro e impastare fino a ottenere un composto liscio ed elastico.
  4. Stendere la sfoglia sottile e ritagliare quadratini di circa 4/6 cm per lato.
  5. Farcire i quadratini con un cucchiaino di ripieno, piegarli a triangolo e chiuderli unendo le due estremità per formare il classico “cappelletto”.
  6. Cuocere i cappelletti in brodo per circa 5 minuti e servire caldi.

Come gustarli al meglio ?

I cappelletti si gustano tradizionalmente in brodo di carne , cappone o di manzo, ma oggi esistono anche versioni più moderne con condimenti diversi e freschi da essere gustati anche nei periodo estivi. Sono ottimi serviti anche con panna e parmigiano, panna e prosciutto, ragù o pasticciati (panna e ragù).

Per un’esperienza autentica, accompagnali con un buon bicchiere di Sangiovese di Romagna o con un bianco come l’Albana Secco.

Dove gustare i veri cappelletti in Romagna

Per assaporare i cappelletti romagnoli nella loro forma più autentica, il consiglio è di provarli nelle trattorie e agriturismi della Romagna, dove la tradizione si tramanda da generazioni. Ogni zona ha le sue varianti e segreti di famiglia, ma il risultato è sempre lo stesso: un piatto ricco di storia e sapore.

Se vuoi vivere un’esperienza completa, molte di queste realtà offrono la possibilità di assistere alla preparazione dei cappelletti, dalle sapienti mani di una “vera sfoglina romagnola“, che con maestria crea la pasta fresca e chiude ogni cappelletto a mano.

Un’occasione perfetta per immergersi nella cultura gastronomica locale!

E se vuoi goderti il meglio della Romagna, soggiorna a Il Pozzo degli Aforismi di Forlì, è l’ideale per scoprire la Romagna e il suo territorio.Vicino a tutto, lontano dalla confusione” qui potrai rilassarti in un ambiente caldo e familiare, proprio come se fossi a casa.

Conclusione

I cappelletti di Romagna sono un piatto che racchiude storia, tradizione e autentico sapore romagnolo. Se non li hai mai provati, è il momento giusto per farlo! Puoi prepararli in casa seguendo la ricetta o venire a gustarli nelle migliori trattorie della nostra terra. Buon appetito!

NB le sapienti mani che vedi nell’immagine multipla sono della Chef Barbara Lucchi del ristorante “La vecia cantena d’la pre’ ” a Predappio Alta.

Bertinoro tra storia, vino e panorami mozzafiato

Se sei alla ricerca di un borgo affascinante, dove la storia incontra il buon vino e la tradizione dell’ospitalità romagnola, Bertinoro è la meta perfetta. Arroccato su una collina a pochi chilometri da Forlì e da Cesena, questo piccolo gioiello medievale offre panorami spettacolari e un’atmosfera autentica, che ti farà sentire subito a casa. Conosciuto come il “Balcone della Romagna”, Bertinoro è il luogo ideale per una gita fuori porta, un pranzo tipico con vista sulle colline o una degustazione di vini locali.

Oggi ti guiderò alla scoperta della sua storia, delle sue attrazioni principali e delle esperienze da non perdere.

Un tuffo nella storia di Bertinoro

Bertinoro ha una storia affascinante che affonda le radici nell’antichità, ma è nel Medioevo che diventa un centro strategico e ricco di fascino.

  • Dalle Origini al Medioevo: nel Medioevo, Bertinoro si sviluppò attorno alla sua imponente Rocca, costruita per proteggere il territorio dalle invasioni barbariche. Nel XIII secolo fu un importante centro guelfo, prima sotto il dominio della famiglia Mainardi e poi sotto il controllo della Chiesa nel 1302;
  • dal Rinascimento all’Ottocento: nel XV secolo, il borgo fu conquistato da Cesare Borgia, ma tornò presto sotto lo Stato Pontificio. Nei secoli successivi, Bertinoro divenne un centro religioso e culturale vivace, frequentato da studiosi e intellettuali. Con l’Unità d’Italia (1861), perse il suo ruolo strategico, ma continuò a distinguersi per la sua agricoltura e, soprattutto, per la produzione di vini pregiati come Albana e Sangiovese;
  • dalla Guerra ai giorni nostri: nel XX secolo, Bertinoro ha saputo valorizzare la sua storia e le sue tradizioni, trasformandosi in una meta turistica amata per il suo fascino autentico. Oggi, tra le antiche stradine e i panorami mozzafiato, Bertinoro è il luogo ideale per chi cerca storia, buon vino e un’accoglienza calorosa, proprio come vuole la tradizione romagnola.

Cosa vedere a Bertinoro: un borgo tra storia e panorami

Passeggiare per il centro storico di Bertinoro è come fare un salto indietro nel tempo. Le sue strade lastricate, le case in pietra e gli edifici storici raccontano secoli di storia e cultura.

Il cuore di Bertinoro conserva ancora oggi la sua struttura medievale. Due delle antiche porte d’accesso, Porta San Romano e Porta Malatesta, testimoniano il passato fortificato del borgo. Questi varchi, un tempo parte delle mura difensive, introducono il visitatore in un’atmosfera d’altri tempi, tra vicoli stretti e scorci panoramici.

Piazza della Libertà e il Palazzo Comunale

Piazza della Libertà: è il cuore pulsante di Bertinoro, chiamata non a caso il “Balcone della Romagna”, da qui puoi ammirare un panorama spettacolare che si estende dalle colline romagnole fino alla costa adriatica. È il luogo perfetto per sedersi a un tavolino, gustare un buon bicchiere di vino e lasciarsi incantare dalla bellezza del paesaggio.

E’ uno dei luoghi più suggestivi del borgo.

Sulla piazza affaccia il Palazzo Comunale, edificio di origine medievale che oggi ospita l’amministrazione locale e conserva elementi architettonici di pregio.

La Torre Civica e la Rocca

Un altro simbolo di Bertinoro è la Torre Civica, che con il suo orologio scandisce il tempo della vita del borgo. Poco distante si erge la Rocca di Bertinoro, un’imponente fortezza medievale che domina il paese dall’alto della collina. Costruita tra il XII e il XIII secolo, la Rocca ha ospitato personaggi illustri come Francesco Baracca, Dante Alighieri e il Barbarossa. Oggi la Rocca ospita il Centro Universitario di Bertinoro e il Museo Interreligioso, un interessante spazio dedicato al dialogo tra Cristianesimo, Ebraismo e Islam. Dalla Rocca si gode di una vista mozzafiato.

La Cattedrale di Bertinoro e il Palazzo Ordelaffi

La Cattedrale di Santa Caterina d’Alessandria, situata poco distante dalla Rocca, è un altro luogo di interesse. Costruita nel 1500, conserva ancora oggi opere d’arte e affreschi di pregio. Accanto alla cattedrale si trova il Palazzo Ordelaffi, un tempo residenza della nobile famiglia che governò Bertinoro nel Rinascimento.

La Colonna dell’Ospitalità: il cuore dell’accoglienza romagnola

La tradizione più bella di Bertinoro è quella legata alla Colonna dell’Ospitalità, un monumento medievale che rappresenta il valore sacro dell’accoglienza.

Costruita nel 1200, questa colonna è formata da dodici anelli, ciascuno appartenente a una famiglia nobile del paese. I forestieri che arrivavano a Bertinoro potevano legare il loro cavallo a uno di questi anelli e venivano ospitati per la notte dalla famiglia corrispondente.

Ancora oggi, ogni primo weekend di settembre si celebra la Festa dell’Ospitalità, un evento che riporta in vita questa tradizione e trasforma Bertinoro in un luogo di incontro e condivisione. una festa che racconta ancora oggi lo spirito di accoglienza romagnolo.

Significato e origine del nome: Bertinoro

La leggenda narra che Galla Placidia, figlia dell’imperatore Teodosio, durante un viaggio sostò in un paesino chiamato Monte Uccellaccio. qui per ristorarla i suoi abitanti le diedero da bere un vino bianco, l’Albana, servito in un’umile coppa di terracotta e, stupita dalla sua bontà, esclamò: “Non di così rozzo calice sei degno, o vino, ma di berti in oro!” Da qui nacque il nome Bertinoro, simbolo della tradizione vinicola del borgo.

I dintorni di Bertinoro: Polenta e Fratta Terme

Il comune di Bertinoro comprende anche località suggestive come Polenta e Fratta Terme, mete perfette per una gita nei dintorni.

  • Polenta, il borgo di Dante: è un piccolo borgo conosciuto per la sua Pieve di San Donato, una chiesa romanica citata persino da Dante Alighieri nella Divina Commedia. Questo luogo conserva un fascino mistico e una storia antichissima, ed è una meta perfetta per chi ama l’arte e la spiritualità.
  • Fratta Terme, benessere e relax: A pochi chilometri da Bertinoro si trova Fratta Terme, rinomata per le sue sorgenti termali. Qui è possibile concedersi una giornata di relax passeggiando nel parco termale, (13 ettari di estensione)al cui interno si trova il pozzo romano e sono distribuite diverse fontanelle di acque termali. Per i più giovani, il parco ospita un parco avventura. attualmente gli stabilimenti termali sono chiusi.

Le sagre e le tradizioni di Bertinoro

Bertinoro è un borgo che vive di tradizioni, e le sue sagre ne sono la testimonianza più autentica. Tra gli eventi più importanti troviamo:

  • Festa dell’Ospitalità (primo weekend di settembre): celebra l’antica tradizione dell’accoglienza con rievocazioni storiche e momenti conviviali.
  • Sagra della Albana e del Sangiovese (primavera): un evento dedicato ai vini simbolo della Romagna, con degustazioni e visite alle cantine.

Personaggi illustri di Bertinoro

Bertinoro ha dato i natali o è stato legato a diverse figure di rilievo nella storia e nella cultura italiana. Tra i personaggi più celebri ricordiamo:

  • Aldo Spallicci (1886-1973): medico, poeta e politico, Spallicci è stato un grande promotore della cultura romagnola. Ha scritto numerose poesie in dialetto e si è battuto per la valorizzazione delle tradizioni locali.
  • Arnaldo Pambianco (1935-2022): ciclista professionista, Pambianco ha vinto il Giro d’Italia nel 1961. La sua impresa rimane una delle più grandi pagine dello sport romagnolo, rendendolo un’icona dello sport italiano.
  • Francesca da Polenta, meglio conosciuta come Francesca da Rimini: protagonista di una delle storie d’amore più celebri della letteratura italiana, raccontata da Dante nella Divina Commedia. Sebbene sia più legata a Rimini, la sua famiglia, i Da Polenta, ebbero un forte legame con Bertinoro, dove risiedettero a lungo.

Questi personaggi, con le loro vite e imprese, hanno lasciato un segno nella storia di Bertinoro e contribuito a rendere ancora più affascinante questo borgo ricco di cultura e tradizione.

Conclusione: perché visitare Bertinoro?

Bertinoro è un piccolo gioiello della Romagna, perfetto per una giornata all’insegna della storia, della natura e del buon cibo. Se ami i borghi medievali, i panorami mozzafiato e i vini di qualità, non puoi perderti una visita a questo splendido paese. A Bertinoro puoi:

  • Passeggiare tra le stradine medievali, scoprendo scorci pittoreschi e angoli suggestivi;
  • visitare le cantine per una degustazione di vini locali, non te ne pentirai;
  • ammirare il tramonto da Piazza della Libertà, uno dei punti panoramici più belli della Romagna;
  • esplorare il Museo Interreligioso, un luogo unico che racconta il dialogo tra le religioni;
  • cenare in una delle tante osterie o ristorantini tipici.

Dove soggiornare per visitare Bertinoro?

Allora, sei pronto a scoprire il Balcone della Romagna?

Se vuoi esplorare Bertinoro e i suoi dintorni con calma, ti consiglio di scegliere Forlì come base per il tuo soggiorno. A soli 15 km di distanza, potrai goderti la tranquillità della città e raggiungere il borgo in pochi minuti di auto.

Dove dormire? Se cerchi un’accoglienza autentica e un’atmosfera unica, il posto giusto è Il Pozzo degli Aforismi, una locazione turistica accogliente e curata, perfetta per immergersi nell’anima della Romagna.

Situato nel cuore di Forlì, Il Pozzo degli Aforismi è l’ideale per chi vuole scoprire Bertinoro e i suoi dintorni, i Musei San Domenico, la Piazza Saffi e tutto il territorio romagnolo, spostandosi comodamente.

Dopo una giornata tra storia, vino e panorami mozzafiato, potrai rilassarti in un ambiente caldo e familiare, proprio come se fossi a casa. Il pozzo degli aforismi vicino a tutto lontano dalla confusione!

Prenota il tuo soggiorno e vivi la Romagna come un vero local!

NB l’immagine di copertina è stata presa da wikipedia e l’autore è Baccolini.

Museo San Domenico di Forlì: un viaggio tra arte, storia e cultura

Hai mai visitato un museo che sembra raccontarti la sua storia attraverso le sue mura? Il Museo San Domenico di Forlì è proprio così: un luogo dove il fascino del passato si intreccia con l’arte, creando un’esperienza unica.

Ospitato in un antico convento domenicano, oggi è uno dei poli museali più prestigiosi d’Italia, con una ricca collezione permanente e mostre temporanee di livello internazionale. Scopriamo insieme la sua storia e le meraviglie che custodisce.

Dalla spiritualità all’arte: la storia del complesso di San Domenico

Il Museo San Domenico sorge all’interno di un convento fondato dai frati domenicani nel XIII secolo. Questo luogo, nel corso dei secoli, è stato testimone di trasformazioni radicali, passando da centro religioso a simbolo culturale della città.

Dal convento medievale alla grande ristrutturazione rinascimentale

Secondo le fonti storiche, i frati domenicani si stabilirono a Forlì già agli inizi del 1200. Il cuore del loro complesso monastico era la Chiesa di San Giacomo Apostolo, ancora oggi visitabile.

Nel corso del XVI secolo, il convento subì un’importante trasformazione grazie a donazioni e al lascito testamentario di Pino III Ordelaffi (1480). Il progetto di ristrutturazione, affidato all’architetto Agostino da Mantova e realizzato da Francesco da Calvisana, introdusse:

  • Due ampi chiostri con un elegante loggiato rinascimentale
  • Un dormitorio con 40 celle
  • Una biblioteca imponente, completata nel 1544, con tre navate e 19 banchi per lato
  • Un’aula di teologia per la formazione dei domenicani

L’abbandono e la rinascita come polo culturale

Durante l’epoca napoleonica, il convento venne confiscato e trasformato in caserma militare. Successivamente, nel 1866-67, divenne proprietà dello Stato, ma il lungo periodo di abbandono portò al degrado dell’edificio.

Nel 1978, parte della copertura e della facciata sud crollarono, rendendo urgente un intervento di recupero.

Nel 2000 iniziò un grande progetto di restauro che restituì nuova vita al complesso, trasformandolo in un moderno polo museale. La prima grande mostra, inaugurata nel 2006, fu dedicata a Marco Palmezzano, il maestro del Rinascimento romagnolo.

Cosa vedere al Museo San Domenico?

Visitare il Museo San Domenico significa immergersi in un viaggio tra arte, architettura e storia. Le sue sale ospitano opere straordinarie, mentre gli spazi espositivi accolgono mostre di livello internazionale.

La Pinacoteca Civica

La collezione permanente offre un percorso artistico che attraversa secoli di storia. Tra le opere più significative troviamo capolavori di:

  • Melozzo da Forlì – Il maestro della prospettiva rinascimentale;
  • Beato Angelico – Con dipinti di straordinaria intensità spirituale;
  • Guido Cagnacci – Celebre per la sensualità delle sue figure barocche.

La Chiesa di San Giacomo Apostolo

L’ex chiesa conventuale è oggi uno spazio espositivo unico, utilizzato per le grandi mostre temporanee. L’atmosfera suggestiva delle sue navate rende ogni esposizione ancora più emozionante.

Chiesa di San Giacomo

Il Refettorio e i suoi affreschi

Durante i restauri del 1996, sono emersi affreschi del XVI secolo, attribuiti a Girolamo Ugolini. Tra le opere più affascinanti troviamo:

  • Una grande Crocifissione al centro;
  • Episodi della vita di San Domenico sulle pareti;
  • Il miracolo dei pani di San Domenico sulla parete sud.

Le grandi mostre temporanee: appuntamenti da non perdere

I Musei San Domenico sono famosi per le loro mostre di respiro internazionale, che attraggono visitatori da tutta Italia e oltre. Tra le esposizioni più celebri del passato ricordiamo:

  • Piero della Francesca. Indagine su un mito
  • Wildt. L’anima e le forme tra Michelangelo e Klimt
  • Ulisse. L’arte e il mito

Oltre alle mostre d’arte Il San Domenico di Forlì ha ospitato anche mostre fotografiche di caratura internazionale :

  • Steve McCurry
  • Sebastiao Salgado
  • Elliott Erwitt,
  • Ferdinando Scianna 
  • Eve Arnold

Mostra in corso (2025): Il ritratto dell’artista

Dal 22 febbraio al 29 giugno 2025, il museo ospita “Il ritratto dell’artista. Nello specchio di Narciso”, una straordinaria esposizione che racconta la storia dell’autoritratto attraverso oltre 300 opere, dall’antichità al Novecento.

  • Come si è evoluta l’immagine di sé nell’arte?
  • Qual è il legame tra l’autoritratto e il moderno concetto di selfie?

Questa mostra è un’occasione imperdibile per scoprire come gli artisti si sono rappresentati nei secoli!

Informazioni utili per la visita

  • Indirizzo: Piazza Guido da Montefeltro, Forlì
  • Orari:
    • Lunedì – Venerdì: 9:30 – 19:00
    • Sabato, Domenica e Festivi: 9:30 – 20:00
    • (biglietteria chiude un’ora prima)
  • Biglietti:
    • Intero: 14€
    • Ridotto: 12€
    • Bambini sopra i 6 anni: 5€
    • Acquistabili anche online

Per maggiori dettagli, visita il sito ufficiale Museo San Domenico Forlì.

Perché visitare il Museo San Domenico?

Se ami l’arte o vuoi scoprire la storia di Forlì attraverso i suoi tesori, il Museo San Domenico è una tappa imperdibile!

Ecco perché vale la pena visitarlo:

  • È uno dei più importanti poli museali d’Italia
  • Ospita mostre di livello internazionale
  • Il complesso architettonico stesso è un capolavoro storico
  • È il luogo perfetto per un viaggio nell’arte e nella storia

Dopo una giornata tra capolavori e cultura, concediti un momento di relax e ospitalità: Il Pozzo degli Aforismi è il rifugio perfetto per un soggiorno a Forlì all’insegna della tranquillità e del comfort.

Forlì ti aspetta: vieni a vivere l’arte ai Musei San Domenico!

Piazza Saffi: il cuore di Forlì tra storia arte e curiosità

Forlì, una città ricca di storia, arte e cultura, custodisce nel suo cuore una delle piazze più affascinanti e suggestive dell’Emilia-Romagna: Piazza Aurelio Saffi. Questo grande spazio, elegante e ricco di storia, è il luogo perfetto per iniziare la tua visita in città. Passeggiando tra le sue architetture imponenti e le sue strade ricche di storia, scoprirai un angolo d’Italia che conserva l’essenza autentica del passato e un’atmosfera accogliente.

Oggi ti accompagno alla scoperta di questa piazza straordinaria, tra monumenti, segreti sotterranei e curiosità che ti faranno innamorare di Forlì.

Un po’ di storia: Dall’antica Forum Livii alla Piazza Saffi di oggi

Piazza Saffi esiste da sempre, o quasi!

La Piazza, così come la vedi oggi, ha subito numerose trasformazioni nel corso dei secoli.

Dal periodo romanico al medioevo

Le sue origini risalgono all’epoca romana, quando era conosciuta come Forum Livii, ed era già un’importante centro di scambi e attività commerciali, tanto che Forlì era considerata una delle città più importanti della via Emilia.

Ma è solo nel Medioevo che la piazza assume le dimensioni attuali. Infatti gran parte dell’attuale piazza, prima del 1212 era un grande orto conosciuto come “il Campo dell’Abate” perché apparteneva all’Abate di San Mercuriale. Solo in quell’anno il campo fu ceduto alla comunità forlivese e nacque la “grande piazza”.

Il suo impianto urbanistico perciò affonda le radici nel Medioevo, quando il cuore cittadino era strutturato attorno a un sistema di mercati e botteghe artigiane ed era il punto nevralgico della città, con mercati, celebrazioni e perfino esecuzioni pubbliche.

Ebbene si, questa grande piazza ha visto il susseguirsi di eventi storici significativi, come:

  • la battaglia del sanguinoso mucchio del 1282 (ricordata da Dante Alighieri nella Divina Commedia) dove l’esercito inviato dal Papa per sottomettere Forlì al suo volere, fu sconfitto da un gruppo di Ghibellini forlivesi guidati da Guido da Montefeltro;
  • Le dispute per la gestione del potere cittadino intercorsi fra Guelfi (famiglia degli Orgogliosi) e Ghibellini (famiglia Ordelaffi);
  • l’eccidio di Giorolamo Riario, avvenuto nel 1488 , dentro l’attuale palazzo comunale, considerato uno degli episodi più drammatici della storia forlivese. Girolamo Riario marito di Caterina Sforza signora di Forlì, fu assassinato in un complotto ordito da alcune famiglie nobili forlivesi, tra cui gli Orsi. Fu colto di sorpresa dagli Orsi e dai loro alleati, che lo accoltellarono a morte ed il suo corpo fu gettato dalla finestra.

Queste e altre battaglie hanno segnato profondamente la vita politica e sociale della città tanto da essere considerata una delle città più sanguinose e litigiose dell’epoca.

Dal rinascimento al risorgimento

Piazza Saffi ha visto il susseguirsi di eventi cruciali durante il Rinascimento e il Risorgimento, periodi fondamentali per la storia di Forlì e dell’intera nazione.

Durante il Rinascimento(XV-XVI secolo), Forlì, come molte altre città italiane, visse un periodo di grande fermento culturale e artistico. Piazza Maggiore (così si chiamava all’ora) divenne uno dei centri nevralgici della vita cittadina, ospitando mercati, feste e tornei. Vide la costruzione o il rimaneggiamento di importanti edifici, come il Palazzo Comunale e il Palazzo del Podestà, che ancora oggi ne caratterizzano l’aspetto.

Il Rinascimento portò a Forlì un fiorire di attività artistiche e culturali, con la presenza di importanti artisti, che lasciarono preziose testimonianze della loro opera; uno di questi è il Palmezzano (una delle sue pale è visibile all’interno alla chiesa di San Mercuriale)

Il Risorgimento (XIX secolo) fu un periodo di grandi cambiamenti e di lotte per l’indipendenza e in tutto il paese ci furono moti rivoluzionari e manifestazioni a sostegno dell’indipendenza e dell’unità d’Italia. Piazza Saffi fu spesso teatro di questi eventi e dopo la proclamazione del Regno d’Italia nel 1861, Piazza Saffi divenne un luogo simbolo dell’unità nazionale.

Periodo fascista e seconda guerra mondiale

Durante il periodo fascista, Piazza Saffi subì molte modifiche modifiche architettoniche, a cominciare 1909 quando, durante una manifestazione di movimenti politici con a capo un giovane Benito Mussolini(allora anarchico-socialista), fu abbattuta a picconate la stele dedicata alla Madonna del Fuoco, patrona di Forlì. Successivamente nel 1921 la statua di Aurelio Saffi prese il suo posto e fu issata al centro dell’ellisse dove si trova ora.

Negli anni ’30 volendo dare alla piazza un aspetto più monumentale e moderno, per volere di Mussolini, furono abbattuti diversi palazzi per far posto agli attuali Palazzo delle Poste, Palazzo statale e il Palazzo Talenti Framonti costruiti in stile liberty razionalista.

In questa piazza, anche i lampioni hanno storie da raccontare. Il 18 agosto del 1944 quattro giovani che avevano combattuto nelle file della Resistenza furono appesi ai lampioni di piazza Saffi. I quattro partigiani, dopo essere stati catturati nei boschi intorno a Modigliana, furono dapprima impiccati a Castrocaro Terme e successivamente i loro corpi furono poi portati a Forlì ed esposti al pubblico ludibrio in questa Piazza. Questa è stata una delle pagine più dolorose della storia recente di Forlì, una ferita ancora aperta nella memoria della città.

Infine durante la guerra la piazza fu gravemente danneggiata dai bombardamenti delle forze alleate e vide momenti di grande sofferenza per la popolazione

Come vedi Piazza Saffi nella sua lunga storia ne ha viste di tutti i colori, ma andiamo avanti e parliamo di cose più piacevoli.

Gli edifici storici che circondano la piazza

Passeggiando per Piazza Saffi, si rimane affascinati, oltre che dalla sua grandezza (che con i suoi 87 metri di larghezza e 128 di lunghezza è una delle piazze più grandi d’Italia) dalla varietà degli edifici che la circondano, testimoni di epoche e stili architettonici differenti che si sono succeduti nel tempo.

  • Palazzo Comunale: risalente al XII secolo, è stato più volte rimaneggiato nel corso del tempo. La facciata è in stile neoclassico, con un ampio scalone d’onore che conduce al piano nobile. All’interno si trovano numerose opere d’arte, tra cui affreschi e dipinti di artisti forlivesi.;
  • Palazzo del Podestà: è stato la sede del potere politico della città nel Medioevo. Completamente rimaneggiato nel 1460 quando fu rifatta la facciata in stile gotico;
  • Palazzo Albertini: edificio rinascimentale, fu costruito dalla famiglia Albertini, una delle più importanti di Forlì. La facciata è caratterizzata da finestre con decorazioni in terracotta e da un portale in pietra;
  • Palazzo Talenti Framonti: sede dell’ex credito romagnolo costruito negli anni ’20 del Novecento, è un esempio di architettura eclettica. La facciata è caratterizzata da elementi classici e liberty.
  • Palazzo Serughi sede della camera di commercio è del 1576 e rimaneggiato nel 1800
  • abbazia di San Mercuriale: complesso religioso composto dalla basilica, chiostro e campanile. la Basilica è una delle chiese più antiche di Forlì, fondata nel X secolo. Al suo interno conserva importanti opere d’arte di grande valore, tra cui un sarcofago romano del IV secolo e un ciclo di affreschi del XIV secolo. Il campanile romanico alto ben 75 metri da cui si può vedere l’intera città, ed il chiostro, che risale all’XI secolo;
  • Palazzi statali e palazzo delle Poste : costruiti in stile razionalista durante il periodo fascista.

La statua di Aurelio Saffi

Come abbiamo visto nel corso della storia Piazza Saffi cambiò diversi nomi, dapprima si chiamava il campo dell’abbate, poi Piazza Grande, Piazza Maggiore, Piazza Vittorio Emanuele II ed infine Piazza Aurelio Saffi.

Quest’ultimo nome lo assunse nel 1921 in onore del forlivese Aurelio Saffi, patriota e politico italiano, repubblicano, uno dei principali collaboratori di Giuseppe Mazzini.

Aurelio Saffi, figura di spicco del Risorgimento italiano partecipò attivamente alle lotte per l’indipendenza, fu un grande sostenitore dell’unità d’Italia e membro dell’Assemblea Costituente della Repubblica Romana, della quale, dopo le dimissioni di Mazzini, Saffi divenne presidente.

Ed è proprio in suo onore, nel ricordo di questi eventi e del ruolo chiave che ebbe nell’unità d’Italia, che nel 1921, fu issata al centro dell’ellisse una statua in marmo bianco, realizzata dallo scultore Arnaldo Zocchi raffigurante Aurelio Saffi e da quel giorno la Piazza prese il suo nome, Piazza Aurelio Saffi.

Una piccola curiosità nascosta

Probabilmente non sai che sotto Piazza Saffi scorre un corso d’acqua nascosto: il Canale di Ravaldino. Un’importante via d’acqua che in passato aveva un ruolo strategico per la città. Questo canale, che nasce nei pressi della Rocca di Ravaldino, un tempo dimora della leggendaria Caterina Sforza veniva utilizzato sia per scopi difensivi sia per l’approvvigionamento idrico e per portare acqua ai vari mulini del territorio. In alcuni punti della città è possibile visitare tratti scoperti di questo percorso sotterraneo.

La leggenda narra che Caterina sforza, riuscì a fuggire all’attentato che vide la morte di suo marito Girolamo Riario proprio grazie questo canale sotterraneo attraverso al quale raggiunse velocemente la Rocca.

Perché visitare Piazza Saffi?

È il cuore di Forlì, un mix perfetto di storia, arte e vita cittadina. È il luogo ideale per una passeggiata, un caffè all’aperto o qualche scatto fotografico.

Visitare Piazza Saffi significa fare un tuffo nella storia, respirare l’atmosfera autentica di Forlì e ammirare capolavori architettonici che raccontano secoli di vicende umane.

Che tu sia appassionato di storia, amante dell’arte o semplicemente curioso per natura, questa piazza saprà conquistarti con il suo fascino senza tempo.

Oggi qui si svolgono mercati, fiere, eventi culturali e manifestazioni che rendono la piazza un luogo sempre accogliente.

Ogni lunedì e venerdì mattina ospita il mercato cittadino.

Durante l’anno, la piazza si anima con eventi culturali, festival e concertini, specialmente nei weekend e nelle calde serate estive.

A dicembre, diventa magica con i mercatini di Natale, le luminarie e la pista di pattinaggio sul ghiaccio.

E poi cosa c’è di meglio che fermarsi in uno dei bar della piazza per godersi un caffè o un aperitivo? Qui puoi sederti, rilassarti e osservare il via vai della città, proprio come fanno i forlivesi! I ristoranti che si affacciano sulla piazza offrono l’opportunità di gustare le delizie della cucina romagnola, mentre le panchine invitano a una sosta per ammirare il panorama circostante.

Forlì ti aspetta: vieni a scoprire Piazza Saffi questo gioiello nascosto dell’Emilia-Romagna.
Ti garantisco che ne rimarrai affascinato!




E dopo aver esplorato il centro, cosa c’è di meglio che rientrare in un posto accogliente, curato nei dettagli e perfetto per ricaricare le energie? Prenota il tuo soggiorno a “Il Pozzo degli Aforismi” e vivi Forlì con tutto il comfort che meriti!