Il Parco Urbano Franco Agosto: Un’oasi verde nel cuore di Forlì

Ami i luoghi che sanno sorprenderti con la loro semplicità e autenticità? Il Parco Urbano Franco Agosto è uno di questi: un angolo di verde incantato, a pochi minuti a piedi dal centro storico di Forlì, dove la città si dissolve dolcemente tra alberi, sentieri e laghetti. Oltre 27 ettari di natura, relax e biodiversità, nati dalla visione di una città più vivibile, a misura d’uomo… e di coniglio!

Un po’ di storia: da fornace a polmone verde della città

Il Parco Urbano Franco Agosto è stato inaugurato nel 1994, ma la sua storia inizia molto prima. L’area dove oggi si estende il parco era un tempo occupata da una vecchia fornace dismessa. Un’area dimenticata, che però aveva un grande potenziale.

L’idea di trasformarla in uno spazio verde aperto a tutti nacque dal lavoro dell’architetto comunale Elves Sbaragli, con il sostegno deciso dell’allora sindaco Sauro Sedioli.

L’obiettivo? Dare ai forlivesi uno spazio di natura, benessere e socialità, facilmente accessibile e vicino al centro.

Il parco è anche custode di elementi storici e botanici di rilievo.

Tra questi, spicca un giuggiolo centenario situato nei pressi della vecchia casa colonica, oggi trasformata in pub. Accanto all’albero si trova un graffito dell’artista forlivese Irene Ugolini Zoli, testimonianza dell’integrazione tra natura e arte.

All’interno del parco sono dislocate diverse opere di artisti contemporanei.

Di Perkele di Wikipedia in italiano – Trasferito da it.wikipedia su Commons., Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=87775570

Chi era Franco Agosto?

Il parco è dedicato a Franco Agosto, figura di spicco nella storia di Forlì: fu il primo sindaco della città dopo la Liberazione.

Durante il suo mandato, lavorò senza sosta per ricostruire la città, promuovendo uno sviluppo urbano più giusto e inclusivo.

Il parco che oggi porta il suo nome rappresenta in pieno quella visione di città aperta, verde e accogliente.

Dove si trova e come arrivarci

Il Parco Urbano Franco Agosto si trova tra Viale dell’Appennino e Via Fiume Montone, poco distante dal Museo San Domenico e dal centro storico.

Un comodo percorso pedonale e ciclabile lo collega anche all’Ospedale Morgagni Pierantoni, passando lungo il fiume Montone.

Curiosità: il parco è accessibile anche in bicicletta e lungo tutto l’argine del Fiume Montone c’è una ciclabile che collega Porta Schiavonia con Terra del sole.

Cosa troverai al Parco Franco Agosto

Passeggiare qui è un’esperienza a contatto diretto con la natura.

immagine presa dal sito ufficiale del parco: http://www.parcourbanoforli.it/Mappa-5.html

Il paesaggio è caratterizzato da ampie radure erbose, colline dolci, canali artificiali con ponticelli e un suggestivo laghetto abitato da oche, anatre e nutrie, alberi secolari, percorsi pedonali e aree attrezzate per il tempo libero. Ma è anche un habitat ricco di vita:

  • La collina dei conigli, dove vivono numerosi conigli in libertà (amatissima dai bambini!),
  • Il laghetto artificiale, popolato da anatre, germani reali, cigni e… nutrie curiose!
  • Aree sportive con campi da basket, calcetto, beach volley e bocce
  • Aree gioco per bambini, percorsi salute per adulti e spazi per picnic
  • Un trenino turistico che che collega il centro cittadino con il parco.

E per chi ama l’attività fisica? Non mancano percorsi jogging, aree per yoga e ampi spazi dove praticare sport all’aperto.

Il Parco Urbano “Franco Agosto” offre numerosi locali:

  • Un bar gelateria
  • un ristorante pizzeria
  • Un chiosco di piadina e gelati
  • Un pub ricavato in un’antica casa colonica sulla “Collina dei Conigli”.

L’alluvione del 2023: una ferita che ha lasciato il segno

Nel maggio 2023 Forlì è stato colpita da una violenta alluvione, il Parco urbano ha fatto da cassa di espansione riempiendosi di acqua e fango.

Sono stati sommersi i sentieri, invaso il laghetto e danneggiato gravemente l’ecosistema.

Nonostante i danni, il cuore verde di Forlì ha mostrato la sua resilienza. Il patrimonio arboreo è stato in gran parte salvato.

Un parco da vivere, ogni giorno

Che tu sia un amante della natura, un runner, una famiglia con bambini o semplicemente in cerca di tranquillità, il Parco Urbano Franco Agosto è un luogo che parla a tutti.

È perfetto per leggere un libro all’ombra di un albero, fare yoga all’alba, godersi un tramonto romantico o osservare le anatre che scivolano sull’acqua.

Il parco urbano di Forlì è anche luogo di incontro, condivisione, eventi, feste e concerti.

Consiglio: la primavera e l’autunno sono i momenti ideali per visitarlo, ma ogni stagione regala un volto nuovo al parco.

Informazioni utili

  • Indirizzo: Via Fiume Montone, Forlì (FC)
  • Ingressi principali: Via Fiume Montone e Viale dell’Appennino
  • Orari: Aperto tutti i giorni.
  • Accessibilità: Il parco è facilmente raggiungibile a piedi, in bicicletta o con i mezzi pubblici.

Se sei in vacanza a Forlì…

…non perderti una passeggiata nel parco! E se stai cercando un posto speciale dove soggiornare, ti aspetto al Pozzo degli Aforismi: un’accogliente locazione turistica a pochi minuti dal centro e dal parco, dove il relax incontra l’arte e la poesia.

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Se ti va, raccontami nei commenti la tua esperienza nel parco: ci sei già stato? Cosa ti ha colpito di più?

N.B. immagine di copertina è di Roberto Neri che ringrazio.

Porta Schiavonia: l’ultima sentinella di Forlì

Se ti trovi a Forlì e vuoi respirare la storia più autentica della città, Porta Schiavonia è una tappa imperdibile. Oggi silenziosa testimone del tempo, è l’unica sopravvissuta delle quattro porte che un tempo difendevano il centro cittadino, racchiuso entro poderose mura medievali. Le altre – Porta San Pietro, Porta Ravaldino e Porta Cotogni – furono purtroppo abbattute agli inizi del Novecento, insieme a gran parte delle mura cittadine, nel nome del progresso e dell’espansione urbana.

Un Viaggio nel Tempo: La Storia di Porta Schiavonia

Porta Schiavonia non è solo un reperto architettonico: è un simbolo potente, capace di evocare epoche diverse, raccontare di guerre, commerci, viaggi e quotidianità contadina.

Forlì, fino ai primi del Novecento, era una città fortificata, circondata da mura che ne delimitavano i confini e ne garantivano la sicurezza. Le quattro porte principali erano punti di accesso strategici, ognuna con una propria identità e funzione.

Porta Schiavonia, situata all’ingresso occidentale della città lungo la Via Emilia, era un passaggio fondamentale per chi proveniva da Faenza.

Le prime testimonianze della sua esistenza risalgono al XIII secolo, quando veniva citata come punto di accesso a un borgo esterno alla città.

Nel corso dei secoli, ha subito numerose modifiche e ricostruzioni: nel 1407, il cardinale Cossa fece erigere una rocchetta difensiva, poi demolita nel 1413. Nel 1556, Papa Paolo IV ordinò la demolizione della porta per ricostruirla in una posizione più strategica.

L’attuale configurazione risale principalmente al XVII secolo, con evidenti influenze barocche che le conferiscono un aspetto monumentale, ma armonioso. È composta da un unico fornice centrale ad arco a tutto sesto, affiancato da lesene e decorazioni in stile classico.

Sopra l’arco, un’iscrizione latina e uno stemma cittadino ricordano la sua importanza strategica. Sul lato interno della porta, un tempo, si trovava la guardia cittadina, incaricata di controllare gli ingressi, riscuotere dazi e garantire la sicurezza.

Oggi Porta Schiavonia è un piccolo gioiello architettonico: oltrepassandola, ci si immerge subito nel cuore del Borgo Schiavonia, lungo Corso Garibaldi, una delle strade più ricche di storia della città.

Rifugio di braccianti e lavoratori

Nel corso dei secoli, Porta Schiavonia è stata molto più di un semplice varco difensivo. Nei primi del ’900, nell’androne retrostante alla porta, trovavano riparo i braccianti agricoli che arrivavano dalle campagne per lavorare alla mietitura del grano e per prestare servizio presso lo zuccherificio Eridania.

Erano giornate dure, scandite dalla fatica e dalla speranza di guadagnare qualche soldo per mantenere la famiglia. Porta Schiavonia divenne così anche il simbolo dell’accoglienza semplice e popolare di una città contadina, abituata al lavoro e alla solidarietà.

Particolari porta Schiavonia: di Roberto Neri

L’Origine del Nome

Il nome Schiavonia potrebbe derivare dalla presenza di mercanti e viaggiatori provenienti dalla regione della Schiavonia, un’area storica che comprendeva parte dell’attuale Croazia e Slovenia. In epoca medievale, era comune che le porte cittadine prendessero il nome dalle comunità che le attraversavano frequentemente.

Le Mura di Forlì: Evoluzione e Trasformazione

l’immagine è di Perkele di Wikipedia in italiano – Trasferito da it.wikipedia su Commons., Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=87035913

Come molte città italiane, Forlì ha vissuto una profonda trasformazione urbanistica agli inizi del Novecento, quando le sue antiche mura furono quasi completamente abbattute per favorire l’espansione edilizia e la modernizzazione del tessuto urbano.

Questo intervento, se da un lato ha permesso alla città di svilupparsi oltre il nucleo storico, dall’altro ha cancellato gran parte di una struttura difensiva che per secoli aveva definito i confini cittadini.

Tuttavia, alcuni tratti della cinta muraria sono ancora visibili, a pochi passi da Porta Schiavonia su via Del Portonaccio, testimoni silenziosi di un passato in cui Forlì era protetta da tre diverse cerchie murarie, ciascuna rappresentativa di un’epoca e di una fase evolutiva della città.

  • La prima, di origine altomedievale, seguiva probabilmente il tracciato delle fortificazioni romane;
  • la seconda, edificata nel XII secolo, rispondeva alla crescente importanza della città includendo l’Abbazia di San Mercuriale;
  • la terza cinta muraria, sviluppata nel XIII secolo, sancì la suddivisione in borghi, molti dei quali ancora oggi riconoscibili nelle vie e nei quartieri di Forlì.

Sebbene la demolizione delle mura abbia modificato radicalmente il volto della città, il loro ricordo sopravvive nei viali di circonvallazione e nei pochi frammenti rimasti, che continuano a raccontare la storia di una Forlì medievale, fortificata e strategicamente rilevante.

Il quartiere di Schiavonia: storia viva tra le case

Il quartiere che si sviluppa intorno alla porta mantiene ancora oggi un carattere popolare e autentico. Qui si respira l’atmosfera della “vecchia Forlì”.

Una passeggiata in questo angolo della città ti permette di vedere la Forlì di una volta, fatta di cortili, botteghe e racconti tramandati da una generazione all’altra.Oggi, il quartiere di Schiavonia è una zona vivace e ricca di storia.

Passeggiando per il quartiere, si possono ancora scorgere tracce dell’antica cinta muraria e alcuni edifici storici che resistono al tempo.

Simbolo dell’alluvione del 2023

Nel maggio 2023, Forlì fu colpita da una devastante alluvione, che segnò profondamente la città e i suoi abitanti, mise in ginocchio interi quartieri e portò con sé vittime e dolore.

In quei giorni drammatici, Porta Schiavonia fu al centro dell’attenzione: le acque del fiume Montone esondarono proprio nei pressi della porta, trasformandola in un’immagine simbolo della tragedia, rappresentando il confine tra la parte della città allagata e quella risparmiata.

In memoria di questo evento, venne eretto il Monumento agli Angeli del Fango, dedicato ai tanti giovani volontari che si mobilitarono per aiutare la popolazione colpita, ma anche come segno tangibile della memoria, del dolore e della resilienza di una comunità che ha saputo rialzarsi.

Perché visitarla oggi

Visitare Porta Schiavonia oggi significa toccare con mano la storia di Forlì.

È un luogo che ha saputo attraversare i secoli trasformandosi senza perdere la propria identità. È l’ultimo frammento di un sistema difensivo che un tempo proteggeva l’intera città, oggi trasformato in monumento alla memoria e alla speranza.

Il suo fascino discreto la rende anche un punto molto amato da chi cerca scatti fotografici suggestivi o momenti di contemplazione.


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Lascia un commento qui sotto o scrivimi: sarò felice di suggerirti itinerari, curiosità e percorsi poco conosciuti che ti faranno innamorare di questa terra.

I Palazzi di Forlì: Un Viaggio tra Storia, Arte e Identità

Passeggiare per Forlì è come sfogliare un libro di storia a cielo aperto. Forlì è una città che porta le tracce del suo passato nei suoi edifici più antichi e prestigiosi. I palazzi dei vari rioni raccontano storie di nobili famiglie, figure ecclesiastiche e trasformazioni urbanistiche avvenute nei secoli. Dietro le sue facciate eleganti, i portali decorati e le finestre scolpite si celano secoli di storia, arte e vicende umane. Passeggiando per il centro storico, è impossibile non restare affascinati dai suoi palazzi nobiliari, ognuno con il proprio carattere e un passato che merita di essere raccontato.
Oltre alle sue affascinanti piazze, la città romagnola custodisce un patrimonio architettonico sorprendente, che scopriremo insieme in questo itinerario fra i palazzi più significativi e affascinanti di Forlì, da quelli celebri a quelli meno conosciuti, ma non per questo meno importanti.

Il Palazzo Paolucci De Calboli: eleganza nobiliare a un passo da San Mercuriale

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Proprio accanto all’imponente Abbazia di San Mercuriale, affacciato su Largo De Calboli, sorge uno degli edifici più eleganti del centro storico di Forlì: Palazzo Paolucci De Calboli.

Questa raffinata residenza nobiliare, appartenuta all’omonima famiglia forlivese, rappresenta un perfetto esempio di architettura settecentesca, con una facciata sobria ma armoniosa, decorata da lesene e finestre simmetriche.

Il palazzo custodisce interni affrescati e ambienti ricchi di storia, che in passato ospitarono figure di spicco della cultura e della politica romagnola.

Oggi il palazzo non è visitabile all’interno, ma il suo esterno affascina ancora i visitatori che percorrono il centro, offrendo un angolo pittoresco e fotografico proprio a ridosso di una delle chiese più iconiche della città.

Se passeggi in zona, non dimenticare di alzare lo sguardo: ogni dettaglio racconta una storia di nobiltà e radicamento nel cuore di Forlì.

Palazzo Piazza De Calboli: la Prefettura tra storia e istituzioni

Nel cuore di Forlì, precisamente in Piazza Ordelaffi, perfettamente inserito tra le vie eleganti che circondano Piazza Saffi, sorge un edificio austero ed imponente: Palazzo Piazza De Calboli, attuale sede della Prefettura di Forlì-Cesena.

Costruito tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo, il palazzo prende il nome dalla famiglia Piazza De Calboli, antica casata forlivese che ne fece la propria residenza nobiliare.

L’edificio, con la sua facciata sobria ma armoniosa, è oggi uno dei simboli del potere amministrativo e istituzionale della città.

I suoi spazi interni, riservati alle funzioni prefettizie, custodiscono ambienti eleganti e decorazioni d’epoca, che testimoniano il prestigio della sua storia. Molto bello il suo giardino interno aperto al pubblico solo in occasioni parti.

Palazzo Gaddi: tra rigore medievale e fasti barocchi

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Passeggiando lungo Corso Garibaldi, quasi a metà strada tra la piazza principale e Porta Schiavonia, ci si imbatte in uno dei palazzi più affascinanti di Forlì: Palazzo Gaddi.

A prima vista, la sua facciata sobria e imponente richiama l’austerità delle architetture medievali, con linee semplici e severe che tradiscono le sue antiche origini. Ma è varcando la soglia che si compie la vera magia: gli ambienti interni, restaurati nel Settecento, si aprono a una scenografia barocca ricca di stucchi, affreschi e decorazioni sontuose.

Questo contrasto tra esterno ed interno rende il palazzo unico nel suo genere, quasi a simboleggiare la duplice anima della città, tra tradizione e rinnovamento.

Un tempo dimora della nobile famiglia Gaddi, il palazzo è oggi sede di due importanti istituzioni culturali forlivesi: il Museo del Risorgimento, che racconta le vicende locali legate all’Unità d’Italia, e il Museo Romagnolo del Teatro, un vero e proprio scrigno dedicato alla storia del teatro in Romagna, con costumi, scenografie e cimeli curiosi.

Camminare tra queste sale è come fare un viaggio nel tempo, tra passioni patriottiche e sipari alzati.

Palazzo Gaddi è uno di quei luoghi dove la cultura si respira a pieni polmoni. Un piccolo gioiello nel cuore della città, che troppo spesso sfugge agli sguardi frettolosi ma che merita di essere scoperto con lentezza e meraviglia.

Palazzo Orsi Mangelli: eleganza barocca tra storia e design contemporaneo

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Lungo Corso Armando Diaz, si erge Palazzo Orsi Mangelli, un edificio che racconta secoli di storia e trasformazioni.

Originariamente costruito nel XVIII secolo dalla famiglia Merlini, il palazzo fu acquistato nel 1802 dal cardinale Paolo Orsi Mangelli, che ne arricchì la facciata con elementi barocchi, conferendogli l’aspetto imponente che ancora oggi possiamo ammirare.

La struttura presenta una pianta quadrata con un cortile interno circondato da una loggia.

La facciata principale, rimasta intatta nel suo stile barocco, è caratterizzata da due grandi portali in pietra sormontati da balconi, lesene e finestre incorniciate. All’interno, si possono ancora apprezzare decorazioni pittoriche attribuite al quadraturista bolognese Angelo Zaccarini, risalenti alla seconda metà del XVIII secolo.

Nel corso del tempo, il palazzo ha subito diverse ristrutturazioni, tra cui un’importante intervento nel 1925 su progetto dell’architetto milanese Ariodante Bazzero. In questa occasione, furono apportate modifiche significative, come l’apertura di un secondo portale d’ingresso sulla facciata.

Oggi, Palazzo Orsi Mangelli ospita la sede principale di Luxury Living Group, azienda leader nel settore dell’arredamento di lusso. Dal 2013, il palazzo è stato trasformato in un elegante showroom che espone le collezioni di marchi prestigiosi come Trussardi Casa, Versace Home e Dolce&Gabbana Casa, mantenendo intatto il fascino storico dell’edificio.

Visitare Palazzo Orsi Mangelli significa immergersi in un luogo dove il passato e il presente si incontrano armoniosamente, offrendo uno spaccato unico della storia architettonica e culturale di Forlì.

Palazzo Benzi (ex Democrazia Cristiana): Memorie del Novecento

Conosciuto fino a poco tempo fa come sede della Democrazia Cristiana, questo edificio in realtà è lo storico Palazzo Benzi. Nel tempo il palazzo fu oggetto di diversi passaggi di proprietà (dai Guarini ai Benzi ed infine ai Silingardi) e diversi cambi d’uso.

Dal 1865 fu sede della società filodrammatica, nel 1927 divenne sede dell’Opera Nazionale Balilla, Casa della giovane Italia nel 1933 ed infine sede della democrazia cristiana nel dopoguerra.

Negli anni della Prima Repubblica, Palazzo Benzi della Democrazia Cristiana fu il cuore pulsante della vita politica forlivese. Situato in una posizione strategica, questo edificio ha ospitato per decenni riunioni, comizi, incontri con grandi nomi della politica italiana.

Sebbene architettonicamente sia meno appariscente rispetto ad altri palazzi storici, ha un forte valore simbolico: rappresenta una fase cruciale della storia del dopoguerra, fatta di ricostruzione, ideali e partecipazione democratica.

La facciata sobria, fu ridisegnata da Virginio Stramigioli sullo stile del tardo ottocento, con volumi decisi e un ruolo chiave nella vita politica del secolo scorso. Il piano nobile conserva decorazioni settecentesche di Giuseppe Marchetti.

Oggi dopo decenni in stato di abbandono è stato venduto all’asta e speriamo venga riqualificato quanti prima.

Palazzo Merenda: La Cultura che Abita i Palazzi

Di Controllore Fiscale – Opera propria, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=5017206

Nel cuore di Forlì, al civico 72 di Corso della Repubblica, sorge il Palazzo del Merenda, un edificio che incarna secoli di storia e trasformazioni.

Costruito nel 1722 su progetto del frate architetto Giuseppe Merenda, il palazzo nacque come “Ospedale Casa di Dio per gli Infermi”, destinato a diventare il principale luogo di cura della città. La sua struttura originaria, con pianta a croce e cortili interni, rifletteva le esigenze funzionali dell’epoca.

Dopo la costruzione del nuovo Ospedale Giovan Battista Morgagni nel 1922, il palazzo fu riconvertito a sede culturale, ospitando la Biblioteca Comunale “Aurelio Saffi”, la Pinacoteca Civica “Melozzo degli Ambrogi”, il Museo Archeologico “Antonio Santarelli” e il Museo Etnografico Romagnolo “Benedetto Pergoli”.

Oggi sede della Biblioteca Comunale “Aurelio Saffi”, Palazzo Merenda è uno degli esempi più belli di come un palazzo nobiliare possa trasformarsi in centro culturale.

Le sue sale ospitano preziosi manoscritti antichi, volumi rari e opere d’arte che raccontano la storia di Forlì dal Medioevo al Novecento, oltre ad eventi letterari e mostre.

Palazzo Merenda è il luogo ideale per chi desidera immergersi nella cultura locale, tra silenzi, arte e conoscenza.

N.B: Attualmente, il Palazzo del Merenda è oggetto di un importante intervento di ristrutturazione, volto a restituire alla città uno dei suoi luoghi simbolo della cultura. Nel frattempo, alcune delle opere più significative delle collezioni civiche sono esposte in mostre temporanee, come quella dedicata a Guercino a Cento, altre come la Ebe del Canova trasferite ai musei San Domenico

Ex Ospedale Morgagni: Archeologia della Medicina

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Tra i palazzi storici di Forlì merita una menzione speciale anche l’ex Ospedale Giovan Battista Morgagni, un esempio unico di architettura ospedaliera del primo Novecento.

Progettato dall’architetto ravennate Giovanni Tempioni nel 1907 e aperto al pubblico nel 1915, l’edificio fu pensato secondo il modello delle cosiddette “Nightingale wards”, ovvero strutture ospedaliere a padiglioni separati, concepite per garantire igiene, luce e funzionalità.

La facciata, semplice e imponente, richiama l’estetica dell’edilizia industriale dell’epoca, con un corpo centrale sporgente e grandi bifore sormontate da archi ribassati. Un lungo frontone corre lungo tutta la sommità dell’edificio, nascondendone la copertura a padiglione e conferendogli un aspetto compatto e austero.

All’interno, le sale d’ingresso erano arricchite da epigrafi commemorative e sculture firmate da artisti come Bernardino Boifava, Giuseppe Canalini, Roberto de Cupis e Ugo Savorana, che rendevano omaggio alle figure più illustri della medicina forlivese.

Nel 1939 fu costruito anche il Padiglione Maternità, su progetto dell’architetto cesenate Aldo Zacchi, grazie all’intervento di Manlio Morgagni: un ampliamento significativo, inaugurato nel 1941, che testimoniava il continuo evolversi della struttura al servizio della comunità.

Sebbene l’attività ospedaliera si sia trasferita, l’ex ospedale Morgagni resta un importante esempio di architettura sanitaria storica e un punto di riferimento nella memoria cittadina.

Oggi l’ex ospedale Morgagni è sede dell’università.

Palazzo dei Padri della Missione: Tra Fede e Carità

Su Piazza Giovan Battista Morgagni, si erge il maestoso Palazzo dei Padri della Missione, noto anche come Palazzo dei Signori della Missione o Palazzo della Provincia.

Costruito tra il 1713 e il 1742 per volontà del cardinale Fabrizio Paolucci, l’edificio fu destinato a ospitare i Padri della Congregazione della Missione di San Vincenzo de’ Paoli.

La sua facciata in cotto, tipica del “rosso forlivese”, e la cappella interna progettata nel 1721 da Giuseppe Merenda, conferiscono al palazzo un’eleganza sobria e austera.

Nel corso dei secoli, il palazzo ha vissuto diverse trasformazioni: durante l’occupazione francese fu convertito in caserma; successivamente, divenne sede del Ginnasio-Liceo Classico “Giovan Battista Morgagni”, della Biblioteca Civica, della Pinacoteca e dei Musei Civici.

Oggi, il palazzo ospita gli uffici della Provincia di Forlì-Cesena, continuando a essere un punto di riferimento per la vita civica della città.

Palazzo Monsignani: un palazzo dal cuore educativo

A pochi passi da Corso Garibaldi, in via dei Mille al n.3, si trova Palazzo Monsignani, un edificio elegante ma discreto che ha scritto – e continua a scrivere – una pagina speciale nella storia dell’educazione forlivese.

Per molti, come per me, non è solo un palazzo: è un ricordo d’infanzia, di grembiulini, ricreazioni e suore Dorotee che accoglievano i bambini con sorrisi e rigore.

Questo edificio, infatti, è stato per decenni sede della scuola dell’infanzia e della scuola elementare gestita dalle suore maestre Dorotee, educatrici instancabili e profondamente radicate nella comunità cittadina.

In origine appartenuto alla famiglia Lombardini, con legami agli Ordelaffi, passò ai Monsignani per via matrimoniale e fu poi ereditato dai Morattini nel 1749.

Nell’Ottocento divenne sede dell’Istituto delle Suore Dorotee, mantenendo la sua vocazione educativa fino a oggi, anche se oggi è gestito da laici.

Sul piano architettonico, il palazzo si distingue per uno stile sobrio ma armonioso, con una facciata lineare impreziosita da cornici in pietra e grandi finestre che danno luce agli ambienti interni.

Nonostante non presenti decorazioni barocche o fasti rinascimentali, Palazzo Monsignani è un perfetto esempio di architettura civile settecentesca, pensata per ospitare una funzione precisa: l’accoglienza e la formazione.

Gli interni, distribuiti su più livelli, eleganti e riservati, custodiscono ancora quell’atmosfera ovattata tipica degli istituti religiosi, con ampie aule, corridoi silenziosi e un giardino interno che sembra un mondo a sé.

Il cortile interno, con le eleganti colonne e lo stemma di famiglia, è solo l’inizio di un viaggio tra affreschi e stucchi preziosi: sale decorate da artisti come Annibale Marabini, Angelo Zaccarini e Giacomo Zampa, con soggetti mitologici e allegorici, testimoniano il gusto raffinato dei Monsignani.

La spiritualità, la cultura dell’accoglienza e l’impegno educativo che lo hanno caratterizzato fin dall’inizio si respirano ancora tra le sue mura.

È bello sapere che, nonostante il tempo che passa e i cambiamenti che investono ogni istituzione, ci siano luoghi come questo in cui la memoria e il presente continuano a dialogare.

E non manca un tocco di storia contemporanea: nel 1986 Papa Giovanni Paolo II vi sostò durante la sua visita a Forlì, lasciando un ricordo ancora intatto in una delle stanze al pianterreno.

Monte di Pietà: carità e giustizia sociale

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Al civico 45 di Corso Garibaldi, si erge il Palazzo del Monte di Pietà, un edificio che racconta oltre cinque secoli di storia cittadina e incarna i valori di solidarietà e giustizia sociale propri della Forlì rinascimentale.

Costruito nella prima metà del Cinquecento, il palazzo fu realizzato sulle rovine dell’antico Palazzo della famiglia Orsi, demolito per ordine di Caterina Sforza nel 1488, in seguito all’assassinio del marito Girolamo Riario. Al suo posto, nel 1511, venne istituito il Monte di Pietà: un’istituzione nata per offrire credito a condizioni eque e contrastare l’usura, con l’obiettivo di aiutare le fasce più deboli della popolazione.

La facciata del palazzo, sobria ed essenziale, riflette la vocazione etica e morale dell’edificio: nessuna ostentazione, solo solidità e autorevolezza, in linea con la funzione caritatevole che vi si svolgeva. All’interno, è ancora possibile intravedere le tracce dell’antica organizzazione degli spazi: le sale in cui si gestivano i pegni, i documenti e le trattative testimoniano un’operosità silenziosa e discreta.

Per secoli, il Monte di Pietà ha rappresentato una vera ancora di salvezza per molti forlivesi, erogando prestiti a interessi minimi o nulli, grazie alla gestione da parte di enti religiosi e civili che ne garantivano l’integrità.

Nel 2007, l’edificio ha conosciuto una nuova rinascita: è divenuto sede della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, che ne ha curato un importante restauro conservativo, restituendolo alla città in tutto il suo valore storico e culturale. Oggi il palazzo è un vivo centro culturale, che ospita mostre, eventi e iniziative legate alla promozione del patrimonio locale, dimostrando come la memoria storica possa trasformarsi in una risorsa per il futuro.

Il Palazzo del Monte di Pietà continua così a raccontare la storia di una Forlì solidale, fedele ai suoi ideali di giustizia sociale, cultura e attenzione al bene comune.

Palazzo Casa del Mutilato: la memoria scolpita nella pietra

Costruito negli anni Trenta del Novecento, la Casa del Mutilato è un esempio tipico di architettura razionalista, caratterizzata da linee severe, materiali duri e una forte simbologia patriottica.

L’edificio fu concepito per accogliere i reduci della Prima Guerra Mondiale e le associazioni a loro dedicate.

All’esterno, bassorilievi e iscrizioni celebrano il sacrificio dei combattenti, mentre l’interno conserva ancora l’impostazione originale, con ampie sale per le assemblee.

È un luogo della memoria, che parla della sofferenza e del coraggio, ma anche della volontà di rinascita di un’intera generazione. Visitandolo, si respira il senso di rispetto e gratitudine che la città ha voluto esprimere verso i suoi eroi.

Altri palazzi non meno importanti ed affascinanti

  • Palazzo Reggiani: si trova in Corso Giuseppe Garibaldi 161, è un palazzo di linee classiche e compostezza estrema, uno degli esempi dell’architettura borghese di fine Ottocento, con una facciata lineare che nasconde interni decorati con gusto. Perfetto per chi ama l’equilibrio e la discrezione;
  • Palazzo Romagnoli: in via Albicini 12, Ospita la collezione permanente del Novecento e molte mostre temporanee. Fu dimora signorile, poi sede scolastica e infine centro espositivo. Una trasformazione che racconta l’anima mutevole di Forlì;
  • Palazzo Guarini: Corso Garibaldi 94, costruito per volere della nobile famiglia Guarini, il palazzo affaccia su una delle vie principali del centro. Il portale in pietra e le finestre decorate testimoniano l’importanza sociale dei suoi abitanti.
  • Palazzo Hercolani: tra i più scenografici della città, si trova in via Maroncelli n 10. La facciata imponente e gli interni decorati da affreschi rendono questo edificio una tappa imprescindibile. Oggi sede generale dell’Unieuro
  • Palazzo Sangiorgi: in corso Garibaldi 98, sede del Liceo Musicale “Angelo Masini”, è un luogo dove l’arte continua a vivere. L’edificio conserva splendidi dettagli liberty e una corte interna che merita di essere scoperta.
  • Palazzo Sassi Masini: si trova in via Sassi, in angolo nascosto della città, è una vera perla. Con i suoi interni decorati e una storia legata alla nobiltà rurale, è uno dei luoghi più affascinanti e riservati della città. Oggi residenza universitaria.
  • Palazzo Foschi Numai: è uno dei pochi esempi di urbanistica medievale rinascimentale presente in città. Costruito dalla famiglia Foschi nel XIII secolo, l’edificio si distingue per la facciata ordinata e armoniosa. Il piano terra conserva ancora un aspetto rinascimentale, oltre al giardino all’italiana vi è un cortile porticato su tre lati del quattrocento. Oggi sede del museo ornitologico (via Pedriali 12)

Conclusione: un viaggio tra storia, arte e accoglienza

Passeggiare tra i palazzi storici di Forlì è come sfogliare un libro di pietra, dove ogni edificio racconta un capitolo diverso della nostra città: dalle residenze nobiliari agli istituti religiosi, dagli spazi culturali alle architetture rinascimentali, ogni facciata e ogni salone parlano di epoche passate, di personaggi illustri e di una comunità che ha saputo evolversi senza dimenticare le proprie radici.

Se desideri vivere questa atmosfera unica in prima persona, ti invito a soggiornare a “Il Pozzo degli Aforismi”, la mia accogliente locazione turistica pensata proprio per chi ama scoprire l’anima autentica del territorio. Un luogo curato, confortevole e pieno di piccoli dettagli.

E se hai già visitato qualcuno di questi palazzi, oppure ne conosci altri che ti hanno colpito, lascia un commento qui sotto: il tuo contributo arricchisce il blog e può ispirare altri viaggiatori curiosi come te!

Le Piazze di Forlì: un viaggio tra storia e bellezza

“Le piazze sono il palcoscenico della vita urbana: luogo d’incontro, di scambio, di memoria.”
Questa frase sembra descrivere perfettamente l’anima di Forlì. Qui, le piazze non sono solo spazi architettonici, ma veri e propri racconti di pietra, custodi di storie, rivoluzioni, arte e quotidianità. Se visiti Forlì, non puoi fare a meno di esplorarle, perché ognuna ha qualcosa da svelarti.

Ti porto con me a scoprire le più importanti piazze della città, come se fossimo insieme a passeggiare nel centro storico. Scarpe comode e occhi curiosi: si parte!

Piazza Aurelio Saffi: il cuore di Forlì

Iniziamo da Piazza Saffi, il cuore pulsante di Forlì e una delle piazze più grandi d’Italia. Questa immensa piazza rettangolare è stata il centro della vita pubblica forlivese fin dall’epoca medievale. Eppure, le sue radici affondano ancora più indietro nel tempo: qui, in epoca romana, si trovava un’area importante del foro e, successivamente, si svilupparono le prime sedi del potere politico e religioso cittadino.

A dominare la scena oggi è la statua in bronzo di Aurelio Saffi, patriota del Risorgimento e figura di spicco della Repubblica Romana. È un punto di riferimento, quasi come se vegliasse sulla città. Ma basta guardarsi attorno per vedere quanto questa piazza sia ricca di storia:

  • da un lato svetta l’imponente Abbazia di San Mercuriale, uno degli edifici religiosi più importanti della Romagna, con il suo campanile che tocca il cielo;
  • sull’altro lato, ecco il Palazzo Comunale, sede del potere civile fin dal Duecento.
  • troviamo inoltre testimonianze dell’architettura razionalista, come il Palazzo delle Poste, costruito durante il Ventennio fascista,
  • ed infine altri edifici che vanno dal gotico al rinascimento che si affacciano con i loro portici eleganti, tra bar storici, negozi e scorci perfetti per una foto ricordo.

La piazza è anche protagonista della vita moderna: mercati settimanali, eventi culturali, spettacoli estivi e persino concerti. È una piazza che vive e respira con la città.

Le Piazzette del Centro Storico: Misura, XC Pacifici e San Carlo – Intimità e Memoria tra le mura antiche

Nel cuore più antico di Forlì, proprio a ridosso del maestoso Palazzo Comunale, si nascondono tre piccole piazze che, pur nella loro dimensione ridotta, custodiscono un valore culturale e simbolico immenso: Piazzetta della Misura, Piazzetta Pacifici e Piazzetta San Carlo.

La Piazzetta della Misura, così chiamata per le antiche unità di misura scolpite in pietra visibili ancora oggi sulla parete nord del Palazzo Comunale, era il punto di riferimento per i commercianti, che qui verificavano le misure ufficiali del grano, del vino e di altri beni.

Ma questo luogo era noto anche come “Piazza del Teatro”, perché ospitava il Teatro Comunale di Forlì, demolito sotto il peso della torre civica fatta crollare dai tedeschi in ritirata alla fine della seconda guerra mondiale.

Un edificio prestigioso, luogo di spettacoli, incontri e cultura, la cui assenza si fa ancora sentire tra i forlivesi più legati alla memoria storica della città.

A pochi passi, Piazzetta Pacifici è un luogo della memoria: dedicata alla famiglia Pacifici, vittima delle leggi razziali durante la Seconda Guerra Mondiale, rappresenta oggi uno spazio di riflessione e di rispetto per la storia più recente della città.

Infine, Piazzetta San Carlo, più defilata ma ugualmente suggestiva.

Questi tre angoli nascosti del centro storico forlivese, spesso attraversati in fretta o utilizzati come semplici passaggi pedonali, meritano di essere riscoperti con calma.

Qui si coglie davvero l’anima della città: tra pietre consumate, silenzi carichi di memoria e scorci architettonici che raccontano secoli di vita urbana.

Sono piazze che non si impongono, ma sussurrano: e proprio per questo, affascinano chi sa ascoltare.

Piazzetta della Pescheria – Tradizione, Mercato e Anima Popolare

Piccola, raccolta e piena di carattere, Piazzetta della Pescheria è uno di quegli angoli di Forlì che parlano di vita quotidiana, di tradizioni antiche e di una socialità che oggi rischia di scomparire.

Il suo nome richiama la funzione storica che ebbe per secoli: qui si trovava infatti l’antica pescheria cittadina, cuore del commercio ittico locale, quando ancora il pesce arrivava fresco dai fiumi romagnoli o dalla costa adriatica vicina.

Oggi della pescheria resta solo il nome e un’atmosfera quasi sospesa nel tempo, ma la piazzetta mantiene intatto il fascino della sua anima popolare.

Le sue dimensioni contenute, le mura segnate dal tempo e i locali che la circondano la rendono un luogo particolarmente suggestivo per una sosta, lontano dal caos, immersi nel ritmo lento del centro storico.

È una piazza che invita alla conversazione, all’incontro, all’osservazione discreta della città che si muove. Di sera, quando le luci soffuse disegnano profili morbidi sulle facciate, Piazzetta della Pescheria si trasforma quasi in un salottino urbano, con i suoi locali graziosi ed accoglienti ideali per una cena o una serata fra amici.

Piazza Cavour: il fascino riservato

A pochi passi da Piazza Saffi, in una posizione un po’ più defilata, si apre Piazza Cavour, un gioiello meno conosciuto ma dal fascino innegabile.

Un tempo, qui sorgeva la grandiosa Chiesa di San Francesco Grande con l’annesso convento, poi demoliti alla fine del settecento a causa di un terremoto che ne compromise la struttura. La chiesa rappresentava il centro del culto della nobiltà forlivese (gli Ordelaffi, gli Ubaldini, la stessa Caterina Sforza fece celebrare qui il funerale del marito). Celebre era la Cappella Lombardini definita un vero gioiello, ricca di opere di Genga, di Francesco Menzocchi, di Marco Palmezzano, Timoteo Viti e Pietro Barilotto. La Cappella prese il nome di Bartolomeo Lombardini medico della città che qui si fece seppellire.

Al loro posto, vennero edificati due palazzi gemelli che incorniciano l’attuale foro annonario sede del mercato coperto, donandole una simmetria elegante.

Fin dai tempi più remoti, in questa piazza veniva utilizzata come mercato delle granaglie e gli ortolani il lunedì e venerdì si portavano in questa piazza a vendere i loro prodotti, da qui la piazza è sempre stata conosciuta dai forlivesi come “piazza delle erbe” o “delle ortolane”.

Oggi Piazza Cavour è un luogo tranquillo e suggestivo, ideale per chi cerca una pausa rilassante. Vi si affacciano, oltre al foro annonario, diversi bar, ristoranti, birrerie, pizzerie, il posto ideale dove trascorrere una piacevole serata.

Il suo volto cambia con le stagioni, ma mantiene sempre quell’aria riservata e un po’ bohémien.

Piazza Ordelaffi: storia e potere

Ci spostiamo verso Piazza Ordelaffi, che prende il nome dalla nobile famiglia che governò Forlì nel tardo Medioevo.

Qui la storia politica della città è tangibile: al centro della piazza si trova il maestoso Palazzo del Governo, un edificio imponente con una lunga e affascinante storia.

Costruito nel Seicento e ristrutturato in epoca fascista dall’architetto Cesare Bazzani, il palazzo ospitò per anni gli uffici della Prefettura.

Questa piazza ha un’energia austera, quasi solenne.

È meno frequentata dai turisti, ma ha un’importanza simbolica e istituzionale profonda. È di passaggio per raggiungere l’attigua piazza del duomo, ed anche un buon punto di partenza per esplorare i quartieri storici circostanti, tra vicoli stretti e palazzi antichi.

Piazza Duomo: la spiritualità nel cuore di Forlì

Tra le piazze più significative di Forlì, Piazza Duomo merita un posto d’onore.

Pur essendo meno ampia di Piazza Saffi, ha un’aura solenne e raccolta che la rende unica. Qui si affaccia la Cattedrale di Santa Croce, conosciuta dai forlivesi semplicemente come “il Duomo”, l’edificio religioso che più rappresenta il culto della città, con origini antichissime risalenti almeno al X secolo, qui è riposta l’icona della Madonna del Fuoco, patrona della città.

L’attuale facciata, elegante e sobria, è frutto di una ricostruzione ottocentesca in stile neoclassico, che dona alla piazza un aspetto armonioso e imponente allo stesso tempo.

Quando il sole tramonta e le luci si accendono, Piazza Duomo diventa uno dei luoghi più suggestivi della città: silenziosa, quasi meditativa, ma sempre viva nel cuore dei forlivesi.

Piazza Melozzo degli Ambrogi: arte e memoria

Piccola, raccolta e profondamente forlivese, Piazza Melozzo degli Ambrogi è conosciuta da tutti con il nome popolare di Piazza della Trinità, in riferimento alla chiesa della Santissima Trinità che vi si affaccia.

È uno di quei luoghi che non si attraversano per caso, ma che si cercano con intenzione, magari dopo una passeggiata tra i vicoli del centro. Qui si respira un’atmosfera autentica, di quartiere vissuto e quella tranquillità che solo certe piazze “minori” sanno offrire.

Intitolata al celebre pittore forlivese Melozzo degli Ambrogi, considerato uno dei maestri del Rinascimento, la piazza conserva ancora oggi un legame profondo con l’arte, nonostante la sua semplicità. E sebbene oggi sia in parte utilizzata come parcheggio, resta un angolo della città capace di raccontare storie vere, fatte di gente, di silenzi e di vita quotidiana.

Piazza Dante Alighieri: l’omaggio al poeta

Anche Dante ha il suo spazio a Forlì, e non poteva essere altrimenti, dato il legame che ebbe con la Romagna durante il suo esilio. Piazza Dante Alighieri è dedicata al Sommo Poeta e si trova nel cuore centro storico adiacente ai musei San Domenico.

Piazza Guido da Montefeltro: cultura contemporanea

Una delle piazze più dinamiche degli ultimi anni, è senza dubbio Piazza Guido da Montefeltro, sede del Complesso Museale di San Domenico, fiore all’occhiello dell’offerta culturale forlivese.

La piazza è diventata un punto di ritrovo moderno, grazie alla presenza del museo, di spazi verdi ben curati e dell’ampio parcheggio interrato. Durante l’anno ospita mostre temporanee di rilievo internazionale, eventi, conferenze e laboratori per tutte le età.

È anche uno dei luoghi preferiti dai forlivesi per una passeggiata nel fine settimana, magari abbinata a una visita culturale e a una sosta in uno dei caffè vicini. Un perfetto connubio tra passato e presente.

Piazza Giovan Battista Morgagni: tra scienza e natura

Dedicata al medico e anatomista forlivese Giovan Battista Morgagni, questa piazza si trova in una zona più tranquilla e residenziale. È conosciuta per i suoi alberi di leccio che offrono ombra e frescura anche nei mesi estivi.

Qui si respira un’aria diversa: più rilassata, quasi contemplativa. La piazza è frequentata da studenti e professionisti, grazie alla presenza dell’università nei dintorni.

È anche un buon posto per fare una pausa tra una visita culturale e l’altra, magari seduti su una panchina a leggere un buon libro.

Su Piazza Morgagni si affaccia la Basilica di San Pellegrino Laziosi, un luogo di culto ricco di storia e spiritualità. Conosciuta anche come Chiesa di Santa Maria dei Servi, questa basilica risale al XII secolo e conserva al suo interno opere d’arte di grande valore, tra cui il trecentesco coro in legno, unico esempio di stile gotico in Romagna.

La chiesa è famosa per custodire le reliquie di San Pellegrino Laziosi, patrono degli ammalati di tumore, il cui corpo riposa in una teca di cristallo.

Ogni 1° maggio, la piazza si anima con la tradizionale Fiera di San Pellegrino, dove si vendono cedri, frutti legati alla storia del santo e alla sua opera di conforto ai malati.

Piazza del Carmine e Piazza XX Settembre

Piazza del Carmine è una piccola ma affascinante piazza nel cuore di Forlì, è posta dietro la storica Chiesa del Carmine, un edificio religioso risalente al XIV secolo e successivamente ristrutturato nel XVIII secolo.

La piazza è un luogo simbolo della street art forlivese con il suo murales dedicato alle Pari Opportunità.

È anche un luogo strategico per chi visita il centro storico, grazie alla presenza di un comodo parcheggio.

Piazza XX Settembre è una delle piazze centrali di Forlì, situata nei pressi del Tribunale, in pieno centro storico. È un luogo di passaggio importante, con edifici istituzionali e spazi urbani che riflettono la storia e l’evoluzione della città. La piazza è spesso frequentata da professionisti e cittadini per le attività legate al tribunale, ma offre anche punti di interesse architettonico e culturale. La sua posizione strategica la rende un nodo centrale nella vita cittadina, con collegamenti diretti alle principali vie del centro.

Piazzale della Vittoria: il monumento alla memoria

Di Sailko – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=94248463

Concludiamo il nostro tour con uno dei luoghi simbolici di Forlì: Piazzale della Vittoria, caratterizzato dal monumento ai caduti della Prima Guerra Mondiale.

Si tratta di un’opera imponente, costruita negli anni Trenta e progettata sempre da Cesare Bazzani. Le sue colonne slanciate e l’architettura solenne ricordano il sacrificio dei forlivesi caduti in guerra.

Il piazzale è incorniciato da viali alberati, eleganti edifici razionalisti e il suggestivo ingresso del Parco della Resistenza, perfetto per una passeggiata nel verde. È anche un importante snodo viario cittadino, dove passato e presente si incontrano ogni giorno.


Un mio sogno utopico

Tranne la centralissima Piazza Saffi, tutte le altre piazze e piazzette di Forlì oggi sono dominate dalle auto e utilizzate come parcheggi. A mio parere è un vero peccato: molte di queste potrebbero tornare a essere luoghi vissuti, di incontro e socialità. Lo so, è un sogno un po’ utopico… ma sarebbe bello restituire a questi spazi la loro anima cittadina, invece di lasciarli alle lamiere.

Ma torniamo a noi, quale di queste piazze ti ha colpito di più? Hai una preferita? Oppure hai vissuto un momento speciale in una di esse? Raccontamelo nei commenti: mi fa sempre piacere leggere i tuoi ricordi e scambiare due chiacchiere!

Infine se cerchi un posto tranquillo dove soggiornare a Forlì, se ami la bellezza nascosta nei dettagli, vieni a scoprire Il Pozzo degli Aforismi, la mia casa vacanza nel cuore della Romagna. Un luogo intimo, ricco di charme e parole ispiratrici, perfetto per un weekend di relax e scoperta. Ti aspetto!

Forlì Razionalista: itinerario tra architetture fasciste e modernità degli anni ’30

C’è un volto di Forlì che non tutti conoscono, un volto geometrico, essenziale, austero e allo stesso tempo sorprendentemente moderno. Un volto nato negli anni ’30, quando la città fu trasformata in uno dei laboratori architettonici più importanti d’Italia.
Se ami la storia, il design e le città che raccontano il proprio passato attraverso le forme, seguimi in questo itinerario tra gli edifici razionalisti che hanno plasmato una parte significativa dell’identità urbana di Forlì.

Cos’è l’architettura razionalista?

Il Razionalismo è uno stile architettonico che nasce in Italia tra gli anni ’20 e ’30, in un contesto storico e politico ben preciso: quello del regime fascista. Ma ridurre questo stile alla sola ideologia sarebbe riduttivo.

Il razionalismo italiano, infatti, prende ispirazione dai grandi movimenti europei del primo Novecento – Bauhaus, De Stijl, il funzionalismo tedesco – e cerca di coniugare estetica e utilità, ordine e semplicità.

Linee pulite, forme geometriche, volumi essenziali, uso di materiali moderni come il cemento armato, il vetro e l’acciaio, edifici progettati per essere funzionali prima che decorativi.
Il motto “la forma segue la funzione” non era solo una dichiarazione teorica, ma una vera e propria filosofia progettuale.

Forlì e il razionalismo: una città modello

Negli anni ’30 Forlì fu al centro di un ambizioso progetto di rinnovamento urbano.

Il regime la scelse come città simbolo, anche per la sua posizione geografica e il legame diretto con Benito Mussolini, nato nella vicina Predappio. La città divenne così un “cantiere ideale” per sperimentare il nuovo stile architettonico del regime.

una gran parte della città storica venne demolita e sotto la guida del Podestà Arpinati e di architetti autorevoli come Gustavo Giovannoni, Cesare Bazzani e Cesare Valle, vennero realizzati numerosi edifici pubblici, scuole, impianti sportivi, monumenti e piazze, seguendo un disegno urbano che puntava alla funzionalità, alla monumentalità e alla chiarezza formale.

Forlì è oggi un museo a cielo aperto di architettura razionalista.

Gli edifici razionalisti da non perdere

Passeggiando per Forlì, si percepisce chiaramente questo progetto: ampi viali, simmetrie, prospettive e una coerenza stilistica sorprendente che si esalta nei suoi edifici più rappresentativi quali:

  • palazzo delle poste;
  • palazzo di giustizia;
  • collegio aeronautico;
  • ex gil, casa del balilla;
  • piazzale della vittoria;
  • giardini della resistenza;
  • mercato coperto;
  • casa del mutilato.

Palazzo delle Poste (1932)

palazzo della posta

Il Palazzo delle Poste di Forlì, progettato da Cesare Bazzani nei primi anni ’30, è uno degli esempi più significativi di architettura razionalista in città. L’edificio, a pianta rettangolare con corte interna, si sviluppa su tre piani fuori terra più un seminterrato, un sottotetto e due torrette simmetriche agli angoli.

Il prospetto principale colpisce per il suo portico a nove arcate, da cui si accede alle sale pubbliche e allo scalone monumentale. Le colonne sono rivestite in travertino e cotto, mentre gli interni presentano marmi policromi, stucchi e granito, in un perfetto equilibrio tra sobrietà e monumentalità.

Sopra le arcate si aprono finestre sovrapposte: quella inferiore con timpano, quella superiore ad arco. La finestra centrale, più ampia, ospita un balcone in travertino e granito, arricchito da uno stemma marmoreo e portabandiera.

Completano l’impianto due torrette angolari, con arcate su ogni lato e decorazioni in pietra artificiale. L’attico, sopraelevato in una fase successiva, nasconde oggi il tetto a falda che Bazzani aveva invece pensato di lasciare visibile, in dialogo con gli edifici circostanti..

L’edificio è un perfetto esempio di razionalismo monumentale: linee severe ma eleganti, spazi funzionali, una combinazione tra innovazione tecnologica e simbolismo istituzionale.
Un piccolo consiglio? Entra (se aperto) e dai uno sguardo all’atrio: è un salto negli anni ’30, con mosaici e arredi originali.

Palazzo di Giustizia (1930-1934)

A poca distanza si erge il Palazzo di Giustizia, con il suo aspetto austero e rigoroso, in perfetta sintonia con il ruolo istituzionale che rappresenta. Le ampie superfici in pietra e i volumi squadrati trasmettono un senso di ordine e autorità.

Inaugurato nel 1934, il Palazzo di Giustizia di Forlì – con le sue linee severe e simmetriche, l’utilizzo di materiali solidi come pietra e mattoni a vista, e la rigorosa modularità delle finestre – esprime pienamente lo stile e i valori dell’epoca: autorità, ordine, controllo.

L’ingresso monumentale è preceduto da una breve scalinata e dominato da un frontone spoglio, quasi a voler sottolineare l’austerità della funzione giudiziaria. Ancora oggi, la struttura conserva intatta la sua funzione originaria e rappresenta un simbolo architettonico del potere statale nell’urbanistica fascista.

Progettato come sede del Tribunale, è uno degli edifici più rappresentativi dell’epoca fascista in città. Non è solo l’imponenza a colpire, ma anche la simmetria della composizione e il gioco tra pieni e vuoti, che danno ritmo alla facciata.

Il Collegio Aeronautico: un simbolo dell’Italia moderna

Di Sailko – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=94248951

Costruito tra il 1933 e il 1935, il Collegio Aeronautico fu uno dei progetti più ambiziosi del razionalismo italiano a Forlì.

Voluto da Mussolini per formare le future élite dell’aeronautica militare, l’edificio sorge in angolo fra viale Roma e piazzale della Vittoria, in una posizione strategica che rafforza l’asse ideale tra la città e il suo territorio.

Il progetto, firmato da Cesare Valle, si sviluppa su una pianta simmetrica con corte centrale, e unisce monumentalità e funzionalità.

L’uso del travertino, delle grandi vetrate e delle linee pulite è emblematico dello stile razionalista. Il collegio ospitava aule, dormitori, una palestra e spazi ricreativi, tutti organizzati secondo una logica moderna e funzionale. Ancora oggi l’edificio, sede del Liceo classico, è considerato uno dei capolavori dell’architettura del Ventennio.

Ex GIL – Casa del Balilla (oggi Campus Universitario)

Di Marco Musmeci – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=62962763

Questo è uno dei punti più interessanti dell’itinerario. L’ex GIL (Gioventù Italiana del Littorio) fu costruita come centro sportivo, culturale e ricreativo per i giovani del regime. Oggi, dopo un sapiente restauro, ospita alcune sedi dell’Università di Bologna.

L’edificio, progettato da Cesare Valle con criteri di estrema funzionalità, presenta spazi ampi e razionali, pensati per accogliere palestre, spogliatoi, aule e ambienti ricreativi.

Lo stile architettonico, con pianta a C, è sobrio ma dinamico, con volumi semplici e ben definiti, giochi di pieni e vuoti, e grandi aperture che lasciano entrare la luce.

Le facciate, in mattoni a vista, sono scandite da moduli regolari, senza decorazioni superflue: ogni elemento ha una funzione, come vuole il principio razionalista. Il recupero e la trasformazione in polo universitario ne hanno mantenuto lo spirito originario, adattandolo alle esigenze contemporanee.

Piazzale della Vittoria e il Monumento ai Caduti

Il cuore razionalista della città è probabilmente Piazzale della Vittoria, un grande spazio urbano pensato come luogo di memoria e rappresentanza. Al centro si erge il Monumento ai Caduti, una monumentale statua in bronzo della Vittoria alata realizzata da Bernardino Boifava.

La statua domina la piazza, che si sviluppa in maniera simmetrica, con aiuole ordinate, filari di alberi e una prospettiva che si apre verso viale della Libertà, uno dei boulevard razionalisti più belli della città.
Questo è un luogo perfetto per fermarsi, osservare e fotografare: ogni angolo è una cartolina anni ’30.

I Giardini della Resistenza

Sul lato di Piazzale della Vittoria si aprono i Giardini della Resistenza, un tempo conosciuti come Giardini Pubblici della Vittoria. Questo ampio spazio verde, progettato negli anni Trenta del Novecento, fu fortemente voluto da Mussolini e concepito non solo come luogo di svago per la popolazione, ma come estensione ideologica del progetto urbanistico che univa idealmente Forlì a Predappio.

Il vialetto dei giardini sono il prolungamento di viale della Libertà (allora Viale della Stazione), asse centrale della Forlì fascista. La loro struttura – fatta di ampie scalinate, terrazze panoramiche e prospettive ordinate – si inseriva in una più ampia “linea simbolica” che partiva dalla stazione ferroviaria, attraversava Piazzale della Vittoria, proseguiva lungo i giardini e puntava idealmente verso Predappio, trasformata anch’essa in città-memoriale.

Questo percorso immaginario era parte integrante della retorica fascista: una traiettoria fisica e ideologica che celebrava l’ascesa del Duce, trasformando la città in un palcoscenico scenografico del regime.

Architettura del verde: ordine e monumentalità

Nonostante siano giardini pubblici, l’impianto compositivo richiama i criteri monumentali e razionali dell’architettura fascista:

  • scalinate in pietra che creano giochi prospettici
  • ampie terrazze affacciate su viali alberati
  • aiuole geometriche e siepi modellate
  • l’utilizzo sapiente della simmetria e della modularità

Nulla era lasciato al caso: anche il paesaggio doveva trasmettere ordine, disciplina e grandezza. Oggi, sebbene lo spirito originario si sia in parte attenuato, il disegno dei giardini è ancora leggibile e offre un affascinante esempio di architettura del paesaggio razionalista.

Dopo la caduta del regime, i giardini furono rinominati “Giardini della Resistenza”, assumendo un nuovo significato: da spazio celebrativo a luogo della memoria democratica.

Il Mercato Coperto: funzionalità e decoro urbano

Costruito negli anni Trenta nel cuore della città, il Mercato Coperto di Forlì rappresenta uno degli esempi di architettura razionalista applicata alla vita quotidiana.

Progettato per garantire igiene, ordine e funzionalità nel commercio alimentare, l’edificio rispecchia i canoni estetici dell’epoca: linee sobrie, simmetria rigorosa e un’attenzione particolare alla fruibilità degli spazi.

La struttura, ampia e ariosa, si sviluppa attorno a un corpo centrale con tetto a capanna e grandi aperture ad arco che assicurano la ventilazione naturale. L’utilizzo di mattoni a vista e cemento armato, insieme alla disposizione razionale dei banchi e dei percorsi interni, ne fa un esempio concreto di come l’architettura razionalista sapesse rispondere alle esigenze pratiche senza rinunciare a una certa eleganza urbana.

Ancora oggi, il Mercato Coperto è un luogo vivo e frequentato, un punto di incontro tra tradizione e modernità, proprio come lo immaginavano i suoi progettisti quasi un secolo fa.

La Casa del Mutilato: dignità e monumentalità

Situata in via Piero Maroncelli al n 3, la Casa del Mutilato fu progettata alla fine degli anni Trenta per ospitare l’Associazione Nazionale fra Mutilati e Invalidi di Guerra.

È uno degli edifici razionalisti più austeri di Forlì, pensato per trasmettere dignità e rispetto verso chi aveva sacrificato il proprio corpo per la Patria.

La facciata, in pietra chiara e mattoni, è severa e simmetrica, dominata da un ampio portale sormontato da un fregio scultoreo, che raffigura scene legate al sacrificio e all’eroismo. L’interno, anch’esso sobrio, custodisce spazi ampi e funzionali, pensati per accogliere uffici e sale riunioni.

Questo edificio, ancora oggi poco noto, rappresenta uno dei luoghi più intensi dal punto di vista simbolico dell’urbanistica fascista forlivese. al suo interno ospita il museo Dante Foschi e raccoglie cimeli della prima guerra mondiale, della guerra in Etiopia e del periodo fra il 1940 e 1045.

Un itinerario a piedi tra gli edifici razionalisti

Vuoi scoprire tutto questo in un pomeriggio? Ti propongo un percorso a piedi nel cuore della Forlì razionalista. È facile, pianeggiante e ti permette di attraversare la città con occhi nuovi.

Itinerario consigliato (durata: circa 1h30):

Parcheggia l’auto vicino alla stazione ferroviaria e prosegui a piedi lungo viale della Libertà per poi proseguire su Corso della Repubblica.

  1. Ex GIL e Casa del Balilla – ora sede universitaria
  2. Scuola De Amicis – architettura scolastica razionale
  3. collegio aeronautico – ora sede del liceo classico
  4. Piazzale della Vittoria – cuore del razionalismo forlivese
  5. Palazzo di Giustizia – austerità e simmetria
  6. Palazzo delle Poste – monumentalità moderna
  7. Mercato Coperto
  8. casa del mutilato
  9. infine passeggiata ai giardini della resistenza.

Perché vale la pena scoprire la Forlì razionalista?

  • È un viaggio nel tempo, in un’epoca che ha cambiato profondamente il volto delle città italiane
  • È un’occasione per ammirare architetture poco note ma di grande valore storico e artistico
  • È una miniera per chi ama la fotografia urbana, il design e le simmetrie
  • È un esempio di come l’architettura racconti la storia più di qualunque libro

Ti aspetto a Forlì!

Forlì sa stupire anche dove meno te lo aspetti. E se vuoi scoprire tutto questo dal vivo, ti aspetto a Il Pozzo degli Aforismi, la mia locazione turistica nel cuore della città. Sarà un piacere darti una mappa personalizzata e consigliarti un itinerario a tema razionalista, magari accompagnato da qualche racconto curioso su com’era la vita qui negli anni ’30.

Il lungo weekend del 2 giugno 2025: itinerario di 3 giorni in Romagna

Il ponte del 2 giugno si presenta come un’opportunità per immergersi in uno scrigno di tesori: un itinerario studiato per chi desidera allontanarsi dalla routine quotidiana e abbracciare la bellezza multiforme di una regione unica. “La Romagna non si racconta, si vive.” Questa affermazione racchiude l’essenza di una terra che pulsa di storia, vibra di una natura generosa e accoglie con il calore di tradizioni autentiche. Se cerchi un percorso che intrecci il fascino delle città d’arte, la serenità dei paesaggi appenninici e la rigenerante energia del mare Adriatico, questi 3 giorni in Romagna sono stati pensati proprio su misura per te.

Preparati a un viaggio che saprà conquistarti ad ogni tappa!

Giorno 1: Forlì – Un tuffo nel cuore storico, artistico e verde della Romagna

Il viaggio inizia a Forlì, nel cuore della Romagna, una città che sa sorprendere con la sua atmosfera e un patrimonio storico e culturale senza pari.

Dopo un risveglio all’insegna della tranquillità, ti consiglio di fare una passeggiata e immergerti nella maestosa Piazza Aurelio Saffi, circondata da imponenti edifici storici, la piazza è un vero e proprio palcoscenico che narra secoli di vita e cultura forlivese. Ammirate l’imponente Abbazia di San Mercuriale, con il suo campanile romanico, che svetta verso il cielo come fiero guardiano della città, testimone silenzioso di un passato intriso di spiritualità e arte.

Questa abbazia benedettina, dalle origini antichissime, custodisce al suo interno pregevoli opere d’arte e un’atmosfera di spiritualità palpabile

Prosegui verso il Palazzo Comunale, autentico gioiello architettonico che narra le vicende politiche e sociali della città attraverso i suoi porticati e le sue sale riccamente decorate.

Poco distante dal Palazzo Comunale si erge il Duomo di Santa Croce, simbolo di una tradizione popolare profonda e sincera. Presenta una facciata neoclassica e interni solenni.

La mattinata si arricchisce con una visita ai Musei San Domenico, un polo di primaria importanza, veri scrigni di tesori artistici e culturali che spaziano dalla pittura rinascimentale alle testimonianze archeologiche del territorio, a cui si affiancano mostre temporanee di respiro internazionale, in questo periodo ospita la mostra temporanea “il ritratto dell’artista“.

Nel pomeriggio, se il tempo lo permette, concediti una passeggiata rilassante lungo il Parco Urbano Franco Agosto: un’oasi verde nel cuore della città. Tra sentieri alberati, fontane zampillanti e angoli attrezzati con panchine e piccole aree gioco, potrete godervi un prezioso contatto con la natura, ricaricando le energie dopo l’immersione nella vita cittadina. Qui puoi fermarti per un caffè o una piadina in uno dei chioschi del parco, osservando la vivace vita locale.

La serata a Forlì sarà un’occasione imperdibile per deliziare il palato con i sapori autentici della cucina romagnola. Perditi tra i caratteristici ristorantini del centro storico, assaggiando prelibatezze come i cappelletti in brodo, i passatelli, la piadina farcita con salumi e formaggi locali, e magari accompagnando il tutto con un bicchiere di Sangiovese, il re dei vini romagnoli.

Giorno 2: Alla scoperta della Valle del Montone – Tra la maestosità dell’Acquacheta e il fascino medievale di Portico di Romagna

Il secondo giorno ti consiglio una gita fuori porta lontano dal trambusto cittadino, nel cuore verde dell’Appennino forlivese, la Valle del Montone.

Lasciati alle spalle il ritmo della città e preparati a immergerti in un paesaggio di incomparabile bellezza, dove boschi rigogliosi e cascate impetuose ti attendono.

La meta principale della mattinata è la maestosa cascata dell’Acquacheta, un luogo intriso di storia e fascino letterario, reso celebre dai versi di Dante Alighieri nella sua Divina Commedia.

cascata dell’acquacheta

Il percorso escursionistico che conduce alla cascata è relativamente semplice e accessibile a tutti, snodandosi attraverso una vegetazione lussureggiante, accompagnati dal rilassante suono dell’acqua che scorre.

Giunto alla cascata, lo spettacolo è mozzafiato: un potente salto d’acqua che si infrange sulle rocce sottostanti, creando un ambiente incantato, perfetto per immortalare ricordi indelebili.

Per il pranzo, abbandonati al piacere di un picnic all’aria aperta in uno dei tanti angoli suggestivi lungo il percorso o nei pressi della cascata. In alternativa, puoi gustare una tradizionale piadina romagnola preparata al chiosco di San Benedetto, o un pranzo in un ristorante di San Benedetto dove i sapori genuini dei prodotti tipici della zona sono una garanzia.




«Come quel fiume c’ha proprio cammino
prima dal Monte Viso ‘nver’ levante,
da la sinistra costa d’Apennino,
che si chiama Acquacheta suso, avante
che si divalli giù nel basso letto,
e a Forlì di quel nome è vacante,
rimbomba là sovraSan Benedetto dell’Alpe
per cadere ad una scesa
ove dovea per mille esser recetto;
così, giù d’una ripa discoscesa,
trovammo risonar quell’acqua tinta,
sì che ‘n poc’ora avria l’orecchia offesa.»

Divina commedia , inferno xvi

Lungo la strada che scende a Portico, è d’obbligo una fermata a Bocconi. Nascosto tra i boschi della Valle del Montone, il Ponte della Brusìa è un elegante ponte medievale in pietra a schiena d’asino, costruito per collegare i poderi della zona. Con il suo fascino antico e il paesaggio incontaminato che lo circonda, è una tappa ideale per chi ama passeggiate nella natura, fare un bagno nelle fresche acque del montone e fotografare scorci da cartolina.

Portico di Romagna, ponte della brusia, cascata del lavane, ruscello acquacheta

Nel pomeriggio ti porto alla scoperta di Portico di Romagna, uno dei borghi più affascinanti e meglio conservati d’Italia, insignito della Bandiera Arancione dal Touring Club Italiano.

Qui, il tempo sembra essersi fermato: passeggia tra le strette vie acciottolate, ammira l’elegante ponte medievale a schiena d’asino che attraversa il fiume Montone e lasciati sorprendere dalle antiche case torri che si ergono fiere, narrando storie secolari.

L’atmosfera qui è sospesa nel tempo, e ogni angolo narra storie secolari, facendoti sentire parte integrante di un passato vivido e accogliente unita alla calorosa accoglienza degli abitanti, rende questo angolo di Romagna un vero e proprio tesoro da scoprire e custodire.

Giorno 3: Una rinfrescante fuga al mare a Cesenatico

L’ultimo giorno del nostro itinerario è dedicato al mare, per concederti una pausa rigenerante all’aria aperta e al suono rilassante delle onde.

A poco più di mezz’ora da Forlì, Cesenatico ti attende con il suo caratteristico fascino marinaro e una vivace atmosfera che unisce storia e relax.

Inizia la giornata con una passeggiata lungo il Porto Canale Leonardesco, progettato da Leonardo da Vinci, dove le barche dai colori sgargianti e le tradizionali case dei pescatori raccontano di secoli di tradizione marinara.

La visita al Museo della Marineria ti permetterà di scoprire le storie dei marinai che hanno solcato l’Adriatico e di apprezzare il retaggio culturale che rende Cesenatico così speciale.

Trascorri il pomeriggio sulla spiaggia attrezzata, lasciandoti coccolare dal sole e dalla brezza marina, mentre per il pranzo deliziati con i sapori del pesce fresco.

Conclusione: Un mosaico di emozioni nel cuore della Romagna

Questo itinerario per il ponte del 2 giugno in Romagna è un invito a vivere una terra che sa sorprendere ad ogni angolo, unendo la ricchezza della storia e dell’arte con la genuinità di una natura inconfondibile e la freschezza del mare Adriatico.

Dalla vivacità di Forlì alla suggestione dei borghi medievali, dalla maestosità delle cascate dell’Acquacheta al fascino intramontabile di Cesenatico, ogni tappa è un tassello di un mosaico di emozioni, pensato per farti vivere un’esperienza autentica e memorabile.

Per completare questo percorso, ti consigliamo di scegliere come base il Pozzo degli Aforismi a Forlì, un luogo d’eccellenza che coniuga ospitalità e attenzione ai dettagli, garantendo un soggiorno indimenticabile in ogni sua sfumatura.

Lasciati ispirare, prepara le valigie e preparati a scoprire la Romagna con occhi nuovi. Questa terra non si racconta, si vive!

Scrivimi nei commenti quale itinerario ti ispira di più, ti aspetto in Romagna.

Rocca di Ravaldino: un viaggio nella storia e nei misteri di Forlì

Nel cuore di Forlì, tra le vie del centro si erge la Rocca di Ravaldino, un tempo baluardo di potere e simbolo di resistenza. Non è solo una fortezza: è una pagina viva della storia forlivese, raccontata pietra dopo pietra, segnata da assedi, prigionie, segreti e una donna straordinaria: Caterina Sforza.

Oggi ti accompagno alla scoperta di questo luogo che ha vissuto assedi, trasformazioni e leggende, e che ancora oggi conserva il fascino dei tempi passati.

Le origini della Rocca di Ravaldino

La rocca nasce nel XIII secolo, nel quartiere Ravaldino, all’estremità occidentale della città. Fin dall’inizio, la sua funzione era chiara: difendere la città. In quel periodo in cui Forlì era un crocevia strategico di potere e interessi politici.

Pensa alla città medievale: vicoli stretti, case in legno e la necessità di difendersi da attacchi esterni. Fu proprio questa esigenza a dare vita alla Rocca, una fortezza costruita con l’obiettivo di proteggere la città. La sua posizione strategica, vicino all’antico canale di Ravaldino, ne faceva un punto nevralgico per il controllo del territorio.

Nel tempo, la fortezza subì numerosi ampliamenti sotto i vari signori di Forlì, in particolare sotto la signoria degli Ordelaffi, e divenne sempre più imponente: bastioni, torri, mura spesse e un fossato la rendevano pressoché inespugnabile, una delle fortificazioni più solide della Romagna.

Un tempo rifugio e baluardo di difesa, oggi è testimone silenziosa di un passato tumultuoso.

Caterina Sforza e la difesa della Rocca

Di Lorenzo di Credi – https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=1331245

Se c’è un nome che risuona nei corridoi della Rocca, è quello di Caterina Sforza. Duchessa, condottiera, madre e stratega, prese il controllo della città dopo la morte del marito Girolamo Riario, sfidando apertamente gli Ordelaffi e le trame politiche dell’epoca.

Nel 1488, durante un tumultuoso assedio, quando i nemici occuparono la città e presero in ostaggio i suoi figli minacciando di ucciderli, Caterina, che non voleva arrendersi, dal bastione della Rocca gridò: “fate dei miei figli ciò che volete, ho qui lo stampo per farne altri.” e si sollevò la sottana mostrando il pube.
Un’affermazione potente, un grido di resistenza che riecheggia ancora nelle mura della fortezza, una frase diventata simbolo del suo carattere fiero e della sua leggendaria forza d’animo.

Grazie alla sua determinazione e all’appoggio di fedeli armati, la Rocca resistette. Caterina riconquistò il potere, dimostrando al mondo la forza di una donna sola contro tutto e tutti. Per questo è ancora oggi ricordata come “la Tigre di Forlì”.

Da fortezza a carcere: secoli di trasformazioni

foto di Manuela Domenica Pari

Con la conquista dello Stato Pontificio, la Rocca perse la sua funzione militare primaria, diventando carcere pontificio. Durante l’epoca napoleonica venne smantellata parzialmente, ma tornò ad essere luogo di detenzione anche nel periodo successivo.

Per oltre un secolo, è stata carcere maschile della città, chiuso solo alla fine del Novecento. Dietro le sue mura hanno vissuto non solo soldati e nobili, ma anche detenuti comuni e politici. Un luogo di reclusione, ma anche di memorie.

La Rocca oggi: un tesoro da riscoprire

Oggi la Rocca di Ravaldino è in fase di valorizzazione e restauro. Seppur non ancora completamente visitabile, è possibile ammirarne l’esterno, scoprire parte del fossato, i bastioni e partecipare a visite guidate speciali organizzate da enti culturali locali.

Il suo recupero è un passo importante per restituire alla città uno dei suoi simboli più potenti. Un patrimonio storico e architettonico che merita di tornare a vivere, anche attraverso mostre, eventi e iniziative culturali.

Curiosità e leggende

  • Si racconta che nei sotterranei della Rocca si trovino cunicoli e passaggi segreti che un tempo collegavano il castello alla città vecchia.
  • Alcuni alchimisti al servizio di Caterina Sforza avrebbero condotto esperimenti segreti all’interno della fortezza.
  • Nelle celle del carcere furono rinchiusi personaggi noti, tra cui resistenti antifascisti durante la Seconda Guerra Mondiale.

Visitare la Rocca: consigli utili

  • Dove si trova: in viale Salinatore, facilmente raggiungibile a piedi da Piazza Saffi
  • Quando visitarla: in occasioni di aperture straordinarie, Giornate FAI, visite teatralizzate
  • Nei dintorni da vedere: la Chiesa di San Biagio, il canale di Ravaldino, il Museo di San Domenico

Tieniti aggiornato sul sito ufficiale del Comune di Forlì e sulle pagine social delle associazioni culturali per sapere quando poter entrare nella Rocca!

Conclusione

La Rocca di Ravaldino è molto più di un edificio: è la memoria viva di Forlì, testimone silenziosa di lotte, passioni, segreti e speranze. Un luogo da conoscere, rispettare e valorizzare, per non perdere il legame con le nostre radici.

E tu? Hai mai passeggiato accanto alla Rocca? Conoscevi la storia di Caterina Sforza? Scrivimi nei commenti o raccontami la tua esperienza: sarò felice di leggerla!


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Forlì Liberty: Viaggio nell’eleganza del primo Novecento

Forlì è una città che nasconde tesori inaspettati, tra cui un patrimonio Liberty affascinante e spesso poco conosciuto. Lo stile floreale e sinuoso dell’Art Nouveau ha lasciato un’impronta indelebile in diversi edifici della città, dai caffè storici alle residenze private.

Oggi ti porterò a scoprire i capolavori del Liberty forlivese, raccontandoti la storia e le curiosità legate a questi edifici, simbolo di un’epoca di grande fermento artistico e culturale.

Il liberty a Forlì: una breve storia

Il Liberty si sviluppò in Italia tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento, ispirandosi alle linee morbide della natura e introducendo decorazioni elaborate in ferro battuto, vetro colorato e affreschi raffinati. Questo stile, noto in Italia anche come Stile Floreale con edifici eleganti e decorazioni sinuose che ancora oggi catturano lo sguardo dei passanti.

Durante il periodo della Belle Époque, Forlì abbracciò il Liberty con entusiasmo e questo stile si diffuse grazie all’opera di architetti e artisti locali, che resero la città un piccolo gioiello del modernismo italiano.

I Palazzi Liberty di Forlì

Sei pronto? Ti accompagnerò in un itinerario alla scoperta di alcuni gioielli Liberty di Forlì, tra edifici storici, ex caffè, ville e affreschi nascosti. Ti consiglio di lasciare l’auto nel parcheggio Piazza Monte grappa e di proseguire a piedi.

Ex Caffè Ristorante “Alla Vittoria”

Iniziamo il nostro tour da un edificio simbolo del Liberty forlivese in Viale Vittorio Veneto 115, l’ex Albergo, caffè ristorante “Alla Vittoria”, progettato dall’architetto Leonida Emilio Rosetti nel 1900.

Questo edificio, situato vicino alla stazione ferroviaria, era una delle prime strutture ricettive della città e si distingueva per i suoi dettagli decorativi raffinati: ghirlande floreali, finestre ad occhiali, eleganti ringhiere in ferro battuto e rilievi con volti femminili. Purtroppo, con lo spostamento della ferrovia, l’albergo perse la sua importanza.

Sebbene abbia cambiato destinazione d’uso più volte, il suo fascino Liberty è ancora oggi visibile.

Prendiamo Corso Mazzini, uno dei corsi principali della città, e prima di giungere in Piazza Saffi, svoltiamo a destra in via Pedriali

Palazzo Numai Foschi: un tocco Liberty in un palazzo rinascimentale

Nonostante le sue origini risalenti al XIV-XV secolo, Palazzo Numai Foschi (in Via G. Pedriali, 12) conserva un esempio di decorazione Liberty nel suo interno. Nel 1925, l’artista Francesco Olivucci decorò uno studiolo con una finta ringhiera in corda e ferro su sfondo blu, arricchita da motivi vegetali stilizzati. Un’interessante fusione di stili che aggiunge un tocco raffinato alla struttura storica del palazzo.

Torniamo su Corso Mazzini e proseguiamo verso Piazza Saffi. Percorriamo tutto il portico del Palazzo Comunale e in fondo giriamo a destra in Corso Garibaldi

Cartolibreria Raffoni: il Liberty nei dettagli urbani

Anche le insegne dei negozi di Forlì raccontano l’epoca Liberty. Un esempio iconico è l’insegna della Cartolibreria Raffoni, realizzata nel 1927 da Rosetti in Corso Garibaldi 10. Un piccolo ma significativo dettaglio che testimonia quanto lo stile Liberty fosse diffuso e apprezzato in città.

Proseguiamo su corso Garibaldi, oltrepassiamo Piazza Duomo, la Chiesa di San Francesco e giriamo a sinistra in via Albicini.

Palazzo Romagnoli: un’eleganza senza tempo

Uno degli edifici simbolo del Liberty a Forlì è Palazzo Romagnoli, situato in Via Albicini 12. Questo palazzo storico non è solo una meraviglia architettonica, ma ospita anche affreschi e decorazioni Liberty che esaltano l’eleganza delle sue sale.

Torniamo in Piazza Saffi e di qui proseguiamo su Corso della Repubblica, dopo la Chiesa di Santa Lucia svoltiamo a sinistra.

Villino Sardi: un laboratorio Liberty

Tra gli edifici più suggestivi spicca il Villino Sardi, situato in via Cairoli, 20 e costruito tra il 1928 e il 1929 su progetto di Rosetti.

Oltre a essere una dimora elegante, il villino ospitava un laboratorio artigianale specializzato nella produzione di decorazioni.

Le sue facciate sono incorniciate da alte lesene e arricchite da affreschi realizzati da Domenico Camporesi, che danno all’edificio un fascino unico.

Si conclude qui la nostra passeggiata fra alcuni degli edifici liberty di Forlì.

Passeggiando per il centro storico, e nei quartieri limitrofi, potrai ammirare altri edifici impreziositi da elementi floreali, ferri battuti e decorazioni in ceramica, testimoni di un’epoca in cui l’arte si fondeva armoniosamente con la vita quotidiana.

Se sei interessato ecco un itinerario nella Romagna liberty .

Conclusione: il Liberty nascosto di Forlì

Passeggiare per le strade di Forlì significa scoprire angoli inaspettati e dettagli raffinati che raccontano un’epoca di eleganza e innovazione. Il Liberty ha lasciato un’impronta affascinante nella città, e anche se oggi questi edifici non sempre ricevono l’attenzione che meritano, rappresentano un patrimonio culturale e artistico di grande valore.

E dopo tanto camminare cosa c’è di meglio di rilassarsi nel giardino de Il Pozzo degli Aforismi? Contattaci per prenotare il tuo soggiorno.

Alla scoperta dei palazzi storici e della statua di Piazza Saffi

Se c’è un luogo che rappresenta l’essenza di Forlì, quello è senza dubbio Piazza Aurelio Saffi. Ampia, solenne e circondata da alcuni degli edifici più importanti della città, questa piazza non è solo un punto di riferimento per i forlivesi, ma anche un vero e proprio scrigno di storia e architettura. E al centro di tutto, a dominare lo spazio con fierezza, si erge la statua di Aurelio Saffi, figura chiave del Risorgimento italiano.

Ma quali sono i palazzi che fanno da cornice a questa magnifica piazza? E quale storia si cela dietro la statua di Saffi? Scopriamolo insieme in questo viaggio tra passato e presente.

Piazza Saffi: il cuore di Forlì attraverso i secoli

Come abbiamo visto, Piazza Aurelio Saffi ha sempre rappresentato il centro nevralgico della vita politica, economica e sociale di Forlì. Sin dal Medioevo, questa area ha ospitato il mercato cittadino e le principali istituzioni di governo.

Il suo aspetto attuale è il risultato di secoli di trasformazioni, durante i quali si sono avvicendati palazzi medievali, rinascimentali e costruzioni più moderne.

Questa piazza è stata testimone di eventi storici fondamentali: rivolte popolari, celebrazioni e persino momenti drammatici durante la Seconda Guerra Mondiale.

Ancora oggi, attraversandola, si respira un’atmosfera unica, un mix di antico e contemporaneo che rende ogni visita speciale.

I palazzi della piazza


La maestosità di Piazza Saffi non sarebbe la stessa senza i suoi imponenti palazzi, testimoni silenziosi della storia di Forlì. Vediamoli uno per uno.

Palazzo Comunale e Torre Civica

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Il Palazzo Comunale di Forlì ha origini medievali e rappresenta da secoli il centro del potere cittadino. Le prime testimonianze di una sede amministrativa risalgono al XIII secolo, quando la città si dotò di un edificio destinato al governo locale.

Nel tempo, la struttura ha subito numerosi ampliamenti e rimaneggiamenti, fino a diventare un complesso articolato che unisce elementi medievali, rinascimentali e neoclassici. L’attuale conformazione è il risultato dell’accorpamento di diversi edifici.

Oggi il Palazzo Comunale continua a essere sede dell’amministrazione cittadina e conserva al suo interno ambienti di grande valore storico e artistico. Tra questi, spiccano sale affrescate e decorazioni risalenti a epoche diverse.


Uno degli elementi architettonici più affascinanti del Palazzo Comunale è il loggiato, situato al piano terra lungo la facciata di Piazza Saffi. Costruito nel periodo rinascimentale, il portico presenta eleganti arcate sorrette da colonne di pietra, creando un passaggio coperto che conferisce leggerezza all’insieme dell’edificio.

Nel corso della storia, il loggiato ha avuto un ruolo fondamentale nella vita cittadina: un tempo era il luogo dove si amministrava la giustizia e si svolgevano assemblee pubbliche, oggi è un punto di ritrovo che conserva intatta la sua eleganza storica.

torre civica vista da corso Diaz

Uno degli elementi più caratteristici del complesso era la Torre Civica, situata accanto al palazzo. Questa torre, alta e imponente, aveva una funzione simbolica e pratica: con le sue campane scandiva il tempo e richiamava la cittadinanza in occasione di eventi importanti, come assemblee pubbliche o situazioni di emergenza.

Nel corso dei secoli, la torre divenne un riferimento visivo per la città, fino alla sua tragica distruzione. Durante la Seconda Guerra Mondiale i numerosi bombardamenti colpirono duramente il centro di Forlì, ma il 9 novembre 1944, i tedeschi in ritirata minarono la torre civica e la fecero crollare. La torre civica cadde sul Teatro Comunale e lo distrusse.

La torre civica fu ricostruita a metà degli anni ’70, mentre la perdita del teatro segnò profondamente il panorama urbano e la memoria storica della città. Oggi, del suo perimetro rimane solo una traccia visibile, integrata nel contesto della pavimentazione in piazzetta della misura.

Palazzo del Podestà

Il Palazzo del Podestà di Forlì, posto nella parte occidentale della piazza in angolo con Corso Diaz, è uno degli edifici storici più significativi della città.

E’ un edificio in stile gotico costruito nel 1460.

La facciata è interamente in cotto compresi i capitelli e le colonne.

Nel restauro dei primi anni venti del secolo scorso, subì un piccolo rimaneggiamento. Furono aperte le monofore del primo piano e sistemate le bifore del secondo, e furono aggiunti i marcapiano e il terrazzino.

Una delle caratteristiche più riconoscibili del palazzo è il loggiato al piano terra che presenta tre arcate di ampiezza diversa l’una dalle altre.

questo palazzo fu dichiarato monumento nazionale nel 1905.

Palazzo Albertini

Il Palazzo Albertini è uno degli edifici storici più affascinanti situato sul rialto piazza accanto a quello del Podestà.

Costruito tra il XV e il XVI secolo, rappresenta un raro esempio di architettura tardogotica e rinascimentale a Forlì, distinguendosi dagli altri palazzi della piazza per il suo stile elegante e raffinato.

L’edificio prende il nome da una delle famiglie più influenti della città, gli Albertini di professione farmacisti, che ne commissionò la costruzione.

La facciata del palazzo è caratterizzata da una serie di bifore in sasso d’Istria, ed il piano nobile è impreziosito ed alleggerito da una loggia

Il portico con arcate a tutto sesto profilato in cotto è un elemento distintivo dell’architettura forlivese.

Nel XX secolo, è stato sottoposto a restauri che ne hanno preservato l’aspetto originario, valorizzando i dettagli decorativi in cotto e gli elementi architettonici rinascimentali.

Nel corso dei secoli, il palazzo ha cambiato più volte destinazione d’uso. Dopo essere stato la residenza degli Albertini, ha ospitato diverse istituzioni e attività, durante il periodo fascista divenne sede nazionale del partito fascista, poi per volere di Luciano Lama divenne sede della Camera del Lavoro ed oggi è sede espositiva di mostre temporanee


Palazzo Talenti Framonti Mangelli

E’ uno degli edifici storici più imponenti di Piazza Saffi, situato accanto a palazzo Albertini è l’ultimo di questo lato della piazza.

L’edificio prende il nome dalle famiglie a cui è appartenuto; Talenti poi Framonti ed infine ai Mangelli, importanti dinastie forlivesi legate al commercio e alla finanza.

La sua costruzione risale al XV secolo con la famiglia Talenti, progettato con un’architettura solida ed elegante, caratterizzata da una facciata imponente e decorata, con grandi finestre e dettagli ornamentali tipici dello stile dell’epoca. Agli inizi dell’Ottocento gli Orsi Mangelli risistemarono la facciata in stile cinquecentesco e all’interno fecero eseguire alcuni affreschi al pittore Felice Giani. Negli anni trenta il Palazzo Talenti Framonti inglobò anche lo stabile in angolo della piazza conferendogli l’aspetto attuale.

Al piano terra vi è un chiostro di vetro e acciaio.

Nel Novecento, il Palazzo Talenti-Framonti divenne un importante punto di riferimento per la città, in quanto sede del Credito Romagnolo. Oggi l’edificio continua a essere una parte integrante del centro storico, testimone delle trasformazioni urbanistiche e sociali della città, ospita una libreria e diversi locali (bar, ristorante e pizzeria).

La sua presenza imponente e armoniosa arricchisce il profilo architettonico di Piazza Saffi, offrendo ai visitatori un’ulteriore testimonianza del passato e del dinamismo di questa città.

Palazzo Serughi

Il Palazzo Serughi è uno degli edifici storici di Piazza Saffi, situato in angolo con Corso della repubblica. Risalente al millecinquecento, il palazzo prende il nome dalla famiglia Serughi, una delle più importanti di Forlì dell’epoca, che ne fece la propria residenza.

L’edificio ristrutturato diverse volte a partire dal 1800, oggi si distingue per la sua facciata sobria ed elegante, con elementi architettonici tipici del periodo barocco e neoclassico. Le finestre sono incorniciate da decorazioni in pietra, mentre il portale d’ingresso, imponente e raffinato, conserva il carattere aristocratico della dimora.

Nel corso dei secoli, Palazzo Serughi ha avuto diverse destinazioni d’uso, passando da residenza nobiliare a sede di attività economiche e istituzionali, oggi è sede della camera di commercio.

Palazzo delle Poste

Il Palazzo delle Poste di Forlì è un imponente edificio situato fra corso Mazzini e piazzetta Don Pippo.

Realizzato negli anni ’30 del Novecento durante il periodo fascista. La sua costruzione rientra nel più ampio progetto di rinnovamento urbanistico che interessò Forlì in quegli anni, volto a dare alla città un aspetto più monumentale razionale e moderno.

L’edificio è un chiaro esempio di architettura razionalista, con linee essenziali, volumi geometrici ben definiti e una facciata caratterizzata da ampie finestre rettangolari e rivestimenti in travertino.

Al suo interno, ampi spazi e decorazioni tipiche del periodo ne testimoniano l’importanza storica.

La statua di Aurelio Saffi

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Al centro della piazza, su un alto piedistallo, si erge la statua di Aurelio Saffi, una figura chiave del Risorgimento italiano. Nato a Forlì nel 1819, Saffi fu un fervente repubblicano e collaboratore di Giuseppe Mazzini. Partecipò attivamente alla Repubblica Romana del 1849 e dedicò la sua vita alla lotta per l’unità d’Italia.

La statua, realizzata dallo scultore romano Carlo Fontana, fu inaugurata nel 1921 in occasione del centenario della nascita di Saffi. La sua posa decisa, simboleggia la determinazione e il coraggio con cui combatté per i suoi ideali.

La statua non è sempre stata al centro della piazza: durante il periodo fascista, venne spostata per far spazio alle celebrazioni del regime. Solo nel dopoguerra fu riposizionata nel suo luogo originario, restituendole il ruolo di protagonista della piazza.

Perché visitare Piazza Saffi?

Piazza Aurelio Saffi è molto più di un semplice spazio urbano: è un luogo che racconta la storia di Forlì attraverso i suoi edifici, i suoi monumenti e le sue vicende. Visitandola, potrete ammirare capolavori architettonici, scoprire la storia del Risorgimento italiano e immergervi in un’atmosfera unica.

Che siate appassionati di storia, amanti dell’arte o semplici viaggiatori curiosi, Piazza Saffi saprà regalarvi un’esperienza indimenticabile.

Non ti resta che venire a Forlì e lasciarti affascinare da questo straordinario angolo di Romagna e dopo una giornata alla scoperta di Forlì, rilassati in un ambiente accogliente e ricco di fascino! Prenota ora al Pozzo degli Aforismi e rendi il tuo viaggio ancora più speciale.

Forlì vi aspetta!

L’Abbazia di San Mercuriale: Un Viaggio nel Cuore di Forlì

Il simbolo per eccellenza di Forlì è senza dubbio l’Abbazia di San Mercuriale, un luogo che racconta secoli di storia, arte e leggenda. Con il suo maestoso campanile che domina la città, questo straordinario complesso medievale è una tappa imperdibile per chi visita Forlì.

Scopriamo insieme la storia, l’arte e le leggende che circondano questo gioiello medievale, immergendoci in un viaggio dalle sue origini fino ai giorni nostri.

Un tuffo nel passato: le origini dell’Abbazia

Immagina di trovarti in un’epoca lontana, agl’inizi del cristianesimo, quando Forlì era ancora un piccolo centro abitato, in crescita, sotto l’Impero Romano. L’Abbazia di San Mercuriale sorgeva allora al di fuori delle mura cittadine, separata dal resto della città dal placido scorrere del canale di Ravaldino, l’attuale Piazza Saffi era un grande orto.

Questo luogo di culto era un punto di riferimento per la comunità cristiana locale guidata da San Mercuriale.

La storia dell’Abbazia è avvolta nel mistero, e ancora oggi gli studiosi si interrogano sulle sue origini. Alcuni ritengono che la prima cattedrale di Forlì sorgesse proprio qui, prima di essere trasferita nell’attuale Duomo di Forlì. Altri, invece, sostengono che l’Abbazia fosse un semplice centro plebano fuori città.

Fotografia di inizio Novecento che mostra come appariva l'abbazia (prima dei lavori di restauro del 1921) dopo secoli di continui rimaneggiamenti - wikipedia commons
Fotografia di inizio Novecento che mostra come appariva l’abbazia (prima dei lavori di restauro del 1921) dopo secoli di continui rimaneggiamenti – wikipedia commons

Una cosa è certa: questo luogo ha un fascino antico e suggestivo, che ci riporta alle radici della nostra civiltà.

Un’evoluzione continua: l’Abbazia dal Medioevo ai giorni nostri

Nel corso dei secoli, l’Abbazia ha subito numerosi interventi di restauro e trasformazioni, che ne hanno modificato e ampliato l’aspetto e la funzione.

  • Nel Medioevo, dopo un devastante incendio nel 1173, l’Abbazia fu ricostruita in stile romanico e divenne un importante centro monastico benedettino, oltre che un punto di riferimento per i pellegrini che percorrevano la via Romea. I monaci benedettini residenti non solo si dedicavano alla preghiera, ma erano impegnati nella trascrizione di manoscritti e nell’amministrazione della città, contribuendo allo sviluppo della comunità locale;
  • nel Rinascimento, grazie al mecenatismo delle famiglie nobili locali, l’Abbazia si arricchì di cappelle e opere d’arte, ma nonostante i numerosi interventi ha sempre mantenuto il suo fascino austero e solenne;
  • durante l’occupazione napoleonica, i monaci furono espulsi e l’abbazia subì danni e spoliazione di beni;
  • tra il XIX e il XX secolo, pur rimanendo parrocchia, perse il suo ruolo di centro monastico. Durante la Seconda Guerra Mondiale, i bombardamenti alleati causarono gravi danni all’edificio. Nel 1958 papa Giovanni XXIII la elevò alla dignità di basilica minore;
  • Oggi L’abbazia di San Mercuriale è un importante simbolo di Forlì e un luogo di culto attivo.

Un gioiello architettonico: l’esterno della chiesa

Di Sailko Opera propria, CC BY-SA 4.0 commons.wikimedia.org

L’esterno della chiesa colpisce per la sua semplicità e solidità. La facciata in mattoni a vista, tipica dell’architettura romanica, è scandita da archetti ciechi e lesene che ne accentuano la verticalità.

Al centro si apre un elegante portale in marmo bianco, impreziosito da bassorilievi raffiguranti scene bibliche e motivi simbolici. Sopra il portale si trova un rosone che illumina l’interno della chiesa con una luce soffusa e mistica.

Lasciatemelo dire: San Mercuriale è un vero e proprio spettacolo per gli occhi!

Il Campanile: la torre che domina Forlì

Il Campanile di San Mercuriale domina il panorama della città ed è visibile da chilometri di distanza.

Costruito nel 1180, questo capolavoro dell’architettura romanica lombarda alto circa 75 metri, è uno dei più alti d’Italia tra quelli in stile romanico.

Di Sailko – Opera propria, CC BY-SA 4.0, commons.wikimedia.org

La struttura del campanile, con la sua solida muratura in mattoni, con bifore e trifore che si alternano lungo i piani superiori, conferisce alla torre una leggerezza visiva che contrasta con la sua massiccia imponenza.

La sua costruzione ha richiesto grande maestria ingegneristica, con soluzioni architettoniche atte a garantirne la stabilità nonostante l’altezza. E’ un perfetto esempio dell’architettura medievale pensata per durare nei secoli.

Questo capolavoro dell’architettura romanica, con la sua forma slanciata e la sua guglia in mattoni, è stato preso a modello per la ricostruzione del campanile di San Marco a Venezia.

Per chi ama le sfide, è possibile salire i suoi numerosi gradini e godere di una vista spettacolare su Forlì e sulle dolci colline romagnole. Dalla sua sommità, nelle giornate più limpide, è persino possibile scorgere il Mar Adriatico all’orizzonte.

Il chiostro e il convento: un’oasi di pace

Varcando l’ingresso laterale, si accede al chiostro: uno degli angoli più suggestivi dell’abbazia.

Qui, il tempo sembra fermarsi: le colonne in cotto finemente decorate sorreggono arcate armoniose che delimitano uno spazio verde, perfetto per una pausa meditativa.

Un tempo, il chiostro era il cuore della vita monastica, un luogo di preghiera ,studio e lavoro per i frati benedettini.

Al centro del chiostro si trova un antico pozzo, utilizzato per raccogliere l’acqua piovana, a testimonianza dell’autosufficienza della comunità.

Oggi il chiostro è un luogo aperto ai visitatori, ideale per una pausa contemplativa o per immergersi nella storia dell’abbazia.

L’interno della chiesa: un tesoro d’arte

Entrando nell’abbazia, si viene subito avvolti da un’atmosfera solenne e antica. La navata centrale, con le sue colonne in mattoni e le luci soffuse che filtrano dalle vetrate, trasporta il visitatore direttamente nel cuore del Medioevo.

Le tre navate, sorrette da possenti colonne, conducono lo sguardo verso l’altare maggiore, dove si trova il sarcofago di San Mercuriale, una straordinaria opera in marmo del XIII secolo, decorata con scene della vita del santo.

Di Sailko – Opera propria, CC BY-SA 4.0, – commons.wikimedia.org

Passeggiando tra le navate dell’Abbazia, possiamo ammirare le testimonianze delle diverse epoche, dalle colonne romaniche del portale alle lunette affrescate del chiostro, dalle pale d’altare rinascimentali ai monumenti funebri di illustri personaggi.

L’interno dell’Abbazia è un vero e proprio scrigno d’arte, dove possiamo ammirare opere di grandi maestri del passato:

  • La navata destra ospita il monumento funebre di Barbara Manfredi, un capolavoro rinascimentale in marmo, realizzato per la giovane moglie di Pino III Ordelaffi, signore di Forlì. La delicatezza dei dettagli lo rende una delle opere più raffinate del periodo. La cappella del Palmezzano, con affreschi e pale d’altare di questo celebre pittore forlivese.
  • La navata centrale, invece, è un trionfo di affreschi, con le 23 lunette che raccontano la vita di San Giovanni Gualberto.
  • Infine, la navata sinistra ci conduce alla cappella del Santissimo Sacramento e alla cappella Ferri, dove possiamo ammirare altre opere d’arte di grande valore.

Ogni angolo dell’Abbazia racconta una storia, e ci invita a riflettere sul nostro passato.
Tra le opere d’arte custodite all’interno spiccano:

  • numerose opere del XIV secolo, attribuiti alla scuola riminese, che narrano episodi biblici con colori vivaci e dettagli raffinati;
  • il crocifisso ligneo medievale, un’opera di grande intensità espressiva che richiama la devozione popolare dell’epoca;
  • l’affresco della Madonna con Bambino, attribuito alla scuola di Giotto, questa splendida raffigurazione è una delle più importanti testimonianze dell’arte sacra a Forlì;
  • l’Arca di San Mercuriale: un’opera gotica che custodisce le reliquie del santo patrono della città.

Perché l’Abbazia è dedicata a San Mercuriale?

L’Abbazia prende il nome da San Mercuriale, primo vescovo di Forlì e figura centrale nella diffusione del cristianesimo in città. Secondo la tradizione, Mercuriale visse tra il IV e il V secolo e si distinse per la sua opera di evangelizzazione e protezione della comunità cristiana locale.

Una delle leggende più affascinanti narra che il Santo abbia sconfitto un drago che minacciava Forlì, simbolo del paganesimo e delle eresie dell’epoca.

Dopo la sua morte, le sue spoglie furono venerate dai fedeli e sepolte proprio nell’area dove oggi sorge l’Abbazia. Nei secoli successivi, la chiesa divenne un importante luogo di pellegrinaggio e il nome di San Mercuriale rimase legato indissolubilmente alla città.

Ancora oggi, la sua figura è venerata come protettore di Forlì e la sua storia si intreccia con le radici più profonde della città.

Leggende e curiosità

Forlì è una città ricca di leggende, e San Mercuriale non fa eccezione.

Oltre a quella appena citata del Santo che sconfigge il drago, una delle curiosità più suggestive narra dell’esistenza di cripte segrete e passaggi sotterranei che collegavano l’abbazia alla Rocca di Ravaldino, residenza della celebre Caterina Sforza.

Sebbene non vi siano prove concrete, questa ipotesi affascina storici e appassionati di misteri.

Un episodio storico di grande impatto è quello legato alla Seconda Guerra Mondiale.

Nel novembre del 1944, le truppe tedesche in ritirata, minarono il campanile, che rappresentava un punto di riferimento strategico per l’artiglieria nemica, per raderlo al suolo.

In questa situazione drammatica, intervenne Don Pippo (Monsignor Giuseppe Prati), figura carismatica e determinata, che si adoperò per scongiurare la distruzione del campanile. Grazie alla sua mediazione con gli ufficiali tedeschi, riuscì a convincerli a risparmiare l’edificio.

Grazie all’opera di Don Pippo, il campanile di San Mercuriale rimase in piedi. La cittadinanza, riconoscente di questo gesto, ha sempre apprezzato il suo eroismo, tanto da dedicargli la piazza attigua alla chiesa.

Un luogo da vivere

Oggi, l’Abbazia di San Mercuriale è un luogo vivo e pulsante, che continua a svolgere un ruolo importante nella vita della città. Oltre ad essere un luogo di culto, l’Abbazia ospita eventi culturali e mostre d’arte, che ne fanno un punto di riferimento per la comunità locale e per i visitatori.

Dopo la visita, a questo luogo magico, simbolo della città, concediti una passeggiata in Piazza Saffi e magari una sosta in uno dei caffè storici per assaporare l’atmosfera unica di questa città.

Spero che questo mio scritto ti sia piaciuto e ti abbia fatto venire voglia di visitare l’Abbazia di San Mercuriale. Ti aspetto a Forlì, per scoprire insieme le meraviglie di questa città.

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