Le vallate di Forlì: itinerari tra natura, storia e borghi autentici della Romagna

Ci sono luoghi che non si attraversano soltanto con gli occhi, ma con l’anima. Le vallate che si diramano da Forlì sono così: scrigni di natura, storia e tradizioni, dove ogni sentiero racconta una storia e ogni borgo sussurra un ricordo. Lontano dalla frenesia della costa eppure a due passi dalla città, le vallate forlivesi sono il cuore verde della Romagna più autentica. Qui, il tempo segue il ritmo lento dei fiumi — il Bidente, il Rabbi, il Montone, il Tramazzo ed il Savio— che scavano dolcemente le colline e guidano il viaggiatore verso boschi secolari, pievi medievali e sapori di un tempo.

Oggi ti accompagno in un viaggio ideale tra le cinque vallate principali che circondano Forlì, per aiutarti a scoprire quale sia quella perfetta per la tua prossima escursione, gita fuori porta o weekend di rigenerazione. Pronto a partire?

La provincia di Forlì-Cesena è attraversata da cinque meravigliose vallate appenniniche che, con i loro fiumi, disegnano il paesaggio dell’entroterra romagnolo:

  1. la Valle del Bidente,
  2. la Valle del Rabbi,
  3. la Valle del Montone,
  4. la Valle del Tramazzo,
  5. la Valle del Savio.


    Ognuna ha caratteristiche uniche e tutte custodiscono borghi storici, natura incontaminata, cammini, eremi, castelli e una tradizione enogastronomica che fa gola a ogni viaggiatore curioso.

    Dove si trovano le vallate forlivesi

    Situate nell’Appennino tosco-romagnolo, queste vallate sono raggiungibili in poco tempo da Forlì e rappresentano un perfetto punto di partenza per escursioni giornaliere o gite fuori porta immerse nella natura.

    Ecco una panoramica introduttiva di ciascuna:

    1) Valle del Bidente: natura e archeologia nella Romagna più verde

    Di Ziapina – Opera propria, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=5779906

    La Valle del Bidente attraversa diversi paesi e borghi come Meldola, Cusercoli, Civitella di Romagna, Galeata e Santa Sofia, fino a penetrare nel cuore del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi.

    Cosa troverai qui:

    • La Diga di Ridracoli, un piccolo gioiello di ingegneria immerso nei boschi.
    • L’Ecomuseo delle Acque di Ridracoli.
    • Il sito archeologico romano di Mevaniola.
    • Borghi dove il tempo sembra essersi fermato, come Galeata e Cusercoli .

    2) Valle del Rabbi: cascate e spiritualità

    Di Stefano Zagnoli – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=51525721

    La Valle del Rabbi è ideale per chi cerca un’esperienza di montagna genuina, fatta di piccoli borghi, natura selvaggia ma accessibile, tradizioni contadine e silenzi che parlano più di mille parole.

    Questa valle segue il corso del fiume Rabbi attraversa Predappio e abbraccia borghi come Premilcuore, uno dei più suggestivi dell’Appennino, e la piccola frazione di Fiumicello immersa nei boschi delle Foreste casentinesi

    Cosa troverai qui:

    • Le Cascate della Sega e la grotta urlante, perfette per una sosta estiva,
    • l’antico mulino Mengozzi, restaurato e visibile,
    • Borghi suggestivi,
    • Il silenzio rigenerante della montagna.

    3) Valle del Montone: la valle di Dante e dei cammini

    Forse la più nota, anche grazie alla Cascata dell’Acquacheta citata da Dante nella Divina Commedia. Comprende borghi storici come San Benedetto in Alpe, Portico di Romagna, Rocca San Casciano, Dovadola e Castrocaro terme e Terra del sole

    Cosa troverai qui:

    • La cascata più poetica della Romagna.
    • Tratti del Cammino di Dante.
    • Pievi, castelli e antiche strade medievali.
    • Il famoso Falò di Rocca San Casciano, evento che affonda le radici in riti antichissimi.

    4) Valle del Tramazzo: la meno conosciuta, ma sorprendente

    Di Rosa Mauro – Opera propria, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=62020052

    Questa valle prende il nome dal torrente Tramazzo e ha come fulcro il borgo di Tredozio, tra boschi, colline e ville nobiliari, attraversa Modigliana e scende fino a Faenza

    Cosa troverai qui:

    • Il Monte Busca, il vulcano più piccolo d’Italia.
    • Palazzo Fantini, splendida dimora storica.
    • il lago di Ponte Sentieri poco battuti, perfetti per chi cerca pace e autenticità.
    • La cucina romagnola più genuina, da scoprire nelle osterie del borgo.

    Le cinque vallate offrono esperienze diverse in ogni stagione:

    5) Valle del Savio: tra terme, spiritualità e natura lungo il fiume

    Anche se geograficamente più legata al territorio di Cesena, la Valle del Savio rappresenta una naturale estensione dell’Appennino forlivese e un affascinante corridoio che collega la pianura al confine toscano. Lungo il suo corso si trovano località storiche come Cesena, Mercato Saraceno, Sarsina e Bagno di Romagna, San Piero in Bagno fino a raggiungere la Sorgente del Tevere sul Monte Fumaiolo immerse in paesaggi collinari, foreste e sorgenti termali.

    Cosa troverai qui:

    • Le Terme di Bagno di Romagna, ideali per una pausa di benessere naturale.
    • La spiritualità dell’Eremo di Sant’Alberico e le pievi storiche..
    • Il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi anche sul versante cesenate.
    • La cittadina di Sarsina, antica patria del commediografo latino Plauto

    La valle è attraversata anche dal Cammino di San Vicinio, percorso spirituale che tocca borghi, pievi e luoghi sacri, ed è perfetta per chi cerca un turismo lento, tra silenzi, natura e tradizione.

    Quando andare?

    • Primavera ed estate: ideali per trekking, bagni nei fiumi, festival e sagre.
    • Autunno: foliage spettacolare, funghi e tartufi.
    • Inverno: silenzi, camini accesi e atmosfere da fiaba.

    Consigli per il viaggio

    • Parti da Forlì: è il punto perfetto per raggiungere tutte le vallate.
    • Porta scarpe comode: i sentieri sono il cuore di questa esperienza.
    • Fermati a parlare con le persone del posto: ti regaleranno storie, aneddoti e sapori autentici.

    Vuoi scoprire meglio una vallata alla volta?
    Nei miei prossimi scritti esploreremo nel dettaglio ogni valle, con itinerari consigliati, curiosità e suggerimenti su dove mangiare.

    Ti aspetto al Pozzo degli Aforismi!

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    Se cerchi un luogo accogliente dove soggiornare mentre esplori le vallate forlivesi, ti invito a scoprire la mia locazione turistica a Forlì: Il Pozzo degli Aforismi. Un rifugio rilassante e pieno di suggestioni, Vicino a tutto lontano dalla confusione, il pozzo degli aforismi è il posto ideale da cui iniziare i tuoi itinerari.

    Lascia un commento qui sotto se conoscevi già queste vallate o se ti piacerebbe esplorarle.

    Il Parco Urbano Franco Agosto: Un’oasi verde nel cuore di Forlì

    Ami i luoghi che sanno sorprenderti con la loro semplicità e autenticità? Il Parco Urbano Franco Agosto è uno di questi: un angolo di verde incantato, a pochi minuti a piedi dal centro storico di Forlì, dove la città si dissolve dolcemente tra alberi, sentieri e laghetti. Oltre 27 ettari di natura, relax e biodiversità, nati dalla visione di una città più vivibile, a misura d’uomo… e di coniglio!

    Un po’ di storia: da fornace a polmone verde della città

    Il Parco Urbano Franco Agosto è stato inaugurato nel 1994, ma la sua storia inizia molto prima. L’area dove oggi si estende il parco era un tempo occupata da una vecchia fornace dismessa. Un’area dimenticata, che però aveva un grande potenziale.

    L’idea di trasformarla in uno spazio verde aperto a tutti nacque dal lavoro dell’architetto comunale Elves Sbaragli, con il sostegno deciso dell’allora sindaco Sauro Sedioli.

    L’obiettivo? Dare ai forlivesi uno spazio di natura, benessere e socialità, facilmente accessibile e vicino al centro.

    Il parco è anche custode di elementi storici e botanici di rilievo.

    Tra questi, spicca un giuggiolo centenario situato nei pressi della vecchia casa colonica, oggi trasformata in pub. Accanto all’albero si trova un graffito dell’artista forlivese Irene Ugolini Zoli, testimonianza dell’integrazione tra natura e arte.

    All’interno del parco sono dislocate diverse opere di artisti contemporanei.

    Di Perkele di Wikipedia in italiano – Trasferito da it.wikipedia su Commons., Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=87775570

    Chi era Franco Agosto?

    Il parco è dedicato a Franco Agosto, figura di spicco nella storia di Forlì: fu il primo sindaco della città dopo la Liberazione.

    Durante il suo mandato, lavorò senza sosta per ricostruire la città, promuovendo uno sviluppo urbano più giusto e inclusivo.

    Il parco che oggi porta il suo nome rappresenta in pieno quella visione di città aperta, verde e accogliente.

    Dove si trova e come arrivarci

    Il Parco Urbano Franco Agosto si trova tra Viale dell’Appennino e Via Fiume Montone, poco distante dal Museo San Domenico e dal centro storico.

    Un comodo percorso pedonale e ciclabile lo collega anche all’Ospedale Morgagni Pierantoni, passando lungo il fiume Montone.

    Curiosità: il parco è accessibile anche in bicicletta e lungo tutto l’argine del Fiume Montone c’è una ciclabile che collega Porta Schiavonia con Terra del sole.

    Cosa troverai al Parco Franco Agosto

    Passeggiare qui è un’esperienza a contatto diretto con la natura.

    immagine presa dal sito ufficiale del parco: http://www.parcourbanoforli.it/Mappa-5.html

    Il paesaggio è caratterizzato da ampie radure erbose, colline dolci, canali artificiali con ponticelli e un suggestivo laghetto abitato da oche, anatre e nutrie, alberi secolari, percorsi pedonali e aree attrezzate per il tempo libero. Ma è anche un habitat ricco di vita:

    • La collina dei conigli, dove vivono numerosi conigli in libertà (amatissima dai bambini!),
    • Il laghetto artificiale, popolato da anatre, germani reali, cigni e… nutrie curiose!
    • Aree sportive con campi da basket, calcetto, beach volley e bocce
    • Aree gioco per bambini, percorsi salute per adulti e spazi per picnic
    • Un trenino turistico che che collega il centro cittadino con il parco.

    E per chi ama l’attività fisica? Non mancano percorsi jogging, aree per yoga e ampi spazi dove praticare sport all’aperto.

    Il Parco Urbano “Franco Agosto” offre numerosi locali:

    • Un bar gelateria
    • un ristorante pizzeria
    • Un chiosco di piadina e gelati
    • Un pub ricavato in un’antica casa colonica sulla “Collina dei Conigli”.

    L’alluvione del 2023: una ferita che ha lasciato il segno

    Nel maggio 2023 Forlì è stato colpita da una violenta alluvione, il Parco urbano ha fatto da cassa di espansione riempiendosi di acqua e fango.

    Sono stati sommersi i sentieri, invaso il laghetto e danneggiato gravemente l’ecosistema.

    Nonostante i danni, il cuore verde di Forlì ha mostrato la sua resilienza. Il patrimonio arboreo è stato in gran parte salvato.

    Un parco da vivere, ogni giorno

    Che tu sia un amante della natura, un runner, una famiglia con bambini o semplicemente in cerca di tranquillità, il Parco Urbano Franco Agosto è un luogo che parla a tutti.

    È perfetto per leggere un libro all’ombra di un albero, fare yoga all’alba, godersi un tramonto romantico o osservare le anatre che scivolano sull’acqua.

    Il parco urbano di Forlì è anche luogo di incontro, condivisione, eventi, feste e concerti.

    Consiglio: la primavera e l’autunno sono i momenti ideali per visitarlo, ma ogni stagione regala un volto nuovo al parco.

    Informazioni utili

    • Indirizzo: Via Fiume Montone, Forlì (FC)
    • Ingressi principali: Via Fiume Montone e Viale dell’Appennino
    • Orari: Aperto tutti i giorni.
    • Accessibilità: Il parco è facilmente raggiungibile a piedi, in bicicletta o con i mezzi pubblici.

    Se sei in vacanza a Forlì…

    …non perderti una passeggiata nel parco! E se stai cercando un posto speciale dove soggiornare, ti aspetto al Pozzo degli Aforismi: un’accogliente locazione turistica a pochi minuti dal centro e dal parco, dove il relax incontra l’arte e la poesia.

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    Se ti va, raccontami nei commenti la tua esperienza nel parco: ci sei già stato? Cosa ti ha colpito di più?

    N.B. immagine di copertina è di Roberto Neri che ringrazio.

    Porta Schiavonia: l’ultima sentinella di Forlì

    Se ti trovi a Forlì e vuoi respirare la storia più autentica della città, Porta Schiavonia è una tappa imperdibile. Oggi silenziosa testimone del tempo, è l’unica sopravvissuta delle quattro porte che un tempo difendevano il centro cittadino, racchiuso entro poderose mura medievali. Le altre – Porta San Pietro, Porta Ravaldino e Porta Cotogni – furono purtroppo abbattute agli inizi del Novecento, insieme a gran parte delle mura cittadine, nel nome del progresso e dell’espansione urbana.

    Un Viaggio nel Tempo: La Storia di Porta Schiavonia

    Porta Schiavonia non è solo un reperto architettonico: è un simbolo potente, capace di evocare epoche diverse, raccontare di guerre, commerci, viaggi e quotidianità contadina.

    Forlì, fino ai primi del Novecento, era una città fortificata, circondata da mura che ne delimitavano i confini e ne garantivano la sicurezza. Le quattro porte principali erano punti di accesso strategici, ognuna con una propria identità e funzione.

    Porta Schiavonia, situata all’ingresso occidentale della città lungo la Via Emilia, era un passaggio fondamentale per chi proveniva da Faenza.

    Le prime testimonianze della sua esistenza risalgono al XIII secolo, quando veniva citata come punto di accesso a un borgo esterno alla città.

    Nel corso dei secoli, ha subito numerose modifiche e ricostruzioni: nel 1407, il cardinale Cossa fece erigere una rocchetta difensiva, poi demolita nel 1413. Nel 1556, Papa Paolo IV ordinò la demolizione della porta per ricostruirla in una posizione più strategica.

    L’attuale configurazione risale principalmente al XVII secolo, con evidenti influenze barocche che le conferiscono un aspetto monumentale, ma armonioso. È composta da un unico fornice centrale ad arco a tutto sesto, affiancato da lesene e decorazioni in stile classico.

    Sopra l’arco, un’iscrizione latina e uno stemma cittadino ricordano la sua importanza strategica. Sul lato interno della porta, un tempo, si trovava la guardia cittadina, incaricata di controllare gli ingressi, riscuotere dazi e garantire la sicurezza.

    Oggi Porta Schiavonia è un piccolo gioiello architettonico: oltrepassandola, ci si immerge subito nel cuore del Borgo Schiavonia, lungo Corso Garibaldi, una delle strade più ricche di storia della città.

    Rifugio di braccianti e lavoratori

    Nel corso dei secoli, Porta Schiavonia è stata molto più di un semplice varco difensivo. Nei primi del ’900, nell’androne retrostante alla porta, trovavano riparo i braccianti agricoli che arrivavano dalle campagne per lavorare alla mietitura del grano e per prestare servizio presso lo zuccherificio Eridania.

    Erano giornate dure, scandite dalla fatica e dalla speranza di guadagnare qualche soldo per mantenere la famiglia. Porta Schiavonia divenne così anche il simbolo dell’accoglienza semplice e popolare di una città contadina, abituata al lavoro e alla solidarietà.

    Particolari porta Schiavonia: di Roberto Neri

    L’Origine del Nome

    Il nome Schiavonia potrebbe derivare dalla presenza di mercanti e viaggiatori provenienti dalla regione della Schiavonia, un’area storica che comprendeva parte dell’attuale Croazia e Slovenia. In epoca medievale, era comune che le porte cittadine prendessero il nome dalle comunità che le attraversavano frequentemente.

    Le Mura di Forlì: Evoluzione e Trasformazione

    l’immagine è di Perkele di Wikipedia in italiano – Trasferito da it.wikipedia su Commons., Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=87035913

    Come molte città italiane, Forlì ha vissuto una profonda trasformazione urbanistica agli inizi del Novecento, quando le sue antiche mura furono quasi completamente abbattute per favorire l’espansione edilizia e la modernizzazione del tessuto urbano.

    Questo intervento, se da un lato ha permesso alla città di svilupparsi oltre il nucleo storico, dall’altro ha cancellato gran parte di una struttura difensiva che per secoli aveva definito i confini cittadini.

    Tuttavia, alcuni tratti della cinta muraria sono ancora visibili, a pochi passi da Porta Schiavonia su via Del Portonaccio, testimoni silenziosi di un passato in cui Forlì era protetta da tre diverse cerchie murarie, ciascuna rappresentativa di un’epoca e di una fase evolutiva della città.

    • La prima, di origine altomedievale, seguiva probabilmente il tracciato delle fortificazioni romane;
    • la seconda, edificata nel XII secolo, rispondeva alla crescente importanza della città includendo l’Abbazia di San Mercuriale;
    • la terza cinta muraria, sviluppata nel XIII secolo, sancì la suddivisione in borghi, molti dei quali ancora oggi riconoscibili nelle vie e nei quartieri di Forlì.

    Sebbene la demolizione delle mura abbia modificato radicalmente il volto della città, il loro ricordo sopravvive nei viali di circonvallazione e nei pochi frammenti rimasti, che continuano a raccontare la storia di una Forlì medievale, fortificata e strategicamente rilevante.

    Il quartiere di Schiavonia: storia viva tra le case

    Il quartiere che si sviluppa intorno alla porta mantiene ancora oggi un carattere popolare e autentico. Qui si respira l’atmosfera della “vecchia Forlì”.

    Una passeggiata in questo angolo della città ti permette di vedere la Forlì di una volta, fatta di cortili, botteghe e racconti tramandati da una generazione all’altra.Oggi, il quartiere di Schiavonia è una zona vivace e ricca di storia.

    Passeggiando per il quartiere, si possono ancora scorgere tracce dell’antica cinta muraria e alcuni edifici storici che resistono al tempo.

    Simbolo dell’alluvione del 2023

    Nel maggio 2023, Forlì fu colpita da una devastante alluvione, che segnò profondamente la città e i suoi abitanti, mise in ginocchio interi quartieri e portò con sé vittime e dolore.

    In quei giorni drammatici, Porta Schiavonia fu al centro dell’attenzione: le acque del fiume Montone esondarono proprio nei pressi della porta, trasformandola in un’immagine simbolo della tragedia, rappresentando il confine tra la parte della città allagata e quella risparmiata.

    In memoria di questo evento, venne eretto il Monumento agli Angeli del Fango, dedicato ai tanti giovani volontari che si mobilitarono per aiutare la popolazione colpita, ma anche come segno tangibile della memoria, del dolore e della resilienza di una comunità che ha saputo rialzarsi.

    Perché visitarla oggi

    Visitare Porta Schiavonia oggi significa toccare con mano la storia di Forlì.

    È un luogo che ha saputo attraversare i secoli trasformandosi senza perdere la propria identità. È l’ultimo frammento di un sistema difensivo che un tempo proteggeva l’intera città, oggi trasformato in monumento alla memoria e alla speranza.

    Il suo fascino discreto la rende anche un punto molto amato da chi cerca scatti fotografici suggestivi o momenti di contemplazione.


    Il Pozzo degli Aforismi ti aspetta!

    Se stai cercando un luogo dove soggiornare a Forlì, immerso nella quiete e nella bellezza del territorio, scopri Il Pozzo degli Aforismi: accogliente, unico, pieno di fascino. Perfetto per chi vuole vivere la Romagna in modo autentico.

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    Lascia un commento qui sotto o scrivimi: sarò felice di suggerirti itinerari, curiosità e percorsi poco conosciuti che ti faranno innamorare di questa terra.

    Dolci tentazioni di Romagna: ciambelle, sfrappole e un cucchiaio di mascarpone

    In Romagna, il dolce non è solo la fine di un pasto: è un rituale affettuoso, una coccola che sa di casa, di nonne premurose e di feste patronali. Ogni zona ha la sua specialità, spesso preparata secondo ricette tramandate a voce, scritte a mano su foglietti burrosi di memoria. In questo viaggio tra i dolci più tipici della Romagna, ti porto a conoscere quelli che non possono mancare sulla tavola delle feste (e non solo), con un occhio alle curiosità, agli ingredienti e alle origini.

    La ciambella romagnola: semplice, rustica e sempre amata

    Iniziamo dal simbolo per eccellenza: la ciambella romagnola, che – curiosamente – non ha il buco!

    La Brazadela o Zambela ( in dialetto )è un dolce povero ma ricchissimo di significato.

    Preparata con farina, uova, burro, zucchero e un goccio di latte, si impasta a mano e si cuoce direttamente sulla teglia.

    La forma? Oblunga, rustica, irregolare.

    Il profumo? Inconfondibile.

    Tradizionalmente si serve a fette con un bicchiere di Albana passita o con la mitica crema di mascarpone alla romagnola, di cui ti parlerò tra poco.

    Si mangia tutto l’anno, ma è il dolce per eccellenza di Pasqua e delle gite fuori porta.

    La crema di mascarpone alla romagnola: il cucchiaio della felicità

    crema di mascarpone
    crema di mascarpone del ristorante La Vecia Cantena d’la Pre’ – Ca’ de Sanzves di Predappio Alta

    In Romagna, la crema di mascarpone ha una marcia in più.

    La tradizione prevede niente savoiardi, niente caffè: solo uova fresche montate con zucchero, mascarpone e una spolverata di cacao o scaglie di cioccolato.

    La crema di mascarpone è la compagna inseparabile della ciambella e dei biscotti secchi.

    Il segreto per gustarla al meglio? Guai a farla senza montare bene i tuorli con lo zucchero e gli albumi a neve ben ferma: il segreto è tutto qui.

    Zuppa inglese: il dolce delle feste importanti

    Di Lungoleno – Opera propriaFotografia autoprodotta, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=82001127

    Nonostante il nome esotico, la zuppa inglese è uno dei dolci più radicati in Romagna.

    Strati di pan di Spagna inzuppato nell’alchermes, alternati a crema pasticcera gialla e al cioccolato.

    Ogni famiglia ha il suo segreto: c’è chi aggiunge anche la crema al mascarpone, chi il liquore Strega, chi la rifinisce con scaglie di cioccolato.

    È il dolce delle cerimonie, dei battesimi, dei pranzi della domenica. Va preparato con anticipo, e più riposa, più diventa buono.

    Sfrappole e castagnole: il carnevale in una croccantezza

    A Carnevale, le sfrappole (chiamate anche chiacchiere) fanno capolino su ogni banco di pasticceria e in ogni casa romagnola. Fritte e spolverate di zucchero a velo, sono l’essenza della leggerezza festosa.

    Le castagnole, invece, sono palline morbide, anch’esse fritte, bagnate nell’alchermes e spolverate di zucchero.

    Due dolci da mangiare rigorosamente con le mani… e da finire prima che qualcuno te le soffi!

    Bustrèng: il dolce delle case contadine

    Uno dei più antichi e “poetici” dolci romagnoli è il bustrèng.

    È un dolce povero, fatto con quello che c’era: pane raffermo, latte, uova, mele, uvetta, fichi secchi, a volte un filo di saba (mosto cotto).

    Ogni casa lo faceva diverso.

    Era il modo per non buttare nulla e dare dolcezza anche ai giorni feriali.

    Oggi lo si riscopre come dolce della tradizione, in particolare nelle zone tra Cesena e Meldola.

    Sabadoni: profumo di autunno

    I sabadoni sono ravioli dolci, ripieni di mostarda d’uva, castagne o fichi secchi, cotti al forno o lessati nel vino.

    Tipici della stagione fredda, un tempo si preparavano in occasione della pigiatura, usando il mosto fresco.

    Sono profumati, antichi, avvolgenti.

    Si mangiano anche a Natale, accompagnati da un bicchiere di Cagnina o di Albana dolce meglio se passita.

    Nelle altre stagioni i Sabadoni diventano ” Le Raviole di Romagna” stessa ricetta ma ripiene di confettura.

    Panpepato di Modigliana: un tesoro dolce della Romagna

    A Modigliana, nel cuore dell’Appennino romagnolo, si custodisce una delizia unica: il mandorlato al cioccolato, comunemente chiamato “pampepato” dai locali.

    Sebbene il nome richiami il panpepato tradizionale, questa specialità si distingue nettamente per ingredienti e preparazione.

    Realizzato con un impasto di cacao (e non cioccolato), farina, zucchero di canna, mandorle intere, scorze di arancia e cedro canditi, e un mix segreto di circa 15 spezie, il dolce viene avvolto in ostia e cotto in stampi circolari.

    Il risultato è un dolce morbido, privo di grassi animali, adatto anche a un’alimentazione vegana.

    La sua particolare composizione lo rende ideale per essere gustato tutto l’anno, non solo durante le festività natalizie.

    Riconosciuto come Prodotto Agroalimentare Tradizionale (P.A.T.) dell’Emilia-Romagna, il mandorlato al cioccolato di Modigliana rappresenta un perfetto connubio tra storia (le sue origini sembrano essere rinascimentali), tradizione e gusto.

    Latte brulè e zuccotto: dolci al cucchiaio d’altri tempi

    Il latte brulè è il crème caramel della Romagna, semplice e rassicurante. Uova, latte, zucchero e caramello: niente di più. Ma il segreto sta nella cottura lenta a bagnomaria, che ne esalta la delicatezza.

    Lo zuccotto romagnolo, meno noto ma molto amato nelle famiglie, è un dolce semicongelato con crema, cioccolato e pan di Spagna. Un tempo si serviva solo nelle grandi occasioni.

    Dolci poco conosciuti della Romagna… ma tutti da scoprire!

    Accanto ai grandi classici come la ciambella o il mascarpone, la zuppa inglese, la Romagna custodisce dolci meno noti ma ricchissimi di storia e sapore. Alcuni si preparano solo in occasioni particolari, altri sono legati a piccole comunità o ricorrenze stagionali. Ecco una selezione da veri intenditori!

    • Le cantarelle sono delle focaccine semplici e rustiche, tipiche della zona di Rimini. Preparato con una pastella di farina, acqua e un pizzico di sale, questo dolce viene cotto su una piastra calda fino a ottenere una consistenza morbida e leggermente croccante. Tradizionalmente, le cantarelle vengono servite calde, spolverate con zucchero o accompagnate da marmellata, rappresentando uno spuntino goloso e genuino della tradizione romagnola.
    • Il miacetto è un dolce natalizio tipico di Cattolica, preparato con frutta secca, zucchero, cruschello (o farina) e miele, senza l’uso di lievito. La sua consistenza densa e il sapore ricco lo rendono un dolce tradizionale molto apprezzato durante le festività, spesso preparato in casa e condiviso con amici e parenti.
    • Lo zabaione è una crema dolce a base di tuorli d’uovo, zucchero e vino liquoroso, come il Marsala. In Romagna, viene spesso servito caldo, magari accompagnato da biscotti secchi o savoiardi, rappresentando un dessert semplice ma ricco di sapore, ideale per concludere un pasto in dolcezza.
    • Le pesche dolci sono dolcetti composti da due semisfere di pasta frolla, farcite con crema pasticcera e bagnate nell’alchermes, un liquore dal colore rosso intenso. Dopo essere state assemblate, le pesche vengono passate nello zucchero semolato, assumendo l’aspetto e il colore di una vera pesca. Questi dolci sono spesso preparati per le festività o le occasioni speciali, rappresentando una delizia tanto per gli occhi quanto per il palato.
    • Gli scroccadenti sono biscotti secchi e croccanti, preparati con farina, zucchero, uova e mandorle intere. Il loro nome deriva dalla consistenza dura che “scricchiola” sotto i denti. Tradizionalmente, vengono gustati inzuppati nell’albana dolce, rappresentando un classico della pasticceria secca romagnola.
    • Il castagnaccio è un dolce autunnale preparato con farina di castagne, acqua, olio d’oliva, pinoli e uvetta. La sua consistenza è compatta e il sapore è rustico, con note dolci e leggermente amare. In Romagna, viene spesso arricchito con rosmarino, conferendo un aroma unico che richiama i profumi del bosco.
    • l migliaccio è un dolce tradizionale romagnolo. La ricetta storica prevedeva l’uso di sangue suino, zucchero, pinoli, uvetta e aromi, creando una torta densa e scura. Oggi, per motivi igienici è difficile trovarlo in commercio, ma il migliaccio resta un simbolo della cucina povera e creativa della Romagna.
    • La piada dei morti è un dolce tipico del mese di novembre, preparato in occasione della commemorazione dei defunti. Si tratta di una focaccia dolce arricchita con frutta secca, come noci e uvetta, e aromatizzata con semi di anice. La sua preparazione varia da famiglia a famiglia, ma rappresenta un modo tradizionale per onorare i propri cari attraverso la condivisione di un dolce semplice e genuino.

    Il Pozzo degli Aforismi: dolcezza e accoglienza a Forlì

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    Dopo un assaggio di queste delizie romagnole, se vuoi immergerti ancora di più nelle atmosfere della nostra terra, ti aspetto a “Il Pozzo degli Aforismi”, la mia locazione turistica a Forlì.
    È il punto di partenza perfetto per esplorare la Romagna… e magari assaggiare qualcuno di questi dolci in una sagra o in un forno tipico.

    E tu? Hai un dolce della tua infanzia che ancora oggi ti fa tornare il sorriso? Scrivimelo nei commenti!

    Notte Rosa 2025: il Capodanno dell’estate in Romagna

    Se non hai mai vissuto la Notte Rosa in Romagna, il 2025 è l’anno perfetto per farlo. L’appuntamento più atteso dell’estate romagnola torna venerdì 20 e sabato 21 giugno, trasformando tutta la costa e l’entroterra in un’esplosione di luci, musica ed eventi. Un weekend lungo che inaugura ufficialmente l’estate, celebrato da Rimini a Ravenna, passando per Cesenatico, Riccione, Comacchio e persino le colline dell’entroterra. Non a caso viene chiamata il “Capodanno dell’estate“: la Notte Rosa non è solo una festa, ma un modo di vivere, un rituale collettivo che unisce persone di ogni età sotto il segno dell’accoglienza, del divertimento e della bellezza.

    Una tradizione che si rinnova dal 2006

    Nata nel 2006 da un’idea dell’APT Servizi dell’Emilia-Romagna, la Notte Rosa ha saputo trasformarsi in un simbolo dell’identità romagnola.

    Il rosa, colore della festa per eccellenza, tinge ogni angolo: dalle luci degli stabilimenti balneari alle fontane, dai monumenti storici ai cocktail, tutto si colora di rosa.

    I fuochi d’artificio che illuminano contemporaneamente tutta la Riviera sono uno spettacolo emozionante, che ogni anno attira centinaia di migliaia di persone.

    Ma la Notte Rosa non è solo mare e musica: è anche cultura, arte, teatro, sport e intrattenimento per famiglie.

    Un evento inclusivo, pensato per tutti.

    Programma e aspettative per l’edizione 2025

    L’edizione 2025 cade in un fine settimana strategico: nel weekend del solstizio d’estate, le scuole sono chiuse, le giornate sono lunghe e calde.

    Qui trovi il programma ufficiale, si prevede, come sempre, un ricchissimo calendario di eventi. Concerti gratuiti con artisti di fama nazionale e internazionale, spettacoli circensi, dj set sulla spiaggia, mostre, installazioni luminose, reading letterari, eventi sportivi all’alba e molto altro.

    La musica sarà il filo conduttore, ma ogni luogo offrirà qualcosa di unico.

    Dove vivere la Notte Rosa

    By Gambu82 – Own work, CC BY-SA 4.0, httpscommons.wikimedia.orgwindex.phpcurid=72908891

    Se ti stai chiedendo dove andare per vivere al meglio la Notte Rosa, la risposta è: ovunque.

    Ogni località della Riviera propone un calendario personalizzato, ma alcune location sono diventate iconiche:

    • il concerto sulla spiaggia di Rimini,
    • la Notte Rosa dei Bambini a Bellaria-Igea Marina,
    • il Pink Street Food Festival di Riccione,
    • le installazioni artistiche a Cesenatico,
    • gli eventi culturali notturni a Ravenna.

    Numerosi sono gli eventi più adatti ai più piccoli, come le feste in spiaggia dedicate a loro, i laboratori creativi e gli spettacoli di burattini.

    E poi ci sono le sorprese, perché ogni anno la Notte Rosa riesce a stupire con novità originali.

    Perché scegliere Forlì come base

    contattaci

    Se vuoi evitare la confusione della costa ma non vuoi rinunciare alla festa, c’è una soluzione perfetta: soggiornare a Forlì. La città, pur non essendo sul mare, è ben collegata con tutte le località della Riviera e offre un’ottima alternativa per chi cerca un alloggio tranquillo ma strategico.

    Forlì è al centro della Romagna, a trenta minuti di auto da Cervia, Cesenatico e Rimini, ma anche vicinissima ai borghi collinari come Bertinoro, Castrocaro e Brisighella. Una base ideale per vivere la Notte Rosa e andare alla scoperta dell’entroterra di giorno.

    Se cerchi un posto dove soggiornare nel weekend rosa la nostra locazione turistica Il Pozzo degli Aforismi rappresenta la scelta perfetta per chi desidera coniugare comfort, atmosfera e posizione strategica. Gli ambienti curati e la vicinanza alle principali attrazioni culturali e gastronomiche della zona la rendono un punto di partenza ideale per ogni escursione.

    E poi, anche Forlì quest’ anno si tinge di rosa.

    Notte Rosa 2025 a Forlì: musica, emozioni e un’alba da ricordare

    Anche Forlì partecipa con entusiasmo alla grande festa della Notte Rosa, regalando ai visitatori due serate ricche di musica e atmosfera.

    Venerdì 20 giugno, dalle 19:30 alle 21:00, ti consiglio di iniziare la serata con un aperitivo accompagnato da musica dal vivo alla Corte Masini, grazie all’ensemble dell’Istituto Musicale “Angelo Masini”, oppure al Chiostro dei Musei San Domenico, dove si esibisce la band The Wave.

    Dalle 21:30 la festa si accende in Piazza Saffi con un travolgente dj set firmato Kubik & Cire Vocalist, e a seguire lo show degli iconici Eiffel 65, per una serata in perfetto stile anni Duemila. Ma non è tutto: dopo il live, si continua a ballare con il dj set di Marvin & Andrea Prezioso.

    Per chi ama la magia delle prime luci del giorno, sabato 21 giugno alle 6:00 del mattino, ti aspetta un suggestivo concerto all’alba alla Rocca di Ravaldino, con Andrea Missiroli al pianoforte e una colazione speciale a cura di Chicchiamo – Bar Truck. Un momento intimo e poetico per chiudere in bellezza la Notte Rosa forlivese.

    Consigli utili per vivere al meglio la Notte rosa a Forlì

    • Arriva presto in Piazza Saffi: l’area sarà chiusa al traffico dalle 18:00, e l’accesso sarà possibile solo attraverso 5 varchi di ingresso controllati, attivi dalle 18:45. Ti consiglio di arrivare con un po’ di anticipo per goderti l’atmosfera e trovare una buona posizione.
    • Attenzione a cosa porti: sono vietati bottiglie e contenitori in vetro, lattine, spray urticanti e qualsiasi oggetto potenzialmente pericoloso. Meglio portare solo l’essenziale.
    • Parcheggi consigliati: se arrivi in auto, puoi lasciare il veicolo nei parcheggi di Piazza del Carmine, Parcheggio Montegrappa, oppure nell’area Ex Mangelli (vicino alla stazione), da cui puoi proseguire a piedi o con i mezzi.
    • Mezzi pubblici e navette: durante la serata saranno attivi servizi potenziati di trasporto urbano. Controlla il sito Start Romagna per linee e orari aggiornati.
    • Per le famiglie: l’evento musicale serale è adatto anche ai più giovani, ma se preferisci qualcosa di più tranquillo e suggestivo, il concerto all’alba alla Rocca di Ravaldino è l’occasione perfetta. Porta con te una coperta o una stuoia per sederti sull’erba.

    Alla scoperta dell’entroterra

    Soggiornare a Forlì durante la Notte Rosa ti da la possibilità di esplorare anche l’entroterra, spesso escluso dai percorsi turistici più classici.

    Il giorno dopo l’evento, puoi approfittare per visitare Bertinoro, con le sue cantine e il balcone panoramico sulla Romagna, oppure Castrocaro Terme con le sue acque termali e la Fortezza medievale. Puoi organizzare una degustazione in una delle tante aziende agricole o una passeggiata nei boschi delle colline forlivesi. La Notte Rosa può essere anche il punto di partenza per un weekend più lungo, alla scoperta di una Romagna autentica, fatta di sapori, incontri e paesaggi.

    Romagna da vivere, Forlì da scoprire

    La Notte Rosa è un evento che racconta lo spirito della Romagna: accoglienza, voglia di vivere, bellezza, cultura e libertà. Lasciati sorprendere dalla magia del rosa, dalla luce dei fuochi d’artificio, dai suoni dell’estate e dalle emozioni di una terra che sa come accoglierti.

    E tu, hai già vissuto una Notte Rosa? Raccontalo nei commenti qui sotto.

    I Palazzi di Forlì: Un Viaggio tra Storia, Arte e Identità

    Passeggiare per Forlì è come sfogliare un libro di storia a cielo aperto. Forlì è una città che porta le tracce del suo passato nei suoi edifici più antichi e prestigiosi. I palazzi dei vari rioni raccontano storie di nobili famiglie, figure ecclesiastiche e trasformazioni urbanistiche avvenute nei secoli. Dietro le sue facciate eleganti, i portali decorati e le finestre scolpite si celano secoli di storia, arte e vicende umane. Passeggiando per il centro storico, è impossibile non restare affascinati dai suoi palazzi nobiliari, ognuno con il proprio carattere e un passato che merita di essere raccontato.
    Oltre alle sue affascinanti piazze, la città romagnola custodisce un patrimonio architettonico sorprendente, che scopriremo insieme in questo itinerario fra i palazzi più significativi e affascinanti di Forlì, da quelli celebri a quelli meno conosciuti, ma non per questo meno importanti.

    Il Palazzo Paolucci De Calboli: eleganza nobiliare a un passo da San Mercuriale

    Di L’utente che ha caricato in origine il file è stato Perkele di Wikipedia in italiano – Trasferito da it.wikipedia su Commons., Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=102701346

    Proprio accanto all’imponente Abbazia di San Mercuriale, affacciato su Largo De Calboli, sorge uno degli edifici più eleganti del centro storico di Forlì: Palazzo Paolucci De Calboli.

    Questa raffinata residenza nobiliare, appartenuta all’omonima famiglia forlivese, rappresenta un perfetto esempio di architettura settecentesca, con una facciata sobria ma armoniosa, decorata da lesene e finestre simmetriche.

    Il palazzo custodisce interni affrescati e ambienti ricchi di storia, che in passato ospitarono figure di spicco della cultura e della politica romagnola.

    Oggi il palazzo non è visitabile all’interno, ma il suo esterno affascina ancora i visitatori che percorrono il centro, offrendo un angolo pittoresco e fotografico proprio a ridosso di una delle chiese più iconiche della città.

    Se passeggi in zona, non dimenticare di alzare lo sguardo: ogni dettaglio racconta una storia di nobiltà e radicamento nel cuore di Forlì.

    Palazzo Piazza De Calboli: la Prefettura tra storia e istituzioni

    Nel cuore di Forlì, precisamente in Piazza Ordelaffi, perfettamente inserito tra le vie eleganti che circondano Piazza Saffi, sorge un edificio austero ed imponente: Palazzo Piazza De Calboli, attuale sede della Prefettura di Forlì-Cesena.

    Costruito tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo, il palazzo prende il nome dalla famiglia Piazza De Calboli, antica casata forlivese che ne fece la propria residenza nobiliare.

    L’edificio, con la sua facciata sobria ma armoniosa, è oggi uno dei simboli del potere amministrativo e istituzionale della città.

    I suoi spazi interni, riservati alle funzioni prefettizie, custodiscono ambienti eleganti e decorazioni d’epoca, che testimoniano il prestigio della sua storia. Molto bello il suo giardino interno aperto al pubblico solo in occasioni parti.

    Palazzo Gaddi: tra rigore medievale e fasti barocchi

    Di Controllore Fiscale – Opera propria, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=4751717

    Passeggiando lungo Corso Garibaldi, quasi a metà strada tra la piazza principale e Porta Schiavonia, ci si imbatte in uno dei palazzi più affascinanti di Forlì: Palazzo Gaddi.

    A prima vista, la sua facciata sobria e imponente richiama l’austerità delle architetture medievali, con linee semplici e severe che tradiscono le sue antiche origini. Ma è varcando la soglia che si compie la vera magia: gli ambienti interni, restaurati nel Settecento, si aprono a una scenografia barocca ricca di stucchi, affreschi e decorazioni sontuose.

    Questo contrasto tra esterno ed interno rende il palazzo unico nel suo genere, quasi a simboleggiare la duplice anima della città, tra tradizione e rinnovamento.

    Un tempo dimora della nobile famiglia Gaddi, il palazzo è oggi sede di due importanti istituzioni culturali forlivesi: il Museo del Risorgimento, che racconta le vicende locali legate all’Unità d’Italia, e il Museo Romagnolo del Teatro, un vero e proprio scrigno dedicato alla storia del teatro in Romagna, con costumi, scenografie e cimeli curiosi.

    Camminare tra queste sale è come fare un viaggio nel tempo, tra passioni patriottiche e sipari alzati.

    Palazzo Gaddi è uno di quei luoghi dove la cultura si respira a pieni polmoni. Un piccolo gioiello nel cuore della città, che troppo spesso sfugge agli sguardi frettolosi ma che merita di essere scoperto con lentezza e meraviglia.

    Palazzo Orsi Mangelli: eleganza barocca tra storia e design contemporaneo

    Di Perkele di Wikipedia in italiano – Trasferito da it.wikipedia su Commons., Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=87090834

    Lungo Corso Armando Diaz, si erge Palazzo Orsi Mangelli, un edificio che racconta secoli di storia e trasformazioni.

    Originariamente costruito nel XVIII secolo dalla famiglia Merlini, il palazzo fu acquistato nel 1802 dal cardinale Paolo Orsi Mangelli, che ne arricchì la facciata con elementi barocchi, conferendogli l’aspetto imponente che ancora oggi possiamo ammirare.

    La struttura presenta una pianta quadrata con un cortile interno circondato da una loggia.

    La facciata principale, rimasta intatta nel suo stile barocco, è caratterizzata da due grandi portali in pietra sormontati da balconi, lesene e finestre incorniciate. All’interno, si possono ancora apprezzare decorazioni pittoriche attribuite al quadraturista bolognese Angelo Zaccarini, risalenti alla seconda metà del XVIII secolo.

    Nel corso del tempo, il palazzo ha subito diverse ristrutturazioni, tra cui un’importante intervento nel 1925 su progetto dell’architetto milanese Ariodante Bazzero. In questa occasione, furono apportate modifiche significative, come l’apertura di un secondo portale d’ingresso sulla facciata.

    Oggi, Palazzo Orsi Mangelli ospita la sede principale di Luxury Living Group, azienda leader nel settore dell’arredamento di lusso. Dal 2013, il palazzo è stato trasformato in un elegante showroom che espone le collezioni di marchi prestigiosi come Trussardi Casa, Versace Home e Dolce&Gabbana Casa, mantenendo intatto il fascino storico dell’edificio.

    Visitare Palazzo Orsi Mangelli significa immergersi in un luogo dove il passato e il presente si incontrano armoniosamente, offrendo uno spaccato unico della storia architettonica e culturale di Forlì.

    Palazzo Benzi (ex Democrazia Cristiana): Memorie del Novecento

    Conosciuto fino a poco tempo fa come sede della Democrazia Cristiana, questo edificio in realtà è lo storico Palazzo Benzi. Nel tempo il palazzo fu oggetto di diversi passaggi di proprietà (dai Guarini ai Benzi ed infine ai Silingardi) e diversi cambi d’uso.

    Dal 1865 fu sede della società filodrammatica, nel 1927 divenne sede dell’Opera Nazionale Balilla, Casa della giovane Italia nel 1933 ed infine sede della democrazia cristiana nel dopoguerra.

    Negli anni della Prima Repubblica, Palazzo Benzi della Democrazia Cristiana fu il cuore pulsante della vita politica forlivese. Situato in una posizione strategica, questo edificio ha ospitato per decenni riunioni, comizi, incontri con grandi nomi della politica italiana.

    Sebbene architettonicamente sia meno appariscente rispetto ad altri palazzi storici, ha un forte valore simbolico: rappresenta una fase cruciale della storia del dopoguerra, fatta di ricostruzione, ideali e partecipazione democratica.

    La facciata sobria, fu ridisegnata da Virginio Stramigioli sullo stile del tardo ottocento, con volumi decisi e un ruolo chiave nella vita politica del secolo scorso. Il piano nobile conserva decorazioni settecentesche di Giuseppe Marchetti.

    Oggi dopo decenni in stato di abbandono è stato venduto all’asta e speriamo venga riqualificato quanti prima.

    Palazzo Merenda: La Cultura che Abita i Palazzi

    Di Controllore Fiscale – Opera propria, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=5017206

    Nel cuore di Forlì, al civico 72 di Corso della Repubblica, sorge il Palazzo del Merenda, un edificio che incarna secoli di storia e trasformazioni.

    Costruito nel 1722 su progetto del frate architetto Giuseppe Merenda, il palazzo nacque come “Ospedale Casa di Dio per gli Infermi”, destinato a diventare il principale luogo di cura della città. La sua struttura originaria, con pianta a croce e cortili interni, rifletteva le esigenze funzionali dell’epoca.

    Dopo la costruzione del nuovo Ospedale Giovan Battista Morgagni nel 1922, il palazzo fu riconvertito a sede culturale, ospitando la Biblioteca Comunale “Aurelio Saffi”, la Pinacoteca Civica “Melozzo degli Ambrogi”, il Museo Archeologico “Antonio Santarelli” e il Museo Etnografico Romagnolo “Benedetto Pergoli”.

    Oggi sede della Biblioteca Comunale “Aurelio Saffi”, Palazzo Merenda è uno degli esempi più belli di come un palazzo nobiliare possa trasformarsi in centro culturale.

    Le sue sale ospitano preziosi manoscritti antichi, volumi rari e opere d’arte che raccontano la storia di Forlì dal Medioevo al Novecento, oltre ad eventi letterari e mostre.

    Palazzo Merenda è il luogo ideale per chi desidera immergersi nella cultura locale, tra silenzi, arte e conoscenza.

    N.B: Attualmente, il Palazzo del Merenda è oggetto di un importante intervento di ristrutturazione, volto a restituire alla città uno dei suoi luoghi simbolo della cultura. Nel frattempo, alcune delle opere più significative delle collezioni civiche sono esposte in mostre temporanee, come quella dedicata a Guercino a Cento, altre come la Ebe del Canova trasferite ai musei San Domenico

    Ex Ospedale Morgagni: Archeologia della Medicina

    Di Lepido – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=17716180

    Tra i palazzi storici di Forlì merita una menzione speciale anche l’ex Ospedale Giovan Battista Morgagni, un esempio unico di architettura ospedaliera del primo Novecento.

    Progettato dall’architetto ravennate Giovanni Tempioni nel 1907 e aperto al pubblico nel 1915, l’edificio fu pensato secondo il modello delle cosiddette “Nightingale wards”, ovvero strutture ospedaliere a padiglioni separati, concepite per garantire igiene, luce e funzionalità.

    La facciata, semplice e imponente, richiama l’estetica dell’edilizia industriale dell’epoca, con un corpo centrale sporgente e grandi bifore sormontate da archi ribassati. Un lungo frontone corre lungo tutta la sommità dell’edificio, nascondendone la copertura a padiglione e conferendogli un aspetto compatto e austero.

    All’interno, le sale d’ingresso erano arricchite da epigrafi commemorative e sculture firmate da artisti come Bernardino Boifava, Giuseppe Canalini, Roberto de Cupis e Ugo Savorana, che rendevano omaggio alle figure più illustri della medicina forlivese.

    Nel 1939 fu costruito anche il Padiglione Maternità, su progetto dell’architetto cesenate Aldo Zacchi, grazie all’intervento di Manlio Morgagni: un ampliamento significativo, inaugurato nel 1941, che testimoniava il continuo evolversi della struttura al servizio della comunità.

    Sebbene l’attività ospedaliera si sia trasferita, l’ex ospedale Morgagni resta un importante esempio di architettura sanitaria storica e un punto di riferimento nella memoria cittadina.

    Oggi l’ex ospedale Morgagni è sede dell’università.

    Palazzo dei Padri della Missione: Tra Fede e Carità

    Su Piazza Giovan Battista Morgagni, si erge il maestoso Palazzo dei Padri della Missione, noto anche come Palazzo dei Signori della Missione o Palazzo della Provincia.

    Costruito tra il 1713 e il 1742 per volontà del cardinale Fabrizio Paolucci, l’edificio fu destinato a ospitare i Padri della Congregazione della Missione di San Vincenzo de’ Paoli.

    La sua facciata in cotto, tipica del “rosso forlivese”, e la cappella interna progettata nel 1721 da Giuseppe Merenda, conferiscono al palazzo un’eleganza sobria e austera.

    Nel corso dei secoli, il palazzo ha vissuto diverse trasformazioni: durante l’occupazione francese fu convertito in caserma; successivamente, divenne sede del Ginnasio-Liceo Classico “Giovan Battista Morgagni”, della Biblioteca Civica, della Pinacoteca e dei Musei Civici.

    Oggi, il palazzo ospita gli uffici della Provincia di Forlì-Cesena, continuando a essere un punto di riferimento per la vita civica della città.

    Palazzo Monsignani: un palazzo dal cuore educativo

    A pochi passi da Corso Garibaldi, in via dei Mille al n.3, si trova Palazzo Monsignani, un edificio elegante ma discreto che ha scritto – e continua a scrivere – una pagina speciale nella storia dell’educazione forlivese.

    Per molti, come per me, non è solo un palazzo: è un ricordo d’infanzia, di grembiulini, ricreazioni e suore Dorotee che accoglievano i bambini con sorrisi e rigore.

    Questo edificio, infatti, è stato per decenni sede della scuola dell’infanzia e della scuola elementare gestita dalle suore maestre Dorotee, educatrici instancabili e profondamente radicate nella comunità cittadina.

    In origine appartenuto alla famiglia Lombardini, con legami agli Ordelaffi, passò ai Monsignani per via matrimoniale e fu poi ereditato dai Morattini nel 1749.

    Nell’Ottocento divenne sede dell’Istituto delle Suore Dorotee, mantenendo la sua vocazione educativa fino a oggi, anche se oggi è gestito da laici.

    Sul piano architettonico, il palazzo si distingue per uno stile sobrio ma armonioso, con una facciata lineare impreziosita da cornici in pietra e grandi finestre che danno luce agli ambienti interni.

    Nonostante non presenti decorazioni barocche o fasti rinascimentali, Palazzo Monsignani è un perfetto esempio di architettura civile settecentesca, pensata per ospitare una funzione precisa: l’accoglienza e la formazione.

    Gli interni, distribuiti su più livelli, eleganti e riservati, custodiscono ancora quell’atmosfera ovattata tipica degli istituti religiosi, con ampie aule, corridoi silenziosi e un giardino interno che sembra un mondo a sé.

    Il cortile interno, con le eleganti colonne e lo stemma di famiglia, è solo l’inizio di un viaggio tra affreschi e stucchi preziosi: sale decorate da artisti come Annibale Marabini, Angelo Zaccarini e Giacomo Zampa, con soggetti mitologici e allegorici, testimoniano il gusto raffinato dei Monsignani.

    La spiritualità, la cultura dell’accoglienza e l’impegno educativo che lo hanno caratterizzato fin dall’inizio si respirano ancora tra le sue mura.

    È bello sapere che, nonostante il tempo che passa e i cambiamenti che investono ogni istituzione, ci siano luoghi come questo in cui la memoria e il presente continuano a dialogare.

    E non manca un tocco di storia contemporanea: nel 1986 Papa Giovanni Paolo II vi sostò durante la sua visita a Forlì, lasciando un ricordo ancora intatto in una delle stanze al pianterreno.

    Monte di Pietà: carità e giustizia sociale

    Di L’utente che ha caricato in origine il file è stato Perkele di Wikipedia in italiano – Trasferito da it.wikipedia su Commons., Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=103301316

    Al civico 45 di Corso Garibaldi, si erge il Palazzo del Monte di Pietà, un edificio che racconta oltre cinque secoli di storia cittadina e incarna i valori di solidarietà e giustizia sociale propri della Forlì rinascimentale.

    Costruito nella prima metà del Cinquecento, il palazzo fu realizzato sulle rovine dell’antico Palazzo della famiglia Orsi, demolito per ordine di Caterina Sforza nel 1488, in seguito all’assassinio del marito Girolamo Riario. Al suo posto, nel 1511, venne istituito il Monte di Pietà: un’istituzione nata per offrire credito a condizioni eque e contrastare l’usura, con l’obiettivo di aiutare le fasce più deboli della popolazione.

    La facciata del palazzo, sobria ed essenziale, riflette la vocazione etica e morale dell’edificio: nessuna ostentazione, solo solidità e autorevolezza, in linea con la funzione caritatevole che vi si svolgeva. All’interno, è ancora possibile intravedere le tracce dell’antica organizzazione degli spazi: le sale in cui si gestivano i pegni, i documenti e le trattative testimoniano un’operosità silenziosa e discreta.

    Per secoli, il Monte di Pietà ha rappresentato una vera ancora di salvezza per molti forlivesi, erogando prestiti a interessi minimi o nulli, grazie alla gestione da parte di enti religiosi e civili che ne garantivano l’integrità.

    Nel 2007, l’edificio ha conosciuto una nuova rinascita: è divenuto sede della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, che ne ha curato un importante restauro conservativo, restituendolo alla città in tutto il suo valore storico e culturale. Oggi il palazzo è un vivo centro culturale, che ospita mostre, eventi e iniziative legate alla promozione del patrimonio locale, dimostrando come la memoria storica possa trasformarsi in una risorsa per il futuro.

    Il Palazzo del Monte di Pietà continua così a raccontare la storia di una Forlì solidale, fedele ai suoi ideali di giustizia sociale, cultura e attenzione al bene comune.

    Palazzo Casa del Mutilato: la memoria scolpita nella pietra

    Costruito negli anni Trenta del Novecento, la Casa del Mutilato è un esempio tipico di architettura razionalista, caratterizzata da linee severe, materiali duri e una forte simbologia patriottica.

    L’edificio fu concepito per accogliere i reduci della Prima Guerra Mondiale e le associazioni a loro dedicate.

    All’esterno, bassorilievi e iscrizioni celebrano il sacrificio dei combattenti, mentre l’interno conserva ancora l’impostazione originale, con ampie sale per le assemblee.

    È un luogo della memoria, che parla della sofferenza e del coraggio, ma anche della volontà di rinascita di un’intera generazione. Visitandolo, si respira il senso di rispetto e gratitudine che la città ha voluto esprimere verso i suoi eroi.

    Altri palazzi non meno importanti ed affascinanti

    • Palazzo Reggiani: si trova in Corso Giuseppe Garibaldi 161, è un palazzo di linee classiche e compostezza estrema, uno degli esempi dell’architettura borghese di fine Ottocento, con una facciata lineare che nasconde interni decorati con gusto. Perfetto per chi ama l’equilibrio e la discrezione;
    • Palazzo Romagnoli: in via Albicini 12, Ospita la collezione permanente del Novecento e molte mostre temporanee. Fu dimora signorile, poi sede scolastica e infine centro espositivo. Una trasformazione che racconta l’anima mutevole di Forlì;
    • Palazzo Guarini: Corso Garibaldi 94, costruito per volere della nobile famiglia Guarini, il palazzo affaccia su una delle vie principali del centro. Il portale in pietra e le finestre decorate testimoniano l’importanza sociale dei suoi abitanti.
    • Palazzo Hercolani: tra i più scenografici della città, si trova in via Maroncelli n 10. La facciata imponente e gli interni decorati da affreschi rendono questo edificio una tappa imprescindibile. Oggi sede generale dell’Unieuro
    • Palazzo Sangiorgi: in corso Garibaldi 98, sede del Liceo Musicale “Angelo Masini”, è un luogo dove l’arte continua a vivere. L’edificio conserva splendidi dettagli liberty e una corte interna che merita di essere scoperta.
    • Palazzo Sassi Masini: si trova in via Sassi, in angolo nascosto della città, è una vera perla. Con i suoi interni decorati e una storia legata alla nobiltà rurale, è uno dei luoghi più affascinanti e riservati della città. Oggi residenza universitaria.
    • Palazzo Foschi Numai: è uno dei pochi esempi di urbanistica medievale rinascimentale presente in città. Costruito dalla famiglia Foschi nel XIII secolo, l’edificio si distingue per la facciata ordinata e armoniosa. Il piano terra conserva ancora un aspetto rinascimentale, oltre al giardino all’italiana vi è un cortile porticato su tre lati del quattrocento. Oggi sede del museo ornitologico (via Pedriali 12)

    Conclusione: un viaggio tra storia, arte e accoglienza

    Passeggiare tra i palazzi storici di Forlì è come sfogliare un libro di pietra, dove ogni edificio racconta un capitolo diverso della nostra città: dalle residenze nobiliari agli istituti religiosi, dagli spazi culturali alle architetture rinascimentali, ogni facciata e ogni salone parlano di epoche passate, di personaggi illustri e di una comunità che ha saputo evolversi senza dimenticare le proprie radici.

    Se desideri vivere questa atmosfera unica in prima persona, ti invito a soggiornare a “Il Pozzo degli Aforismi”, la mia accogliente locazione turistica pensata proprio per chi ama scoprire l’anima autentica del territorio. Un luogo curato, confortevole e pieno di piccoli dettagli.

    E se hai già visitato qualcuno di questi palazzi, oppure ne conosci altri che ti hanno colpito, lascia un commento qui sotto: il tuo contributo arricchisce il blog e può ispirare altri viaggiatori curiosi come te!

    Le Piazze di Forlì: un viaggio tra storia e bellezza

    “Le piazze sono il palcoscenico della vita urbana: luogo d’incontro, di scambio, di memoria.”
    Questa frase sembra descrivere perfettamente l’anima di Forlì. Qui, le piazze non sono solo spazi architettonici, ma veri e propri racconti di pietra, custodi di storie, rivoluzioni, arte e quotidianità. Se visiti Forlì, non puoi fare a meno di esplorarle, perché ognuna ha qualcosa da svelarti.

    Ti porto con me a scoprire le più importanti piazze della città, come se fossimo insieme a passeggiare nel centro storico. Scarpe comode e occhi curiosi: si parte!

    Piazza Aurelio Saffi: il cuore di Forlì

    Iniziamo da Piazza Saffi, il cuore pulsante di Forlì e una delle piazze più grandi d’Italia. Questa immensa piazza rettangolare è stata il centro della vita pubblica forlivese fin dall’epoca medievale. Eppure, le sue radici affondano ancora più indietro nel tempo: qui, in epoca romana, si trovava un’area importante del foro e, successivamente, si svilupparono le prime sedi del potere politico e religioso cittadino.

    A dominare la scena oggi è la statua in bronzo di Aurelio Saffi, patriota del Risorgimento e figura di spicco della Repubblica Romana. È un punto di riferimento, quasi come se vegliasse sulla città. Ma basta guardarsi attorno per vedere quanto questa piazza sia ricca di storia:

    • da un lato svetta l’imponente Abbazia di San Mercuriale, uno degli edifici religiosi più importanti della Romagna, con il suo campanile che tocca il cielo;
    • sull’altro lato, ecco il Palazzo Comunale, sede del potere civile fin dal Duecento.
    • troviamo inoltre testimonianze dell’architettura razionalista, come il Palazzo delle Poste, costruito durante il Ventennio fascista,
    • ed infine altri edifici che vanno dal gotico al rinascimento che si affacciano con i loro portici eleganti, tra bar storici, negozi e scorci perfetti per una foto ricordo.

    La piazza è anche protagonista della vita moderna: mercati settimanali, eventi culturali, spettacoli estivi e persino concerti. È una piazza che vive e respira con la città.

    Le Piazzette del Centro Storico: Misura, XC Pacifici e San Carlo – Intimità e Memoria tra le mura antiche

    Nel cuore più antico di Forlì, proprio a ridosso del maestoso Palazzo Comunale, si nascondono tre piccole piazze che, pur nella loro dimensione ridotta, custodiscono un valore culturale e simbolico immenso: Piazzetta della Misura, Piazzetta Pacifici e Piazzetta San Carlo.

    La Piazzetta della Misura, così chiamata per le antiche unità di misura scolpite in pietra visibili ancora oggi sulla parete nord del Palazzo Comunale, era il punto di riferimento per i commercianti, che qui verificavano le misure ufficiali del grano, del vino e di altri beni.

    Ma questo luogo era noto anche come “Piazza del Teatro”, perché ospitava il Teatro Comunale di Forlì, demolito sotto il peso della torre civica fatta crollare dai tedeschi in ritirata alla fine della seconda guerra mondiale.

    Un edificio prestigioso, luogo di spettacoli, incontri e cultura, la cui assenza si fa ancora sentire tra i forlivesi più legati alla memoria storica della città.

    A pochi passi, Piazzetta Pacifici è un luogo della memoria: dedicata alla famiglia Pacifici, vittima delle leggi razziali durante la Seconda Guerra Mondiale, rappresenta oggi uno spazio di riflessione e di rispetto per la storia più recente della città.

    Infine, Piazzetta San Carlo, più defilata ma ugualmente suggestiva.

    Questi tre angoli nascosti del centro storico forlivese, spesso attraversati in fretta o utilizzati come semplici passaggi pedonali, meritano di essere riscoperti con calma.

    Qui si coglie davvero l’anima della città: tra pietre consumate, silenzi carichi di memoria e scorci architettonici che raccontano secoli di vita urbana.

    Sono piazze che non si impongono, ma sussurrano: e proprio per questo, affascinano chi sa ascoltare.

    Piazzetta della Pescheria – Tradizione, Mercato e Anima Popolare

    Piccola, raccolta e piena di carattere, Piazzetta della Pescheria è uno di quegli angoli di Forlì che parlano di vita quotidiana, di tradizioni antiche e di una socialità che oggi rischia di scomparire.

    Il suo nome richiama la funzione storica che ebbe per secoli: qui si trovava infatti l’antica pescheria cittadina, cuore del commercio ittico locale, quando ancora il pesce arrivava fresco dai fiumi romagnoli o dalla costa adriatica vicina.

    Oggi della pescheria resta solo il nome e un’atmosfera quasi sospesa nel tempo, ma la piazzetta mantiene intatto il fascino della sua anima popolare.

    Le sue dimensioni contenute, le mura segnate dal tempo e i locali che la circondano la rendono un luogo particolarmente suggestivo per una sosta, lontano dal caos, immersi nel ritmo lento del centro storico.

    È una piazza che invita alla conversazione, all’incontro, all’osservazione discreta della città che si muove. Di sera, quando le luci soffuse disegnano profili morbidi sulle facciate, Piazzetta della Pescheria si trasforma quasi in un salottino urbano, con i suoi locali graziosi ed accoglienti ideali per una cena o una serata fra amici.

    Piazza Cavour: il fascino riservato

    A pochi passi da Piazza Saffi, in una posizione un po’ più defilata, si apre Piazza Cavour, un gioiello meno conosciuto ma dal fascino innegabile.

    Un tempo, qui sorgeva la grandiosa Chiesa di San Francesco Grande con l’annesso convento, poi demoliti alla fine del settecento a causa di un terremoto che ne compromise la struttura. La chiesa rappresentava il centro del culto della nobiltà forlivese (gli Ordelaffi, gli Ubaldini, la stessa Caterina Sforza fece celebrare qui il funerale del marito). Celebre era la Cappella Lombardini definita un vero gioiello, ricca di opere di Genga, di Francesco Menzocchi, di Marco Palmezzano, Timoteo Viti e Pietro Barilotto. La Cappella prese il nome di Bartolomeo Lombardini medico della città che qui si fece seppellire.

    Al loro posto, vennero edificati due palazzi gemelli che incorniciano l’attuale foro annonario sede del mercato coperto, donandole una simmetria elegante.

    Fin dai tempi più remoti, in questa piazza veniva utilizzata come mercato delle granaglie e gli ortolani il lunedì e venerdì si portavano in questa piazza a vendere i loro prodotti, da qui la piazza è sempre stata conosciuta dai forlivesi come “piazza delle erbe” o “delle ortolane”.

    Oggi Piazza Cavour è un luogo tranquillo e suggestivo, ideale per chi cerca una pausa rilassante. Vi si affacciano, oltre al foro annonario, diversi bar, ristoranti, birrerie, pizzerie, il posto ideale dove trascorrere una piacevole serata.

    Il suo volto cambia con le stagioni, ma mantiene sempre quell’aria riservata e un po’ bohémien.

    Piazza Ordelaffi: storia e potere

    Ci spostiamo verso Piazza Ordelaffi, che prende il nome dalla nobile famiglia che governò Forlì nel tardo Medioevo.

    Qui la storia politica della città è tangibile: al centro della piazza si trova il maestoso Palazzo del Governo, un edificio imponente con una lunga e affascinante storia.

    Costruito nel Seicento e ristrutturato in epoca fascista dall’architetto Cesare Bazzani, il palazzo ospitò per anni gli uffici della Prefettura.

    Questa piazza ha un’energia austera, quasi solenne.

    È meno frequentata dai turisti, ma ha un’importanza simbolica e istituzionale profonda. È di passaggio per raggiungere l’attigua piazza del duomo, ed anche un buon punto di partenza per esplorare i quartieri storici circostanti, tra vicoli stretti e palazzi antichi.

    Piazza Duomo: la spiritualità nel cuore di Forlì

    Tra le piazze più significative di Forlì, Piazza Duomo merita un posto d’onore.

    Pur essendo meno ampia di Piazza Saffi, ha un’aura solenne e raccolta che la rende unica. Qui si affaccia la Cattedrale di Santa Croce, conosciuta dai forlivesi semplicemente come “il Duomo”, l’edificio religioso che più rappresenta il culto della città, con origini antichissime risalenti almeno al X secolo, qui è riposta l’icona della Madonna del Fuoco, patrona della città.

    L’attuale facciata, elegante e sobria, è frutto di una ricostruzione ottocentesca in stile neoclassico, che dona alla piazza un aspetto armonioso e imponente allo stesso tempo.

    Quando il sole tramonta e le luci si accendono, Piazza Duomo diventa uno dei luoghi più suggestivi della città: silenziosa, quasi meditativa, ma sempre viva nel cuore dei forlivesi.

    Piazza Melozzo degli Ambrogi: arte e memoria

    Piccola, raccolta e profondamente forlivese, Piazza Melozzo degli Ambrogi è conosciuta da tutti con il nome popolare di Piazza della Trinità, in riferimento alla chiesa della Santissima Trinità che vi si affaccia.

    È uno di quei luoghi che non si attraversano per caso, ma che si cercano con intenzione, magari dopo una passeggiata tra i vicoli del centro. Qui si respira un’atmosfera autentica, di quartiere vissuto e quella tranquillità che solo certe piazze “minori” sanno offrire.

    Intitolata al celebre pittore forlivese Melozzo degli Ambrogi, considerato uno dei maestri del Rinascimento, la piazza conserva ancora oggi un legame profondo con l’arte, nonostante la sua semplicità. E sebbene oggi sia in parte utilizzata come parcheggio, resta un angolo della città capace di raccontare storie vere, fatte di gente, di silenzi e di vita quotidiana.

    Piazza Dante Alighieri: l’omaggio al poeta

    Anche Dante ha il suo spazio a Forlì, e non poteva essere altrimenti, dato il legame che ebbe con la Romagna durante il suo esilio. Piazza Dante Alighieri è dedicata al Sommo Poeta e si trova nel cuore centro storico adiacente ai musei San Domenico.

    Piazza Guido da Montefeltro: cultura contemporanea

    Una delle piazze più dinamiche degli ultimi anni, è senza dubbio Piazza Guido da Montefeltro, sede del Complesso Museale di San Domenico, fiore all’occhiello dell’offerta culturale forlivese.

    La piazza è diventata un punto di ritrovo moderno, grazie alla presenza del museo, di spazi verdi ben curati e dell’ampio parcheggio interrato. Durante l’anno ospita mostre temporanee di rilievo internazionale, eventi, conferenze e laboratori per tutte le età.

    È anche uno dei luoghi preferiti dai forlivesi per una passeggiata nel fine settimana, magari abbinata a una visita culturale e a una sosta in uno dei caffè vicini. Un perfetto connubio tra passato e presente.

    Piazza Giovan Battista Morgagni: tra scienza e natura

    Dedicata al medico e anatomista forlivese Giovan Battista Morgagni, questa piazza si trova in una zona più tranquilla e residenziale. È conosciuta per i suoi alberi di leccio che offrono ombra e frescura anche nei mesi estivi.

    Qui si respira un’aria diversa: più rilassata, quasi contemplativa. La piazza è frequentata da studenti e professionisti, grazie alla presenza dell’università nei dintorni.

    È anche un buon posto per fare una pausa tra una visita culturale e l’altra, magari seduti su una panchina a leggere un buon libro.

    Su Piazza Morgagni si affaccia la Basilica di San Pellegrino Laziosi, un luogo di culto ricco di storia e spiritualità. Conosciuta anche come Chiesa di Santa Maria dei Servi, questa basilica risale al XII secolo e conserva al suo interno opere d’arte di grande valore, tra cui il trecentesco coro in legno, unico esempio di stile gotico in Romagna.

    La chiesa è famosa per custodire le reliquie di San Pellegrino Laziosi, patrono degli ammalati di tumore, il cui corpo riposa in una teca di cristallo.

    Ogni 1° maggio, la piazza si anima con la tradizionale Fiera di San Pellegrino, dove si vendono cedri, frutti legati alla storia del santo e alla sua opera di conforto ai malati.

    Piazza del Carmine e Piazza XX Settembre

    Piazza del Carmine è una piccola ma affascinante piazza nel cuore di Forlì, è posta dietro la storica Chiesa del Carmine, un edificio religioso risalente al XIV secolo e successivamente ristrutturato nel XVIII secolo.

    La piazza è un luogo simbolo della street art forlivese con il suo murales dedicato alle Pari Opportunità.

    È anche un luogo strategico per chi visita il centro storico, grazie alla presenza di un comodo parcheggio.

    Piazza XX Settembre è una delle piazze centrali di Forlì, situata nei pressi del Tribunale, in pieno centro storico. È un luogo di passaggio importante, con edifici istituzionali e spazi urbani che riflettono la storia e l’evoluzione della città. La piazza è spesso frequentata da professionisti e cittadini per le attività legate al tribunale, ma offre anche punti di interesse architettonico e culturale. La sua posizione strategica la rende un nodo centrale nella vita cittadina, con collegamenti diretti alle principali vie del centro.

    Piazzale della Vittoria: il monumento alla memoria

    Di Sailko – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=94248463

    Concludiamo il nostro tour con uno dei luoghi simbolici di Forlì: Piazzale della Vittoria, caratterizzato dal monumento ai caduti della Prima Guerra Mondiale.

    Si tratta di un’opera imponente, costruita negli anni Trenta e progettata sempre da Cesare Bazzani. Le sue colonne slanciate e l’architettura solenne ricordano il sacrificio dei forlivesi caduti in guerra.

    Il piazzale è incorniciato da viali alberati, eleganti edifici razionalisti e il suggestivo ingresso del Parco della Resistenza, perfetto per una passeggiata nel verde. È anche un importante snodo viario cittadino, dove passato e presente si incontrano ogni giorno.


    Un mio sogno utopico

    Tranne la centralissima Piazza Saffi, tutte le altre piazze e piazzette di Forlì oggi sono dominate dalle auto e utilizzate come parcheggi. A mio parere è un vero peccato: molte di queste potrebbero tornare a essere luoghi vissuti, di incontro e socialità. Lo so, è un sogno un po’ utopico… ma sarebbe bello restituire a questi spazi la loro anima cittadina, invece di lasciarli alle lamiere.

    Ma torniamo a noi, quale di queste piazze ti ha colpito di più? Hai una preferita? Oppure hai vissuto un momento speciale in una di esse? Raccontamelo nei commenti: mi fa sempre piacere leggere i tuoi ricordi e scambiare due chiacchiere!

    Infine se cerchi un posto tranquillo dove soggiornare a Forlì, se ami la bellezza nascosta nei dettagli, vieni a scoprire Il Pozzo degli Aforismi, la mia casa vacanza nel cuore della Romagna. Un luogo intimo, ricco di charme e parole ispiratrici, perfetto per un weekend di relax e scoperta. Ti aspetto!

    Salumi di Romagna ed Emilia: un viaggio tra storia, sapore e tradizione

    Quando si parla di Emilia-Romagna, è impossibile non pensare ai salumi. Ma attenzione: non esistono “i salumi emiliano-romagnoli” in senso unico. Ogni provincia, ogni collina, ogni valle ha la sua specialità. E anche se Emilia e Romagna condividono la stessa regione, le loro tradizioni gastronomiche raccontano due anime distinte: raffinata e aristocratica quella emiliana, più rustica e contadina quella romagnola.

    Oggi ti porto alla scoperta dei nostri eccellenti salumi.

    I salumi della Romagna: sapori schietti e di casa

    La Romagna ha un rapporto viscerale con il maiale, animale che per secoli ha rappresentato ricchezza e sostentamento. I salumi romagnoli nascono nelle aie, nei cortili, nelle cantine delle case di campagna.

    Salame di Mora Romagnola: il tesoro nero della terra

    La Mora Romagnola è una razza suina autoctona, dalla carne scura, ricca di grasso intramuscolare e incredibilmente saporita. Quasi estinta negli anni ’80, è stata salvata da allevatori appassionati e oggi rappresenta un’eccellenza.

    Il suo salame è preparato con carne tritata grossolanamente, condita con sale, pepe, aglio e a volte vino Sangiovese. La stagionatura minima è di 60 giorni.

    Il gusto? Intenso, quasi selvatico, con una leggera acidità che lo rende unico.

    Tradizione vuole che venga affettato con coltello a mano, taglio spesso e servito con piadina calda e Sangiovese giovane.

    Coppa di testa: l’anima contadina in fetta

    Chiamata anche musotto, nasce dall’antico precetto contadino: “Del maiale non si butta via nulla”. È un salume cotto, fatto con le parti della testa del maiale(muso, guance, orecchie) , bollite per ore, disossate e aromatizzate con aglio, scorza d’arancia, noce moscata e pepe. Il composto viene poi pressato e insaccato.

    Si gusta fredda, magari su una fetta di pane casereccio o in mezzo alla piadina.

    Nei mercatini di paese si trova ancora fatta come una volta: ruvida, profumata, sincera.

    Coppa di maiale romagnola

    Di Thesupermat – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=51521629

    La coppa è uno dei salumi più saporiti della tradizione romagnola, ricavata dal collo del maiale, una parte marezzata che regala equilibrio tra carne magra e grasso nobile.

    Viene condita con spezie, aglio e pepe nero, poi avvolta e stagionata per diversi mesi. La versione romagnola si distingue per il profumo intenso e la sapidità ben bilanciata.

    Perfetta affettata sottile e servita con una piadina calda o un buon Sangiovese.

    Prosciutto crudo romagnolo

    Meno famoso del suo cugino di Parma, il prosciutto crudo romagnolo è una chicca locale da riscoprire.

    Spesso lavorato artigianalmente nelle colline e campagne forlivesi o cesenati, viene salato a secco e lasciato stagionare anche oltre i 12 mesi.

    Il risultato? Una fetta dal gusto deciso ma non aggressivo, più rustica e meno dolce rispetto a quella emiliana. Ottimo in abbinamento con fichi freschi o melone.

    Pancetta arrotolata romagnola

    La pancetta arrotolata è uno dei salumi più amati in Romagna, soprattutto per il suo gusto intenso e la versatilità.

    Dopo una sapiente salatura e speziatura (con pepe, aglio e talvolta noce moscata), viene arrotolata su sé stessa e legata a mano.

    La stagionatura, che può durare anche tre mesi, regala un sapore pieno, con note dolci e speziate. Un must nelle merende con pane casereccio, ma anche per arricchire piatti della cucina rustica.

    Salsiccia matta (o pazza): il gusto delle cose semplici

    La salsiccia matta (suzèzza mata) era considerata la salsiccia dei poveri in quanto viene fatta con i ritagli di carne meno nobili, le carni di scarto come lingua, cuore, fegato, guancia e frattaglie. Carni scure dal sapore intenso, quasi selvatico, insaporite con aglio, sale, pepe e sangiovese.

    Il suo nome deriva dall’aspetto irregolare e dal gusto deciso.

    Ne esistono due versioni:

    • salsiccia matta fresca
    • salsiccia matta stagionata

    Oggi è reperibile solo presso alcuni artigiani o stabilimenti con produzioni molto legate al territorio, è stata inserita nella lista dei prodotti italiani slow food.

    La tradizione contadina vuole che la salsiccia matta fresca venga cucinata il giorno stesso della macellazione, cotta sulla griglia e servita fra due fette di pane casereccio. È un giorno di grande fermento, un giorno di fatica, ma anche di calore umano, di condivisione e di festa e un panino con la salsiccia matta è una succulenta ricompensa .

    In Romagna è molto amata grigliata oppure cotta in padella con il vino bianco, magari con patate o erbe di campo. È una vera “chicca da osteria”.

    La versione stagionata, invece, si gusta affettata in modo sottile, in mezzo alla piadina romagnola. il tempo di stagionatura dipende dal gusto personale e dall’utilizzo che si intende fare. E’ ideale come aperitivo o stuzzichino durante il pasto. Se la stagionature è breve può essere conservata anche sott’olio.

    Entrambe le versione si sposano bene con il nostro Sangiovese.

    I ciccioli di Romagna: tra tradizione e golosità rurale

    Di Mauro Renna – Mauro Renna, CC0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=17582217

    In Romagna, i ciccioli rappresentano uno degli emblemi più autentici della tradizione contadina legata alla lavorazione del maiale.

    Si ottengono dalla lenta cottura delle parti grasse del suino, in particolare quelle scartate durante la preparazione dei salumi nobili.

    Durante questa fase, lo strutto si separa, e ciò che rimane viene poi trasformato nei celebri ciccioli.

    In Romagna esistono due varianti principali: i ciccioli sgranati, croccanti e irregolari, spesso utilizzati come snack rustico o per arricchire focacce e pane, e i ciccioli pressati, compattati in blocchi e affettati come un salume vero e proprio, da gustare con piadina o pane casereccio.

    I ciccioli erano un tempo considerati un “premio” durante la lavorazione del maiale, e ancora oggi evocano il sapore di un passato fatto di condivisione, camini accesi e mani sapienti.

    Non è raro trovarli nelle sagre locali, dove sono protagonisti di degustazioni e ricette tradizionali.

    I salumi dell’Emilia: eleganza e nobiltà del gusto

    L’Emilia è la patria delle DOP e delle IGP. Qui i salumi sono spesso legati a disciplinari rigorosi, consorzi e stagionature millimetriche. Ma sotto la perfezione formale c’è una tradizione viva e orgogliosa.

    Prosciutto di Parma DOP: il re della dolcezza

    Di Scott Brenner – originally posted to Flickr as DSCF3117, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=5923565

    Prodotto solo con cosce di maiali italiani, sale marino e aria delle colline parmensi, il Prosciutto di Parma è un simbolo dell’eccellenza italiana. Non contiene additivi né conservanti. La stagionatura può arrivare fino a 36 mesi.

    Si riconosce per il suo sapore dolce, delicato e avvolgente, e per il marchio a fuoco con la corona ducale. Si gusta da solo, con un panino croccante, o in abbinamento con il melone in estate.

    Lo sapevi? Nel ‘600 il prosciutto di Parma era già esportato a Venezia e in Francia come prodotto di lusso.

    Culatello di Zibello DOP: il salume degli intenditori

    È il salume più prestigioso dell’Emilia, e forse di tutta Italia. Si produce solo in 9 comuni della Bassa Parmense, dove l’umidità delle nebbie favorisce una stagionatura naturale in cantine antiche.

    Il culatello è ricavato dalla parte più pregiata della coscia, viene salato a mano e avvolto in una vescica naturale, poi legato con lo spago. Il risultato? Una carne compatta, profumatissima, dal sapore nobile e persistente.

    Tradizionalmente si serve con burro e pane di campagna, oppure accompagnato da un calice di Fortana o Lambrusco.

    Mortadella di Bologna IGP: la regina rosa

    Di Stefano Brush Parisi – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=74417670

    La mortadella, con il suo profumo speziato e la consistenza setosa, è amata in tutto il mondo. Ma l’originale, quella certificata IGP, si produce solo a Bologna e dintorni.

    La ricetta prevede carne suina finemente tritata, lardelli, spezie (tra cui mirto e coriandolo), e una lenta cottura al forno. Può essere semplice o con pistacchi.

    In Emilia si gusta nel panino da passeggio, ma anche in piatti gourmet come mousse o ripieni. È un simbolo popolare e raffinato allo stesso tempo.

    Salame Felino IGP: il salume dei colli

    Prodotto nel comune di Felino (PR), questo salame è preparato con carne magra di suino, sale, pepe intero e aglio. L’impasto viene insaccato in budello naturale e stagionato per circa 2 mesi.

    Si presenta compatto, profumato, con un gusto equilibrato. Tagliato in diagonale, si accompagna bene a un tagliere emiliano con Parmigiano e tigelle.

    Consigli pratici per i viaggiatori golosi

    • Acquistali in botteghe locali o mercati: a Forlì, Cesena, Bologna, Parma… ogni città ha il suo angolo del gusto.
    • Provali nelle sagre: la Fiera del Prosciutto di Parma, la Sagra della Coppa di Testa a Mercato Saraceno o la Festa Artusiana a Forlimpopoli sono tappe imperdibili.
    • Non dimenticare gli abbinamenti: la piadina romagnola è perfetta con i salumi rustici, mentre i salumi emiliani si esaltano con un Lambrusco o un Gutturnio.

    Dove dormire per scoprire tutto questo? Al Pozzo degli Aforismi!

    Se stai organizzando un tour del gusto tra Romagna ed Emilia, il Pozzo degli Aforismi è il punto di partenza perfetto. La mia locazione turistica si trova a due passi da Forlì, in una posizione strategica per raggiungere borghi, sagre e botteghe. Ti accoglierò con il calore di casa e tanti consigli per vivere la Romagna più autentica, quella che profuma di tradizione e pane appena sfornato.

    Forlì Razionalista: itinerario tra architetture fasciste e modernità degli anni ’30

    C’è un volto di Forlì che non tutti conoscono, un volto geometrico, essenziale, austero e allo stesso tempo sorprendentemente moderno. Un volto nato negli anni ’30, quando la città fu trasformata in uno dei laboratori architettonici più importanti d’Italia.
    Se ami la storia, il design e le città che raccontano il proprio passato attraverso le forme, seguimi in questo itinerario tra gli edifici razionalisti che hanno plasmato una parte significativa dell’identità urbana di Forlì.

    Cos’è l’architettura razionalista?

    Il Razionalismo è uno stile architettonico che nasce in Italia tra gli anni ’20 e ’30, in un contesto storico e politico ben preciso: quello del regime fascista. Ma ridurre questo stile alla sola ideologia sarebbe riduttivo.

    Il razionalismo italiano, infatti, prende ispirazione dai grandi movimenti europei del primo Novecento – Bauhaus, De Stijl, il funzionalismo tedesco – e cerca di coniugare estetica e utilità, ordine e semplicità.

    Linee pulite, forme geometriche, volumi essenziali, uso di materiali moderni come il cemento armato, il vetro e l’acciaio, edifici progettati per essere funzionali prima che decorativi.
    Il motto “la forma segue la funzione” non era solo una dichiarazione teorica, ma una vera e propria filosofia progettuale.

    Forlì e il razionalismo: una città modello

    Negli anni ’30 Forlì fu al centro di un ambizioso progetto di rinnovamento urbano.

    Il regime la scelse come città simbolo, anche per la sua posizione geografica e il legame diretto con Benito Mussolini, nato nella vicina Predappio. La città divenne così un “cantiere ideale” per sperimentare il nuovo stile architettonico del regime.

    una gran parte della città storica venne demolita e sotto la guida del Podestà Arpinati e di architetti autorevoli come Gustavo Giovannoni, Cesare Bazzani e Cesare Valle, vennero realizzati numerosi edifici pubblici, scuole, impianti sportivi, monumenti e piazze, seguendo un disegno urbano che puntava alla funzionalità, alla monumentalità e alla chiarezza formale.

    Forlì è oggi un museo a cielo aperto di architettura razionalista.

    Gli edifici razionalisti da non perdere

    Passeggiando per Forlì, si percepisce chiaramente questo progetto: ampi viali, simmetrie, prospettive e una coerenza stilistica sorprendente che si esalta nei suoi edifici più rappresentativi quali:

    • palazzo delle poste;
    • palazzo di giustizia;
    • collegio aeronautico;
    • ex gil, casa del balilla;
    • piazzale della vittoria;
    • giardini della resistenza;
    • mercato coperto;
    • casa del mutilato.

    Palazzo delle Poste (1932)

    palazzo della posta

    Il Palazzo delle Poste di Forlì, progettato da Cesare Bazzani nei primi anni ’30, è uno degli esempi più significativi di architettura razionalista in città. L’edificio, a pianta rettangolare con corte interna, si sviluppa su tre piani fuori terra più un seminterrato, un sottotetto e due torrette simmetriche agli angoli.

    Il prospetto principale colpisce per il suo portico a nove arcate, da cui si accede alle sale pubbliche e allo scalone monumentale. Le colonne sono rivestite in travertino e cotto, mentre gli interni presentano marmi policromi, stucchi e granito, in un perfetto equilibrio tra sobrietà e monumentalità.

    Sopra le arcate si aprono finestre sovrapposte: quella inferiore con timpano, quella superiore ad arco. La finestra centrale, più ampia, ospita un balcone in travertino e granito, arricchito da uno stemma marmoreo e portabandiera.

    Completano l’impianto due torrette angolari, con arcate su ogni lato e decorazioni in pietra artificiale. L’attico, sopraelevato in una fase successiva, nasconde oggi il tetto a falda che Bazzani aveva invece pensato di lasciare visibile, in dialogo con gli edifici circostanti..

    L’edificio è un perfetto esempio di razionalismo monumentale: linee severe ma eleganti, spazi funzionali, una combinazione tra innovazione tecnologica e simbolismo istituzionale.
    Un piccolo consiglio? Entra (se aperto) e dai uno sguardo all’atrio: è un salto negli anni ’30, con mosaici e arredi originali.

    Palazzo di Giustizia (1930-1934)

    A poca distanza si erge il Palazzo di Giustizia, con il suo aspetto austero e rigoroso, in perfetta sintonia con il ruolo istituzionale che rappresenta. Le ampie superfici in pietra e i volumi squadrati trasmettono un senso di ordine e autorità.

    Inaugurato nel 1934, il Palazzo di Giustizia di Forlì – con le sue linee severe e simmetriche, l’utilizzo di materiali solidi come pietra e mattoni a vista, e la rigorosa modularità delle finestre – esprime pienamente lo stile e i valori dell’epoca: autorità, ordine, controllo.

    L’ingresso monumentale è preceduto da una breve scalinata e dominato da un frontone spoglio, quasi a voler sottolineare l’austerità della funzione giudiziaria. Ancora oggi, la struttura conserva intatta la sua funzione originaria e rappresenta un simbolo architettonico del potere statale nell’urbanistica fascista.

    Progettato come sede del Tribunale, è uno degli edifici più rappresentativi dell’epoca fascista in città. Non è solo l’imponenza a colpire, ma anche la simmetria della composizione e il gioco tra pieni e vuoti, che danno ritmo alla facciata.

    Il Collegio Aeronautico: un simbolo dell’Italia moderna

    Di Sailko – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=94248951

    Costruito tra il 1933 e il 1935, il Collegio Aeronautico fu uno dei progetti più ambiziosi del razionalismo italiano a Forlì.

    Voluto da Mussolini per formare le future élite dell’aeronautica militare, l’edificio sorge in angolo fra viale Roma e piazzale della Vittoria, in una posizione strategica che rafforza l’asse ideale tra la città e il suo territorio.

    Il progetto, firmato da Cesare Valle, si sviluppa su una pianta simmetrica con corte centrale, e unisce monumentalità e funzionalità.

    L’uso del travertino, delle grandi vetrate e delle linee pulite è emblematico dello stile razionalista. Il collegio ospitava aule, dormitori, una palestra e spazi ricreativi, tutti organizzati secondo una logica moderna e funzionale. Ancora oggi l’edificio, sede del Liceo classico, è considerato uno dei capolavori dell’architettura del Ventennio.

    Ex GIL – Casa del Balilla (oggi Campus Universitario)

    Di Marco Musmeci – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=62962763

    Questo è uno dei punti più interessanti dell’itinerario. L’ex GIL (Gioventù Italiana del Littorio) fu costruita come centro sportivo, culturale e ricreativo per i giovani del regime. Oggi, dopo un sapiente restauro, ospita alcune sedi dell’Università di Bologna.

    L’edificio, progettato da Cesare Valle con criteri di estrema funzionalità, presenta spazi ampi e razionali, pensati per accogliere palestre, spogliatoi, aule e ambienti ricreativi.

    Lo stile architettonico, con pianta a C, è sobrio ma dinamico, con volumi semplici e ben definiti, giochi di pieni e vuoti, e grandi aperture che lasciano entrare la luce.

    Le facciate, in mattoni a vista, sono scandite da moduli regolari, senza decorazioni superflue: ogni elemento ha una funzione, come vuole il principio razionalista. Il recupero e la trasformazione in polo universitario ne hanno mantenuto lo spirito originario, adattandolo alle esigenze contemporanee.

    Piazzale della Vittoria e il Monumento ai Caduti

    Il cuore razionalista della città è probabilmente Piazzale della Vittoria, un grande spazio urbano pensato come luogo di memoria e rappresentanza. Al centro si erge il Monumento ai Caduti, una monumentale statua in bronzo della Vittoria alata realizzata da Bernardino Boifava.

    La statua domina la piazza, che si sviluppa in maniera simmetrica, con aiuole ordinate, filari di alberi e una prospettiva che si apre verso viale della Libertà, uno dei boulevard razionalisti più belli della città.
    Questo è un luogo perfetto per fermarsi, osservare e fotografare: ogni angolo è una cartolina anni ’30.

    I Giardini della Resistenza

    Sul lato di Piazzale della Vittoria si aprono i Giardini della Resistenza, un tempo conosciuti come Giardini Pubblici della Vittoria. Questo ampio spazio verde, progettato negli anni Trenta del Novecento, fu fortemente voluto da Mussolini e concepito non solo come luogo di svago per la popolazione, ma come estensione ideologica del progetto urbanistico che univa idealmente Forlì a Predappio.

    Il vialetto dei giardini sono il prolungamento di viale della Libertà (allora Viale della Stazione), asse centrale della Forlì fascista. La loro struttura – fatta di ampie scalinate, terrazze panoramiche e prospettive ordinate – si inseriva in una più ampia “linea simbolica” che partiva dalla stazione ferroviaria, attraversava Piazzale della Vittoria, proseguiva lungo i giardini e puntava idealmente verso Predappio, trasformata anch’essa in città-memoriale.

    Questo percorso immaginario era parte integrante della retorica fascista: una traiettoria fisica e ideologica che celebrava l’ascesa del Duce, trasformando la città in un palcoscenico scenografico del regime.

    Architettura del verde: ordine e monumentalità

    Nonostante siano giardini pubblici, l’impianto compositivo richiama i criteri monumentali e razionali dell’architettura fascista:

    • scalinate in pietra che creano giochi prospettici
    • ampie terrazze affacciate su viali alberati
    • aiuole geometriche e siepi modellate
    • l’utilizzo sapiente della simmetria e della modularità

    Nulla era lasciato al caso: anche il paesaggio doveva trasmettere ordine, disciplina e grandezza. Oggi, sebbene lo spirito originario si sia in parte attenuato, il disegno dei giardini è ancora leggibile e offre un affascinante esempio di architettura del paesaggio razionalista.

    Dopo la caduta del regime, i giardini furono rinominati “Giardini della Resistenza”, assumendo un nuovo significato: da spazio celebrativo a luogo della memoria democratica.

    Il Mercato Coperto: funzionalità e decoro urbano

    Costruito negli anni Trenta nel cuore della città, il Mercato Coperto di Forlì rappresenta uno degli esempi di architettura razionalista applicata alla vita quotidiana.

    Progettato per garantire igiene, ordine e funzionalità nel commercio alimentare, l’edificio rispecchia i canoni estetici dell’epoca: linee sobrie, simmetria rigorosa e un’attenzione particolare alla fruibilità degli spazi.

    La struttura, ampia e ariosa, si sviluppa attorno a un corpo centrale con tetto a capanna e grandi aperture ad arco che assicurano la ventilazione naturale. L’utilizzo di mattoni a vista e cemento armato, insieme alla disposizione razionale dei banchi e dei percorsi interni, ne fa un esempio concreto di come l’architettura razionalista sapesse rispondere alle esigenze pratiche senza rinunciare a una certa eleganza urbana.

    Ancora oggi, il Mercato Coperto è un luogo vivo e frequentato, un punto di incontro tra tradizione e modernità, proprio come lo immaginavano i suoi progettisti quasi un secolo fa.

    La Casa del Mutilato: dignità e monumentalità

    Situata in via Piero Maroncelli al n 3, la Casa del Mutilato fu progettata alla fine degli anni Trenta per ospitare l’Associazione Nazionale fra Mutilati e Invalidi di Guerra.

    È uno degli edifici razionalisti più austeri di Forlì, pensato per trasmettere dignità e rispetto verso chi aveva sacrificato il proprio corpo per la Patria.

    La facciata, in pietra chiara e mattoni, è severa e simmetrica, dominata da un ampio portale sormontato da un fregio scultoreo, che raffigura scene legate al sacrificio e all’eroismo. L’interno, anch’esso sobrio, custodisce spazi ampi e funzionali, pensati per accogliere uffici e sale riunioni.

    Questo edificio, ancora oggi poco noto, rappresenta uno dei luoghi più intensi dal punto di vista simbolico dell’urbanistica fascista forlivese. al suo interno ospita il museo Dante Foschi e raccoglie cimeli della prima guerra mondiale, della guerra in Etiopia e del periodo fra il 1940 e 1045.

    Un itinerario a piedi tra gli edifici razionalisti

    Vuoi scoprire tutto questo in un pomeriggio? Ti propongo un percorso a piedi nel cuore della Forlì razionalista. È facile, pianeggiante e ti permette di attraversare la città con occhi nuovi.

    Itinerario consigliato (durata: circa 1h30):

    Parcheggia l’auto vicino alla stazione ferroviaria e prosegui a piedi lungo viale della Libertà per poi proseguire su Corso della Repubblica.

    1. Ex GIL e Casa del Balilla – ora sede universitaria
    2. Scuola De Amicis – architettura scolastica razionale
    3. collegio aeronautico – ora sede del liceo classico
    4. Piazzale della Vittoria – cuore del razionalismo forlivese
    5. Palazzo di Giustizia – austerità e simmetria
    6. Palazzo delle Poste – monumentalità moderna
    7. Mercato Coperto
    8. casa del mutilato
    9. infine passeggiata ai giardini della resistenza.

    Perché vale la pena scoprire la Forlì razionalista?

    • È un viaggio nel tempo, in un’epoca che ha cambiato profondamente il volto delle città italiane
    • È un’occasione per ammirare architetture poco note ma di grande valore storico e artistico
    • È una miniera per chi ama la fotografia urbana, il design e le simmetrie
    • È un esempio di come l’architettura racconti la storia più di qualunque libro

    Ti aspetto a Forlì!

    Forlì sa stupire anche dove meno te lo aspetti. E se vuoi scoprire tutto questo dal vivo, ti aspetto a Il Pozzo degli Aforismi, la mia locazione turistica nel cuore della città. Sarà un piacere darti una mappa personalizzata e consigliarti un itinerario a tema razionalista, magari accompagnato da qualche racconto curioso su com’era la vita qui negli anni ’30.

    Il lungo weekend del 2 giugno 2025: itinerario di 3 giorni in Romagna

    Il ponte del 2 giugno si presenta come un’opportunità per immergersi in uno scrigno di tesori: un itinerario studiato per chi desidera allontanarsi dalla routine quotidiana e abbracciare la bellezza multiforme di una regione unica. “La Romagna non si racconta, si vive.” Questa affermazione racchiude l’essenza di una terra che pulsa di storia, vibra di una natura generosa e accoglie con il calore di tradizioni autentiche. Se cerchi un percorso che intrecci il fascino delle città d’arte, la serenità dei paesaggi appenninici e la rigenerante energia del mare Adriatico, questi 3 giorni in Romagna sono stati pensati proprio su misura per te.

    Preparati a un viaggio che saprà conquistarti ad ogni tappa!

    Giorno 1: Forlì – Un tuffo nel cuore storico, artistico e verde della Romagna

    Il viaggio inizia a Forlì, nel cuore della Romagna, una città che sa sorprendere con la sua atmosfera e un patrimonio storico e culturale senza pari.

    Dopo un risveglio all’insegna della tranquillità, ti consiglio di fare una passeggiata e immergerti nella maestosa Piazza Aurelio Saffi, circondata da imponenti edifici storici, la piazza è un vero e proprio palcoscenico che narra secoli di vita e cultura forlivese. Ammirate l’imponente Abbazia di San Mercuriale, con il suo campanile romanico, che svetta verso il cielo come fiero guardiano della città, testimone silenzioso di un passato intriso di spiritualità e arte.

    Questa abbazia benedettina, dalle origini antichissime, custodisce al suo interno pregevoli opere d’arte e un’atmosfera di spiritualità palpabile

    Prosegui verso il Palazzo Comunale, autentico gioiello architettonico che narra le vicende politiche e sociali della città attraverso i suoi porticati e le sue sale riccamente decorate.

    Poco distante dal Palazzo Comunale si erge il Duomo di Santa Croce, simbolo di una tradizione popolare profonda e sincera. Presenta una facciata neoclassica e interni solenni.

    La mattinata si arricchisce con una visita ai Musei San Domenico, un polo di primaria importanza, veri scrigni di tesori artistici e culturali che spaziano dalla pittura rinascimentale alle testimonianze archeologiche del territorio, a cui si affiancano mostre temporanee di respiro internazionale, in questo periodo ospita la mostra temporanea “il ritratto dell’artista“.

    Nel pomeriggio, se il tempo lo permette, concediti una passeggiata rilassante lungo il Parco Urbano Franco Agosto: un’oasi verde nel cuore della città. Tra sentieri alberati, fontane zampillanti e angoli attrezzati con panchine e piccole aree gioco, potrete godervi un prezioso contatto con la natura, ricaricando le energie dopo l’immersione nella vita cittadina. Qui puoi fermarti per un caffè o una piadina in uno dei chioschi del parco, osservando la vivace vita locale.

    La serata a Forlì sarà un’occasione imperdibile per deliziare il palato con i sapori autentici della cucina romagnola. Perditi tra i caratteristici ristorantini del centro storico, assaggiando prelibatezze come i cappelletti in brodo, i passatelli, la piadina farcita con salumi e formaggi locali, e magari accompagnando il tutto con un bicchiere di Sangiovese, il re dei vini romagnoli.

    Giorno 2: Alla scoperta della Valle del Montone – Tra la maestosità dell’Acquacheta e il fascino medievale di Portico di Romagna

    Il secondo giorno ti consiglio una gita fuori porta lontano dal trambusto cittadino, nel cuore verde dell’Appennino forlivese, la Valle del Montone.

    Lasciati alle spalle il ritmo della città e preparati a immergerti in un paesaggio di incomparabile bellezza, dove boschi rigogliosi e cascate impetuose ti attendono.

    La meta principale della mattinata è la maestosa cascata dell’Acquacheta, un luogo intriso di storia e fascino letterario, reso celebre dai versi di Dante Alighieri nella sua Divina Commedia.

    cascata dell’acquacheta

    Il percorso escursionistico che conduce alla cascata è relativamente semplice e accessibile a tutti, snodandosi attraverso una vegetazione lussureggiante, accompagnati dal rilassante suono dell’acqua che scorre.

    Giunto alla cascata, lo spettacolo è mozzafiato: un potente salto d’acqua che si infrange sulle rocce sottostanti, creando un ambiente incantato, perfetto per immortalare ricordi indelebili.

    Per il pranzo, abbandonati al piacere di un picnic all’aria aperta in uno dei tanti angoli suggestivi lungo il percorso o nei pressi della cascata. In alternativa, puoi gustare una tradizionale piadina romagnola preparata al chiosco di San Benedetto, o un pranzo in un ristorante di San Benedetto dove i sapori genuini dei prodotti tipici della zona sono una garanzia.




    «Come quel fiume c’ha proprio cammino
    prima dal Monte Viso ‘nver’ levante,
    da la sinistra costa d’Apennino,
    che si chiama Acquacheta suso, avante
    che si divalli giù nel basso letto,
    e a Forlì di quel nome è vacante,
    rimbomba là sovraSan Benedetto dell’Alpe
    per cadere ad una scesa
    ove dovea per mille esser recetto;
    così, giù d’una ripa discoscesa,
    trovammo risonar quell’acqua tinta,
    sì che ‘n poc’ora avria l’orecchia offesa.»

    Divina commedia , inferno xvi

    Lungo la strada che scende a Portico, è d’obbligo una fermata a Bocconi. Nascosto tra i boschi della Valle del Montone, il Ponte della Brusìa è un elegante ponte medievale in pietra a schiena d’asino, costruito per collegare i poderi della zona. Con il suo fascino antico e il paesaggio incontaminato che lo circonda, è una tappa ideale per chi ama passeggiate nella natura, fare un bagno nelle fresche acque del montone e fotografare scorci da cartolina.

    Portico di Romagna, ponte della brusia, cascata del lavane, ruscello acquacheta

    Nel pomeriggio ti porto alla scoperta di Portico di Romagna, uno dei borghi più affascinanti e meglio conservati d’Italia, insignito della Bandiera Arancione dal Touring Club Italiano.

    Qui, il tempo sembra essersi fermato: passeggia tra le strette vie acciottolate, ammira l’elegante ponte medievale a schiena d’asino che attraversa il fiume Montone e lasciati sorprendere dalle antiche case torri che si ergono fiere, narrando storie secolari.

    L’atmosfera qui è sospesa nel tempo, e ogni angolo narra storie secolari, facendoti sentire parte integrante di un passato vivido e accogliente unita alla calorosa accoglienza degli abitanti, rende questo angolo di Romagna un vero e proprio tesoro da scoprire e custodire.

    Giorno 3: Una rinfrescante fuga al mare a Cesenatico

    L’ultimo giorno del nostro itinerario è dedicato al mare, per concederti una pausa rigenerante all’aria aperta e al suono rilassante delle onde.

    A poco più di mezz’ora da Forlì, Cesenatico ti attende con il suo caratteristico fascino marinaro e una vivace atmosfera che unisce storia e relax.

    Inizia la giornata con una passeggiata lungo il Porto Canale Leonardesco, progettato da Leonardo da Vinci, dove le barche dai colori sgargianti e le tradizionali case dei pescatori raccontano di secoli di tradizione marinara.

    La visita al Museo della Marineria ti permetterà di scoprire le storie dei marinai che hanno solcato l’Adriatico e di apprezzare il retaggio culturale che rende Cesenatico così speciale.

    Trascorri il pomeriggio sulla spiaggia attrezzata, lasciandoti coccolare dal sole e dalla brezza marina, mentre per il pranzo deliziati con i sapori del pesce fresco.

    Conclusione: Un mosaico di emozioni nel cuore della Romagna

    Questo itinerario per il ponte del 2 giugno in Romagna è un invito a vivere una terra che sa sorprendere ad ogni angolo, unendo la ricchezza della storia e dell’arte con la genuinità di una natura inconfondibile e la freschezza del mare Adriatico.

    Dalla vivacità di Forlì alla suggestione dei borghi medievali, dalla maestosità delle cascate dell’Acquacheta al fascino intramontabile di Cesenatico, ogni tappa è un tassello di un mosaico di emozioni, pensato per farti vivere un’esperienza autentica e memorabile.

    Per completare questo percorso, ti consigliamo di scegliere come base il Pozzo degli Aforismi a Forlì, un luogo d’eccellenza che coniuga ospitalità e attenzione ai dettagli, garantendo un soggiorno indimenticabile in ogni sua sfumatura.

    Lasciati ispirare, prepara le valigie e preparati a scoprire la Romagna con occhi nuovi. Questa terra non si racconta, si vive!

    Scrivimi nei commenti quale itinerario ti ispira di più, ti aspetto in Romagna.