I Palazzi di Forlì: Un Viaggio tra Storia, Arte e Identità

Passeggiare per Forlì è come sfogliare un libro di storia a cielo aperto. Forlì è una città che porta le tracce del suo passato nei suoi edifici più antichi e prestigiosi. I palazzi dei vari rioni raccontano storie di nobili famiglie, figure ecclesiastiche e trasformazioni urbanistiche avvenute nei secoli. Dietro le sue facciate eleganti, i portali decorati e le finestre scolpite si celano secoli di storia, arte e vicende umane. Passeggiando per il centro storico, è impossibile non restare affascinati dai suoi palazzi nobiliari, ognuno con il proprio carattere e un passato che merita di essere raccontato.
Oltre alle sue affascinanti piazze, la città romagnola custodisce un patrimonio architettonico sorprendente, che scopriremo insieme in questo itinerario fra i palazzi più significativi e affascinanti di Forlì, da quelli celebri a quelli meno conosciuti, ma non per questo meno importanti.

Il Palazzo Paolucci De Calboli: eleganza nobiliare a un passo da San Mercuriale

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Proprio accanto all’imponente Abbazia di San Mercuriale, affacciato su Largo De Calboli, sorge uno degli edifici più eleganti del centro storico di Forlì: Palazzo Paolucci De Calboli.

Questa raffinata residenza nobiliare, appartenuta all’omonima famiglia forlivese, rappresenta un perfetto esempio di architettura settecentesca, con una facciata sobria ma armoniosa, decorata da lesene e finestre simmetriche.

Il palazzo custodisce interni affrescati e ambienti ricchi di storia, che in passato ospitarono figure di spicco della cultura e della politica romagnola.

Oggi il palazzo non è visitabile all’interno, ma il suo esterno affascina ancora i visitatori che percorrono il centro, offrendo un angolo pittoresco e fotografico proprio a ridosso di una delle chiese più iconiche della città.

Se passeggi in zona, non dimenticare di alzare lo sguardo: ogni dettaglio racconta una storia di nobiltà e radicamento nel cuore di Forlì.

Palazzo Piazza De Calboli: la Prefettura tra storia e istituzioni

Nel cuore di Forlì, precisamente in Piazza Ordelaffi, perfettamente inserito tra le vie eleganti che circondano Piazza Saffi, sorge un edificio austero ed imponente: Palazzo Piazza De Calboli, attuale sede della Prefettura di Forlì-Cesena.

Costruito tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo, il palazzo prende il nome dalla famiglia Piazza De Calboli, antica casata forlivese che ne fece la propria residenza nobiliare.

L’edificio, con la sua facciata sobria ma armoniosa, è oggi uno dei simboli del potere amministrativo e istituzionale della città.

I suoi spazi interni, riservati alle funzioni prefettizie, custodiscono ambienti eleganti e decorazioni d’epoca, che testimoniano il prestigio della sua storia. Molto bello il suo giardino interno aperto al pubblico solo in occasioni parti.

Palazzo Gaddi: tra rigore medievale e fasti barocchi

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Passeggiando lungo Corso Garibaldi, quasi a metà strada tra la piazza principale e Porta Schiavonia, ci si imbatte in uno dei palazzi più affascinanti di Forlì: Palazzo Gaddi.

A prima vista, la sua facciata sobria e imponente richiama l’austerità delle architetture medievali, con linee semplici e severe che tradiscono le sue antiche origini. Ma è varcando la soglia che si compie la vera magia: gli ambienti interni, restaurati nel Settecento, si aprono a una scenografia barocca ricca di stucchi, affreschi e decorazioni sontuose.

Questo contrasto tra esterno ed interno rende il palazzo unico nel suo genere, quasi a simboleggiare la duplice anima della città, tra tradizione e rinnovamento.

Un tempo dimora della nobile famiglia Gaddi, il palazzo è oggi sede di due importanti istituzioni culturali forlivesi: il Museo del Risorgimento, che racconta le vicende locali legate all’Unità d’Italia, e il Museo Romagnolo del Teatro, un vero e proprio scrigno dedicato alla storia del teatro in Romagna, con costumi, scenografie e cimeli curiosi.

Camminare tra queste sale è come fare un viaggio nel tempo, tra passioni patriottiche e sipari alzati.

Palazzo Gaddi è uno di quei luoghi dove la cultura si respira a pieni polmoni. Un piccolo gioiello nel cuore della città, che troppo spesso sfugge agli sguardi frettolosi ma che merita di essere scoperto con lentezza e meraviglia.

Palazzo Orsi Mangelli: eleganza barocca tra storia e design contemporaneo

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Lungo Corso Armando Diaz, si erge Palazzo Orsi Mangelli, un edificio che racconta secoli di storia e trasformazioni.

Originariamente costruito nel XVIII secolo dalla famiglia Merlini, il palazzo fu acquistato nel 1802 dal cardinale Paolo Orsi Mangelli, che ne arricchì la facciata con elementi barocchi, conferendogli l’aspetto imponente che ancora oggi possiamo ammirare.

La struttura presenta una pianta quadrata con un cortile interno circondato da una loggia.

La facciata principale, rimasta intatta nel suo stile barocco, è caratterizzata da due grandi portali in pietra sormontati da balconi, lesene e finestre incorniciate. All’interno, si possono ancora apprezzare decorazioni pittoriche attribuite al quadraturista bolognese Angelo Zaccarini, risalenti alla seconda metà del XVIII secolo.

Nel corso del tempo, il palazzo ha subito diverse ristrutturazioni, tra cui un’importante intervento nel 1925 su progetto dell’architetto milanese Ariodante Bazzero. In questa occasione, furono apportate modifiche significative, come l’apertura di un secondo portale d’ingresso sulla facciata.

Oggi, Palazzo Orsi Mangelli ospita la sede principale di Luxury Living Group, azienda leader nel settore dell’arredamento di lusso. Dal 2013, il palazzo è stato trasformato in un elegante showroom che espone le collezioni di marchi prestigiosi come Trussardi Casa, Versace Home e Dolce&Gabbana Casa, mantenendo intatto il fascino storico dell’edificio.

Visitare Palazzo Orsi Mangelli significa immergersi in un luogo dove il passato e il presente si incontrano armoniosamente, offrendo uno spaccato unico della storia architettonica e culturale di Forlì.

Palazzo Benzi (ex Democrazia Cristiana): Memorie del Novecento

Conosciuto fino a poco tempo fa come sede della Democrazia Cristiana, questo edificio in realtà è lo storico Palazzo Benzi. Nel tempo il palazzo fu oggetto di diversi passaggi di proprietà (dai Guarini ai Benzi ed infine ai Silingardi) e diversi cambi d’uso.

Dal 1865 fu sede della società filodrammatica, nel 1927 divenne sede dell’Opera Nazionale Balilla, Casa della giovane Italia nel 1933 ed infine sede della democrazia cristiana nel dopoguerra.

Negli anni della Prima Repubblica, Palazzo Benzi della Democrazia Cristiana fu il cuore pulsante della vita politica forlivese. Situato in una posizione strategica, questo edificio ha ospitato per decenni riunioni, comizi, incontri con grandi nomi della politica italiana.

Sebbene architettonicamente sia meno appariscente rispetto ad altri palazzi storici, ha un forte valore simbolico: rappresenta una fase cruciale della storia del dopoguerra, fatta di ricostruzione, ideali e partecipazione democratica.

La facciata sobria, fu ridisegnata da Virginio Stramigioli sullo stile del tardo ottocento, con volumi decisi e un ruolo chiave nella vita politica del secolo scorso. Il piano nobile conserva decorazioni settecentesche di Giuseppe Marchetti.

Oggi dopo decenni in stato di abbandono è stato venduto all’asta e speriamo venga riqualificato quanti prima.

Palazzo Merenda: La Cultura che Abita i Palazzi

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Nel cuore di Forlì, al civico 72 di Corso della Repubblica, sorge il Palazzo del Merenda, un edificio che incarna secoli di storia e trasformazioni.

Costruito nel 1722 su progetto del frate architetto Giuseppe Merenda, il palazzo nacque come “Ospedale Casa di Dio per gli Infermi”, destinato a diventare il principale luogo di cura della città. La sua struttura originaria, con pianta a croce e cortili interni, rifletteva le esigenze funzionali dell’epoca.

Dopo la costruzione del nuovo Ospedale Giovan Battista Morgagni nel 1922, il palazzo fu riconvertito a sede culturale, ospitando la Biblioteca Comunale “Aurelio Saffi”, la Pinacoteca Civica “Melozzo degli Ambrogi”, il Museo Archeologico “Antonio Santarelli” e il Museo Etnografico Romagnolo “Benedetto Pergoli”.

Oggi sede della Biblioteca Comunale “Aurelio Saffi”, Palazzo Merenda è uno degli esempi più belli di come un palazzo nobiliare possa trasformarsi in centro culturale.

Le sue sale ospitano preziosi manoscritti antichi, volumi rari e opere d’arte che raccontano la storia di Forlì dal Medioevo al Novecento, oltre ad eventi letterari e mostre.

Palazzo Merenda è il luogo ideale per chi desidera immergersi nella cultura locale, tra silenzi, arte e conoscenza.

N.B: Attualmente, il Palazzo del Merenda è oggetto di un importante intervento di ristrutturazione, volto a restituire alla città uno dei suoi luoghi simbolo della cultura. Nel frattempo, alcune delle opere più significative delle collezioni civiche sono esposte in mostre temporanee, come quella dedicata a Guercino a Cento, altre come la Ebe del Canova trasferite ai musei San Domenico

Ex Ospedale Morgagni: Archeologia della Medicina

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Tra i palazzi storici di Forlì merita una menzione speciale anche l’ex Ospedale Giovan Battista Morgagni, un esempio unico di architettura ospedaliera del primo Novecento.

Progettato dall’architetto ravennate Giovanni Tempioni nel 1907 e aperto al pubblico nel 1915, l’edificio fu pensato secondo il modello delle cosiddette “Nightingale wards”, ovvero strutture ospedaliere a padiglioni separati, concepite per garantire igiene, luce e funzionalità.

La facciata, semplice e imponente, richiama l’estetica dell’edilizia industriale dell’epoca, con un corpo centrale sporgente e grandi bifore sormontate da archi ribassati. Un lungo frontone corre lungo tutta la sommità dell’edificio, nascondendone la copertura a padiglione e conferendogli un aspetto compatto e austero.

All’interno, le sale d’ingresso erano arricchite da epigrafi commemorative e sculture firmate da artisti come Bernardino Boifava, Giuseppe Canalini, Roberto de Cupis e Ugo Savorana, che rendevano omaggio alle figure più illustri della medicina forlivese.

Nel 1939 fu costruito anche il Padiglione Maternità, su progetto dell’architetto cesenate Aldo Zacchi, grazie all’intervento di Manlio Morgagni: un ampliamento significativo, inaugurato nel 1941, che testimoniava il continuo evolversi della struttura al servizio della comunità.

Sebbene l’attività ospedaliera si sia trasferita, l’ex ospedale Morgagni resta un importante esempio di architettura sanitaria storica e un punto di riferimento nella memoria cittadina.

Oggi l’ex ospedale Morgagni è sede dell’università.

Palazzo dei Padri della Missione: Tra Fede e Carità

Su Piazza Giovan Battista Morgagni, si erge il maestoso Palazzo dei Padri della Missione, noto anche come Palazzo dei Signori della Missione o Palazzo della Provincia.

Costruito tra il 1713 e il 1742 per volontà del cardinale Fabrizio Paolucci, l’edificio fu destinato a ospitare i Padri della Congregazione della Missione di San Vincenzo de’ Paoli.

La sua facciata in cotto, tipica del “rosso forlivese”, e la cappella interna progettata nel 1721 da Giuseppe Merenda, conferiscono al palazzo un’eleganza sobria e austera.

Nel corso dei secoli, il palazzo ha vissuto diverse trasformazioni: durante l’occupazione francese fu convertito in caserma; successivamente, divenne sede del Ginnasio-Liceo Classico “Giovan Battista Morgagni”, della Biblioteca Civica, della Pinacoteca e dei Musei Civici.

Oggi, il palazzo ospita gli uffici della Provincia di Forlì-Cesena, continuando a essere un punto di riferimento per la vita civica della città.

Palazzo Monsignani: un palazzo dal cuore educativo

A pochi passi da Corso Garibaldi, in via dei Mille al n.3, si trova Palazzo Monsignani, un edificio elegante ma discreto che ha scritto – e continua a scrivere – una pagina speciale nella storia dell’educazione forlivese.

Per molti, come per me, non è solo un palazzo: è un ricordo d’infanzia, di grembiulini, ricreazioni e suore Dorotee che accoglievano i bambini con sorrisi e rigore.

Questo edificio, infatti, è stato per decenni sede della scuola dell’infanzia e della scuola elementare gestita dalle suore maestre Dorotee, educatrici instancabili e profondamente radicate nella comunità cittadina.

In origine appartenuto alla famiglia Lombardini, con legami agli Ordelaffi, passò ai Monsignani per via matrimoniale e fu poi ereditato dai Morattini nel 1749.

Nell’Ottocento divenne sede dell’Istituto delle Suore Dorotee, mantenendo la sua vocazione educativa fino a oggi, anche se oggi è gestito da laici.

Sul piano architettonico, il palazzo si distingue per uno stile sobrio ma armonioso, con una facciata lineare impreziosita da cornici in pietra e grandi finestre che danno luce agli ambienti interni.

Nonostante non presenti decorazioni barocche o fasti rinascimentali, Palazzo Monsignani è un perfetto esempio di architettura civile settecentesca, pensata per ospitare una funzione precisa: l’accoglienza e la formazione.

Gli interni, distribuiti su più livelli, eleganti e riservati, custodiscono ancora quell’atmosfera ovattata tipica degli istituti religiosi, con ampie aule, corridoi silenziosi e un giardino interno che sembra un mondo a sé.

Il cortile interno, con le eleganti colonne e lo stemma di famiglia, è solo l’inizio di un viaggio tra affreschi e stucchi preziosi: sale decorate da artisti come Annibale Marabini, Angelo Zaccarini e Giacomo Zampa, con soggetti mitologici e allegorici, testimoniano il gusto raffinato dei Monsignani.

La spiritualità, la cultura dell’accoglienza e l’impegno educativo che lo hanno caratterizzato fin dall’inizio si respirano ancora tra le sue mura.

È bello sapere che, nonostante il tempo che passa e i cambiamenti che investono ogni istituzione, ci siano luoghi come questo in cui la memoria e il presente continuano a dialogare.

E non manca un tocco di storia contemporanea: nel 1986 Papa Giovanni Paolo II vi sostò durante la sua visita a Forlì, lasciando un ricordo ancora intatto in una delle stanze al pianterreno.

Monte di Pietà: carità e giustizia sociale

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Al civico 45 di Corso Garibaldi, si erge il Palazzo del Monte di Pietà, un edificio che racconta oltre cinque secoli di storia cittadina e incarna i valori di solidarietà e giustizia sociale propri della Forlì rinascimentale.

Costruito nella prima metà del Cinquecento, il palazzo fu realizzato sulle rovine dell’antico Palazzo della famiglia Orsi, demolito per ordine di Caterina Sforza nel 1488, in seguito all’assassinio del marito Girolamo Riario. Al suo posto, nel 1511, venne istituito il Monte di Pietà: un’istituzione nata per offrire credito a condizioni eque e contrastare l’usura, con l’obiettivo di aiutare le fasce più deboli della popolazione.

La facciata del palazzo, sobria ed essenziale, riflette la vocazione etica e morale dell’edificio: nessuna ostentazione, solo solidità e autorevolezza, in linea con la funzione caritatevole che vi si svolgeva. All’interno, è ancora possibile intravedere le tracce dell’antica organizzazione degli spazi: le sale in cui si gestivano i pegni, i documenti e le trattative testimoniano un’operosità silenziosa e discreta.

Per secoli, il Monte di Pietà ha rappresentato una vera ancora di salvezza per molti forlivesi, erogando prestiti a interessi minimi o nulli, grazie alla gestione da parte di enti religiosi e civili che ne garantivano l’integrità.

Nel 2007, l’edificio ha conosciuto una nuova rinascita: è divenuto sede della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, che ne ha curato un importante restauro conservativo, restituendolo alla città in tutto il suo valore storico e culturale. Oggi il palazzo è un vivo centro culturale, che ospita mostre, eventi e iniziative legate alla promozione del patrimonio locale, dimostrando come la memoria storica possa trasformarsi in una risorsa per il futuro.

Il Palazzo del Monte di Pietà continua così a raccontare la storia di una Forlì solidale, fedele ai suoi ideali di giustizia sociale, cultura e attenzione al bene comune.

Palazzo Casa del Mutilato: la memoria scolpita nella pietra

Costruito negli anni Trenta del Novecento, la Casa del Mutilato è un esempio tipico di architettura razionalista, caratterizzata da linee severe, materiali duri e una forte simbologia patriottica.

L’edificio fu concepito per accogliere i reduci della Prima Guerra Mondiale e le associazioni a loro dedicate.

All’esterno, bassorilievi e iscrizioni celebrano il sacrificio dei combattenti, mentre l’interno conserva ancora l’impostazione originale, con ampie sale per le assemblee.

È un luogo della memoria, che parla della sofferenza e del coraggio, ma anche della volontà di rinascita di un’intera generazione. Visitandolo, si respira il senso di rispetto e gratitudine che la città ha voluto esprimere verso i suoi eroi.

Altri palazzi non meno importanti ed affascinanti

  • Palazzo Reggiani: si trova in Corso Giuseppe Garibaldi 161, è un palazzo di linee classiche e compostezza estrema, uno degli esempi dell’architettura borghese di fine Ottocento, con una facciata lineare che nasconde interni decorati con gusto. Perfetto per chi ama l’equilibrio e la discrezione;
  • Palazzo Romagnoli: in via Albicini 12, Ospita la collezione permanente del Novecento e molte mostre temporanee. Fu dimora signorile, poi sede scolastica e infine centro espositivo. Una trasformazione che racconta l’anima mutevole di Forlì;
  • Palazzo Guarini: Corso Garibaldi 94, costruito per volere della nobile famiglia Guarini, il palazzo affaccia su una delle vie principali del centro. Il portale in pietra e le finestre decorate testimoniano l’importanza sociale dei suoi abitanti.
  • Palazzo Hercolani: tra i più scenografici della città, si trova in via Maroncelli n 10. La facciata imponente e gli interni decorati da affreschi rendono questo edificio una tappa imprescindibile. Oggi sede generale dell’Unieuro
  • Palazzo Sangiorgi: in corso Garibaldi 98, sede del Liceo Musicale “Angelo Masini”, è un luogo dove l’arte continua a vivere. L’edificio conserva splendidi dettagli liberty e una corte interna che merita di essere scoperta.
  • Palazzo Sassi Masini: si trova in via Sassi, in angolo nascosto della città, è una vera perla. Con i suoi interni decorati e una storia legata alla nobiltà rurale, è uno dei luoghi più affascinanti e riservati della città. Oggi residenza universitaria.
  • Palazzo Foschi Numai: è uno dei pochi esempi di urbanistica medievale rinascimentale presente in città. Costruito dalla famiglia Foschi nel XIII secolo, l’edificio si distingue per la facciata ordinata e armoniosa. Il piano terra conserva ancora un aspetto rinascimentale, oltre al giardino all’italiana vi è un cortile porticato su tre lati del quattrocento. Oggi sede del museo ornitologico (via Pedriali 12)

Conclusione: un viaggio tra storia, arte e accoglienza

Passeggiare tra i palazzi storici di Forlì è come sfogliare un libro di pietra, dove ogni edificio racconta un capitolo diverso della nostra città: dalle residenze nobiliari agli istituti religiosi, dagli spazi culturali alle architetture rinascimentali, ogni facciata e ogni salone parlano di epoche passate, di personaggi illustri e di una comunità che ha saputo evolversi senza dimenticare le proprie radici.

Se desideri vivere questa atmosfera unica in prima persona, ti invito a soggiornare a “Il Pozzo degli Aforismi”, la mia accogliente locazione turistica pensata proprio per chi ama scoprire l’anima autentica del territorio. Un luogo curato, confortevole e pieno di piccoli dettagli.

E se hai già visitato qualcuno di questi palazzi, oppure ne conosci altri che ti hanno colpito, lascia un commento qui sotto: il tuo contributo arricchisce il blog e può ispirare altri viaggiatori curiosi come te!

Il lungo weekend del 2 giugno 2025: itinerario di 3 giorni in Romagna

Il ponte del 2 giugno si presenta come un’opportunità per immergersi in uno scrigno di tesori: un itinerario studiato per chi desidera allontanarsi dalla routine quotidiana e abbracciare la bellezza multiforme di una regione unica. “La Romagna non si racconta, si vive.” Questa affermazione racchiude l’essenza di una terra che pulsa di storia, vibra di una natura generosa e accoglie con il calore di tradizioni autentiche. Se cerchi un percorso che intrecci il fascino delle città d’arte, la serenità dei paesaggi appenninici e la rigenerante energia del mare Adriatico, questi 3 giorni in Romagna sono stati pensati proprio su misura per te.

Preparati a un viaggio che saprà conquistarti ad ogni tappa!

Giorno 1: Forlì – Un tuffo nel cuore storico, artistico e verde della Romagna

Il viaggio inizia a Forlì, nel cuore della Romagna, una città che sa sorprendere con la sua atmosfera e un patrimonio storico e culturale senza pari.

Dopo un risveglio all’insegna della tranquillità, ti consiglio di fare una passeggiata e immergerti nella maestosa Piazza Aurelio Saffi, circondata da imponenti edifici storici, la piazza è un vero e proprio palcoscenico che narra secoli di vita e cultura forlivese. Ammirate l’imponente Abbazia di San Mercuriale, con il suo campanile romanico, che svetta verso il cielo come fiero guardiano della città, testimone silenzioso di un passato intriso di spiritualità e arte.

Questa abbazia benedettina, dalle origini antichissime, custodisce al suo interno pregevoli opere d’arte e un’atmosfera di spiritualità palpabile

Prosegui verso il Palazzo Comunale, autentico gioiello architettonico che narra le vicende politiche e sociali della città attraverso i suoi porticati e le sue sale riccamente decorate.

Poco distante dal Palazzo Comunale si erge il Duomo di Santa Croce, simbolo di una tradizione popolare profonda e sincera. Presenta una facciata neoclassica e interni solenni.

La mattinata si arricchisce con una visita ai Musei San Domenico, un polo di primaria importanza, veri scrigni di tesori artistici e culturali che spaziano dalla pittura rinascimentale alle testimonianze archeologiche del territorio, a cui si affiancano mostre temporanee di respiro internazionale, in questo periodo ospita la mostra temporanea “il ritratto dell’artista“.

Nel pomeriggio, se il tempo lo permette, concediti una passeggiata rilassante lungo il Parco Urbano Franco Agosto: un’oasi verde nel cuore della città. Tra sentieri alberati, fontane zampillanti e angoli attrezzati con panchine e piccole aree gioco, potrete godervi un prezioso contatto con la natura, ricaricando le energie dopo l’immersione nella vita cittadina. Qui puoi fermarti per un caffè o una piadina in uno dei chioschi del parco, osservando la vivace vita locale.

La serata a Forlì sarà un’occasione imperdibile per deliziare il palato con i sapori autentici della cucina romagnola. Perditi tra i caratteristici ristorantini del centro storico, assaggiando prelibatezze come i cappelletti in brodo, i passatelli, la piadina farcita con salumi e formaggi locali, e magari accompagnando il tutto con un bicchiere di Sangiovese, il re dei vini romagnoli.

Giorno 2: Alla scoperta della Valle del Montone – Tra la maestosità dell’Acquacheta e il fascino medievale di Portico di Romagna

Il secondo giorno ti consiglio una gita fuori porta lontano dal trambusto cittadino, nel cuore verde dell’Appennino forlivese, la Valle del Montone.

Lasciati alle spalle il ritmo della città e preparati a immergerti in un paesaggio di incomparabile bellezza, dove boschi rigogliosi e cascate impetuose ti attendono.

La meta principale della mattinata è la maestosa cascata dell’Acquacheta, un luogo intriso di storia e fascino letterario, reso celebre dai versi di Dante Alighieri nella sua Divina Commedia.

cascata dell’acquacheta

Il percorso escursionistico che conduce alla cascata è relativamente semplice e accessibile a tutti, snodandosi attraverso una vegetazione lussureggiante, accompagnati dal rilassante suono dell’acqua che scorre.

Giunto alla cascata, lo spettacolo è mozzafiato: un potente salto d’acqua che si infrange sulle rocce sottostanti, creando un ambiente incantato, perfetto per immortalare ricordi indelebili.

Per il pranzo, abbandonati al piacere di un picnic all’aria aperta in uno dei tanti angoli suggestivi lungo il percorso o nei pressi della cascata. In alternativa, puoi gustare una tradizionale piadina romagnola preparata al chiosco di San Benedetto, o un pranzo in un ristorante di San Benedetto dove i sapori genuini dei prodotti tipici della zona sono una garanzia.




«Come quel fiume c’ha proprio cammino
prima dal Monte Viso ‘nver’ levante,
da la sinistra costa d’Apennino,
che si chiama Acquacheta suso, avante
che si divalli giù nel basso letto,
e a Forlì di quel nome è vacante,
rimbomba là sovraSan Benedetto dell’Alpe
per cadere ad una scesa
ove dovea per mille esser recetto;
così, giù d’una ripa discoscesa,
trovammo risonar quell’acqua tinta,
sì che ‘n poc’ora avria l’orecchia offesa.»

Divina commedia , inferno xvi

Lungo la strada che scende a Portico, è d’obbligo una fermata a Bocconi. Nascosto tra i boschi della Valle del Montone, il Ponte della Brusìa è un elegante ponte medievale in pietra a schiena d’asino, costruito per collegare i poderi della zona. Con il suo fascino antico e il paesaggio incontaminato che lo circonda, è una tappa ideale per chi ama passeggiate nella natura, fare un bagno nelle fresche acque del montone e fotografare scorci da cartolina.

Portico di Romagna, ponte della brusia, cascata del lavane, ruscello acquacheta

Nel pomeriggio ti porto alla scoperta di Portico di Romagna, uno dei borghi più affascinanti e meglio conservati d’Italia, insignito della Bandiera Arancione dal Touring Club Italiano.

Qui, il tempo sembra essersi fermato: passeggia tra le strette vie acciottolate, ammira l’elegante ponte medievale a schiena d’asino che attraversa il fiume Montone e lasciati sorprendere dalle antiche case torri che si ergono fiere, narrando storie secolari.

L’atmosfera qui è sospesa nel tempo, e ogni angolo narra storie secolari, facendoti sentire parte integrante di un passato vivido e accogliente unita alla calorosa accoglienza degli abitanti, rende questo angolo di Romagna un vero e proprio tesoro da scoprire e custodire.

Giorno 3: Una rinfrescante fuga al mare a Cesenatico

L’ultimo giorno del nostro itinerario è dedicato al mare, per concederti una pausa rigenerante all’aria aperta e al suono rilassante delle onde.

A poco più di mezz’ora da Forlì, Cesenatico ti attende con il suo caratteristico fascino marinaro e una vivace atmosfera che unisce storia e relax.

Inizia la giornata con una passeggiata lungo il Porto Canale Leonardesco, progettato da Leonardo da Vinci, dove le barche dai colori sgargianti e le tradizionali case dei pescatori raccontano di secoli di tradizione marinara.

La visita al Museo della Marineria ti permetterà di scoprire le storie dei marinai che hanno solcato l’Adriatico e di apprezzare il retaggio culturale che rende Cesenatico così speciale.

Trascorri il pomeriggio sulla spiaggia attrezzata, lasciandoti coccolare dal sole e dalla brezza marina, mentre per il pranzo deliziati con i sapori del pesce fresco.

Conclusione: Un mosaico di emozioni nel cuore della Romagna

Questo itinerario per il ponte del 2 giugno in Romagna è un invito a vivere una terra che sa sorprendere ad ogni angolo, unendo la ricchezza della storia e dell’arte con la genuinità di una natura inconfondibile e la freschezza del mare Adriatico.

Dalla vivacità di Forlì alla suggestione dei borghi medievali, dalla maestosità delle cascate dell’Acquacheta al fascino intramontabile di Cesenatico, ogni tappa è un tassello di un mosaico di emozioni, pensato per farti vivere un’esperienza autentica e memorabile.

Per completare questo percorso, ti consigliamo di scegliere come base il Pozzo degli Aforismi a Forlì, un luogo d’eccellenza che coniuga ospitalità e attenzione ai dettagli, garantendo un soggiorno indimenticabile in ogni sua sfumatura.

Lasciati ispirare, prepara le valigie e preparati a scoprire la Romagna con occhi nuovi. Questa terra non si racconta, si vive!

Scrivimi nei commenti quale itinerario ti ispira di più, ti aspetto in Romagna.

Rocca di Ravaldino: un viaggio nella storia e nei misteri di Forlì

Nel cuore di Forlì, tra le vie del centro si erge la Rocca di Ravaldino, un tempo baluardo di potere e simbolo di resistenza. Non è solo una fortezza: è una pagina viva della storia forlivese, raccontata pietra dopo pietra, segnata da assedi, prigionie, segreti e una donna straordinaria: Caterina Sforza.

Oggi ti accompagno alla scoperta di questo luogo che ha vissuto assedi, trasformazioni e leggende, e che ancora oggi conserva il fascino dei tempi passati.

Le origini della Rocca di Ravaldino

La rocca nasce nel XIII secolo, nel quartiere Ravaldino, all’estremità occidentale della città. Fin dall’inizio, la sua funzione era chiara: difendere la città. In quel periodo in cui Forlì era un crocevia strategico di potere e interessi politici.

Pensa alla città medievale: vicoli stretti, case in legno e la necessità di difendersi da attacchi esterni. Fu proprio questa esigenza a dare vita alla Rocca, una fortezza costruita con l’obiettivo di proteggere la città. La sua posizione strategica, vicino all’antico canale di Ravaldino, ne faceva un punto nevralgico per il controllo del territorio.

Nel tempo, la fortezza subì numerosi ampliamenti sotto i vari signori di Forlì, in particolare sotto la signoria degli Ordelaffi, e divenne sempre più imponente: bastioni, torri, mura spesse e un fossato la rendevano pressoché inespugnabile, una delle fortificazioni più solide della Romagna.

Un tempo rifugio e baluardo di difesa, oggi è testimone silenziosa di un passato tumultuoso.

Caterina Sforza e la difesa della Rocca

Di Lorenzo di Credi – https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=1331245

Se c’è un nome che risuona nei corridoi della Rocca, è quello di Caterina Sforza. Duchessa, condottiera, madre e stratega, prese il controllo della città dopo la morte del marito Girolamo Riario, sfidando apertamente gli Ordelaffi e le trame politiche dell’epoca.

Nel 1488, durante un tumultuoso assedio, quando i nemici occuparono la città e presero in ostaggio i suoi figli minacciando di ucciderli, Caterina, che non voleva arrendersi, dal bastione della Rocca gridò: “fate dei miei figli ciò che volete, ho qui lo stampo per farne altri.” e si sollevò la sottana mostrando il pube.
Un’affermazione potente, un grido di resistenza che riecheggia ancora nelle mura della fortezza, una frase diventata simbolo del suo carattere fiero e della sua leggendaria forza d’animo.

Grazie alla sua determinazione e all’appoggio di fedeli armati, la Rocca resistette. Caterina riconquistò il potere, dimostrando al mondo la forza di una donna sola contro tutto e tutti. Per questo è ancora oggi ricordata come “la Tigre di Forlì”.

Da fortezza a carcere: secoli di trasformazioni

foto di Manuela Domenica Pari

Con la conquista dello Stato Pontificio, la Rocca perse la sua funzione militare primaria, diventando carcere pontificio. Durante l’epoca napoleonica venne smantellata parzialmente, ma tornò ad essere luogo di detenzione anche nel periodo successivo.

Per oltre un secolo, è stata carcere maschile della città, chiuso solo alla fine del Novecento. Dietro le sue mura hanno vissuto non solo soldati e nobili, ma anche detenuti comuni e politici. Un luogo di reclusione, ma anche di memorie.

La Rocca oggi: un tesoro da riscoprire

Oggi la Rocca di Ravaldino è in fase di valorizzazione e restauro. Seppur non ancora completamente visitabile, è possibile ammirarne l’esterno, scoprire parte del fossato, i bastioni e partecipare a visite guidate speciali organizzate da enti culturali locali.

Il suo recupero è un passo importante per restituire alla città uno dei suoi simboli più potenti. Un patrimonio storico e architettonico che merita di tornare a vivere, anche attraverso mostre, eventi e iniziative culturali.

Curiosità e leggende

  • Si racconta che nei sotterranei della Rocca si trovino cunicoli e passaggi segreti che un tempo collegavano il castello alla città vecchia.
  • Alcuni alchimisti al servizio di Caterina Sforza avrebbero condotto esperimenti segreti all’interno della fortezza.
  • Nelle celle del carcere furono rinchiusi personaggi noti, tra cui resistenti antifascisti durante la Seconda Guerra Mondiale.

Visitare la Rocca: consigli utili

  • Dove si trova: in viale Salinatore, facilmente raggiungibile a piedi da Piazza Saffi
  • Quando visitarla: in occasioni di aperture straordinarie, Giornate FAI, visite teatralizzate
  • Nei dintorni da vedere: la Chiesa di San Biagio, il canale di Ravaldino, il Museo di San Domenico

Tieniti aggiornato sul sito ufficiale del Comune di Forlì e sulle pagine social delle associazioni culturali per sapere quando poter entrare nella Rocca!

Conclusione

La Rocca di Ravaldino è molto più di un edificio: è la memoria viva di Forlì, testimone silenziosa di lotte, passioni, segreti e speranze. Un luogo da conoscere, rispettare e valorizzare, per non perdere il legame con le nostre radici.

E tu? Hai mai passeggiato accanto alla Rocca? Conoscevi la storia di Caterina Sforza? Scrivimi nei commenti o raccontami la tua esperienza: sarò felice di leggerla!


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Forlì Liberty: Viaggio nell’eleganza del primo Novecento

Forlì è una città che nasconde tesori inaspettati, tra cui un patrimonio Liberty affascinante e spesso poco conosciuto. Lo stile floreale e sinuoso dell’Art Nouveau ha lasciato un’impronta indelebile in diversi edifici della città, dai caffè storici alle residenze private.

Oggi ti porterò a scoprire i capolavori del Liberty forlivese, raccontandoti la storia e le curiosità legate a questi edifici, simbolo di un’epoca di grande fermento artistico e culturale.

Il liberty a Forlì: una breve storia

Il Liberty si sviluppò in Italia tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento, ispirandosi alle linee morbide della natura e introducendo decorazioni elaborate in ferro battuto, vetro colorato e affreschi raffinati. Questo stile, noto in Italia anche come Stile Floreale con edifici eleganti e decorazioni sinuose che ancora oggi catturano lo sguardo dei passanti.

Durante il periodo della Belle Époque, Forlì abbracciò il Liberty con entusiasmo e questo stile si diffuse grazie all’opera di architetti e artisti locali, che resero la città un piccolo gioiello del modernismo italiano.

I Palazzi Liberty di Forlì

Sei pronto? Ti accompagnerò in un itinerario alla scoperta di alcuni gioielli Liberty di Forlì, tra edifici storici, ex caffè, ville e affreschi nascosti. Ti consiglio di lasciare l’auto nel parcheggio Piazza Monte grappa e di proseguire a piedi.

Ex Caffè Ristorante “Alla Vittoria”

Iniziamo il nostro tour da un edificio simbolo del Liberty forlivese in Viale Vittorio Veneto 115, l’ex Albergo, caffè ristorante “Alla Vittoria”, progettato dall’architetto Leonida Emilio Rosetti nel 1900.

Questo edificio, situato vicino alla stazione ferroviaria, era una delle prime strutture ricettive della città e si distingueva per i suoi dettagli decorativi raffinati: ghirlande floreali, finestre ad occhiali, eleganti ringhiere in ferro battuto e rilievi con volti femminili. Purtroppo, con lo spostamento della ferrovia, l’albergo perse la sua importanza.

Sebbene abbia cambiato destinazione d’uso più volte, il suo fascino Liberty è ancora oggi visibile.

Prendiamo Corso Mazzini, uno dei corsi principali della città, e prima di giungere in Piazza Saffi, svoltiamo a destra in via Pedriali

Palazzo Numai Foschi: un tocco Liberty in un palazzo rinascimentale

Nonostante le sue origini risalenti al XIV-XV secolo, Palazzo Numai Foschi (in Via G. Pedriali, 12) conserva un esempio di decorazione Liberty nel suo interno. Nel 1925, l’artista Francesco Olivucci decorò uno studiolo con una finta ringhiera in corda e ferro su sfondo blu, arricchita da motivi vegetali stilizzati. Un’interessante fusione di stili che aggiunge un tocco raffinato alla struttura storica del palazzo.

Torniamo su Corso Mazzini e proseguiamo verso Piazza Saffi. Percorriamo tutto il portico del Palazzo Comunale e in fondo giriamo a destra in Corso Garibaldi

Cartolibreria Raffoni: il Liberty nei dettagli urbani

Anche le insegne dei negozi di Forlì raccontano l’epoca Liberty. Un esempio iconico è l’insegna della Cartolibreria Raffoni, realizzata nel 1927 da Rosetti in Corso Garibaldi 10. Un piccolo ma significativo dettaglio che testimonia quanto lo stile Liberty fosse diffuso e apprezzato in città.

Proseguiamo su corso Garibaldi, oltrepassiamo Piazza Duomo, la Chiesa di San Francesco e giriamo a sinistra in via Albicini.

Palazzo Romagnoli: un’eleganza senza tempo

Uno degli edifici simbolo del Liberty a Forlì è Palazzo Romagnoli, situato in Via Albicini 12. Questo palazzo storico non è solo una meraviglia architettonica, ma ospita anche affreschi e decorazioni Liberty che esaltano l’eleganza delle sue sale.

Torniamo in Piazza Saffi e di qui proseguiamo su Corso della Repubblica, dopo la Chiesa di Santa Lucia svoltiamo a sinistra.

Villino Sardi: un laboratorio Liberty

Tra gli edifici più suggestivi spicca il Villino Sardi, situato in via Cairoli, 20 e costruito tra il 1928 e il 1929 su progetto di Rosetti.

Oltre a essere una dimora elegante, il villino ospitava un laboratorio artigianale specializzato nella produzione di decorazioni.

Le sue facciate sono incorniciate da alte lesene e arricchite da affreschi realizzati da Domenico Camporesi, che danno all’edificio un fascino unico.

Si conclude qui la nostra passeggiata fra alcuni degli edifici liberty di Forlì.

Passeggiando per il centro storico, e nei quartieri limitrofi, potrai ammirare altri edifici impreziositi da elementi floreali, ferri battuti e decorazioni in ceramica, testimoni di un’epoca in cui l’arte si fondeva armoniosamente con la vita quotidiana.

Se sei interessato ecco un itinerario nella Romagna liberty .

Conclusione: il Liberty nascosto di Forlì

Passeggiare per le strade di Forlì significa scoprire angoli inaspettati e dettagli raffinati che raccontano un’epoca di eleganza e innovazione. Il Liberty ha lasciato un’impronta affascinante nella città, e anche se oggi questi edifici non sempre ricevono l’attenzione che meritano, rappresentano un patrimonio culturale e artistico di grande valore.

E dopo tanto camminare cosa c’è di meglio di rilassarsi nel giardino de Il Pozzo degli Aforismi? Contattaci per prenotare il tuo soggiorno.

Alla scoperta dei palazzi storici e della statua di Piazza Saffi

Se c’è un luogo che rappresenta l’essenza di Forlì, quello è senza dubbio Piazza Aurelio Saffi. Ampia, solenne e circondata da alcuni degli edifici più importanti della città, questa piazza non è solo un punto di riferimento per i forlivesi, ma anche un vero e proprio scrigno di storia e architettura. E al centro di tutto, a dominare lo spazio con fierezza, si erge la statua di Aurelio Saffi, figura chiave del Risorgimento italiano.

Ma quali sono i palazzi che fanno da cornice a questa magnifica piazza? E quale storia si cela dietro la statua di Saffi? Scopriamolo insieme in questo viaggio tra passato e presente.

Piazza Saffi: il cuore di Forlì attraverso i secoli

Come abbiamo visto, Piazza Aurelio Saffi ha sempre rappresentato il centro nevralgico della vita politica, economica e sociale di Forlì. Sin dal Medioevo, questa area ha ospitato il mercato cittadino e le principali istituzioni di governo.

Il suo aspetto attuale è il risultato di secoli di trasformazioni, durante i quali si sono avvicendati palazzi medievali, rinascimentali e costruzioni più moderne.

Questa piazza è stata testimone di eventi storici fondamentali: rivolte popolari, celebrazioni e persino momenti drammatici durante la Seconda Guerra Mondiale.

Ancora oggi, attraversandola, si respira un’atmosfera unica, un mix di antico e contemporaneo che rende ogni visita speciale.

I palazzi della piazza


La maestosità di Piazza Saffi non sarebbe la stessa senza i suoi imponenti palazzi, testimoni silenziosi della storia di Forlì. Vediamoli uno per uno.

Palazzo Comunale e Torre Civica

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Il Palazzo Comunale di Forlì ha origini medievali e rappresenta da secoli il centro del potere cittadino. Le prime testimonianze di una sede amministrativa risalgono al XIII secolo, quando la città si dotò di un edificio destinato al governo locale.

Nel tempo, la struttura ha subito numerosi ampliamenti e rimaneggiamenti, fino a diventare un complesso articolato che unisce elementi medievali, rinascimentali e neoclassici. L’attuale conformazione è il risultato dell’accorpamento di diversi edifici.

Oggi il Palazzo Comunale continua a essere sede dell’amministrazione cittadina e conserva al suo interno ambienti di grande valore storico e artistico. Tra questi, spiccano sale affrescate e decorazioni risalenti a epoche diverse.


Uno degli elementi architettonici più affascinanti del Palazzo Comunale è il loggiato, situato al piano terra lungo la facciata di Piazza Saffi. Costruito nel periodo rinascimentale, il portico presenta eleganti arcate sorrette da colonne di pietra, creando un passaggio coperto che conferisce leggerezza all’insieme dell’edificio.

Nel corso della storia, il loggiato ha avuto un ruolo fondamentale nella vita cittadina: un tempo era il luogo dove si amministrava la giustizia e si svolgevano assemblee pubbliche, oggi è un punto di ritrovo che conserva intatta la sua eleganza storica.

torre civica vista da corso Diaz

Uno degli elementi più caratteristici del complesso era la Torre Civica, situata accanto al palazzo. Questa torre, alta e imponente, aveva una funzione simbolica e pratica: con le sue campane scandiva il tempo e richiamava la cittadinanza in occasione di eventi importanti, come assemblee pubbliche o situazioni di emergenza.

Nel corso dei secoli, la torre divenne un riferimento visivo per la città, fino alla sua tragica distruzione. Durante la Seconda Guerra Mondiale i numerosi bombardamenti colpirono duramente il centro di Forlì, ma il 9 novembre 1944, i tedeschi in ritirata minarono la torre civica e la fecero crollare. La torre civica cadde sul Teatro Comunale e lo distrusse.

La torre civica fu ricostruita a metà degli anni ’70, mentre la perdita del teatro segnò profondamente il panorama urbano e la memoria storica della città. Oggi, del suo perimetro rimane solo una traccia visibile, integrata nel contesto della pavimentazione in piazzetta della misura.

Palazzo del Podestà

Il Palazzo del Podestà di Forlì, posto nella parte occidentale della piazza in angolo con Corso Diaz, è uno degli edifici storici più significativi della città.

E’ un edificio in stile gotico costruito nel 1460.

La facciata è interamente in cotto compresi i capitelli e le colonne.

Nel restauro dei primi anni venti del secolo scorso, subì un piccolo rimaneggiamento. Furono aperte le monofore del primo piano e sistemate le bifore del secondo, e furono aggiunti i marcapiano e il terrazzino.

Una delle caratteristiche più riconoscibili del palazzo è il loggiato al piano terra che presenta tre arcate di ampiezza diversa l’una dalle altre.

questo palazzo fu dichiarato monumento nazionale nel 1905.

Palazzo Albertini

Il Palazzo Albertini è uno degli edifici storici più affascinanti situato sul rialto piazza accanto a quello del Podestà.

Costruito tra il XV e il XVI secolo, rappresenta un raro esempio di architettura tardogotica e rinascimentale a Forlì, distinguendosi dagli altri palazzi della piazza per il suo stile elegante e raffinato.

L’edificio prende il nome da una delle famiglie più influenti della città, gli Albertini di professione farmacisti, che ne commissionò la costruzione.

La facciata del palazzo è caratterizzata da una serie di bifore in sasso d’Istria, ed il piano nobile è impreziosito ed alleggerito da una loggia

Il portico con arcate a tutto sesto profilato in cotto è un elemento distintivo dell’architettura forlivese.

Nel XX secolo, è stato sottoposto a restauri che ne hanno preservato l’aspetto originario, valorizzando i dettagli decorativi in cotto e gli elementi architettonici rinascimentali.

Nel corso dei secoli, il palazzo ha cambiato più volte destinazione d’uso. Dopo essere stato la residenza degli Albertini, ha ospitato diverse istituzioni e attività, durante il periodo fascista divenne sede nazionale del partito fascista, poi per volere di Luciano Lama divenne sede della Camera del Lavoro ed oggi è sede espositiva di mostre temporanee


Palazzo Talenti Framonti Mangelli

E’ uno degli edifici storici più imponenti di Piazza Saffi, situato accanto a palazzo Albertini è l’ultimo di questo lato della piazza.

L’edificio prende il nome dalle famiglie a cui è appartenuto; Talenti poi Framonti ed infine ai Mangelli, importanti dinastie forlivesi legate al commercio e alla finanza.

La sua costruzione risale al XV secolo con la famiglia Talenti, progettato con un’architettura solida ed elegante, caratterizzata da una facciata imponente e decorata, con grandi finestre e dettagli ornamentali tipici dello stile dell’epoca. Agli inizi dell’Ottocento gli Orsi Mangelli risistemarono la facciata in stile cinquecentesco e all’interno fecero eseguire alcuni affreschi al pittore Felice Giani. Negli anni trenta il Palazzo Talenti Framonti inglobò anche lo stabile in angolo della piazza conferendogli l’aspetto attuale.

Al piano terra vi è un chiostro di vetro e acciaio.

Nel Novecento, il Palazzo Talenti-Framonti divenne un importante punto di riferimento per la città, in quanto sede del Credito Romagnolo. Oggi l’edificio continua a essere una parte integrante del centro storico, testimone delle trasformazioni urbanistiche e sociali della città, ospita una libreria e diversi locali (bar, ristorante e pizzeria).

La sua presenza imponente e armoniosa arricchisce il profilo architettonico di Piazza Saffi, offrendo ai visitatori un’ulteriore testimonianza del passato e del dinamismo di questa città.

Palazzo Serughi

Il Palazzo Serughi è uno degli edifici storici di Piazza Saffi, situato in angolo con Corso della repubblica. Risalente al millecinquecento, il palazzo prende il nome dalla famiglia Serughi, una delle più importanti di Forlì dell’epoca, che ne fece la propria residenza.

L’edificio ristrutturato diverse volte a partire dal 1800, oggi si distingue per la sua facciata sobria ed elegante, con elementi architettonici tipici del periodo barocco e neoclassico. Le finestre sono incorniciate da decorazioni in pietra, mentre il portale d’ingresso, imponente e raffinato, conserva il carattere aristocratico della dimora.

Nel corso dei secoli, Palazzo Serughi ha avuto diverse destinazioni d’uso, passando da residenza nobiliare a sede di attività economiche e istituzionali, oggi è sede della camera di commercio.

Palazzo delle Poste

Il Palazzo delle Poste di Forlì è un imponente edificio situato fra corso Mazzini e piazzetta Don Pippo.

Realizzato negli anni ’30 del Novecento durante il periodo fascista. La sua costruzione rientra nel più ampio progetto di rinnovamento urbanistico che interessò Forlì in quegli anni, volto a dare alla città un aspetto più monumentale razionale e moderno.

L’edificio è un chiaro esempio di architettura razionalista, con linee essenziali, volumi geometrici ben definiti e una facciata caratterizzata da ampie finestre rettangolari e rivestimenti in travertino.

Al suo interno, ampi spazi e decorazioni tipiche del periodo ne testimoniano l’importanza storica.

La statua di Aurelio Saffi

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Al centro della piazza, su un alto piedistallo, si erge la statua di Aurelio Saffi, una figura chiave del Risorgimento italiano. Nato a Forlì nel 1819, Saffi fu un fervente repubblicano e collaboratore di Giuseppe Mazzini. Partecipò attivamente alla Repubblica Romana del 1849 e dedicò la sua vita alla lotta per l’unità d’Italia.

La statua, realizzata dallo scultore romano Carlo Fontana, fu inaugurata nel 1921 in occasione del centenario della nascita di Saffi. La sua posa decisa, simboleggia la determinazione e il coraggio con cui combatté per i suoi ideali.

La statua non è sempre stata al centro della piazza: durante il periodo fascista, venne spostata per far spazio alle celebrazioni del regime. Solo nel dopoguerra fu riposizionata nel suo luogo originario, restituendole il ruolo di protagonista della piazza.

Perché visitare Piazza Saffi?

Piazza Aurelio Saffi è molto più di un semplice spazio urbano: è un luogo che racconta la storia di Forlì attraverso i suoi edifici, i suoi monumenti e le sue vicende. Visitandola, potrete ammirare capolavori architettonici, scoprire la storia del Risorgimento italiano e immergervi in un’atmosfera unica.

Che siate appassionati di storia, amanti dell’arte o semplici viaggiatori curiosi, Piazza Saffi saprà regalarvi un’esperienza indimenticabile.

Non ti resta che venire a Forlì e lasciarti affascinare da questo straordinario angolo di Romagna e dopo una giornata alla scoperta di Forlì, rilassati in un ambiente accogliente e ricco di fascino! Prenota ora al Pozzo degli Aforismi e rendi il tuo viaggio ancora più speciale.

Forlì vi aspetta!

L’Abbazia di San Mercuriale: Un Viaggio nel Cuore di Forlì

Il simbolo per eccellenza di Forlì è senza dubbio l’Abbazia di San Mercuriale, un luogo che racconta secoli di storia, arte e leggenda. Con il suo maestoso campanile che domina la città, questo straordinario complesso medievale è una tappa imperdibile per chi visita Forlì.

Scopriamo insieme la storia, l’arte e le leggende che circondano questo gioiello medievale, immergendoci in un viaggio dalle sue origini fino ai giorni nostri.

Un tuffo nel passato: le origini dell’Abbazia

Immagina di trovarti in un’epoca lontana, agl’inizi del cristianesimo, quando Forlì era ancora un piccolo centro abitato, in crescita, sotto l’Impero Romano. L’Abbazia di San Mercuriale sorgeva allora al di fuori delle mura cittadine, separata dal resto della città dal placido scorrere del canale di Ravaldino, l’attuale Piazza Saffi era un grande orto.

Questo luogo di culto era un punto di riferimento per la comunità cristiana locale guidata da San Mercuriale.

La storia dell’Abbazia è avvolta nel mistero, e ancora oggi gli studiosi si interrogano sulle sue origini. Alcuni ritengono che la prima cattedrale di Forlì sorgesse proprio qui, prima di essere trasferita nell’attuale Duomo di Forlì. Altri, invece, sostengono che l’Abbazia fosse un semplice centro plebano fuori città.

Fotografia di inizio Novecento che mostra come appariva l'abbazia (prima dei lavori di restauro del 1921) dopo secoli di continui rimaneggiamenti - wikipedia commons
Fotografia di inizio Novecento che mostra come appariva l’abbazia (prima dei lavori di restauro del 1921) dopo secoli di continui rimaneggiamenti – wikipedia commons

Una cosa è certa: questo luogo ha un fascino antico e suggestivo, che ci riporta alle radici della nostra civiltà.

Un’evoluzione continua: l’Abbazia dal Medioevo ai giorni nostri

Nel corso dei secoli, l’Abbazia ha subito numerosi interventi di restauro e trasformazioni, che ne hanno modificato e ampliato l’aspetto e la funzione.

  • Nel Medioevo, dopo un devastante incendio nel 1173, l’Abbazia fu ricostruita in stile romanico e divenne un importante centro monastico benedettino, oltre che un punto di riferimento per i pellegrini che percorrevano la via Romea. I monaci benedettini residenti non solo si dedicavano alla preghiera, ma erano impegnati nella trascrizione di manoscritti e nell’amministrazione della città, contribuendo allo sviluppo della comunità locale;
  • nel Rinascimento, grazie al mecenatismo delle famiglie nobili locali, l’Abbazia si arricchì di cappelle e opere d’arte, ma nonostante i numerosi interventi ha sempre mantenuto il suo fascino austero e solenne;
  • durante l’occupazione napoleonica, i monaci furono espulsi e l’abbazia subì danni e spoliazione di beni;
  • tra il XIX e il XX secolo, pur rimanendo parrocchia, perse il suo ruolo di centro monastico. Durante la Seconda Guerra Mondiale, i bombardamenti alleati causarono gravi danni all’edificio. Nel 1958 papa Giovanni XXIII la elevò alla dignità di basilica minore;
  • Oggi L’abbazia di San Mercuriale è un importante simbolo di Forlì e un luogo di culto attivo.

Un gioiello architettonico: l’esterno della chiesa

Di Sailko Opera propria, CC BY-SA 4.0 commons.wikimedia.org

L’esterno della chiesa colpisce per la sua semplicità e solidità. La facciata in mattoni a vista, tipica dell’architettura romanica, è scandita da archetti ciechi e lesene che ne accentuano la verticalità.

Al centro si apre un elegante portale in marmo bianco, impreziosito da bassorilievi raffiguranti scene bibliche e motivi simbolici. Sopra il portale si trova un rosone che illumina l’interno della chiesa con una luce soffusa e mistica.

Lasciatemelo dire: San Mercuriale è un vero e proprio spettacolo per gli occhi!

Il Campanile: la torre che domina Forlì

Il Campanile di San Mercuriale domina il panorama della città ed è visibile da chilometri di distanza.

Costruito nel 1180, questo capolavoro dell’architettura romanica lombarda alto circa 75 metri, è uno dei più alti d’Italia tra quelli in stile romanico.

Di Sailko – Opera propria, CC BY-SA 4.0, commons.wikimedia.org

La struttura del campanile, con la sua solida muratura in mattoni, con bifore e trifore che si alternano lungo i piani superiori, conferisce alla torre una leggerezza visiva che contrasta con la sua massiccia imponenza.

La sua costruzione ha richiesto grande maestria ingegneristica, con soluzioni architettoniche atte a garantirne la stabilità nonostante l’altezza. E’ un perfetto esempio dell’architettura medievale pensata per durare nei secoli.

Questo capolavoro dell’architettura romanica, con la sua forma slanciata e la sua guglia in mattoni, è stato preso a modello per la ricostruzione del campanile di San Marco a Venezia.

Per chi ama le sfide, è possibile salire i suoi numerosi gradini e godere di una vista spettacolare su Forlì e sulle dolci colline romagnole. Dalla sua sommità, nelle giornate più limpide, è persino possibile scorgere il Mar Adriatico all’orizzonte.

Il chiostro e il convento: un’oasi di pace

Varcando l’ingresso laterale, si accede al chiostro: uno degli angoli più suggestivi dell’abbazia.

Qui, il tempo sembra fermarsi: le colonne in cotto finemente decorate sorreggono arcate armoniose che delimitano uno spazio verde, perfetto per una pausa meditativa.

Un tempo, il chiostro era il cuore della vita monastica, un luogo di preghiera ,studio e lavoro per i frati benedettini.

Al centro del chiostro si trova un antico pozzo, utilizzato per raccogliere l’acqua piovana, a testimonianza dell’autosufficienza della comunità.

Oggi il chiostro è un luogo aperto ai visitatori, ideale per una pausa contemplativa o per immergersi nella storia dell’abbazia.

L’interno della chiesa: un tesoro d’arte

Entrando nell’abbazia, si viene subito avvolti da un’atmosfera solenne e antica. La navata centrale, con le sue colonne in mattoni e le luci soffuse che filtrano dalle vetrate, trasporta il visitatore direttamente nel cuore del Medioevo.

Le tre navate, sorrette da possenti colonne, conducono lo sguardo verso l’altare maggiore, dove si trova il sarcofago di San Mercuriale, una straordinaria opera in marmo del XIII secolo, decorata con scene della vita del santo.

Di Sailko – Opera propria, CC BY-SA 4.0, – commons.wikimedia.org

Passeggiando tra le navate dell’Abbazia, possiamo ammirare le testimonianze delle diverse epoche, dalle colonne romaniche del portale alle lunette affrescate del chiostro, dalle pale d’altare rinascimentali ai monumenti funebri di illustri personaggi.

L’interno dell’Abbazia è un vero e proprio scrigno d’arte, dove possiamo ammirare opere di grandi maestri del passato:

  • La navata destra ospita il monumento funebre di Barbara Manfredi, un capolavoro rinascimentale in marmo, realizzato per la giovane moglie di Pino III Ordelaffi, signore di Forlì. La delicatezza dei dettagli lo rende una delle opere più raffinate del periodo. La cappella del Palmezzano, con affreschi e pale d’altare di questo celebre pittore forlivese.
  • La navata centrale, invece, è un trionfo di affreschi, con le 23 lunette che raccontano la vita di San Giovanni Gualberto.
  • Infine, la navata sinistra ci conduce alla cappella del Santissimo Sacramento e alla cappella Ferri, dove possiamo ammirare altre opere d’arte di grande valore.

Ogni angolo dell’Abbazia racconta una storia, e ci invita a riflettere sul nostro passato.
Tra le opere d’arte custodite all’interno spiccano:

  • numerose opere del XIV secolo, attribuiti alla scuola riminese, che narrano episodi biblici con colori vivaci e dettagli raffinati;
  • il crocifisso ligneo medievale, un’opera di grande intensità espressiva che richiama la devozione popolare dell’epoca;
  • l’affresco della Madonna con Bambino, attribuito alla scuola di Giotto, questa splendida raffigurazione è una delle più importanti testimonianze dell’arte sacra a Forlì;
  • l’Arca di San Mercuriale: un’opera gotica che custodisce le reliquie del santo patrono della città.

Perché l’Abbazia è dedicata a San Mercuriale?

L’Abbazia prende il nome da San Mercuriale, primo vescovo di Forlì e figura centrale nella diffusione del cristianesimo in città. Secondo la tradizione, Mercuriale visse tra il IV e il V secolo e si distinse per la sua opera di evangelizzazione e protezione della comunità cristiana locale.

Una delle leggende più affascinanti narra che il Santo abbia sconfitto un drago che minacciava Forlì, simbolo del paganesimo e delle eresie dell’epoca.

Dopo la sua morte, le sue spoglie furono venerate dai fedeli e sepolte proprio nell’area dove oggi sorge l’Abbazia. Nei secoli successivi, la chiesa divenne un importante luogo di pellegrinaggio e il nome di San Mercuriale rimase legato indissolubilmente alla città.

Ancora oggi, la sua figura è venerata come protettore di Forlì e la sua storia si intreccia con le radici più profonde della città.

Leggende e curiosità

Forlì è una città ricca di leggende, e San Mercuriale non fa eccezione.

Oltre a quella appena citata del Santo che sconfigge il drago, una delle curiosità più suggestive narra dell’esistenza di cripte segrete e passaggi sotterranei che collegavano l’abbazia alla Rocca di Ravaldino, residenza della celebre Caterina Sforza.

Sebbene non vi siano prove concrete, questa ipotesi affascina storici e appassionati di misteri.

Un episodio storico di grande impatto è quello legato alla Seconda Guerra Mondiale.

Nel novembre del 1944, le truppe tedesche in ritirata, minarono il campanile, che rappresentava un punto di riferimento strategico per l’artiglieria nemica, per raderlo al suolo.

In questa situazione drammatica, intervenne Don Pippo (Monsignor Giuseppe Prati), figura carismatica e determinata, che si adoperò per scongiurare la distruzione del campanile. Grazie alla sua mediazione con gli ufficiali tedeschi, riuscì a convincerli a risparmiare l’edificio.

Grazie all’opera di Don Pippo, il campanile di San Mercuriale rimase in piedi. La cittadinanza, riconoscente di questo gesto, ha sempre apprezzato il suo eroismo, tanto da dedicargli la piazza attigua alla chiesa.

Un luogo da vivere

Oggi, l’Abbazia di San Mercuriale è un luogo vivo e pulsante, che continua a svolgere un ruolo importante nella vita della città. Oltre ad essere un luogo di culto, l’Abbazia ospita eventi culturali e mostre d’arte, che ne fanno un punto di riferimento per la comunità locale e per i visitatori.

Dopo la visita, a questo luogo magico, simbolo della città, concediti una passeggiata in Piazza Saffi e magari una sosta in uno dei caffè storici per assaporare l’atmosfera unica di questa città.

Spero che questo mio scritto ti sia piaciuto e ti abbia fatto venire voglia di visitare l’Abbazia di San Mercuriale. Ti aspetto a Forlì, per scoprire insieme le meraviglie di questa città.

Se vuoi scoprire di più su Forlì e sulla Romagna, continua a seguire il nostro blog e a condividere i nostri post.

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Il Duomo di Forlì: Un viaggio tra storia, arte e spiritualità

Se c’è un luogo che rappresenta il cuore spirituale e artistico di Forlì, quello è senza dubbio la Cattedrale di Santa Croce, meglio conosciuta come il Duomo di Forlì. Situata in Piazza Ordelaffi, questa maestosa chiesa ha una storia lunga e affascinante che attraversa secoli di trasformazioni, dalle sue origini medievali fino all’aspetto neoclassico che possiamo ammirare oggi.

Entriamo insieme alla scoperta di questo gioiello architettonico, tra curiosità, storia e dettagli affascinanti!

L’architettura e la facciata del Duomo

Arrivando in Piazza Ordelaffi, la facciata del Duomo colpisce per la sua eleganza neoclassica, con linee pulite ed equilibrio delle forme.

Le sei colonne corinzie, alte e slanciate, sorreggono il grande timpano triangolare, che conferisce un aspetto imponente e solenne all’edificio. I tre grandi portali d’ingresso, sormontati da finestre rettangolari, invitano il visitatore a varcare la soglia della chiesa.

Accanto alla Cattedrale si erge il campanile, non la sua altezza maestosa, domina il panorama cittadino.

Un po’ di storia: dalle origini al Duomo attuale

Come puoi immaginare non è sempre stata così.
In origine origine la Cattedrale di Santa Croce era un’antica pieve probabilmente risalente al X secolo dedicata alla reliquia della Santa Croce. Nel 1173 un incendio distrusse la chiesa, che venne ricostruita in stile gotico con tre navate irregolari e sette campate
Nel corso dei secoli la struttura della chiesa subì numerose ricostruzioni e ampliamenti:

  • Nel XIII secolo divenne il principale luogo di culto cittadino;
  • nel Quattrocento iniziarono lavori di ampliamento: dal 1424 la chiesa assunse forme più grandi con tre navate, l’abside e due cappelle laterali, dedicate a San Valeriano e San Bartolomeo. La chiesa fu consacrata nel 1475,
  • tra il XV e il XVI secolo furono realizzate importanti opere come la Comunione degli Apostoli di Marco Palmezzano (1506) e il fonte battesimale esagonale di Tommaso Fiamberti (1504).
  • Nel Seicento fu costruita una cappella dedicata alla Madonna del Fuoco, con una cupola affrescata da Carlo Cignani.
  • Nell’Ottocento l’architetto Giulio Zambianchi trasformò radicalmente la chiesa in stile neoclassico, demolendo la struttura gotica e lasciando solo la cappella del Santissimo Sacramento e quella della Madonna del Fuoco. Il Duomo assunse così l’aspetto attuale, con una facciata a colonnato corinzio.

L’attuale facciata, sobria ed elegante, fu completata solo nel 1841.

Alla vigilia della liberazione di Forlì nel 1944, i tedeschi in ritirata minarono il campanile della cattedrale che, cadendo distrusse la cappella del san valentino e tutte le opere in essa contenute ad eccezione dell’altare che rimasse illeso.

Solo nel 1968 iniziarono i lavori per la ricostruzione del campanile che terminarono nel 1977

L’interno del Duomo: un’esperienza artistica e spirituale

Appena varcata la soglia, il Duomo di Forlì accoglie i visitatori con un’ampia navata centrale, illuminata dalla luce soffusa che filtra attraverso le vetrate.

L’interno si distingue per la sua armonia architettonica, con colonne imponenti che separano le navate laterali, il soffitto a botte dove si alternano cassettoni con rosoni e vele a crociera affrescate.

Queste decorazioni, pur nella sobrietà dello stile neoclassico, trasmettono una sensazione di grandiosità e raccoglimento.

Uno degli elementi più affascinanti è sicuramente l’altare maggiore, realizzato interamente in marmo un’opera d’arte che incarna la solennità della cattedrale.

Sopra l’altare si trova un affresco di Pompero Randi “Invenzione e riconoscimento della Santa Crocesimbolo della profonda spiritualità del luogo e da cui prende il nome la cattedrale.

Le navate laterali ospitano le Cappelle della Madonna del Fuoco a sinistra e quella del Santissimo sacramento a destra. La Cappella della Madonna del Fuoco impreziosita da stucchi raffinati e da una cupola affrescata, custodisce l’icona tanto cara a noi forlivesi, legata al miracolo avvenuto nel XV secolo.

Di Gloriascaioli – Opera propria, CC BY-SA 4.0, httpscommons.wikimedia.org

Il Duomo ospita dipinti di grande pregio, tra cui opere di artisti locali e di scuole pittoriche rinomate fra le quali:

  • L’invenzione e riconoscimento della croce (affresco sull’altare maggiore) di straordinaria intensità emotiva, che cattura lo sguardo con il suo dinamismo e i suoi dettagli realistici;
  • Madonna della Ferita
  • Crocifisso Romanico del XII secolo
  • Cappella del Battistero con la fonte battesimale

La Madonna del Fuoco: il simbolo della devozione forlivese

Una delle tradizioni religiose più sentite a Forlì è il culto della Madonna del Fuoco, patrona della città.

La notte del 4 febbraio 1428 scoppiò un incendio all’interno della scuola, tutto andò distrutto tranne un’incisione su legno, raffigurante la Vergine Maria, che da tre anni il maestro aveva affisso al muro dell’aula.

Il quadro della Madonna si salvò miracolosamente dall’incendio che distrusse una scuola. Da quel momento, l’immagine divenne oggetto di profonda devozione e ogni anno, il 4 febbraio, la città celebra la festa della Madonna del Fuoco con eventi, processioni e lumini votivi alle finestre.

All’interno del Duomo, la cappella dedicata alla Madonna del Fuoco è uno dei punti più visitati dai fedeli, attratti non solo dalla bellezza dell’icona, ma anche dalla forte carica spirituale che essa rappresenta.

Perché visitare il Duomo di Forlì?

Oltre alla sua indubbia bellezza architettonica e artistica, il Duomo di Forlì rappresenta un luogo di grande importanza per la comunità locale.

Visitare questa chiesa significa immergersi nella storia della città, tra tradizioni secolari, capolavori d’arte e momenti di autentica spiritualità. Se ti trovi a Forlì, non perdere l’occasione di entrare nel Duomo, ammirare gli affreschi, sostare davanti alla Madonna del Fuoco e lasciarti avvolgere dalla quiete e dalla magnificenza di questo straordinario posto patrimonio storico e religioso di questa meravigliosa città!

Hai mai visitato il Duomo di Forlì? Qual è la tua impressione di questa meraviglia architettonica? Scrivimi nei commenti, mi fa piacere sapere cosa ne pensi!

E se stai pianificando un soggiorno a Forlì ti consiglio di dare un’occhiata alla mia locazione turistica “Il Pozzo degli Aforismi”. Si trova in una posizione strategica, perfetta per esplorare Forlì e concedersi momenti di relax in un’atmosfera accogliente e confortevole. Contattami per maggiori informazioni!

Cappelletti: un simbolo della cucina romagnola

Se c’è un piatto che racconta la Romagna autentica, quello è senza dubbio il cappelletto. Protagonista dei pranzi domenicali e delle festività, il cappelletto in brodo è una tradizione che resiste al tempo. Il suo nome deriva dalla forma che ricorda un piccolo cappello, ma attenzione a non confonderlo con il tortellino bolognese, con cui ha molte differenze.

In questo mio scritto ti farò scoprire la storia di questa specialità, le sue peculiarità rispetto al tortellino e, naturalmente, ti lascio la ricetta autentica per prepararlo a casa.

Storia e origini dei cappelletti romagnoli

I cappelletti hanno una lunga storia che affonda le radici nel Medioevo.

La prima testimonianza scritta risale al XV secolo, ma è nel XIX secolo, con il celebre gastronomo Pellegrino Artusi, che il piatto trova la sua consacrazione. Artusi, nel suo libro La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene, descrive una ricetta dei cappelletti romagnoli, evidenziandone il ripieno a base di formaggi e petto di cappone.

Nella tradizione popolare, il cappelletto era, ed è tutt’oggi considerato un piatto di festa, servito soprattutto nei pranzi di Natale e nelle ricorrenze di famiglia, ma oggi è un’icona della cucina romagnola in tutte le stagioni.

Cappelletti vs. Tortellini: le differenze fondamentali

Una delle domande più frequenti riguarda la differenza tra cappelletti romagnoli e tortellini bolognesi. Ecco i principali aspetti distintivi:

  • Ripieno:
    • I cappelletti romagnoli hanno un ripieno a base di formaggi (ricotta, formaggio morbido e parmigiano), noce moscata e talvolta petto di cappone.
    • I tortellini bolognesi contengono carne maiale (lombetto, prosciutto crudo e mortadella).
  • Sfoglia:
    • La pasta dei cappelletti è leggermente più spessa, per esaltare il ripieno.
    • Quella dei tortellini è più sottile e raffinata.

Modo di servirli: Sia i cappelletti che i tortellini sono tradizionalmente serviti in brodo di cappone o manzo..

La ricetta autentica dei cappelletti romagnoli

Come per la Piadina Romagnola, ogni Azdora ha la sua ricetta di famiglia, rigorosamente segreta; c’è chi mette la noce moscata e chi una grattatina di scorza di limone, chi usa il raviggiolo e chi lo squacquerone o lo stracchino e chi segue la ricetta di “Pellegrino Artusi” e chi sostituisce il petto di cappone con mortadella tritata.

Poi ci sono le “discussioni” sulle dimensioni chi li fa piccolissimi e chi un pò più grandicelli.

Se vuoi preparare i veri cappelletti di Romagna, ecco la ricetta tradizionale più diffusa.

Ingredienti per la pasta (per 4 persone):

  • 400 g di farina 00
  • 4 uova
  • Un pizzico di sale

Ingredienti per il Compenso (ripieno):

  • 200 g di formaggio morbido (raviggiolo/squacquerone/stracchino);
  • 200 g di ricotta;
  • 150 g di parmigiano grattugiato;
  • un pizzico di noce moscata;
  • un pizzico di sale;
  • un pizzico di pepe;
  • una grattatina di scorza di limone (opzionale).

Ingredienti per il brodo:

  • Per un buon brodo ci vuole un assortimento di carne (muscolo, punta di petto, biancostato, polpa di spalla, nervetti, osso, lingua e cappone)
  • cipolla,
  • sedano,
  • carota e odori a scelta (ad esempio grani di pepe e chiodi di garofano)
  • sale grosso q.b.

Preparazione:

  1. Per prima cosa preparare il brodo seguendo la ricetta della tradizione;
  2. Preparare il ripieno: mescolare ricotta, raviggiolo, parmigiano, uovo, noce moscata, sale e pepe fino a ottenere un composto omogeneo.
  3. Preparare la sfoglia: disporre la farina a fontana, rompere le uova al centro e impastare fino a ottenere un composto liscio ed elastico.
  4. Stendere la sfoglia sottile e ritagliare quadratini di circa 4/6 cm per lato.
  5. Farcire i quadratini con un cucchiaino di ripieno, piegarli a triangolo e chiuderli unendo le due estremità per formare il classico “cappelletto”.
  6. Cuocere i cappelletti in brodo per circa 5 minuti e servire caldi.

Come gustarli al meglio ?

I cappelletti si gustano tradizionalmente in brodo di carne , cappone o di manzo, ma oggi esistono anche versioni più moderne con condimenti diversi e freschi da essere gustati anche nei periodo estivi. Sono ottimi serviti anche con panna e parmigiano, panna e prosciutto, ragù o pasticciati (panna e ragù).

Per un’esperienza autentica, accompagnali con un buon bicchiere di Sangiovese di Romagna o con un bianco come l’Albana Secco.

Dove gustare i veri cappelletti in Romagna

Per assaporare i cappelletti romagnoli nella loro forma più autentica, il consiglio è di provarli nelle trattorie e agriturismi della Romagna, dove la tradizione si tramanda da generazioni. Ogni zona ha le sue varianti e segreti di famiglia, ma il risultato è sempre lo stesso: un piatto ricco di storia e sapore.

Se vuoi vivere un’esperienza completa, molte di queste realtà offrono la possibilità di assistere alla preparazione dei cappelletti, dalle sapienti mani di una “vera sfoglina romagnola“, che con maestria crea la pasta fresca e chiude ogni cappelletto a mano.

Un’occasione perfetta per immergersi nella cultura gastronomica locale!

E se vuoi goderti il meglio della Romagna, soggiorna a Il Pozzo degli Aforismi di Forlì, è l’ideale per scoprire la Romagna e il suo territorio.Vicino a tutto, lontano dalla confusione” qui potrai rilassarti in un ambiente caldo e familiare, proprio come se fossi a casa.

Conclusione

I cappelletti di Romagna sono un piatto che racchiude storia, tradizione e autentico sapore romagnolo. Se non li hai mai provati, è il momento giusto per farlo! Puoi prepararli in casa seguendo la ricetta o venire a gustarli nelle migliori trattorie della nostra terra. Buon appetito!

NB le sapienti mani che vedi nell’immagine multipla sono della Chef Barbara Lucchi del ristorante “La vecia cantena d’la pre’ ” a Predappio Alta.

Il Ritratto dell’Artista: un viaggio nella storia dell’autoritratto ai Musei San Domenico di Forlì

Dal 23 febbraio al 29 giugno 2025, i Musei San Domenico di Forlì ospitano una delle mostre più affascinanti dell’anno: “Il Ritratto dell’Artista. Nello specchio di Narciso. Il volto, la maschera, il selfie”.

Un’esposizione che accompagna i visitatori attraverso secoli di autoritratti, dalle prime rappresentazioni di sé fino ai giorni nostri, mettendo in luce il rapporto tra arte, identità e auto-rappresentazione. Un viaggio straordinario che parte dal mito di Narciso, il giovane che si innamorò della propria immagine riflessa nell’acqua, fino alla contemporaneità dei selfie.

Se sei appassionato di arte o semplicemente curioso di scoprire come gli artisti hanno ritratto sé stessi nel corso della storia, questa mostra è un appuntamento imperdibile.

Il fascino dell’autoritratto: dagli antichi maestri ai giorni nostri

L’autoritratto ha sempre avuto un ruolo speciale nell’arte: non è solo un modo per l’artista di rappresentarsi, ma anche un’occasione per raccontarsi, svelarsi o celarsi dietro una maschera.

La mostra forlivese raccoglie oltre 300 opere, alcune provenienti da collezioni internazionali e altre raramente esposte al pubblico. Tra gli artisti protagonisti troviamo Jan van Eyck, Caravaggio, Goya, Turner, insieme a molti altri.

Ogni epoca ha interpretato l’autoritratto in maniera diversa:

  • Nel Rinascimento, gli artisti iniziano a raffigurarsi con fierezza, spesso inserendosi nelle loro opere in modo discreto o simbolico.
  • Nel Seicento e Settecento, l’autoritratto diventa un mezzo per affermare la propria identità artistica e il proprio status sociale.
  • Con l’Ottocento e il Novecento, i pittori e gli scultori giocano con la propria immagine, sperimentano nuove tecniche e si lasciano influenzare dalle avanguardie.
  • Oggi, con l’era digitale, il concetto di autoritratto si è trasformato: i social media e il fenomeno del selfie hanno ridefinito il nostro modo di rappresentarci.

Questa mostra invita a riflettere sulla nostra relazione con l’immagine di noi stessi, un tema sempre attuale che attraversa la storia dell’arte.

Percorso espositivo e opere in mostra

Il percorso della mostra è strutturato in diverse sezioni:

  1. Il mito di Narciso e le origini dell’autoritratto – Un’introduzione affascinante su come l’idea di rappresentarsi abbia radici profonde nella storia e nella mitologia.
  2. I primi grandi autoritratti – Dai maestri del Rinascimento fino al Barocco, con opere di artisti che hanno rivoluzionato il concetto di autorappresentazione.
  3. Il Romanticismo e l’introspezione – Qui troviamo artisti come Goya e Turner, che attraverso l’autoritratto esplorano emozioni e inquietudini personali.
  4. Dal Modernismo al Selfie – L’evoluzione dell’autoritratto nel Novecento e oltre, fino alla cultura contemporanea dell’immagine digitale e dei social media.

Ogni sezione è arricchita da approfondimenti interattivi, che permettono di comprendere meglio il contesto storico e artistico delle opere esposte.

Perché visitare questa mostra?

Se ami l’arte, questa esposizione è una vera e propria immersione nel mondo dell’autoritratto, che ti farà scoprire come gli artisti si sono visti e rappresentati nei secoli. Ma non solo: la mostra è anche un’occasione per riflettere sul nostro rapporto con l’immagine e l’identità, in un’epoca in cui siamo circondati da foto e autorappresentazioni digitali.

Forlì si conferma ancora una volta una capitale della cultura, capace di offrire mostre di altissimo livello che attirano visitatori da tutta Italia e non solo.

Informazioni utili per la visita

  • Dove? Musei San Domenico, Piazza Guido da Montefeltro, Forlì
  • Quando? Dal 23 febbraio al 29 giugno 2025
  • Biglietti:
    • Intero: 14,00 €
    • Ridotto: 12,00 €
    • Gratuito per bambini sotto i 6 anni e categorie specifiche

Info e prenotazioni online: Sito ufficiale Mostre San Domenico.

Questa mostra è un’occasione perfetta per scoprire Forlì, visitare il centro storico e immergersi nella bellezza dell’arte. Ti aspettiamo!

Le grandi mostre temporanee precedenti

Il Museo San Domenico è famoso per ospitare mostre di livello internazionale, spesso dedicate a capolavori del Rinascimento e dell’arte moderna. Dal 2006 ad oggi hanno incluso si sono succedute le seguenti mostre d’arte:

  • 2024 – Preraffaelliti. Rinascimento moderno
  • 2023 – L’Arte della Moda. L’età dei sogni e delle rivoluzioni. 1789-1968
  • 2022 – Maddalena. Il Mistero e l’Immagine
  • 2021 – Dante. La visione dell’arte
  • 2020 – Ulisse. L’arte e il mito
  • 2019 – Ottocento. L’arte dell’Italia tra Hayez e Segantini
  • 2018 – L’Eterno e il Tempo tra Michelangelo e Caravaggio
  • 2017 – Art Déco. Gli anni ruggenti in Italia
  • 2016 – Piero Della Francesca. Indagine su un mito
  • 2015 – Boldini. Lo spettacolo della modernità
  • 2014 – Liberty. Uno stile per l’Italia moderna
  • 2013 – Novecento. Arte e vita in Italia tra le due guerre
  • 2012 – Wildt. L’anima e le forme tra Michelangelo e Klimt
  • 2011 – Melozzo da Forlì. L’umana bellezza tra Piero della Francesca e
  • 2010 – Fiori. Natura e simbolo dal Seicento a Van Gogh
  • 2009 – Canova. L’ideale classico tra scultura e pittura
  • 2008 – Guido Cagnacci. Protagonista del Seicento tra Caravaggio e Reni
  • 2007 – Silvestro Lega. I Macchiaioli e il Quattrocento
  • 2006 – Marco Palmezzano. Il Rinascimento nelle Romagne

Dopo una giornata tra capolavori e cultura, concediti un momento di relax e ospitalità: Il Pozzo degli Aforismi è il rifugio perfetto per un soggiorno a Forlì all’insegna della tranquillità e del comfort.

Piazza Saffi: il cuore di Forlì tra storia arte e curiosità

Forlì, una città ricca di storia, arte e cultura, custodisce nel suo cuore una delle piazze più affascinanti e suggestive dell’Emilia-Romagna: Piazza Aurelio Saffi. Questo grande spazio, elegante e ricco di storia, è il luogo perfetto per iniziare la tua visita in città. Passeggiando tra le sue architetture imponenti e le sue strade ricche di storia, scoprirai un angolo d’Italia che conserva l’essenza autentica del passato e un’atmosfera accogliente.

Oggi ti accompagno alla scoperta di questa piazza straordinaria, tra monumenti, segreti sotterranei e curiosità che ti faranno innamorare di Forlì.

Un po’ di storia: Dall’antica Forum Livii alla Piazza Saffi di oggi

Piazza Saffi esiste da sempre, o quasi!

La Piazza, così come la vedi oggi, ha subito numerose trasformazioni nel corso dei secoli.

Dal periodo romanico al medioevo

Le sue origini risalgono all’epoca romana, quando era conosciuta come Forum Livii, ed era già un’importante centro di scambi e attività commerciali, tanto che Forlì era considerata una delle città più importanti della via Emilia.

Ma è solo nel Medioevo che la piazza assume le dimensioni attuali. Infatti gran parte dell’attuale piazza, prima del 1212 era un grande orto conosciuto come “il Campo dell’Abate” perché apparteneva all’Abate di San Mercuriale. Solo in quell’anno il campo fu ceduto alla comunità forlivese e nacque la “grande piazza”.

Il suo impianto urbanistico perciò affonda le radici nel Medioevo, quando il cuore cittadino era strutturato attorno a un sistema di mercati e botteghe artigiane ed era il punto nevralgico della città, con mercati, celebrazioni e perfino esecuzioni pubbliche.

Ebbene si, questa grande piazza ha visto il susseguirsi di eventi storici significativi, come:

  • la battaglia del sanguinoso mucchio del 1282 (ricordata da Dante Alighieri nella Divina Commedia) dove l’esercito inviato dal Papa per sottomettere Forlì al suo volere, fu sconfitto da un gruppo di Ghibellini forlivesi guidati da Guido da Montefeltro;
  • Le dispute per la gestione del potere cittadino intercorsi fra Guelfi (famiglia degli Orgogliosi) e Ghibellini (famiglia Ordelaffi);
  • l’eccidio di Giorolamo Riario, avvenuto nel 1488 , dentro l’attuale palazzo comunale, considerato uno degli episodi più drammatici della storia forlivese. Girolamo Riario marito di Caterina Sforza signora di Forlì, fu assassinato in un complotto ordito da alcune famiglie nobili forlivesi, tra cui gli Orsi. Fu colto di sorpresa dagli Orsi e dai loro alleati, che lo accoltellarono a morte ed il suo corpo fu gettato dalla finestra.

Queste e altre battaglie hanno segnato profondamente la vita politica e sociale della città tanto da essere considerata una delle città più sanguinose e litigiose dell’epoca.

Dal rinascimento al risorgimento

Piazza Saffi ha visto il susseguirsi di eventi cruciali durante il Rinascimento e il Risorgimento, periodi fondamentali per la storia di Forlì e dell’intera nazione.

Durante il Rinascimento(XV-XVI secolo), Forlì, come molte altre città italiane, visse un periodo di grande fermento culturale e artistico. Piazza Maggiore (così si chiamava all’ora) divenne uno dei centri nevralgici della vita cittadina, ospitando mercati, feste e tornei. Vide la costruzione o il rimaneggiamento di importanti edifici, come il Palazzo Comunale e il Palazzo del Podestà, che ancora oggi ne caratterizzano l’aspetto.

Il Rinascimento portò a Forlì un fiorire di attività artistiche e culturali, con la presenza di importanti artisti, che lasciarono preziose testimonianze della loro opera; uno di questi è il Palmezzano (una delle sue pale è visibile all’interno alla chiesa di San Mercuriale)

Il Risorgimento (XIX secolo) fu un periodo di grandi cambiamenti e di lotte per l’indipendenza e in tutto il paese ci furono moti rivoluzionari e manifestazioni a sostegno dell’indipendenza e dell’unità d’Italia. Piazza Saffi fu spesso teatro di questi eventi e dopo la proclamazione del Regno d’Italia nel 1861, Piazza Saffi divenne un luogo simbolo dell’unità nazionale.

Periodo fascista e seconda guerra mondiale

Durante il periodo fascista, Piazza Saffi subì molte modifiche modifiche architettoniche, a cominciare 1909 quando, durante una manifestazione di movimenti politici con a capo un giovane Benito Mussolini(allora anarchico-socialista), fu abbattuta a picconate la stele dedicata alla Madonna del Fuoco, patrona di Forlì. Successivamente nel 1921 la statua di Aurelio Saffi prese il suo posto e fu issata al centro dell’ellisse dove si trova ora.

Negli anni ’30 volendo dare alla piazza un aspetto più monumentale e moderno, per volere di Mussolini, furono abbattuti diversi palazzi per far posto agli attuali Palazzo delle Poste, Palazzo statale e il Palazzo Talenti Framonti costruiti in stile liberty razionalista.

In questa piazza, anche i lampioni hanno storie da raccontare. Il 18 agosto del 1944 quattro giovani che avevano combattuto nelle file della Resistenza furono appesi ai lampioni di piazza Saffi. I quattro partigiani, dopo essere stati catturati nei boschi intorno a Modigliana, furono dapprima impiccati a Castrocaro Terme e successivamente i loro corpi furono poi portati a Forlì ed esposti al pubblico ludibrio in questa Piazza. Questa è stata una delle pagine più dolorose della storia recente di Forlì, una ferita ancora aperta nella memoria della città.

Infine durante la guerra la piazza fu gravemente danneggiata dai bombardamenti delle forze alleate e vide momenti di grande sofferenza per la popolazione

Come vedi Piazza Saffi nella sua lunga storia ne ha viste di tutti i colori, ma andiamo avanti e parliamo di cose più piacevoli.

Gli edifici storici che circondano la piazza

Passeggiando per Piazza Saffi, si rimane affascinati, oltre che dalla sua grandezza (che con i suoi 87 metri di larghezza e 128 di lunghezza è una delle piazze più grandi d’Italia) dalla varietà degli edifici che la circondano, testimoni di epoche e stili architettonici differenti che si sono succeduti nel tempo.

  • Palazzo Comunale: risalente al XII secolo, è stato più volte rimaneggiato nel corso del tempo. La facciata è in stile neoclassico, con un ampio scalone d’onore che conduce al piano nobile. All’interno si trovano numerose opere d’arte, tra cui affreschi e dipinti di artisti forlivesi.;
  • Palazzo del Podestà: è stato la sede del potere politico della città nel Medioevo. Completamente rimaneggiato nel 1460 quando fu rifatta la facciata in stile gotico;
  • Palazzo Albertini: edificio rinascimentale, fu costruito dalla famiglia Albertini, una delle più importanti di Forlì. La facciata è caratterizzata da finestre con decorazioni in terracotta e da un portale in pietra;
  • Palazzo Talenti Framonti: sede dell’ex credito romagnolo costruito negli anni ’20 del Novecento, è un esempio di architettura eclettica. La facciata è caratterizzata da elementi classici e liberty.
  • Palazzo Serughi sede della camera di commercio è del 1576 e rimaneggiato nel 1800
  • abbazia di San Mercuriale: complesso religioso composto dalla basilica, chiostro e campanile. la Basilica è una delle chiese più antiche di Forlì, fondata nel X secolo. Al suo interno conserva importanti opere d’arte di grande valore, tra cui un sarcofago romano del IV secolo e un ciclo di affreschi del XIV secolo. Il campanile romanico alto ben 75 metri da cui si può vedere l’intera città, ed il chiostro, che risale all’XI secolo;
  • Palazzi statali e palazzo delle Poste : costruiti in stile razionalista durante il periodo fascista.

La statua di Aurelio Saffi

Come abbiamo visto nel corso della storia Piazza Saffi cambiò diversi nomi, dapprima si chiamava il campo dell’abbate, poi Piazza Grande, Piazza Maggiore, Piazza Vittorio Emanuele II ed infine Piazza Aurelio Saffi.

Quest’ultimo nome lo assunse nel 1921 in onore del forlivese Aurelio Saffi, patriota e politico italiano, repubblicano, uno dei principali collaboratori di Giuseppe Mazzini.

Aurelio Saffi, figura di spicco del Risorgimento italiano partecipò attivamente alle lotte per l’indipendenza, fu un grande sostenitore dell’unità d’Italia e membro dell’Assemblea Costituente della Repubblica Romana, della quale, dopo le dimissioni di Mazzini, Saffi divenne presidente.

Ed è proprio in suo onore, nel ricordo di questi eventi e del ruolo chiave che ebbe nell’unità d’Italia, che nel 1921, fu issata al centro dell’ellisse una statua in marmo bianco, realizzata dallo scultore Arnaldo Zocchi raffigurante Aurelio Saffi e da quel giorno la Piazza prese il suo nome, Piazza Aurelio Saffi.

Una piccola curiosità nascosta

Probabilmente non sai che sotto Piazza Saffi scorre un corso d’acqua nascosto: il Canale di Ravaldino. Un’importante via d’acqua che in passato aveva un ruolo strategico per la città. Questo canale, che nasce nei pressi della Rocca di Ravaldino, un tempo dimora della leggendaria Caterina Sforza veniva utilizzato sia per scopi difensivi sia per l’approvvigionamento idrico e per portare acqua ai vari mulini del territorio. In alcuni punti della città è possibile visitare tratti scoperti di questo percorso sotterraneo.

La leggenda narra che Caterina sforza, riuscì a fuggire all’attentato che vide la morte di suo marito Girolamo Riario proprio grazie questo canale sotterraneo attraverso al quale raggiunse velocemente la Rocca.

Perché visitare Piazza Saffi?

È il cuore di Forlì, un mix perfetto di storia, arte e vita cittadina. È il luogo ideale per una passeggiata, un caffè all’aperto o qualche scatto fotografico.

Visitare Piazza Saffi significa fare un tuffo nella storia, respirare l’atmosfera autentica di Forlì e ammirare capolavori architettonici che raccontano secoli di vicende umane.

Che tu sia appassionato di storia, amante dell’arte o semplicemente curioso per natura, questa piazza saprà conquistarti con il suo fascino senza tempo.

Oggi qui si svolgono mercati, fiere, eventi culturali e manifestazioni che rendono la piazza un luogo sempre accogliente.

Ogni lunedì e venerdì mattina ospita il mercato cittadino.

Durante l’anno, la piazza si anima con eventi culturali, festival e concertini, specialmente nei weekend e nelle calde serate estive.

A dicembre, diventa magica con i mercatini di Natale, le luminarie e la pista di pattinaggio sul ghiaccio.

E poi cosa c’è di meglio che fermarsi in uno dei bar della piazza per godersi un caffè o un aperitivo? Qui puoi sederti, rilassarti e osservare il via vai della città, proprio come fanno i forlivesi! I ristoranti che si affacciano sulla piazza offrono l’opportunità di gustare le delizie della cucina romagnola, mentre le panchine invitano a una sosta per ammirare il panorama circostante.

Forlì ti aspetta: vieni a scoprire Piazza Saffi questo gioiello nascosto dell’Emilia-Romagna.
Ti garantisco che ne rimarrai affascinato!




E dopo aver esplorato il centro, cosa c’è di meglio che rientrare in un posto accogliente, curato nei dettagli e perfetto per ricaricare le energie? Prenota il tuo soggiorno a “Il Pozzo degli Aforismi” e vivi Forlì con tutto il comfort che meriti!